politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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120<br />
che proteggeva le m<strong>in</strong>oranze del Levante 50 . In realtà, la chiesa maronita aveva imparato assai<br />
precocemente a sfruttare la rivalità italo-francese, m<strong>in</strong>acciando, quando la Francia sembrava<br />
restia ad appoggiarne con decisione le richieste, di rivolgersi ad altre potenze europee per<br />
cercare appoggio 51 . La <strong>politica</strong> italiana verso i cristiani libanesi serviva soprattutto, a questi<br />
ultimi, come mezzo di pressione verso la potenza mandataria.<br />
In questa sorta di guerra fredda religiosa, anche le nom<strong>in</strong>e dei rappresentanti ecclesiastici<br />
nel Mandato divenivano un oggetto di lotta <strong>politica</strong> fra Italia e Francia 52 , visto che gli uom<strong>in</strong>i<br />
del clero erano tutt’altro che imparziali, o <strong>in</strong>sensibili ai sentimenti nazionali. L’Alto<br />
Commissariato, ad esempio, cercò nel 1933 di conv<strong>in</strong>cere il Quai d’Orsay a fare pressione sul<br />
Vaticano, per sostituire il delegato apostolico Giann<strong>in</strong>i con un francese 53 . Alla f<strong>in</strong>e del 1931 la<br />
morte, a 89 anni, del Patriarca maronita Iliyas al-Huwayk, una figura di eccezionale prestigio<br />
per la sua difesa della causa libanese, scatenò un’accesa lotta per la successione 54 . Il governo<br />
italiano e il consolato a Beirut seguirono con attenzione le vicende dell’elezione del nuovo<br />
patriarca, all’<strong>in</strong>izio del <strong>1932</strong>, pur non potendovi <strong>in</strong>fluire <strong>in</strong> maniera diretta. Uno dei candidati<br />
pr<strong>in</strong>cipali, ‘Abd Allah al-Khuri, era accusato dai suoi rivali di favorire gli <strong>in</strong>teressi<br />
dell’Italia 55 , ma i documenti mostrano che <strong>in</strong> realtà gli italiani erano contrari alla sua elezione.<br />
In maniera prudente, l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede fece sapere alla Segreteria<br />
di Stato vaticana che l’Italia avrebbe visto con favore l’elezione di monsignor Schedid<br />
(Shadid?), piuttosto che quella dell’altro candidato monsignor al-Khuri, che pare fosse<br />
sostenuta dal Delegato Apostolico Giann<strong>in</strong>i 56 . Al-Khuri faceva parte del gruppo di vescovi<br />
maroniti provenienti da scuole francesi, mentre Schedid aveva vissuto per trent’anni a<br />
Roma 57 . In realtà, una volta riunitosi il Santo S<strong>in</strong>odo, i vescovi si divisero fra la candidatura<br />
di al-Khuri e quella dell’Arcivescovo di Beirut, Ignatius Mubarak. Dopo diverse votazioni <strong>in</strong><br />
cui nessuno dei due ottenne i due terzi delle preferenze, venne deciso di optare per un terzo<br />
candidato, su cui fosse facile raggiungere un accordo; la scelta cadde sull’Arcivescovo di<br />
Tripoli, Antun ‘Arida, che aveva 70 anni ed aveva studiato <strong>in</strong> Francia. De Cicco lo descrisse<br />
come un uomo generoso, attivo ed <strong>in</strong>telligente, la cui nom<strong>in</strong>a era stata senz’altro preferibile,<br />
per l’Italia, rispetto a quella di uno degli altri due candidati, i quali avrebbero avvic<strong>in</strong>ato il<br />
Patriarcato alla Francia. La prima preoccupazione del console, per <strong>in</strong>graziarsi ‘Arida, fu di<br />
chiedere che il Banco di Roma, impegnato per una somma di 20.000 Lire turche nella società<br />
idroelettrica “La Kadisha” (al-Qadisha), di cui il Patriarca era presidente onorario e<br />
amm<strong>in</strong>istratore generale, smettesse di cercare di ottenere la restituzione dei suoi crediti 58 .<br />
Dopo un colloquio con monsignor ‘Arida, De Cicco mutò <strong>in</strong> peggio la sua op<strong>in</strong>ione personale<br />
su di lui. Lo descrisse come «un buon vecchio sorpreso dall’improvvisa ascesa al seggio<br />
patriarcale», con «accentuati segni di senilità che <strong>in</strong>fluiscono nel suo carattere e lo rendono un<br />
debole». Il Patriarca ragionava <strong>in</strong> maniera superficiale, ed era una figura «comune» e<br />
«<strong>in</strong>sipida»; sotto la sua guida, la forza e l’<strong>in</strong>fluenza morale maronite <strong>in</strong> Libano erano dest<strong>in</strong>ate<br />
al decl<strong>in</strong>o. Il console def<strong>in</strong>ì «tipica e s<strong>in</strong>tomatica» la frase con cui ‘Arida aveva concluso il<br />
colloquio: «les libanais aiment beaucoup l’Italie, mais il ne peuvent pas s’en passer de la<br />
France». In ogni caso, i rapporti con il Patriarca erano importanti, perché esso non era solo il<br />
capo di una religione, ma «il capo morale del Libano» riconosciuto anche dalle altre<br />
50<br />
CADN, Syrie-Liban, DP, 395, N° 381, Damasco 20 febbraio 1933, <strong>in</strong>formazione del capo della Sûreté<br />
Générale <strong>in</strong> Siria<br />
51<br />
M. Zamir, The Formation of Modern Lebanon, cit., p. 193<br />
52<br />
Cfr. G. Carocci, La <strong>politica</strong> estera dell’Italia <strong>fascista</strong>, cit., p. 207; J. M. Dueck, The Claims of Culture at<br />
Empire’s End, cit., pp. 127-132<br />
53<br />
M. Zamir, Lebanon’s Quest, cit., pp. 91-92<br />
54<br />
Cfr. K. M. Firro, Invent<strong>in</strong>g Lebanon, cit., p. 128; M. Zamir, Lebanon’s Quest, cit., p. 120<br />
55<br />
Ibidem<br />
56<br />
ASMAE, AP, Siria 4, Tel. 2846/c, Roma 13 gennaio <strong>1932</strong>, l’ambasciatore presso la Santa Sede al MAE<br />
57<br />
ASMAE, AP, Siria 4, Tel. 4260 R., Beirut 26 dicembre 1931, De Cicco al MAE<br />
58<br />
ASMAE, AP, Siria 4, Tel. 19/15, Beirut 12 gennaio <strong>1932</strong>, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Grandi