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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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a rischio la sua stessa esistenza come nazione. Ma anche <strong>in</strong> Siria i cristiani, perlopiù ortodossi,<br />

costituivano una presenza rilevante (circa il 13% della popolazione, secondo i dati francesi 42 ),<br />

concentrata nelle città, e bisognosa di tutela proprio per la sua condizione di <strong>in</strong>feriorità <strong>in</strong> un<br />

paese largamente musulmano sunnita. In realtà, la tutela dei cristiani nel Levante, e <strong>in</strong><br />

generale <strong>in</strong> tutti i territori dell’Impero Ottomano, era una prerogativa francese da diversi<br />

secoli; le sue radici datavano al XVI secolo, e il rapporto privilegiato con i maroniti, sancito<br />

da una dichiarazione di Luigi XIV nel 1649, era già ben radicato nel XVIII secolo 43 . Alla<br />

protezione si era accompagnata un’<strong>in</strong>fluenza culturale e <strong>politica</strong> sempre più estesa, soprattutto<br />

grazie al lavoro delle missioni religiose 44 . In particolare, i maroniti <strong>–</strong> la comunità religiosa più<br />

grande, anche se non maggioritaria, del Libano <strong>–</strong> erano tradizionalmente i più fedeli alleati<br />

della Francia. Cercando di sostituirsi a quest’ultima, l’Italia non solo cont<strong>in</strong>uava ad agire <strong>in</strong><br />

base a schemi ormai superati, ma si scontrava contro una rete di fedeltà e legami politici e<br />

culturali consolidati da decenni, se non da secoli. A partire dal 1929, anno del Concordato, i<br />

consoli italiani cercarono con <strong>in</strong>sistenza di avvic<strong>in</strong>arsi al clero orientale libanese, maronita e<br />

greco cattolico, per conquistarne le simpatie. Ma, secondo i francesi, i patriarchi delle<br />

comunità cristiane si mostravano assai cauti. Il Patriarca greco cattolico, <strong>in</strong> visita al Papa nel<br />

1929, aveva rifiutato ad esempio di <strong>in</strong>contrare Mussol<strong>in</strong>i, usando come giustificazione dei<br />

presunti problemi di salute 45 .<br />

Anche negli anni <strong>in</strong> cui la “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” di Mussol<strong>in</strong>i verrà <strong>propaganda</strong>ta con<br />

maggiore <strong>in</strong>tensità, gli italiani avranno sempre un occhio di riguardo per le m<strong>in</strong>oranze<br />

cristiane, cercando di alimentarne i timori e il malcontento verso la Francia, nella speranza<br />

che esse si volgessero verso l’Italia per cercare quella protezione che la potenza mandataria<br />

non sembrava capace di offrire. Le numerose comunità religiose del Levante avevano avuto,<br />

f<strong>in</strong> dai tempi dell’Impero Ottomano, i loro protettori stranieri: i maroniti erano<br />

tradizionalmente legati alla Francia, gli ortodossi alla Russia, i drusi alla Gran Bretagna 46 . Gli<br />

italiani, dati i loro legami con la chiesa cattolica, concentrarono i loro sforzi nel tentativo di<br />

conquistare il sostegno dei maroniti, a spese dei francesi 47 . Conquistarono alcune simpatie, ma<br />

non un diffuso sostegno; e <strong>in</strong> ogni caso, non riuscirono a recidere gli stretti rapporti dei<br />

maroniti con la Francia, con la quale i legami politici e culturali erano assai più antichi e<br />

profondi. Poiché i maroniti erano legati alla chiesa cattolica, e il loro clero compiva spesso gli<br />

studi religiosi a Roma, gli italiani cercarono <strong>in</strong>nanzitutto di favorirne i rapporti con il<br />

Vaticano, ed <strong>in</strong>direttamente con gli ambienti ufficiali italiani. I religiosi, non solo maroniti,<br />

usufruivano regolarmente di forti sconti sulle tariffe dei piroscafi per l’Italia. Ad esempio, il<br />

Patriarca <strong>siria</strong>no cattolico Tapuni ottenne, nel 1934, il passaggio gratuito da Beirut a Napoli<br />

per sé, e delle riduzioni del 30% per il suo seguito 48 ; agevolazioni simili venivano date anche<br />

a cattolici di rito greco e armeno 49 . I propagandisti al servizio dell’Italia erano <strong>in</strong> gran parte<br />

cristiani: a Beirut, il pr<strong>in</strong>cipale collaboratore del consolato era Yusuf al-Khaz<strong>in</strong>, politico e<br />

giornalista maronita, direttore del quotidiano al-Bilad. Ad Aleppo, come segnalarono i servizi<br />

francesi nel 1933, Arman Coussa, un ex traduttore del consolato, faceva una <strong>in</strong>tensa<br />

<strong>propaganda</strong> negli ambienti cristiani. Pare che molti capi religiosi non fossero <strong>in</strong>sensibili alle<br />

sue argomentazioni, ed avessero sostenuto che l’Italia era, <strong>in</strong> effetti, l’unica potenza cattolica<br />

42<br />

A. H. Hourani, Syria and Lebanon, cit., p. 121<br />

43<br />

M. Zamir, The formation of Modern Lebanon, cit., p. 16<br />

44<br />

A. H. Hourani, Syria and Lebanon, cit., p. 146 ss.<br />

45<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 457, N° 136, Beirut 24 febbraio 1931, Ponsot a Briand, rapporto allegato “Les<br />

<strong>in</strong>stitutions italiennes et l’activité du Consul Général d’Italie au Liban”<br />

46<br />

Ł. Hirszowicz, The Third Reich and the Arab East, cit., p. 2<br />

47<br />

Cfr. M. Zamir, Lebanon’s Quest, cit., pp. 89-90<br />

48<br />

ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 7124, Roma 14 maggio 1934, e Tel. 7718 del 26 maggio, il M<strong>in</strong>istero delle<br />

Comunicazioni al MAE<br />

49<br />

ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 8408 P.R., Beirut 25 agosto 1934, f.to De Cicco, e Tel. 235146/23, Roma 5<br />

novembre 1934, Guarnaschelli al consolato a Beirut<br />

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