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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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antiche famiglie genovesi e veneziane, e controllavano una parte notevole del commercio di<br />

Aleppo. «Gli italiani di Aleppo hanno fondato un Fascio, una Casa degli Italiani, un<br />

Dopolavoro, una Camera di Commercio e un ospedale italiano [...], oltre alla scuola<br />

femm<strong>in</strong>ile e al Collegio di Terrasanta che pur essendo sotto protezione francese ha il direttore<br />

e tutto il personale italiano» 38 . Prima dell’<strong>in</strong>izio del Mandato, nel Collegio <strong>–</strong> frequentato dalla<br />

migliore società di Aleppo <strong>–</strong> l’<strong>in</strong>segnamento veniva impartito <strong>in</strong> italiano, che era dunque la<br />

l<strong>in</strong>gua straniera più diffusa nel ceto colto della città. In seguito, però, l’italiano era stato<br />

ridotto a materia facoltativa, e i padri francescani italiani dovevano difendere la loro <strong>in</strong>fluenza<br />

contro i confratelli e le autorità francesi 39 . Sia per via della tradizionale <strong>in</strong>fluenza italiana, che<br />

per una serie di motivazioni legate alla <strong>politica</strong> locale e <strong>in</strong>ternazionale, Aleppo fu teatro di<br />

un’attività propagandistica particolarmente <strong>in</strong>tensa da parte dell’Italia, conv<strong>in</strong>ta di poter<br />

stabilire nel vilayet una sua sfera di <strong>in</strong>fluenza.<br />

4.2 - Prima della “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>”: una <strong>politica</strong> cristiana<br />

Oltre alla mobilitazione delle comunità italiane, verso la f<strong>in</strong>e degli anni Venti si era già<br />

manifestata un’attività rivolta a conquistare le simpatie della popolazione del Levante, che<br />

rimaneva però nell’ambito della tradizionale <strong>politica</strong> coloniale europea: si trattava <strong>in</strong>fatti del<br />

tentativo di far leva sulle m<strong>in</strong>oranze cristiane, offrendo loro appoggio e protezione, allo scopo<br />

di guadagnare <strong>in</strong>fluenza nella regione, e di avere una scusa per <strong>in</strong>tervenire nelle questioni<br />

locali. La “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” italiana era un’<strong>in</strong>novazione recente, che si era sovrapposta alla<br />

consueta <strong>politica</strong> di potenza, senza tuttavia sostituirla. Una parte importante all’<strong>in</strong>terno della<br />

tradizionale <strong>politica</strong> italiana verso il Levante era giocata dalla religione, e soprattutto <strong>in</strong><br />

Palest<strong>in</strong>a, l’Italia aveva cercato di far pesare il suo ruolo di centro del Cattolicesimo nella<br />

questione della protezione dei Luoghi Santi 40 . Come abbiamo visto, nel pensiero di molti<br />

italiani, come Santi Nava, l’idea che espansione italiana e cristianizzazione andassero a<br />

braccetto era del tutto naturale. Del resto, vi erano forti sp<strong>in</strong>te negli ambienti tradizionalisti,<br />

aff<strong>in</strong>ché non si dimenticasse che l’Italia, non importava quanto si professasse amica<br />

dell’Islam, rimaneva una nazione cristiana. Poco dopo il viaggio di Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Libia nel<br />

1937, su L’Italia d’Oltremare comparve un articolo su “Islamismo e Cristianesimo” nel quale,<br />

oltre ad una serie di poco lus<strong>in</strong>ghieri pregiudizi verso la religione <strong>islamica</strong>, veniva affermato:<br />

Il Regime <strong>fascista</strong>, che sente tutta la nobiltà e fierezza della propria fede e civiltà romane ha saputo<br />

evitare i due errori opposti. Nessuna r<strong>in</strong>uncia, nessuna umiliazione, nessun servilismo. L'Italia, Nazione<br />

profondamente cattolica, porta <strong>in</strong> Africa col gloriosissimo suo Tricolore, col potentissimo Fascio Littorio,<br />

la Croce di Cristo. Nessuno di questi altissimi Simboli del trionfante camm<strong>in</strong>o di Roma ripiegherà mai o<br />

arretrerà di un passo. Ma, appunto perché l'Italia considera questi Simboli come Insegne di giustizia, di<br />

equità e di forza morale e materiale, di illum<strong>in</strong>ato spirito di collaborazione, di alta e nobile comprensione,<br />

non <strong>in</strong>tende sopprimere la civiltà e la cultura <strong>islamica</strong> 41 .<br />

La “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” andava dunque ad affiancare quella rivolta a conquistare la fiducia<br />

del clero e delle m<strong>in</strong>oranze cristiane del Vic<strong>in</strong>o Oriente. Ovviamente, tale <strong>politica</strong> cristiana<br />

era importante soprattutto <strong>in</strong> Libano, dove le comunità cristiana e musulmana si equivalevano<br />

per numero, e dove i difficili rapporti fra le confessioni laceravano la vita del paese, mettendo<br />

38<br />

Virg<strong>in</strong>ia Vacca, “La colonia italiana di Aleppo”, <strong>in</strong> Oriente Moderno, Maggio 1937, p. 236 (corrispondenza di<br />

Carlo Delf<strong>in</strong>o a La Nazione, 14 aprile 1937)<br />

39<br />

ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 638/179, Aleppo 22 giugno 1934, Rossi al MAE<br />

40<br />

G. Carocci, La <strong>politica</strong> estera dell’Italia <strong>fascista</strong>, cit., pp. 204-210; N. Arielli, Fascist Italy and the Middle<br />

East, cit., pp. 32-33<br />

41<br />

Giulio Castelli, “Islamismo e cristianesimo”, <strong>in</strong> L'Italia d'Oltremare, II, n. 9, 5 maggio 1937. p. 17

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