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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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italiani erano dunque Transgiordania, Siria, Libano ed Anatolia 12 . Per come la <strong>in</strong>tendeva Santi<br />

Nava, tale colonizzazione non doveva avere alcun carattere politico: si trattava di «una<br />

cooperazione italiana per l’avvaloramento» delle terre più ricche ed <strong>in</strong> stato di abbandono, che<br />

sarebbe stata accolta di buon grado dai governi e dalle popolazioni locali 13 . A patto, però, che<br />

l’Italia riuscisse a v<strong>in</strong>cere la diffidenza dei musulmani, timorosi che l’Occidente volesse<br />

soggiogarli, e perciò ostili alla sua <strong>in</strong>fluenza:<br />

Penetrare il mondo islamico significa conoscerlo e <strong>in</strong>tenderlo. Non basta essere <strong>in</strong> buona fede per poter<br />

aspirare a str<strong>in</strong>gere proficui rapporti con esso, poiché, oggi, la presunzione che anima l’Islam nei suoi<br />

contatti con l’Occidente è che questo <strong>in</strong>formi i suoi movimenti al f<strong>in</strong>e recondito di renderselo, di<br />

progresso <strong>in</strong> progresso, <strong>politica</strong>mente mancipio. Per entrare qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> rapporti economici di<br />

collaborazione duraturi con questo mondo, bisogna dargli, o bisogna ch’esso abbia, la prova della<br />

s<strong>in</strong>cerità delle proprie <strong>in</strong>tenzioni” 14 .<br />

In diverse occasioni, la stampa <strong>siria</strong>na e libanese aveva espresso dei giudizi negativi<br />

sull’Italia, nella conv<strong>in</strong>zione che essa mirasse a conquiste territoriali dirette: «chi dice<br />

Mandato, dice sostanzialmente emancipazione; chi dice Fascismo dice essenzialmente<br />

conquista e dom<strong>in</strong>azione», scrisse L’Orient nel 1930, commentando le voci di una possibile<br />

cessione del mandato. La colpa di questo atteggiamento degli arabi erano le «chiacchiere più<br />

o meno imperiali» di alcuni italiani, che con leggerezza rivendicavano questo o quel territorio,<br />

provocando forti diffidenze 15 .<br />

Quella di Nava era dunque la versione più “morbida” dell’espansionismo italiano nel<br />

Levante, che puntava a conquistare <strong>in</strong>fluenza e prestigio <strong>in</strong> Oriente per avviare una<br />

colonizzazione agricola, <strong>in</strong> collaborazione con dei governi locali <strong>in</strong>dipendenti <strong>–</strong> un obiettivo<br />

che presupponeva, <strong>in</strong> ogni caso, l’elim<strong>in</strong>azione dell’<strong>in</strong>fluenza di altre potenze. Per fare ciò,<br />

occorreva una efficace opera di penetrazione e persuasione sulla popolazione locale;<br />

<strong>in</strong>nanzitutto, l’Italia doveva «agire convenientemente nei suoi territori dell’Africa<br />

Settentrionale» 16 , e <strong>in</strong> secondo luogo, a livello locale, ottenere consenso attraverso le sue<br />

istituzioni: missioni, ospedali, scuole. In un momento <strong>in</strong> cui la “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” non era<br />

ancora stata varata, Santi Nava <strong>in</strong>sisteva sul compito di occidentalizzazione e<br />

cristianizzazione di tali istituzioni: gli ospedali missionari dovevano ad esempio<br />

«fiancheggiare la propagazione della fede cattolica, prodigando assistenza medica alle<br />

popolazioni più bisognose come forma di carità cristiana, e concorrere all’affermazione del<br />

nome d’Italia» 17 . Il medico aveva una parte fondamentale nella «grande opera nazionale di<br />

espansione demografica <strong>in</strong> Oriente»; «Presso gli Orientali <strong>in</strong> genere, e forse più ancora che<br />

presso le popolazioni coloniali, il medico è un essere superiore», scriveva Nava. «Egli<br />

sbalordisce per la immediatezza degli effetti che seguono alle sue <strong>in</strong>tervenzioni. Per<br />

l’Orientale, è un mago» 18 . Le scuole italiane dovevano essere migliorate, poiché non<br />

rispondevano ai loro obiettivi: quelle religiose «non europeizzano, cioè non cristianizzano», e<br />

quelle dello stato «non italianizzano» 19 .<br />

La l<strong>in</strong>ea <strong>politica</strong> seguita dal governo italiano e dai suoi rappresentanti non si sarebbe<br />

discostata significativamente dalle <strong>in</strong>dicazioni di Santi Nava, ad eccezione delle sue idee<br />

sull’esigenza di cristianizzare ed occidentalizzare gli arabi. Ciò non vuol dire che si fosse<br />

r<strong>in</strong>unciato <strong>in</strong> maniera def<strong>in</strong>itiva all’idea di una presenza <strong>politica</strong> stabile nel Levante:<br />

l’ambiguità del term<strong>in</strong>e “espansione” ben riflette quella dell’atteggiamento italiano, che<br />

12 Ivi, p. 146<br />

13 Ivi, pp. 148-150<br />

14 Ivi, p. 154<br />

15 Ivi, p. 156<br />

16 Ivi, p. 157<br />

17 Ivi, p. 227<br />

18 Ivi, pp. 230-231<br />

19 Ivi, pp. 234-235<br />

113

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