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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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stato fondato nel 1877 da un nipote di Butrus al-Bustani 116 , uno dei protagonisti del “risveglio<br />

libanese”, ma per quanto rimanesse uno dei più autorevoli fogli libanesi, la sua tiratura non<br />

superava ormai le 1.200-1.300 copie 117 . Al-Ahwal, fondato da Khalil Badawi nel 1891 (1890<br />

secondo i francesi), era l’unico altro quotidiano risalente all’Ottocento. Pochi altri quotidiani<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba, come al-Balagh (1910), Ababil (1909) e al-Barq (fondato dal futuro<br />

presidente libanese Bishara al-Khuri nel 1908), erano nati durante il breve periodo<br />

costituzionale precendente alla Grande Guerra; tutti gli altri erano stati fondati dopo il<br />

1918 118 .<br />

La situazione della Siria presentava significative differenze, sia dal punto di vista<br />

quantitativo che da quello dell’atteggiamento della stampa nei confronti delle autorità<br />

francesi. La frammentazione della “Grande Siria” <strong>in</strong> diversi stati più o meno autonomi aveva<br />

trovato la maggiore opposizione, <strong>in</strong>fatti, a Damasco ed Aleppo, dove si accusava la Francia <strong>–</strong><br />

a ragione <strong>–</strong> di tentare <strong>in</strong> questo modo di <strong>in</strong>debolire il nazionalismo arabo, e di pregiudicare le<br />

possibilità di <strong>in</strong>dipendenza dei territori sotto mandato. I quotidiani di Damasco erano pochi<br />

rispetto a quelli pubblicati a Beirut, ed avevano una tiratura molto m<strong>in</strong>ore dei più grandi<br />

organi libanesi, sebbene non vi fossero neppure fogli di dimensioni troppo ridotte. La capitale<br />

<strong>siria</strong>na non aveva una significativa tradizione giornalistica, a differenza di Beirut, e<br />

praticamente tutti i giornali erano stati fondati dopo la guerra; la loro qualità era perlopiù<br />

scarsa, e la tiratura e la periodicità erano fortemente irregolari, dato lo stadio embrionale <strong>in</strong><br />

cui si trovavano. L’unico quotidiano <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua francese, Les Echos, era anche il più piccolo<br />

della città con appena 600 copie, e non era <strong>in</strong> grado di sopravvivere senza sovvenzioni 119 . Per<br />

quanto riguarda la stampa <strong>in</strong> arabo, quattro fra i quotidiani damasceni raggiungevano una<br />

tiratura che si aggirava attorno alle 1.500 copie; il più diffuso era Alif Ba’, con 1.650 copie,<br />

quotidiano greco ortodosso ed “opportunista” secondo i francesi, che aveva mutato più volte<br />

le proprie simpatie politiche, rimanendo però sempre «piuttosto corretto» nei confronti delle<br />

autorità mandatarie 120 . Il suo direttore, Yusuf al-‘Isa, era nato a Giaffa, dove aveva co-fondato<br />

il Filast<strong>in</strong> assieme a suo cug<strong>in</strong>o, nel 1911 121 . Veniva da una famiglia di proprietari terrieri,<br />

conservatrice e tradizionalista 122 . Non legato ufficialmente ad alcun partito, per via del suo<br />

atteggiamento moderato e filo-francese era spesso il bersaglio <strong>–</strong> al pari, ad esempio, di al-<br />

Taqaddum di Aleppo - delle critiche della stampa nazionalista, che lo accusava di essere uno<br />

strumento dell’imperialismo 123 . Al-Qabas e al-Sha‘b, fondati nel 1928 e nel 1927, avevano<br />

entrambi una tiratura di 1.500 copie; erano considerati «portavoce degli estremisti» ed<br />

attaccavano apertamente sia il mandato, sia il governo <strong>in</strong> carica 124 . A differenza che a Beirut,<br />

dunque, a Damasco vi era nella stampa una opposizione più marcata contro la Francia,<br />

nonostante l’ostracismo delle autorità (al-Qabas, ad esempio, era stato sospeso dall’ottobre<br />

1928 al febbraio 1929 per avere attaccato il governo di Taj al-D<strong>in</strong> al-Hasani) 125 . Fata’ al-<br />

‘Arab, anch’esso nazionalista e con la stessa tiratura, non attaccava però il governo, ed era<br />

116 A. Ayalon, The Press <strong>in</strong> the Arab Middle East, cit., p. 36<br />

117 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 525, N° 72, Beirut 4 febbraio 1930, Ponsot a Briand, nota allegata, “La presse<br />

dans les états du Levant”, p. 18<br />

118 Ivi, passim<br />

119<br />

Ivi, p. 45<br />

120<br />

Ivi, p. 42<br />

121<br />

M. Kabha, The Palest<strong>in</strong>ian Press, cit., p. XXV, nota 61<br />

122<br />

Ivi, p. 2<br />

123<br />

A. Ayalon, The Press <strong>in</strong> the Arab Middle East, cit., p. 86<br />

124<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 525, N° 72, Beirut 4 febbraio 1930, Ponsot a Briand, nota allegata, “La presse<br />

dans les états du Levant”, pp. 40-41<br />

125 Taj al-D<strong>in</strong> era figlio del più stimato uomo di religione della Siria, Shaykh Badr al-D<strong>in</strong> al-Hasani; grazie alla<br />

fama del padre, e alla sua posizione di nazionalista moderato, venne scelto <strong>in</strong> diverse occasioni dai francesi come<br />

Primo M<strong>in</strong>istro (1928-1931 e 1934-1936) e Presidente della Repubblica: cfr. Sami Moubayed, Steel and Silk.<br />

Men and Women Who Shaped Syria 1900-2000, Cune Press, Seattle 2006, pp. 242-244<br />

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