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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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una pratica che ovviamente proseguì nel periodo successivo all’occupazione militare 76 .<br />

Tuttavia, dopo l’ottenimento del Mandato, le sovvenzioni erano state a poco a poco ritirate, e<br />

solo La Syrie, organo ufficioso dell’Alto Commissariato, cont<strong>in</strong>uava ad essere f<strong>in</strong>anziato 77 . I<br />

francesi avevano qu<strong>in</strong>di creato il Service de Presse, che aveva due compiti fondamentali:<br />

quello di <strong>in</strong>formare l’Alto Commissariato su tutto ciò che veniva pubblicato sui giornali locali<br />

e stranieri, e quello di «assicurare uno stretto contatto fra i direttori dei giornali e i<br />

rappresentanti del mandato». Per fare ciò, gli erano stati assegnati <strong>in</strong>genti fondi da utilizzare<br />

per sovvenzionare la stampa, ed ampie attribuzioni che gli permettevano di orientare<br />

efficacemente la stampa, e fare <strong>propaganda</strong> per qualsiasi «progetto» favorito dall’Alto<br />

Commissariato. La gran parte della stampa del Mandato era stata co<strong>in</strong>volta nell’azione di<br />

questo ufficio, al servizio delle esigenze politiche dei francesi. Esso teneva sotto controllo<br />

l’evoluzione della stampa, la nascita di nuovi periodici, gli pseudonimi dei giornalisti, e tutto<br />

ciò che veniva pubblicato sulla stampa locale ed estera, che fosse <strong>in</strong> qualche modo pert<strong>in</strong>ente<br />

alla Siria ed al Libano; metteva qu<strong>in</strong>di al corrente l’Alto Commissariato attraverso la<br />

redazione quotidiana di una Revue de la presse <strong>in</strong> cui venivano tradotti <strong>in</strong> francese, o<br />

riassunti, tutti gli articoli di <strong>in</strong>teresse 78 . L’ufficio aveva quattro dipendenti: un capo ufficio, un<br />

segretario e due <strong>in</strong>terpreti, a cui si sommavano tre traduttori per l’arabo, uno per il turco, e un<br />

segretario dattilografo 79 . I fondi a disposizione del Service de Presse erano però dim<strong>in</strong>uiti<br />

dopo le elezioni per la Costituente del 1928, ed esso aveva anche perso una parte dei suoi<br />

compiti, <strong>in</strong> favore del servizio stampa del governo libanese. Le sovvenzioni erano state<br />

notevolmente ridotte, perché evidentemente la situazione <strong>politica</strong> era considerata più stabile<br />

dal governo francese. I funzionari locali, tuttavia, reclamavano dei fondi per cont<strong>in</strong>uare ad<br />

esercitare un’<strong>in</strong>fluenza sulla stampa locale, che consideravano <strong>in</strong>dispensabile per gli <strong>in</strong>teressi<br />

dell’amm<strong>in</strong>istrazione francese 80 .<br />

Le sovvenzioni, per una stampa come quella araba, fatta pr<strong>in</strong>cipalmente di fogli di piccole<br />

dimensioni e <strong>in</strong> condizioni f<strong>in</strong>anziarie perennemente precarie, non solo erano la norma, ma<br />

erano spesso l’unico mezzo di sopravvivenza. Durante il regno di Faysal, ad esempio, i<br />

quotidiani di Damasco avevano una tiratura media di 1.500 copie, delle quali solamente 3-400<br />

venivano vendute, mentre le restanti erano distribuite gratuitamente 81 . È perciò evidente che<br />

la stampa non era <strong>in</strong> grado di sostenersi con le sole vendite. Come scrisse il console italiano a<br />

Damasco nel giugno 1936, <strong>in</strong> occasione della comparsa del nuovo quotidiano La Chronique,<br />

esso, come tutti i giornali <strong>siria</strong>ni, aveva una tiratura limitatissima, e la sua esistenza sarebbe<br />

stata legata «più che alla vendita delle copie, alla munificenza dei suoi sostenitori» 82 . A<br />

comprare il sostegno dei giornali, o anche solo il loro silenzio, erano i governi <strong>–</strong> locali e<br />

stranieri <strong>–</strong>, gruppi politici, religiosi o economici, notabili, ufficiali e così via. Nonostante tutti<br />

i giornalisti negassero di ricevere sussidi, per non compromettere la propria credibilità,<br />

secondo una stima fatta da mcFadden, ancora all’<strong>in</strong>izio degli anni C<strong>in</strong>quanta, soltanto una<br />

76 J. L. Gelv<strong>in</strong>, Divided Loyalties, cit., p. 239 e p. 292. Munir al-Rayyis, veterano del giornalismo arabo, ha<br />

affermato che i francesi erano responsabili dell’esistenza di un gran numero di pubblicazioni, poiché<br />

concedevano facilmente autorizzazioni a chiunque fosse disposto ad appoggiarli: T. J. McFadden, Daily<br />

Journalism <strong>in</strong> the Arab States, cit., p. 10<br />

77 ASMAE, AP, Siria 3, “Appunto per l’On. Capo dell’Ufficio Stampa di S.E. il Capo del Governo. La Francia e<br />

la stampa araba. Prima e dopo il conflitto mondiale”, Roma 19 maggio <strong>1932</strong>, cfr. nota 74<br />

78 CADN, Syrie-Liban, DP, 445, N° 141, Beirut 9 luglio <strong>1932</strong>, il capo dei Servizi di Stampa e Informazione al<br />

consigliere per le Relazioni Estere<br />

79 CADN, Syrie-Liban, DP, 445, N° 128, Beirut 16 giugno <strong>1932</strong>, il capo dei Servizi di Stampa e Informazione al<br />

consigliere per le Relazioni Estere<br />

80 Ad esempio, nell’estate del 1930 il delegato francese a Damasco chiedeva che fossero riprist<strong>in</strong>ati i (modesti)<br />

crediti forfettari per la Stampa e Propaganda, che aveva avuto a disposizione f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>izio dell’anno, quando<br />

erano stati soppressi: CADN, Syrie-Liban, DP, 445, N° 77/CC, Damasco 18 luglio 1930, il delegato dell’Alto<br />

Commissario presso lo Stato di Siria a Ponsot, pp. 5-7<br />

81 J. L. Gelv<strong>in</strong>, Divided Loyalties, cit., p. 239<br />

82 ASMAE, AP, Siria 15, F. 4, Tel. 1593, Damasco 8 giugno 1936, Lo Savio al MSP<br />

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