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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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94<br />

nazionale», mentre al-Kalam di Damasco era stato sospeso per tre mesi, <strong>in</strong> seguito ad una<br />

campagna contro i membri del governo, dopodiché aveva cessato le pubblicazioni. L’Alto<br />

Commissario aveva <strong>in</strong>flitto la sanzione più pesante a La Chronique, per una campagna contro<br />

i funzionari del Mandato, mentre al-Qabas e al-Sha‘b erano stati sospesi per aver riportato<br />

<strong>in</strong>formazioni «allarmiste» sulla Palest<strong>in</strong>a 68 . Sebbene non vi siano altri documenti con dati così<br />

precisi sui provvedimenti repressivi contro la stampa per gli anni successivi, è <strong>in</strong>dubbio che<br />

essi cont<strong>in</strong>uarono ad essere adottati con frequenza, f<strong>in</strong>o alla completa abolizione della libertà<br />

di stampa dopo lo scoppio della guerra nel 1939. Secondo Ami Ayalon, dopo la formazione<br />

del governo del Blocco <strong>in</strong> Siria alla f<strong>in</strong>e del 1936, le sospensioni dei giornali divennero<br />

sempre più frequenti, assieme ai tentativi di <strong>in</strong>timidazione verso i giornalisti “scomodi” 69 . Al-<br />

Qabas, uno dei quotidiani nazionalisti più diffusi, pagò la sua <strong>in</strong>transigenza con un periodo<br />

complessivo di sospensione pari a circa 1/3 della durata del mandato, mentre il resto della<br />

stampa fu sospesa, <strong>in</strong> media, per un periodo compreso fra il 10 ed il 20% 70 . Spesso, la stampa<br />

riusciva a difendersi dai provvedimenti repressivi con l’accorgimento di cambiare il nome<br />

della testata sospesa 71 . Il damasceno al-Ayyam (i giorni), sospeso nel 1931, riprese<br />

immediatamente le pubblicazioni con il nome di... al-Yawm (il giorno) 72 . Alif Ba’, dopo un<br />

provvedimento di sospensione alla f<strong>in</strong>e del <strong>1932</strong>, ricomparve immediatamente con il nome al-<br />

Sabah, per essere nuovamente sospeso dopo appena tre giorni. Concluse allora un accordo<br />

con il giornale al-Husam ed uscì brevemente come supplemento settimanale; e le autorità lo<br />

sospesero una terza volta 73 . I due quotidiani poterono <strong>in</strong> seguito riprendere le pubblicazioni,<br />

ma <strong>in</strong> altri casi, la sospensione poteva essere fatale alla sopravvivenza di una testata.<br />

3.4 <strong>–</strong> Le sovvenzioni alla stampa<br />

Il controllo della stampa araba da parte del governo e delle autorità mandatarie non si<br />

basava solo sulla repressione, ma anche sui buoni rapporti con i giornali ed il sostegno<br />

economico <strong>–</strong> il tradizionale metodo del “bastone e la carota”, come ha osservato Ami<br />

Ayalon 74 . I francesi, che avevano <strong>in</strong>teressi di lunga data e ben radicati <strong>in</strong> Libano e Siria, erano<br />

stati <strong>in</strong> rapporto con la stampa locale araba già prima di ottenere il Mandato. Secondo un<br />

documento italiano del <strong>1932</strong>, dopo la rivoluzione dei Giovani Turchi (1908) la Francia aveva<br />

preso contatti, dapprima attraverso agenti e personalità <strong>in</strong>fluenti, con organi di stampa ostili<br />

alla Turchia, <strong>in</strong> particolare al-Mufid e al-Islam di Beirut, per poi entrare <strong>in</strong> rapporti diretti con<br />

i giornalisti arabi dopo il 1910. Dopo la guerra, la Francia aveva sovvenzionato<br />

generosamente tutta la stampa di l<strong>in</strong>gua araba, per controbilanciare l’altrettanto <strong>in</strong>tensa<br />

<strong>propaganda</strong> britannica 75 . Secondo James Gelv<strong>in</strong>, già durante il governo arabo di Faysal, i<br />

francesi sussidiavano non meno di nove giornali <strong>siria</strong>ni per promuovere la propria <strong>in</strong>fluenza,<br />

68<br />

Ivi, p. 1<br />

69<br />

A. Ayalon, The Press <strong>in</strong> the Arab Middle East, cit., pp. 121-22<br />

70<br />

Ivi, p. 87<br />

71<br />

Cfr. N. Méouchy, “La presse de Syrie et du Liban”, cit., p. 56. Il metodo era ampiamente diffuso anche nel<br />

resto del mondo arabo; ad esempio, il giornale iracheno al-Bilad attorno al 1930 utilizzava non meno di sei<br />

diversi pseudonimi: Peter Wien, Iraqi Arab Nationalism. Authoritarian, Totalitarian, and Pro-Fascist<br />

Incl<strong>in</strong>ations, <strong>1932</strong> <strong>–</strong> 1941, Routledge, London 2006, p. 54<br />

72<br />

Virg<strong>in</strong>ia Vacca, “Nuovo giornale nazionalista”, <strong>in</strong> Oriente Moderno, Novembre 1931, pp. 540-541, da al-<br />

Ahram del 6 ottobre 1931. Al-Yawm ottenne il permesso di pubblicazione dal governo <strong>siria</strong>no.<br />

73<br />

Virg<strong>in</strong>ia Vacca, “Sospensione di giornali <strong>siria</strong>ni”, <strong>in</strong> Oriente Moderno, Gennaio 1933, p. 31, da al-Muqattam<br />

del 21 dicembre <strong>1932</strong> e dal Filast<strong>in</strong> del 24 dicembre<br />

74<br />

A. Ayalon, The Press <strong>in</strong> the Arab Middle East, cit., p. 110 et ss.<br />

75<br />

ASMAE, AP, Siria 3, “Appunto per l’On. Capo dell’Ufficio Stampa di S.E. il Capo del Governo. La Francia e<br />

la stampa araba. Prima e dopo il conflitto mondiale”, Roma 19 maggio <strong>1932</strong>, senza firma (ma recante la scritta a<br />

matita “da Cattan”, certamente Selim Cattan, impiegato e traduttore per il governo italiano)

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