politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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mandato, e impedire alla Francia di mantenervi la propria posizione attraverso trattati<br />
bilaterali. In secondo luogo, si optò per una <strong>politica</strong> di penetrazione dell’<strong>in</strong>fluenza italiana<br />
nella regione, da realizzare nel lungo periodo, attraverso un’opera paziente e costante di<br />
<strong>propaganda</strong> <strong>politica</strong>, ideologica e culturale. Piuttosto che attaccare direttamente la Francia, <strong>in</strong><br />
una sfida che sarebbe stata persa <strong>in</strong> partenza, l’Italia cercò di erodere lentamente la sua<br />
<strong>in</strong>fluenza <strong>in</strong> Oriente, sostituendola con la propria. Da un lato, il governo di Roma tentò di<br />
m<strong>in</strong>are il prestigio della potenza mandataria, sia mettendo <strong>in</strong> luce le carenze della sua<br />
amm<strong>in</strong>istrazione, sia sfidandone più o meno apertamente l’autorità; dall’altro, si sforzò di<br />
accrescere fra gli arabi il prestigio dell’Italia, promuovendone la cultura, e pubblicizzando le<br />
realizzazioni e i pr<strong>in</strong>cipi del fascismo. Tale attività politico-propagandistica, che costituisce il<br />
pr<strong>in</strong>cipale oggetto di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e di questo studio, si svolgeva attraverso diversi canali.<br />
Innanzitutto, vi era la <strong>propaganda</strong> vera e propria, condotta attraverso la radio e la stampa.<br />
Determ<strong>in</strong>are quale fosse il reale impatto di tale <strong>propaganda</strong>, e stabilire quale dei due media<br />
fosse più efficace è ovviamente impossibile. Mi sono tuttavia concentrato sulla <strong>propaganda</strong><br />
svolta dall’Italia <strong>fascista</strong> sulla stampa periodica siro-libanese, per diversi motivi. Innanzitutto,<br />
la <strong>propaganda</strong> radiofonica è per sua natura <strong>in</strong>differenziata e unidirezionale: ciò significa che<br />
dall’analisi dei suoi contenuti possiamo trarre <strong>in</strong>formazioni sul modo <strong>in</strong> cui il governo italiano<br />
concepiva l’attività propagandistica, sulle sue <strong>in</strong>tenzioni, sulle argomentazioni che riteneva<br />
efficaci, ma solo <strong>in</strong> maniera molto generica, poiché le trasmissioni radiofoniche erano rivolte<br />
al mondo arabo nel suo complesso. Gli italiani non potevano, ad esempio, <strong>in</strong>citare troppo<br />
apertamente il nazionalismo arabo, poiché ciò avrebbe contrastato con le loro mire verso il<br />
Nord Africa francese, e rischiato di causare problemi nella stessa Libia. Inoltre, solo <strong>in</strong><br />
maniera frammentaria e <strong>in</strong>diretta, attraverso resoconti dell’epoca o memorie, possiamo<br />
ricostruire quale fosse l’impatto reale della <strong>propaganda</strong> radiofonica sulle società arabe, alle<br />
quali essa si rivolgeva. La <strong>propaganda</strong> sulla stampa ci consente <strong>in</strong>vece di studiare le risposte<br />
del mondo arabo <strong>in</strong> maniera più approfondita, per quanto, anche <strong>in</strong> questo caso, tutt’altro che<br />
esaustiva. Ci permettere di conoscere i nomi dei giornalisti che si prestarono a servire la<br />
<strong>propaganda</strong> dell’Italia, e qu<strong>in</strong>di, ad esempio, di tracciare un profilo della loro appartenenza<br />
<strong>politica</strong>, religiosa, geografica, etc., stabilendo quali forze politiche fossero più disposte ad<br />
appoggiare l’Italia, gli esponenti di quali confessioni, <strong>in</strong> base a quale distribuzione geografica,<br />
e così via. La tiratura media della stampa periodica nel corso degli anni Trenta, che<br />
conosciamo grazie ai documenti francesi, ci permette di conoscere non solo il numero dei<br />
quotidiani e periodici che appoggiavano l’Italia, ma anche la loro effettiva diffusione e<br />
<strong>in</strong>fluenza. Indirettamente, l’aumento o la dim<strong>in</strong>uzione della tiratura della stampa filo-italiana<br />
costituisce un importante <strong>in</strong>dicatore dei giudizi dell’op<strong>in</strong>ione pubblica araba, rispetto alla<br />
<strong>politica</strong> dell’Italia <strong>fascista</strong>. In tal modo, potranno essere soppesate e valutate nel loro esatto<br />
contesto le op<strong>in</strong>ioni sull’Italia e il fascismo espresse dalla stampa araba, che talvolta gli storici<br />
citano senza <strong>in</strong>terrogarsi sulla loro effettiva rappresentatività, senza curarsi, ad esempio, del<br />
fatto che un quotidiano poteva essere sovvenzionato dal consolato italiano, o viceversa dalle<br />
autorità francesi, o se esso fosse legato ad un preciso gruppo di <strong>in</strong>teresse o partito politico, e<br />
così via.<br />
La descrizione dei rapporti fra i rappresentanti del governo italiano, e la stampa libanese e<br />
<strong>siria</strong>na, costituisce una parte più rilevante di questo studio. Ma, accanto ad essi, vengono presi<br />
<strong>in</strong> considerazione anche altri elementi, che contribuiscono a completare il quadro delle attività<br />
propagandistiche italiane nel Mandato. Uno di essi è costituito dalle attività di vario tipo <strong>–</strong><br />
culturali, benefiche, sportive, ricreative <strong>–</strong> svolte dalle comunità italiane di emigrati nelle<br />
pr<strong>in</strong>cipali città del Mandato. Il governo italiano diede alle rappresentanze consolari il compito<br />
di rafforzare e compattare attorno alla patria <strong>–</strong> ovvero, al fascismo <strong>–</strong> gli emigrati,<br />
promuovendone le <strong>in</strong>iziative e la vita sociale, allo scopo di trasformarli nei rappresentanti<br />
ufficiali dell’Italia e della sua r<strong>in</strong>ascita sotto il regime, di fronte alla società locale. Dando<br />
prova di coesione, laboriosità e <strong>in</strong>condizionata fedeltà all’Italia, esse avrebbero promosso<br />
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