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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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<strong>politica</strong> 55 . Il crescente accanimento delle autorità europee, e ancor di più dei governi locali,<br />

contro la stampa locale, né è di per sé una prova evidente.<br />

3.3 - La legislazione sulla stampa nel Mandato<br />

La stampa <strong>siria</strong>na e libanese non era formalmente sottoposta ad un regime di stretto<br />

controllo, ma nella pratica l’amm<strong>in</strong>istrazione francese aveva un ampio potere discrezionale,<br />

che limitava fortemente la libertà di espressione e di critica. Le limitazioni alla libertà di<br />

stampa, <strong>in</strong>oltre, divennero sempre maggiori con il passare del tempo, sia per le difficoltà<br />

dell’amm<strong>in</strong>istrazione mandataria, sia per le crescenti tensioni <strong>in</strong>ternazionali che sp<strong>in</strong>gevano la<br />

Francia ad evitare qualsiasi rischio per il suo controllo nel Levante. Le considerazioni<br />

strategiche e di <strong>politica</strong> <strong>in</strong>ternazionale ebbero la meglio su ogni questione di pr<strong>in</strong>cipio, motivo<br />

per cui le democrazie non concessero mai, nel Vic<strong>in</strong>o Oriente, una libertà d’espressione ampia<br />

come quella che era garantita <strong>in</strong> patria. D’altra parte, non solo secondo gli europei, ma anche<br />

nell’op<strong>in</strong>ione dei giornalisti e <strong>in</strong>tellettuali locali più seri, spesso la condotta etica della stampa<br />

araba era talmente scorretta <strong>–</strong> si andava dalle calunnie ai ricatti veri e propri <strong>–</strong> che delle<br />

misure per punire gli abusi dei giornalisti erano considerate giuste e necessarie 56 .<br />

In Libano la stampa era regolata da un lato dal decreto n° 2630 del 27 maggio 1924<br />

dell’Alto Commissario, modificato il 20 settembre 1933 con il decreto 132/LR, e dall’altro<br />

dai decreti del Governatore del Grande Libano, n° 2464 del 6 maggio 1924 e n° 3080 del 21<br />

aprile 1925. Poiché la potenza mandataria aveva la competenza esclusiva delle relazioni estere<br />

del paese, e doveva assicurare con il suo esercito la difesa del territorio, l’amm<strong>in</strong>istrazione<br />

francese si attribuiva il compito di punire «le <strong>in</strong>frazioni relative al mantenimento delle<br />

relazioni <strong>in</strong>ternazionali e dell’ord<strong>in</strong>e pubblico così come alla sicurezza dell’esercito». La<br />

diffusione di <strong>in</strong>formazioni militari riservate, o l’<strong>in</strong>citamento alla diserzione o alla<br />

disobbedienza, erano <strong>in</strong>frazioni punite dal codice militare (art. 1-3). Tre articoli riguardavano<br />

la diffamazione o l’<strong>in</strong>giuria nei confronti di sovrani e governanti stranieri, l’Alto<br />

Commissario, i diplomatici stranieri, l’esercito e i funzionari della potenza mandataria. L’Alto<br />

Commissario aveva facoltà di <strong>in</strong>terdire l’<strong>in</strong>troduzione di qualsiasi pubblicazione straniera nei<br />

territori del Mandato. Ma soprattutto, poteva sospendere le tipografie locali, periodiche e non,<br />

<strong>in</strong> caso di pubblicazioni suscettibili di turbare la pace e l’ord<strong>in</strong>e pubblico, o di arrecare danno<br />

alle relazioni <strong>in</strong>ternazionali. La sospensione non poteva avvenire prima che il direttore della<br />

tipografia fosse chiamato a fornire spiegazioni; secondo i funzionari francesi, il<br />

provvedimento veniva attuato solamente dopo che diversi avvertimenti si erano rivelati<br />

<strong>in</strong>efficaci 57 . In realtà, il ricorso alla sospensione divenne sempre più frequente e normale, con<br />

il passare del tempo.<br />

La legislazione locale garantiva <strong>–</strong> formalmente <strong>–</strong> la completa libertà di stampa e diffusione.<br />

Per le pubblicazioni non periodiche non occorreva alcuna autorizzazione, mentre per la<br />

pubblicazione di un periodico era richiesta una semplice dichiarazione alle autorità. Il<br />

direttore di un periodico politico doveva tuttavia versare una cauzione di 10.000 franchi,<br />

sebbene lo Stato accettasse anche una semplice garanzia bancaria o fondiaria 58 . L’obbligo di<br />

un deposito <strong>in</strong> denaro, che serviva a pagare eventuali multe dovute alla violazione delle leggi<br />

55 Per dare un'idea del legame fra <strong>politica</strong> e giornalismo, fra i membri del s<strong>in</strong>dacato della stampa libanese nel<br />

1928 figuravano anche i nomi dei futuri presidenti Bishara al-Khuri e Camille Chamoun (Kamil Sha‘mun): LC,<br />

E-Levant, Syrie-Liban, 525, N° 72, Beirut 4 febbraio 1930, Ponsot a Briand, nota allegata, “La presse dans les<br />

états du Levant”, p. 15<br />

56 A. Ayalon, The Press <strong>in</strong> the Arab Middle East, cit., pp. 132-137<br />

57 CADN, Syrie-Liban, DP, 445, “La presse libanaise”, senza data e firma (1937?), pp. 3-4<br />

58 Ivi, pp. 5-6

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