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la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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Molto meno appropriato nè giustificato mi pare invece <strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> del “rabia” usato come<br />

verbo per descrivere l’improvviso comportamento violento del cane, e tradotto da <strong>Montale</strong><br />

per <strong>due</strong> volte “arrabbiato”, invece che “rabbioso”, facendo pensare ad un animale a<strong>di</strong>rato ma<br />

non al<strong>la</strong> sua furia ingiustificata.<br />

Opinione <strong>di</strong>ffusa tra <strong>la</strong> gente era al tempo che le streghe fossero vittime <strong>di</strong> allucinazione<br />

causate dal<strong>la</strong> bassa temperatura degli unguenti <strong>di</strong> cui si cospargevano il corpo; <strong>la</strong> vecchia<br />

stessa lo ammette, spiegando come le pomate non fossero composte <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> bimbi, ma<br />

“compuesto de jugos de yerbas en todo estremo friós”, da cui risolta chiaro che <strong>la</strong> bassa<br />

temperatura è dei succhi e non un “composto <strong>di</strong> succhi <strong>di</strong> erbe fred<strong>di</strong>ssime” come traduce,<br />

senza troppo senso, <strong>Montale</strong>.<br />

Una volta che Berganza ha concluso l’episo<strong>di</strong>o, passerebbe subito a raccontare del<strong>la</strong> sua<br />

esperienza con gli zingari, se Scipione non lo interrompesse per <strong>di</strong>squisire sul<strong>la</strong> falsità delle<br />

parole del<strong>la</strong> strega. Egli <strong>di</strong>mostra che, sia considerate letteralmente che in termini metaforici,<br />

le insinuazioni del<strong>la</strong> megera non sono altro che menzogne, o, usando le sue parole, “pa<strong>la</strong>bras<br />

de conseja o cuentos de vieja”, con una forte assonanza che in <strong>Montale</strong> sparisce nel “bubbole<br />

e farnetichi <strong>di</strong> una vecchia”.<br />

Si tratta <strong>di</strong> storie, continua, come quelle che si narrano per intrattenersi durante le “<strong>di</strong><strong>la</strong>tadas<br />

noches de invierno”, espressione in cui l’anteposizione dell’aggettivo rafforza il senso<br />

dell’allungamento temporale, che il traduttore invece spezza eliminando l’attribuzione e<br />

scrivendo solo “notti d’inverno”.<br />

Nomen omen<br />

L’episo<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> strega è l’ultimo in cui Berganza acquisice un nome <strong>di</strong>verso, in quanto <strong>la</strong><br />

donna, riconoscendolo come figlio dell’amica Montie<strong>la</strong>, lo chiama “Montiel”, nome che il<br />

traduttore mantiene invariato. Durante le varie avventure il mastino aveva spesso acquisito<br />

nomi <strong>di</strong>stinti, a seconda dei padroni cui si sottometteva, elemento che rappresenta le<br />

trasformazioni del cane a seconda degli uomini che incontra e <strong>di</strong> conseguenza traccia il suo<br />

percorso <strong>di</strong> formazione.<br />

Nel mattatoio egli era conosciuto come “Gavilán”, che <strong>Montale</strong> traduce letteralmente<br />

“Sparviero”, mantenendone il valore semantico, nome che lo caratterizzerà anche quando<br />

vivrà con il poliziotto, che era <strong>di</strong> fatto un amico del macel<strong>la</strong>io.<br />

I pastori avevano invece chiamato l’animale “Bercino”, in re<strong>la</strong>zione al colore tendente al<br />

rosso che doveva avere il pelo <strong>di</strong> Berganza, tanto che <strong>Montale</strong> lo traduce “Rossino”.<br />

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