la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

iferimento alla donna o al cane, ragion per cui in italiano leggiamo “sei il figlio della
Montiela e con gran piacere ti do notizia della tua storia…”.
Uno dei misteri che avvolgono la strega è il dilemma se lei e i suoi compagni vivano davvero
le malefiche esperienze di cui si compiacciono, o se non siano che frutto della loro
immaginazione “porque todo los que nos pasa en la fantasía es tan intensamente que no hay
diferenciarlo de cuando vamos real y verdaderamente” [perché tutto ciò che ci accade nella
fantasia avviene tanto intensamente non si può differenziarlo da quando andiamo realmente e
veramente]. Tale spiegazione si trasforma per mano di Montale in una coordinata e nella
sintesi dell’intera frase in “e tutto ciò che accade nella fantasia ha una tale intensità che per
noi non differisce in nulla da un fatto reale”.
La strega, per concludere, non dà una risposta certa, ma dice di accettare entrambe le
possibilità.
L’incertezza avviluppa anche l’enigmatica figura del leader delle stegonesche riunioni, un
caprone, che deve avere anche la funzione di veggente, per quanto porre domande precise
all’animale è inutile, poichè le risposte che egli fornisce risultano sempre vaghe e mai
soddisfacenti.
Il “preguntamos”, plurale che rendere la molteplicità lasciva che anima le serate, diventa in
Montale “gli chiedo”, indicando invece il rapporto diretto tra la megera e il capo.
Dalla confusione delle profezie, la donna ha dedotto che “él no sabe nada de lo por venir
certamente, sino por conjeturas”, che Montale traduce piuttosto liberamene “può far
congetture sull’avvenire ma non dire nulla di certo”, lasciando da parte il fatto che egli possa
effettivamente o meno conoscere il futuro, a prescindere da ciò che gli sia lecito comunicare.
Una simile ombra è gettata dal traduttore sul motivo per cui le streghe non riescono a liberarsi
del legame col demoniaco animale, scrivendo che “per quanto egli inganni tutte le streghe
come me e ci faccia mille burle, non lo possiamo abbandonare”, mentre l’originale era più
esplicito sul tipo di dipendenza delle donne dal caprone perché dice “nos trae tan engañadas a
las que somos brujas, que, con hacernos mil burlas, no le podemos dejar” [ci tiene così
ingannate a noi che siamo streghe che, pur facendoci mille burle, non lo possiamo lasciare].
La fattucchiera risulta nella versione spagnola molto più lucida, in quando lei stessa ammette
non solo che il loro leader non conosce il futuro, ma che tiene le donne legate a sé grazie a un
inganno.
Sprofondate nel segreto rimangono anche le azioni che i partecipanti compiono durante i loro
sfrenati ritrovi, perché la strega, per non offendere le caste orecchie del cane, non osa
descriverle “en verdad, en Dios y en mi ánima”, scongiuro che Montale semplicemente
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