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la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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Il poliziotto, come abbiamo visto, ama in modo partico<strong>la</strong>re gli elogi del<strong>la</strong> gente e <strong>di</strong><br />

conseguenza corre a mostrare a tutti il cavallo appena acquistato, facendolo trottare per <strong>la</strong><br />

piazza, <strong>di</strong>mostrando un egocentrismo da fanfarone che è rappresentato nell’originale da una<br />

bel<strong>la</strong> metafora, poiché egli “voltando y revolviendo el caballo, representaba su trage<strong>di</strong>a en el<br />

teatro de <strong>la</strong> referida p<strong>la</strong>za” [passando e facendo rigirare il cavallo, rappresentava <strong>la</strong> sua<br />

trage<strong>di</strong>a nel teatro del<strong>la</strong> nominata piazza], che nel<strong>la</strong> versione italiana suona “girando e<br />

rigirandosi in arcioni si metteva in mostra nel teatro del<strong>la</strong> piazza”. La <strong>traduzione</strong> è in questo<br />

caso all’inizio piuttosto letterale, nonostante <strong>la</strong> sostituzione del nome dell’animale per evitare<br />

l’ennesima ripetizione, mentre il finale elimina <strong>la</strong> ricchezza del<strong>la</strong> similitu<strong>di</strong>ne spagno<strong>la</strong> che<br />

rendeva così viva l’immagine del senso <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del poliziotto spaccone. Tali<br />

passeggiate poco sotto vengono chiamate “caracoles y rodeos” che <strong>Montale</strong>, con un<br />

inaspettato calco, traduce “caracol<strong>la</strong>ndo e volteggiando”.<br />

La storia però si conclude in modo beffardo poichè il padrone scopre che il cavallo <strong>di</strong> cui va<br />

tanto fiero è appena stato rubato, per cui è costretto a restituirlo al legittimo proprietario.<br />

Il tema <strong>di</strong> quest’ultimo aneddoto è in che modo <strong>la</strong> giustizia e i malviventi siamo intimamente<br />

re<strong>la</strong>zionati, dato che i funzionari del<strong>la</strong> prima sono <strong>di</strong>sonesti, e i furfanti possano riuscire nei<br />

loro intenti servendosi proprio delle leggi.<br />

Questa argomentazione si inserice nel filo conduttore <strong>di</strong> tutte le vicende <strong>di</strong> Berganza, in cui<br />

al<strong>la</strong> fine hanno <strong>la</strong> meglio sempre gli imbroglioni e i profittatori e l’ingiustizia regna sovrana in<br />

ogni luogo, all’interno <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> ambiente e <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse sociale.<br />

Lo sottolinea ironicamente un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Scipione che, per opposizione, descrive le<br />

scelleratezze che compie <strong>la</strong> maggior parte degli uomini. “Non tutti si intromettono nei<br />

processi o si accordano con le parti (…), non tutti gli sbirri fan comunel<strong>la</strong> coi vagabon<strong>di</strong> e coi<br />

bari (…), ci son tanti e tanti nobili che son tali per nascita e per con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> famiglia, e che<br />

non sono spaval<strong>di</strong>, insolenti, screanzati e manigol<strong>di</strong> (…) E non tutti mettono in libertà<br />

l’arrestato che più gli garba e si fanno giu<strong>di</strong>ci e avvocati quando vogliono”. Così facendo il<br />

cane contemporaneamente limita ed espande <strong>la</strong> portata delle proprie accuse all’istituzione<br />

giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

Per questo motivo mi pare importante il fatto questa storia si concluda con <strong>la</strong> ripetizione<br />

proprio <strong>di</strong> tale concetto, poichè si riseppe tra <strong>la</strong> gente che “por manos e intervención de <strong>la</strong><br />

misma justicia ven<strong>di</strong>eron lo que habían hurtado” [per mani e intervento del<strong>la</strong> stessa giustizia<br />

vendettero ciò che avevano rubato]. La <strong>traduzione</strong> per cui “con l’intervento e l’aiuto del<strong>la</strong><br />

polizia erano riusciti a vendere ciò che avevano rubato”, eliminando proprio il termine<br />

“giustizia” mi pare sottragga un elemento chiave che richiama qui non solo l’atto delle<br />

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