la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

Le espressioni pittoresche non si racchiudono solo nel discorso della donna, ma anche nelle
parti di narrazione che la riguardano, ad esempio quando entra nella camera, la situazione che
vede “no le plugo mucho”, espressione familiare che Montale standardizza in un “non fu
molto contenta” .
Per rendere il modo di eprimersi colloquiale dell’ostessa, Montale fa però ricorso a un
elemento che Cervantes non poteva conoscere, perché ereditato dai maestri d’inizio
novecento, cioè il discorso indiretto libero impiegato nel passo in cui la donna si lamenta col
vice governatore della necessità di portare avanti quel mestiere “que Dios sabía lo que le
pesaba”, mentre in italiano “Dio sapeva quanto l’era duro…”. Questo tocco di regionalismo,
inserito liberamente da Montale ci fa capire ancora una volta il suo modo di muoversi tre
originale e traduzione, selezionando gli elementi di rilievo e interpretandoli nella resa
corrispondente.
Questo tratto in particolare manifesta l’indipendenza del traduttore, in quanto Cervantes usa
per i suoi personaggi un linguaggio fortemente variegato, ma non mette mai loro in bocca, per
quanto appartenenti a basse classi sociali, evidenti errori grammaticali per caratterizzarli.
Montale, inserendo un elemento di poetica estraneo all’autore, proietta l’intento originale in
un diverso orizzonte letterario.
Di fronte all’impassibilità del vice governatore, l’ostessa cerca di ottenere con i gesti la pietà
che le parole non hanno provocato, e per impietosire l’ufficiale compie una serie di azioni di
cui Cervantes acutizza l’intensità con la brevità e la forte punteggiatura. “La cual nueva dio
con ella en el suelo; arañose el rostro; alzó el grito” che in italiano suona più blandamente “A
questa decisione si buttò a terra, si graffiò il volto ed emise alte strida”. Si noti, in particolare,
come le grida della donna in spagnolo diventano sempre più forti determinando un crescendo
anche nella drammaticità della scena, mentre in italiano sono solo “alte”, senza variazione
d’intensità.
La scena si conclude con l’arresto da parte del governatore dei responsabili, costretti a pagare
una grossa multa, i quali naturalmente risultano essere lo straniero e l’ostessa, mentre i veri
furfanti restano in libertà.
Berganza prosegue col racconto delle malefatte del proprio padrone spiegando come questi
per ottenere fama non indugiasse a mettersi d’accordo con gli stessi criminali per inscenare
duelli e grandi catture di ladroni.
Il cane dice che questi “sustentaba la valentia sin peligro de su persona, pero a costa de su
bolsa” [sostentava il coraggio senza pericolo della sua persona, però a costo della sua borsa]
che Montale traduce “era un valore, quello, che metteva più a rischio la sua borsa che la sua
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