la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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Nel<strong>la</strong> descrizione dei tentativi <strong>di</strong> farsi accettare da un padrone, il cane racconta che quando<br />
vedeva un estraneo “le <strong>la</strong>draba”, che in italiano <strong>di</strong>venta “mi mettevo ad abbaiare”, come il<br />
bambino alle sue prime parole in spagnolo “hab<strong>la</strong>” mentre in italiano “riesce a spiccicare” e<br />
l’uomo che non riesce a liberarsi del<strong>la</strong> cattiva abitu<strong>di</strong>ne “juraba”, che nel<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> <strong>di</strong>venta<br />
“continuava a bestemmiare”. Infine “vivendo”, par<strong>la</strong>ndo <strong>di</strong> chi deve resistere alle miserie,<br />
<strong>di</strong>venta “durando a vivere”, mentre “si murmurase” si trasforma in “se mi accadesse <strong>di</strong><br />
bronto<strong>la</strong>re” e “si me fuere”,“se mi troverò ad aver trasgre<strong>di</strong>to”, mentre “me estragaron” è<br />
tradotto “riuscirono a infiacchirmi”.<br />
Queste soluzioni risultano partico<strong>la</strong>rmente notevoli in quanto apportano degli ampliamenti<br />
che si oppongono al<strong>la</strong> tensione montaliana al<strong>la</strong> sintesi che agisce invece spesso anche in<br />
queste pagine. Esemp<strong>la</strong>re <strong>di</strong> questa tendenza predominante è ad esempio <strong>la</strong> soppressione<br />
dell’intera frase “que si pensaba que alguno se había de agraviar” che <strong>di</strong>venta soltanto<br />
“altrimenti” o, par<strong>la</strong>ndo delle leggi, l’espressione “por el tenor y rigor” che è ridotta a<br />
“come”.<br />
Una soppressione che dev’essere dovuta senz’altro a una <strong>di</strong>strazione o a un errore <strong>di</strong> battitura<br />
è l’eliminazione del<strong>la</strong> negazione nel<strong>la</strong> frase “lo que no caía” che <strong>di</strong>venta “ciò che cadeva” e<br />
determina dunque il significato opposto.<br />
Altre volte il testo viene trasformato ra<strong>di</strong>calmente, soprattutto nel tentativo <strong>di</strong> eliminare le<br />
ripetizioni, ad esempio “de que más murmure” nel metatesto è “ che non ci ricasco per un<br />
pezzo”.<br />
Un'altra manipo<strong>la</strong>zione che cambia decisamente il valore del testo si trova in una riflessione<br />
<strong>di</strong> Berganza, che racconta <strong>di</strong> aver imparato presso i Gesuiti, assistendo alle lezioni assieme ai<br />
suoi giovani padroni, una serie <strong>di</strong> citazioni <strong>la</strong>tine che egli pensa <strong>di</strong> usare “como si hab<strong>la</strong>r<br />
supiera” [come se par<strong>la</strong>re sapessi]. Tale espressione nel<strong>la</strong> versione <strong>di</strong> <strong>Montale</strong> <strong>di</strong>venta “una<br />
volta che sapessi par<strong>la</strong>re”, come se il cane fosse a conoscenza del fatto che un giorno avrebbe<br />
potuto esprimersi come gli uomini. Quest’uso determina un controsenso rispetto allo stupore<br />
<strong>di</strong> Berganza per <strong>la</strong> scoperta <strong>di</strong> poter par<strong>la</strong>re, dono da lui molto desiderato ma mai realmente<br />
atteso. La libertà <strong>di</strong> <strong>Montale</strong> nel tradurre in questo caso arriva a intaccare perfino <strong>la</strong> coerenza<br />
interna del<strong>la</strong> novel<strong>la</strong>.<br />
Scipione, per criticare lo sfarzo con cui il mercante tenta <strong>di</strong> nobilitare i propri figli, par<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />
“con<strong>di</strong>ción” <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> persone, che in italiano è già <strong>di</strong>ventata una “tra<strong>di</strong>zione”.<br />
I cani iniziano a questo punto a <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> coloro che si vantano <strong>di</strong> conoscere <strong>la</strong> lingua <strong>la</strong>tina<br />
sfoggiando solo alcuni proverbi imparati a memoria e usandoli nei contesti meno adeguati.<br />
Tali detti in spagnolo si chiamano “<strong>la</strong>tines” e <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, che non ha una precisa corrispondenza<br />
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