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la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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era una danza dell’epoca considerata a carattere libi<strong>di</strong>noso. <strong>Montale</strong>, <strong>di</strong> fronte all’evidente<br />

<strong>di</strong>fficoltà del<strong>la</strong> resa <strong>di</strong> termini così specificamente referenziali, incomprensibili anche ai<br />

lettori spagnoli contemporanei, adatta il riferimento al proprio pubblico, traducendo che è<br />

capace <strong>di</strong> “giocare ai bussolotti o alle noci” e “nessuno sa bal<strong>la</strong>re le castagnette come lui”. Si<br />

nota come il passatempo è stato del tutto italianizzato, con un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> giochi che<br />

realmente esistevano o risultavano comunque comprensibili, mentre lo strumento del ballo<br />

rimanda all’immagine folclorica delle nacchere. Allo stesso modo, il cane si scandalizza del<br />

comportamento <strong>di</strong> un signore che si pavoneggiava <strong>di</strong> aver ritagliato “trenta y dos florones<br />

para poner en un monumento sobre paños negros”. In questo caso il traduttore decide <strong>di</strong><br />

ampliare <strong>la</strong> frase per spiegarne il significato, cioè “trenta<strong>due</strong> fioroni <strong>di</strong> carta per metterli sul<br />

panno nero <strong>di</strong> un catafalco”, specificando <strong>la</strong> descrizione <strong>di</strong> un’abitu<strong>di</strong>ne che doveva essere al<br />

tempo ben nota.<br />

Difficoltà simili deve affrontare il traduttore quando il testo descrive cibi e bevande, che egli<br />

può scegliere se rendere nel<strong>la</strong> loro specificità originale, o ridurre a termini riconducibili<br />

all’esperienza dei propri lettori. <strong>Montale</strong> sceglie decisamente <strong>la</strong> seconda possibilità, ad<br />

esempio quando trasforma i “molletes y mantequil<strong>la</strong>s”, dolci invernali <strong>di</strong> Siviglia, in<br />

“pagnottelle al burro”, o più avanti quando <strong>la</strong> “manteca” per friggere, propriamente “strutto”,<br />

<strong>di</strong>venta invece “burro”.<br />

Perfino in ambito alimentare, <strong>Montale</strong> conduce <strong>la</strong> sua battaglia per <strong>la</strong> variatio contro le<br />

numerose ripetizioni del linguaggio cervantino, anche a costo <strong>di</strong> trasformare il concetto<br />

referenziale sotteso a certi termini. In partico<strong>la</strong>re, più avanti, Berganza racconta come <strong>la</strong> serva<br />

<strong>di</strong> casa cercasse <strong>di</strong> farlo stare zitto <strong>la</strong>nciandogli dei pezzi “de carne o de queso” e, più sotto, <strong>di</strong><br />

nuovo par<strong>la</strong> degli stessi bocconi <strong>di</strong> “carne, pan y queso”. <strong>Montale</strong> usa senza problemi <strong>due</strong><br />

volte <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “carne”, ma decide <strong>di</strong> trasformare quel “formaggio” <strong>la</strong> prima volta in “cacio”.<br />

La scelta del traduttore è in questo caso molto forte per <strong>la</strong> sua decisione <strong>di</strong> usare un termine<br />

ben noto ai suoi lettori, ma assolutamente estraneo all’universo cervantino. Il cacio, per<br />

quanto abbia sapore i<strong>di</strong>omatico in<strong>di</strong>ca un partico<strong>la</strong>re tipo <strong>di</strong> formaggio stagionato che non<br />

troverebbe probabilmente corrispondenza nel vocabo<strong>la</strong>rio culinario del<strong>la</strong> Spagna del<br />

<strong>di</strong>ciassettesimo secolo.<br />

Anche <strong>la</strong> ripartizione dei pasti è suscettibile <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse rese e interpretazioni, tanto è vero che<br />

in un successivo episo<strong>di</strong>o <strong>la</strong> “cena que cenaron” <strong>di</strong>venta “il pranzo che seguì” senza una<br />

motivazione evidente per <strong>la</strong> trasformazione.<br />

<strong>Montale</strong> pre<strong>di</strong>lige dunque delle espressioni comprensibili ai contemporanei, anche se spesso a<br />

costo <strong>di</strong> eliminare i caratteri <strong>di</strong> un mondo e <strong>di</strong> un periodo specifico che permetterebbero al<br />

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