la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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<strong>Montale</strong> elimina con <strong>la</strong> sua variazione tutte queste considerazioni implicite sullo scopo del<strong>la</strong><br />
paro<strong>la</strong>, considerata fonte <strong>di</strong> sapere, ma anche <strong>di</strong> svago, in un mondo in cui non esistevano ne<br />
<strong>la</strong> ra<strong>di</strong>o né altri mezzi <strong>di</strong> intrattenimento privato e collettivo.<br />
Poche righe sotto, lo stesso concetto viene rimarcato da Berganza, il quale accetta le<br />
osservazioni del compagno e <strong>di</strong>ce, con un pizzico d’ironia, <strong>di</strong> attendere con impazienza il suoi<br />
racconti che sicuramente “enseñen y deleiten en un mismo punto”, ricorrendo all’espressione<br />
ormai i<strong>di</strong>omatizzata dei <strong>due</strong> scopi <strong>di</strong> ogni narrazione, che il traduttore trasforma nel “renderle<br />
(le cose sue) insieme utili e <strong>di</strong>lettevoli”, espressione i<strong>di</strong>omatica corrispondente in italiano.<br />
<strong>Montale</strong> ha optato qui per modu<strong>la</strong>re il valore pedagogico in una generica utilità, mantenendo<br />
però un’ espressione che suoni ai lettori come modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re standar<strong>di</strong>zzato.<br />
La sintesi si applica invece al<strong>la</strong> parte avverbiale, in quanto <strong>la</strong> perifrasi originale “en un mismo<br />
punto” <strong>di</strong>venta una so<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>.<br />
Un genere letterario che evidentemente secondo i canoni <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong> non rispondeva a tale<br />
finalità educativa, erano i romanzi pastorali, per quanto egli stesso ne avesse scritto uno, <strong>la</strong><br />
Ga<strong>la</strong>tea, <strong>di</strong> cui continua a promettere <strong>la</strong> seconda parte.<br />
Non è un caso che appena dopo le affermazioni dei <strong>due</strong> cani riguardo alle regole <strong>di</strong> una buona<br />
narrazione, inizi <strong>la</strong> parte de<strong>di</strong>cata da Berganza ad accusare <strong>la</strong> falsità <strong>di</strong> tali libri.<br />
Il nostro mastino, descrivendo il suo <strong>la</strong>voro col gregge, riferisce il suo stupore nello scoprire<br />
che i pastori non vivevano affatto come “aqellos que <strong>la</strong> dama de mi amo leía en unos libros<br />
cuando yo iba a su casa, que todos trataban de pastores y pastoras, <strong>di</strong>cendo que se <strong>la</strong> pasaban<br />
toda <strong>la</strong> vida cantando y teñendo con gaitas, zampoñas, rabeles y chirumbe<strong>la</strong>s, y con otros<br />
instrumentos extraor<strong>di</strong>narios” [quelli che <strong>la</strong> donna del mio padrone leggeva in certi libri<br />
quando io andavo a casa sua, che tutti raccontavano <strong>di</strong> pastori e pastorelle, <strong>di</strong>cendo che<br />
passavano tutta <strong>la</strong> vita a cantare e a suonare con cornamuse, zampogne, ribeche e ciaramelle,<br />
e con altri srumenti straor<strong>di</strong>nari].<br />
La critica a questo tipo <strong>di</strong> letture inizia già dal riferimento all’amica <strong>di</strong> Nico<strong>la</strong>, il cui<br />
comportamento era appena stato ricordato con inquietu<strong>di</strong>ne da Berganza e attraverso il<br />
ricorso ad una struttura sintattica partico<strong>la</strong>rmente complessa che mi pare abbia uno scopo<br />
preciso. Il fatto che nel testo <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong> <strong>la</strong> donna non legga <strong>la</strong> vita dei pastori, ma legga i<br />
pastori stessi nei libri, è in<strong>di</strong>zio proprio dell’errore che compie chi legge senza rendersi conto<br />
che ciò che sta affrontando è letteratura e non vita reale.<br />
Questo tema, fondamentale per <strong>Cervantes</strong> tanto da essere il problema centrale del suo<br />
romanzo più famoso, è anche presente nelle <strong>novelle</strong>, come abbiamo visto, già dal prologo,<br />
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