la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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Di fronte a questa espressione, <strong>Montale</strong> traduce con il permesso a “bronto<strong>la</strong>re un poco, ma<br />
sempre <strong>di</strong> cose utili e senza f<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>zioni.”<br />
L’intervento dell’ascoltatore si conclude con un importante consiglio: “señales y no hieras ni<br />
de mates a ninguno en cosa seña<strong>la</strong>da” [in<strong>di</strong>ca e non ferire né ucci<strong>di</strong> alcuno nel<strong>la</strong> cosa in<strong>di</strong>cata]<br />
che riassume in buona sostanza l’atteggiamento dello scrittore che fa critiche, ma mai in<br />
modo <strong>di</strong>retto a qualcuno che potrebbe non gra<strong>di</strong>re; non <strong>di</strong>mentichiamo che ai tempi <strong>di</strong><br />
<strong>Cervantes</strong> era in vigore <strong>la</strong> pesante censura dell’inquisizione oltre che il filtro monarchico sulle<br />
opere da stampare.<br />
La similitu<strong>di</strong>ne con i termini del <strong>due</strong>llo, ambito così frequentato da <strong>Cervantes</strong> e dal<strong>la</strong><br />
letteratura dell’epoca, viene eluso in parte da <strong>Montale</strong> nel<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> “devi accennare senza<br />
ferire o far beffe <strong>di</strong> nessuno”. In questo caso lo scrittore italiano si preoccupa del<strong>la</strong> possibilità<br />
per i propri lettori <strong>di</strong> comprendere il senso <strong>di</strong> queste parole, che tanto rilievo hanno nel<br />
<strong>di</strong>alogo e nel<strong>la</strong> novel<strong>la</strong> in generale, sebbene per rendere l’espressione più esplicita, ma non<br />
appesantir<strong>la</strong> <strong>di</strong> un’ulteriore esplicazione, non si preoccupi <strong>di</strong> cambiare ra<strong>di</strong>calmente <strong>la</strong> forma<br />
del<strong>la</strong> frase.<br />
“Que no es buena <strong>la</strong> murmuración” continua Scipione “aunqué aga reír a muchos, si mata a a<br />
uno; y si puedes agradar sin el<strong>la</strong>, te tendré por muy <strong>di</strong>screto” [che non è cosa buona <strong>la</strong><br />
mormorazione anche se fa ridere molti, se uccide uno; e se puoi dar piacere senza <strong>di</strong> essa ti<br />
considererò molto “<strong>di</strong>screto”].<br />
In questo caso <strong>Montale</strong> traduce con una variazione del<strong>la</strong> metafora “<strong>la</strong> mal<strong>di</strong>cenza che fa male<br />
a qualcuno è cosa cattiva anche se fa ridere molti; se potrai farne a meno loderò <strong>la</strong> tua<br />
<strong>di</strong>screzione”.<br />
Il consiglio del cane si trasforma in questo modo significativamente nel<strong>la</strong> parte finale, poiché<br />
in spagnolo non si trova solo l’esortazione a fare a meno dello spar<strong>la</strong>re, ma anche quel<strong>la</strong> a<br />
compiacere gli ascoltatori, altro elemento fondamentale per <strong>la</strong> teoria letteraria dello stesso<br />
<strong>Cervantes</strong>.<br />
Nell’approvazione delle <strong>novelle</strong> da parte degli incaricati dell’Inquisizione, i pregi che<br />
vengono sottolineati dai canonici, e grazie ai quali viene approvato il volume, sono<br />
“entretener y enseñar”, scopo topico del<strong>la</strong> narrativa dell’epoca.<br />
Come per raggiungere il successo è fondamentale che un’opera compia <strong>la</strong> funzione <strong>di</strong><br />
intrattenere il proprio pubblico, così anche il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Berganza deve rispondere allo scopo<br />
<strong>di</strong> interessare il suo ascoltatore, altrimenti risulterà inutile. Non solo Scipione ban<strong>di</strong>sce <strong>la</strong><br />
mal<strong>di</strong>cenza, ma a maggior ragione <strong>la</strong> considera inaccettabile se contenuta in un racconto futile<br />
e insulso.<br />
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