la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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dell’animale. <strong>Montale</strong> invece scrive che essi smettono <strong>di</strong> mangiare “fin che restavano in vita”,<br />
tracciando un comportamento <strong>di</strong> attiva sofferenza fino all’ultimo spasimo. Il cane non<br />
rinuncia al<strong>la</strong> vita, anzi vi rimane attaccato fino a soccombere per <strong>la</strong> fame.<br />
Io trovo che tali variazioni, concentrate proprio in questo brano, <strong>di</strong>mostrino come il poeta<br />
ligure abbia fatto prevalere, volontariamente o inconsciamente, un universo <strong>di</strong> emozioni che<br />
<strong>di</strong>scostano il suo mondo poetico e soprattutto esistenziale da quello <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong>.<br />
4.3.b Jiferos e cria<strong>di</strong>l<strong>la</strong>s<br />
Berganza inizia il suo racconto dal primo luogo cui lo legano dei ricor<strong>di</strong> che è il mattatoio <strong>di</strong><br />
Siviglia, che doveva essere ben noto ai contemporanei se proprio dai suoi commerci deriva il<br />
nome del<strong>la</strong> porta del<strong>la</strong> Carne attraverso <strong>la</strong> quale questa entra in città.<br />
Il “Matadero”, che come l’ospedale del<strong>la</strong> Resurrezione, è scritto in spagnolo con <strong>la</strong> maiusco<strong>la</strong><br />
proprio in riferimento al<strong>la</strong> sua importanza e notorietà, in italiano è minuscolo in quanto<br />
assolutamente nuovo ai lettori. Allo stesso modo “afuera de <strong>la</strong> puerta de <strong>la</strong> Carne” <strong>di</strong>venta<br />
“fuori <strong>di</strong> porta del<strong>la</strong> Carne” con l’elisione dell’articolo determinativo.<br />
Solo in un’occasione, quando Berganza elenca i luoghi che si <strong>di</strong>ce il re non controlli a<br />
Siviglia, anche <strong>Montale</strong> lo definirà “il Mattatoio” col valore <strong>di</strong> un nome proprio.<br />
Sempre a confermare il gusto per i cambiamenti, più avanti questo luogo verrà chiamato<br />
invece “ammazzatoio”.<br />
La descrizione dei personaggi che vivono attorno al<strong>la</strong> macel<strong>la</strong>zione degli animali definisce un<br />
mondo <strong>di</strong> delinquenti che rubano i pezzi migliori e con essi sostengono se stessi e le proprie<br />
amanti.<br />
Tali manigol<strong>di</strong>, <strong>di</strong> cui Berganza ritrae <strong>la</strong> smodata violenza, sono definiti da <strong>Cervantes</strong><br />
“jiferos”, termine dell’epoca per in<strong>di</strong>care un tipo <strong>di</strong> coltello da macel<strong>la</strong>io. <strong>Montale</strong>, non<br />
trovando un espressione corrispondente in italiano, decide <strong>di</strong> usare “beccai” che rende bene il<br />
senso del<strong>la</strong> vicinanza al<strong>la</strong> morte, mentre più in basso “los que ejercitan <strong>la</strong> jifería” <strong>di</strong>ventano<br />
più semplicemente “macel<strong>la</strong>i” eliminando il rimando.<br />
Poco dopo, il cane che trasporta <strong>la</strong> carne non vuole mordere una soave fanciul<strong>la</strong> con <strong>la</strong><br />
propria bocca “jifera”, che <strong>Montale</strong> rende in questo caso con “sanguigna”.<br />
Il termine spagnolo, come si vede, non riguarda solo il <strong>la</strong>voro dei macel<strong>la</strong>i, ma tutta una serie<br />
<strong>di</strong> elementi connotativi del<strong>la</strong> loro professione e soprattutto del loro carattere che si<br />
esemplificheranno nel<strong>la</strong> figura del padrone del cane. Tale è l’ampiezza del significato, che ne<br />
viene investita anche <strong>la</strong> fidanzata del soggetto in questione, definita in spagnolo “dama<br />
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