la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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L’unico elemento conso<strong>la</strong>torio <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> novel<strong>la</strong>, so<strong>la</strong> comunicazione autentica fra gli uomini<br />
pare <strong>la</strong> possibilità del narrare, raccontare del proprio passato con funzione catartica e come<br />
gesto <strong>di</strong> profonda con<strong>di</strong>visione. Si vedrà come <strong>la</strong> novel<strong>la</strong> successiva sia totalmente incentrata<br />
su questo tema, dato che il protagonista non fa altro che narrare al suo ascoltatore del<strong>la</strong><br />
propria vita.<br />
Anche Campuzano, affranto dai propri ricor<strong>di</strong>, ha come unica conso<strong>la</strong>zione quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> poter<br />
narrare all’ascoltatore le proprie sventure. Osserviamo allora come sia definito l’argomento<br />
stesso <strong>di</strong> tale monologo che una volta egli definirà “mi historia”, reso da <strong>Montale</strong> con termine<br />
assai moderno “mio romanzo”, mentre più avanti “lo que me había contado” si riduce a “<strong>la</strong><br />
storia”.<br />
Poche pagine prima, quando l’alfiere narra del suo matrimonio all’amica del<strong>la</strong> moglie, <strong>di</strong>ce<br />
“contale todo el cuento” [le raccontai tutto il racconto], espressione che rende l’idea <strong>di</strong> un<br />
resoconto narrato all’interno del racconto principale, e che in italiano si affievolisce in<br />
“raccontai tutto”, <strong>traduzione</strong> che non rende il concetto <strong>di</strong> una storia narrata dall’inizio al<strong>la</strong><br />
fine.<br />
Un’intrusione <strong>di</strong> stile del traduttore piuttosto notevole si può osservare nel<strong>la</strong> descrizione dei<br />
litigi tra i <strong>due</strong> sposini, subito dopo il trasloco nel<strong>la</strong> casa dell’amica, poiché l’alfiere, non<br />
sod<strong>di</strong>sfatto del<strong>la</strong> nuova sistemazione, non fa che rimproverare <strong>la</strong> moglie, “<strong>di</strong>cendole <strong>la</strong><br />
necedad i<strong>di</strong>ozia que había hecho en haber dejado su casa y su hacienda...” [<strong>di</strong>cendole l’i<strong>di</strong>ozia<br />
che aveva fatto coll’aver <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> sua casa e i suoi posse<strong>di</strong>menti]. La subor<strong>di</strong>nata implicita<br />
viene esplicitato dal traduttore attraverso una costruzione molto lontana dall’uso cervantino<br />
che suona “per <strong>la</strong> sciocchezza che aveva fatto, <strong>di</strong>cevo io, nel <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> sua casa e i suoi<br />
beni…”<br />
Attribuisco al desiderio <strong>di</strong> maggior chiarezza possibile del testo altre trasformazioni ra<strong>di</strong>cali<br />
<strong>di</strong> frasi complesse, come “por haber sido parte del haberme puesto en el hospital” [per esser<br />
state parte dell’avermi messo nell’ospedale], tradotto “se queste m’hanno portato<br />
all’ospedale”.<br />
Allo stesso modo una frase arzigogo<strong>la</strong>ta come “ por tener <strong>la</strong> lengua estos animales comoda<br />
para poder pronunciar<strong>la</strong>s” [per avere <strong>la</strong> lingua questi animali comoda per poterle pronunciare]<br />
più semplicemente <strong>di</strong>venta “tra le più facili a essere pronunciate”, annul<strong>la</strong>ndo così anche <strong>la</strong><br />
ripetizione del termine “animales” che poco dopo verrà invece tradotto “cani”.<br />
Un ultimo accenno a perifrasi spagnole che in italiano vengono rese attraverso <strong>la</strong> costruzione<br />
sintetica, come l’accenno al futuro del “pienso escribir” e “pensaba leer” che in italiano sono<br />
rese solo “scriverò” e “leggerò”.<br />
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