la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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03.06.2013 Views

pane sono buoni], talmente conosciuta da spingere lo stesso Peralta a tralasciare la seconda parte e citar solo “todos los duelos ecc.” Di fronte al ricorso ad un proverbio così tradizionale, Montale risponde inserendone un altro, preso dalla cultura italiana e altrettanto diffuso, anche se non proprio adeguato “Non tutte le sventure ecc.” Tuttavia questo secondo detto fa riferimento alla felice soluzione di un problema, mentre il modo di dire di Peralta, in riferimento al furto di donna Stefania, parlava del consolarsi per altra via di una sventura. Numerosi, già in questa prima novella, sono i riferimenti a detti e a proverbi popolari che, assieme ai particolari tratti dalla vita quotidiana, collaborano a determinare il realismo della narrazione e il suo riflesso dell’epoca per la quale venne scritta. Al momento di riproporla al pubblico italiano degli anni Quaranta, Montale prova a conservarne la forza espressiva, cercando espressioni adeguate ai suoi lettori. Alcune fette di prosciutto prima del piatto forte “nos hará la selva” dice Peralta, e cioè “ci stuzzicheranno l’appetito” gli fa eco l’omonimo montaliano. Le trame dell’alfiere finiscono però per rivoltarsi contro di lui, per fargli ammettere che “me hirieron con mis proprios filos” [mi ferirono colle mie proprie lame], che trasposto in prima persona suona “ mi ferii col filo della mia propria lama”. Campuzano, tronfio della propria bellezza ed eccentrica eleganza è sicuro del suo successo con le donne, certezza che con parole sue suona “me daba a intender que las podía matar en el aire” [mi davo a intendere che potevo ucciderle nell’aria] e nel linguaggio del traduttore “non pensavo ci fossero donne capaci di resistermi”. Donna Stefania affascina tanto il suo spasimante da fargli affermare che “me tenía echado grillos el entendimiento”[mi rendeva come grilli l’intendimento], ovvero “ormai padrone del mio buon giudizio” , ma essa finisce di stupirlo con la sua diligenza appena dopo il matrimonio, quando assieme alla servetta “bailabanme agua delante” [mi ballavano acqua di fronte] cioè “cercavano di prevenire ogni mio desiderio”. Più avanti, donna Hortigosa, scandalizzata dal comportamento di donna Stefania che ha portato un uomo nella casa che non le apparteneva, esclama “se ha ido bien del pie a la mano”, che in italiano suona con altrettanta stizza “si è fatta i comodacci suoi”. Infine, parafrasando un sonetto del Petrarca, il protagonista è costretto ad ammettere che forti sentimenti non si possono “tener a raya”, ovvero “dominare”. Come si vede, non sempre Montale trova o vuole usare delle espressioni colloquiali, e spesso preferisce spiegare la frase con parole più comprensibili. 53

Oltre ai proverbi, simili procedimenti investono anche alcune esclamazioni, come “¡Aqui fue ello! ¡Aqui me tuvo de nuevo Diós de su mano!” reso “eccomi dunque bell’e servito e ridotto alla mercè di Dio”, e appena prima “a Dios y a la ventura, sea lo que fuere”, che Montale traduce “accada pure ciò che il cielo e il destino vogliono”, rendendo meno esclamativa l’espressione. In un altro caso invece Montale inverte la rotta e mantiene un riferimento ad una tradizione culturale ignota al pubblico nostrano, traducendo letteralmente “Credette don Simueque d’ingannarmi dandomi la figlia guercia, ma per Dio sono anch’io sciancato da una parte”, riportando con precisione un proverbio spagnolo e restituendo al lettore un’espressione più esotizzante che riconoscibile. Oltre alle intere frasi, sono capillari anche le espressioni idiomatiche legate a singole parole, come “hacía camerada”, ridotto ad “abitavo” o, per indicare il desiderio di possedere la donna, l’uso di “abrazado” reso “tutto infiammato” e “muerto” esteso invece a “morivo dalla voglia”. Le “algunas raíces” nel luogo dove l’alfiere “era natural”, divengono più chiaramente “una piccola proprietà nel mio paese natale”. I letti della casa dove gli sposini vengono ospitati erano così vicini che “las sabanas se besaban” , diversamente dai lenzuoli di Monatale che più pudicamente “si sfioravano”. Per colmo di disgrazia, non solo la donna fugge con i tesori del marito, ma ricongiungendosi a colui che era stato “su amigo a todo ruedo”, ovvero, maschera il traduttore, “se l’intendeva con lei”. D’altra parte, la parola “amigo” per Cervantes ha il significato evidente di “amante”, ma spesso questo termine viene sostituito fingendo che l’interessato sia un membro della famiglia. Si capisce allora la soddisfazione di Campuzano quando nella casa della donna amata non “viese visiones en ella de parientes fingidos o amigo verdaderos”[vedesse visione in essa di parenti finti o amici veri], allusione ironica che il traduttore allevia con “senza che s’incontrassero falsi parenti o amici”. Cervantes ritrae con ironia il suoi personaggi, dediti ad avventure amorose non certo virtuose piuttosto che all’esercizio della spada. Così l’alfiere, costretto dalla malattia ad usare la sua arma come un bastone, per ottenere l’agoniata preda metteva in mostra le sue qualità di spadaccino, ma solo attraverso i dialoghi amorosi. “Blasoné, hendí, rajé, ofrecí, prometí” [mi gloriai, fendetti, sfiorai, offrii, promisi] dice Campuzano, usando alcuni termini specifici del duello che in italiano sono resi “Braveggiai, con puntate e parate, offerte e promesse”, per cui la rapida successione verbale si trasforma in coppie di sostantivi. 54

Oltre ai proverbi, simili proce<strong>di</strong>menti investono anche alcune esc<strong>la</strong>mazioni, come “¡Aqui fue<br />

ello! ¡Aqui me tuvo de nuevo Diós de su mano!” reso “eccomi dunque bell’e servito e ridotto<br />

al<strong>la</strong> mercè <strong>di</strong> Dio”, e appena prima “a Dios y a <strong>la</strong> ventura, sea lo que fuere”, che <strong>Montale</strong><br />

traduce “accada pure ciò che il cielo e il destino vogliono”, rendendo meno esc<strong>la</strong>mativa<br />

l’espressione.<br />

In un altro caso invece <strong>Montale</strong> inverte <strong>la</strong> rotta e mantiene un riferimento ad una tra<strong>di</strong>zione<br />

culturale ignota al pubblico nostrano, traducendo letteralmente “Credette don Simueque<br />

d’ingannarmi dandomi <strong>la</strong> figlia guercia, ma per Dio sono anch’io sciancato da una parte”,<br />

riportando con precisione un proverbio spagnolo e restituendo al lettore un’espressione più<br />

esotizzante che riconoscibile.<br />

Oltre alle intere frasi, sono capil<strong>la</strong>ri anche le espressioni i<strong>di</strong>omatiche legate a singole parole,<br />

come “hacía camerada”, ridotto ad “abitavo” o, per in<strong>di</strong>care il desiderio <strong>di</strong> possedere <strong>la</strong> donna,<br />

l’uso <strong>di</strong> “abrazado” reso “tutto infiammato” e “muerto” esteso invece a “morivo dal<strong>la</strong> voglia”.<br />

Le “algunas raíces” nel luogo dove l’alfiere “era natural”, <strong>di</strong>vengono più chiaramente “una<br />

picco<strong>la</strong> proprietà nel mio paese natale”.<br />

I letti del<strong>la</strong> casa dove gli sposini vengono ospitati erano così vicini che “<strong>la</strong>s sabanas se<br />

besaban” , <strong>di</strong>versamente dai lenzuoli <strong>di</strong> Monatale che più pu<strong>di</strong>camente “si sfioravano”.<br />

Per colmo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgrazia, non solo <strong>la</strong> donna fugge con i tesori del marito, ma ricongiungendosi a<br />

colui che era stato “su amigo a todo ruedo”, ovvero, maschera il traduttore, “se l’intendeva<br />

con lei”. D’altra parte, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “amigo” per <strong>Cervantes</strong> ha il significato evidente <strong>di</strong> “amante”,<br />

ma spesso questo termine viene sostituito fingendo che l’interessato sia un membro del<strong>la</strong><br />

famiglia. Si capisce allora <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> Campuzano quando nel<strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> donna<br />

amata non “viese visiones en el<strong>la</strong> de parientes fingidos o amigo verdaderos”[vedesse visione<br />

in essa <strong>di</strong> parenti finti o amici veri], allusione ironica che il traduttore allevia con “senza che<br />

s’incontrassero falsi parenti o amici”.<br />

<strong>Cervantes</strong> ritrae con ironia il suoi personaggi, de<strong>di</strong>ti ad avventure amorose non certo virtuose<br />

piuttosto che all’esercizio del<strong>la</strong> spada. Così l’alfiere, costretto dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia ad usare <strong>la</strong> sua<br />

arma come un bastone, per ottenere l’agoniata preda metteva in mostra le sue qualità <strong>di</strong><br />

spadaccino, ma solo attraverso i <strong>di</strong>aloghi amorosi.<br />

“B<strong>la</strong>soné, hendí, rajé, ofrecí, prometí” [mi gloriai, fendetti, sfiorai, offrii, promisi] <strong>di</strong>ce<br />

Campuzano, usando alcuni termini specifici del <strong>due</strong>llo che in italiano sono resi “Braveggiai,<br />

con puntate e parate, offerte e promesse”, per cui <strong>la</strong> rapida successione verbale si trasforma in<br />

coppie <strong>di</strong> sostantivi.<br />

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