la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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In queste prime battute troviamo il ricorso insistito a tali figure, già dall’affermazione <strong>di</strong><br />
Peralta, il quale, par<strong>la</strong>ndo dei matrimoni d’amore, afferma che “tales casamientos traen<br />
consigo aparejada <strong>la</strong> ejecución del arrepentimiento” [tali matrimoni portano con sé accoppiata<br />
l’esecuzione del pentimento], con una rima che <strong>Montale</strong> non riprende nel<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> “tali<br />
matrimoni portano seco il guaio del pentimento”.<br />
Campuzano risponde, con <strong>due</strong> giochi <strong>di</strong> parole <strong>di</strong> eco proverbiale, che “no sabré decir si fue<br />
por amores (…) anque sabré adfirmar que fue por dolores, pues de mi casamiento, o<br />
cansamiento...” [non saprò <strong>di</strong>re se fu per amore (…) anche se saprò affermare che fu per<br />
dolore, che del mio matrimonio, o affaticamento…], ma <strong>di</strong> fronte a tale insistenza il traduttore<br />
decide <strong>di</strong> semplificare il primo in “non saprei <strong>di</strong>re se fu per amore (…), ma posso affermare<br />
che i guai ci furono”, mentre riesce a trovare per il secondo un’assonanza corrispondente tra<br />
“sposalizio” e “supplizio”.<br />
Si può osservare già da questi casi come il traduttore, restio al<strong>la</strong> resa dei parallelismi, si<br />
concentri invece sui partico<strong>la</strong>ri che partecipano al<strong>la</strong> vivacità fonica del testo.<br />
Le funeste conseguenze del matrimonio afflissero il povero alfiere “ tanto en el cuerpo y en el<br />
alma”, definendo così una delle opposizioni tipiche del barocco e che egli procede ad<br />
esplicare spiegando come “los del cuerpo” gli abbiano causato <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia che ha curato con i<br />
sudori, mentre “los del alma” non si possono alleviare.<br />
<strong>Montale</strong> propone <strong>la</strong> prima contrapposizione “nel corpo e nell’anima”, ma successivamente<br />
non ripete i <strong>due</strong> termini, sostituendoli con “i primi” e “i secon<strong>di</strong>”, <strong>di</strong> modo da mantenere il<br />
contrasto.<br />
Tale proce<strong>di</strong>mento non deve affatto stupirci, perché, come vedremo, tutto il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> <strong>Montale</strong><br />
si basa sul tentativo <strong>di</strong> opporsi al<strong>la</strong> ripetitività dell’originale, nel quale le stesse parole<br />
ricorrono più volte a breve <strong>di</strong>stanza.<br />
Il traduttore, secondo i canoni del<strong>la</strong> variatio tipica del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione letterale italiana, oppone<br />
all’uso insistito <strong>di</strong> determinati vocaboli, l’esercizio del<strong>la</strong> propria competenza linguistica<br />
impiegando svariati sinonimi.<br />
Una delle parole che più si ripete in questa novel<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> usata per in<strong>di</strong>care <strong>la</strong> persona che<br />
accompagnava ed aiutava un uomo o una donna <strong>di</strong> un certo tenore. Il “criado” <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong><br />
viene in genere reso con “servo”, ma può <strong>di</strong>ventare anche “incaricato” o “mio uomo”, a<br />
seconda del compito, mentre <strong>la</strong> “moza” è “servetta” o “ragazza”.<br />
La trasposizione in linguaggio contemporaneo delle <strong>di</strong>verse professioni del<strong>la</strong> Spagna<br />
secentesca può causare alcuni problemi per trovare dei termini che in modo sintetico ne<br />
esprimano <strong>la</strong> funzione, per cui <strong>la</strong> “<strong>due</strong>ña” <strong>di</strong>venta “maestra <strong>di</strong> casa” e il “licenciado”<br />
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