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la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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Il famoso critico <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong> Riley in<strong>di</strong>vidua numerosi tipi <strong>di</strong> narrazione cui lo scrittore<br />

farebbe riferimento durante <strong>la</strong> stesura del<strong>la</strong> novel<strong>la</strong>, in maniera <strong>di</strong>retta o in<strong>di</strong>retta. Egli<br />

riconosce in primo luogo il racconto straor<strong>di</strong>nario che eccede dai limiti del<strong>la</strong> natura per <strong>la</strong><br />

presenza dei cani par<strong>la</strong>nti, che da Peralta viene definito “sueño o <strong>di</strong>sparate” . Inoltre non sono<br />

esenti il riferimento al racconto secondo lo stile <strong>di</strong> Esopo (si pensi, <strong>di</strong> nuovo, agli animali che<br />

par<strong>la</strong>no) o infantile, citati questi <strong>di</strong>rettamente da Peralta al culmine del<strong>la</strong> sua incredulità<br />

quando chiede se “se nos ha vuelto el tiempo de Maricastaña cuando hab<strong>la</strong>ban <strong>la</strong>s ca<strong>la</strong>vazas, o<br />

el de Isopo, cuando departía el gallo con <strong>la</strong> zorra y unos animales con otros”. Sempre <strong>di</strong><br />

ambito c<strong>la</strong>ssico sono i riman<strong>di</strong> al<strong>la</strong> satira menippea e al romanzo dell’Asino d’oro <strong>di</strong> Apuleio,<br />

con cui <strong>la</strong> novel<strong>la</strong> con<strong>di</strong>vide molti elementi, e testo quest’ultimo da cui prese spunto il genere<br />

picaresco.<br />

Sempre rispetto al rapporto col picaresco Riley sostiene che il colloquio sia una reazione al<br />

successo del Guzmán de alfarache <strong>di</strong> Mateo Alemán, in quanto <strong>Cervantes</strong> ribalta il<br />

commento-sermone del romanzo picaresco pe renderlo commento-<strong>di</strong>alogo 83 .<br />

La struttura <strong>di</strong>alogo rimanda infine al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione del <strong>di</strong>alogo filosofico.<br />

Amezuà riconosce nel Casamieno <strong>la</strong> struttura del narratore interno tipica del picaresco,<br />

mentre nel racconto <strong>di</strong> Berganza tale elemento acquisirebbe <strong>la</strong> forma <strong>di</strong><strong>la</strong>tata tipica del<strong>la</strong><br />

polemica. Egli in<strong>di</strong>vidua tre fonti essenziali per il <strong>di</strong>alogo cervantino: <strong>la</strong> narrazione fittizia<br />

del Cinquecento nelle varianti bizantina, pastorale e picaresca, il colloquio rinascimentale e il<br />

<strong>di</strong>alogo drammatizzato del<strong>la</strong> comme<strong>di</strong>a. 84<br />

Anche in questo caso, l’aderenza <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong> a una tra<strong>di</strong>zione letteraria non risulta mai<br />

acritica, ma arricchita da un giu<strong>di</strong>zio interno teso a rive<strong>la</strong>re i limiti del<strong>la</strong> finzione. Nel caso<br />

degli elementi ere<strong>di</strong>tati dalle favole <strong>di</strong> Esopo, ad esempio, l’autore non si limita a mettere in<br />

scena <strong>due</strong> cani che <strong>di</strong>scorrono tra loro, ma ne pone in evidenza l’assur<strong>di</strong>tà sottolineando, nel<strong>la</strong><br />

prima parte del <strong>di</strong>alogo, lo stupore degli animali per <strong>la</strong> straor<strong>di</strong>narietà <strong>di</strong> tale fenomeno. In<br />

questo modo <strong>Cervantes</strong> si ispira ad un genere <strong>di</strong> cui rifiuta però <strong>la</strong> pacata imitazione degli<br />

elementi palesemente irreali: ecco che l’assurdo dei cani che par<strong>la</strong>no si trasforma in un fatto<br />

non reale ma comunque possibile.<br />

Inoltre, evidente al<strong>la</strong> critica moderna è il riferimento al<strong>la</strong> filosofia cinica, sia per gli animali<br />

stessi protagonisti del<strong>la</strong> narrazione (cinismo deriva proprio dal vocabolo greco per <strong>di</strong>re<br />

“cane”), sia per il loro atteggiamento nei confronti del mondo; come i seguaci <strong>di</strong> Antistene,<br />

Scipione e Berganza descrivono le attività umane dal<strong>la</strong> loro <strong>di</strong>staccata posizione canina<br />

criticandone <strong>la</strong> corruzione dei costumi e delle abitu<strong>di</strong>ni.<br />

83 E. C. RILEY, La profecìa de <strong>la</strong> bruja (El coloquio de los perros), CIAC I pagg. 85-88<br />

84 A.G. DE AMEZUA’ Y MAYO, Introduzione a <strong>Cervantes</strong> creador , cit., pag. LXXXIII<br />

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