la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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Anche dal punto di vista del contenuto, le due narrazioni hanno molto in comune toccando entrambe la problematica della giustizia e degli inganni. A questo proposito Casalduero esordisce nel suo studio su questa coppia di novelle con l’asserzione che “si tratta di una sola” 74 , opinione che molti critici condividono. Oltre alla struttura unitaria, lo studioso osserva come le due novelle siano unite da una comune foga narrativa, da un desiderio tumultuoso di raccontare che accomuna lo spirito di Campuzano a quello di Berganza. In particolare, la narrazione del matrimonio serve all’alfiere come sfogo dei suoi pensieri, mentre per Berganza si tratta di una lotta contro il tempo causata del continuo timore di perdere d’improvviso il miracoloso dono della parola. Inoltre, ho notato un parallelismo tra il dono inatteso che entrambi i narratori interni ricevono d’improvviso. Tutti e due però sono disturbati e preoccupati dal fatto di non aver meritato tale premio in quanto Campuzano sa di aver ottenuto il matrimonio con l’inganno, mentre Berganza non si spiega il motivo del miracolo che gli permette di parlare come un uomo. L’episodio centrale del racconto del cane sarà infatti un tentativo di spiegazione dell’origine della sua favella. Zimil, nel suo studio, sottolinea invece come il dialogo dei cani rappresenti le riflessioni di Campuzano sulla vita che egli deve aver elaborato durante i lunghi giorni di malattia. Tutta la narrazione dei cani sarebbe dunque arricchita da una complessità che maschera i pensieri nascosti dell’alfiere 75 . La chiave di lettura del manoscritto dei cani in questo caso si trova nella novella precedente, cioè nel personaggio dello scrittore fittizio. Cabrera, nella sua attenta analisi delle novelle, definisce la struttura “abierta y a la ves cerrada” e “incompleta y a la ves completa” evidenziando come questa caratterizzazione risponda ai canoni dei contrasti barocchi. La narrazione sarebbe nel suo complesso completa in quanto sia l’incontro dei due amici umani sia il discorso dei cani hanno una conclusione, ma a ben guardare mancherebbe tutta la seconda parte del dialogo nella quale Scipione si era ripromesso di raccontare la sua vita. Lo studioso considera le due come una singola opera dalla struttura unitaria completa. Infatti, il matrimonio rappresenterebbe il prologo, il racconto la parte generale, e le riflessioni finali dei due amici l’epilogo. La connessione dei due racconti sarebbe dimostrata dal fatto che proprio l’apprezzamento per l’opera letta convincerebbe Peralta della veridicità della prima avventura narrata dall’alfiere. Si costituiscono dunque dalla sovrapposizione dei diversi narratori tre piani di realtà: il primo mette in relazione il narratore esterno con i suoi personaggi Campuzano e Peralta, il secondo 74 J. CASALDUERO, op. cit., pag. 237 75 S. ZIMIC, El casamiento engañoso y el coloquio de los perros, in BBMP, LXX (1994), pag. 61 43
coinvolge il rapporto tra l’alfiere e i cani Scipione e Berganza e il terzo è definito dal confronto tra i cani e la realtà da essi descritta. 76 4.1.b Generi e influenze Anche Casalduero si sofferma sugli elementi di poetica barocca delle novelle. Nella sua analisi sottolinea l’importanza del contrasto in tale letteratura, evidenziando come se ne faccia ampio uso nei racconti cervantini, dando spicco, in opposizione al periodare esuberante, a brevi espressioni concise dalla laconica semplicità inserite in punti chiave. In particolare fa riferimento alla frase e alla parola brevi ed incisive con cui si conclude il Coloquio, “Vamos, dijo el aférez, y con eso se fueron”. “Esta palabra que está sirviendo de punto, de final, con su aire de clásica sencillez, tiene toda la decorativa retórica barroca”. 77 Il critico evidenzia anche un altro elemento profondamente barocco nella narrazione determinato dall’uso del racconto. Infatti, la novella non racconta un sogno, come sarebbe più tipico dell’ambito romantico, ma la sua narrazione. La presenza di questo secondo livello definirebbe la distanza tra la narrativa di Cervantes e la corrente di Gongora. Il barocchismo delle novelle sta anche nella forza con cui tali narrazioni tentano di colpire i sensi proprio attraverso il contrasto, la forte opposizione tra maschera e realtà, tra grandezza e caducità, elementi che sarebbero caratteristici dell’epoca in cui vennero scritte le novelle, un periodo di crisi per la Spagna, in cui l’uomo, desideroso d’azione, si scontra con i limiti imposti dal contesto, determinato dai valori fondamentali dell’ideale cattolico e del potere della monarchia. Da tale situazione derivano il senso forte del movimento e la foga della narrazione in opposizione alla concentrazione del tempo e dello spazio. Storie di grande ampiezza temporale, come quelle raccolte nel colloquio dei cani, vengono narrate nell’angolino nascosto di una stanza d’ospedale, nell’arco di una notte a sua volta contenuta in una lettura durante un dopopranzo. Per quanto riguarda la classificazione, una delle possibili definizioni di esemplarità delle novelle fa riferimento alla molteplicità di generi in esse contenute. Williamson afferma che il Casamiento engañoso conterrebbe tutti gli elementi caratteristici di una storia esemplare. Vi si trova il peccato, il castigo, il pentimento e perfino la morale. Aggiungerei però che rispetto alla struttura evidente dell’exemplum, dove buon e cattivo comportamento si contrappongono senza ambiguità, in questo caso non è chiaro quale sia il 76 V. CABRERA, Nuevos valores de El casamiento engañoso y el Coloquio de los perros, “Hispanofila” n° 45 (1972), pag. 50 77 J. CASALDUERO, op.cit., pag. 241 44
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entrambe <strong>la</strong> problematica del<strong>la</strong> giustizia e degli inganni.<br />
A questo proposito Casal<strong>due</strong>ro esor<strong>di</strong>sce nel suo stu<strong>di</strong>o su questa coppia <strong>di</strong> <strong>novelle</strong> con<br />
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Oltre al<strong>la</strong> struttura unitaria, lo stu<strong>di</strong>oso osserva come le <strong>due</strong> <strong>novelle</strong> siano unite da una<br />
comune foga narrativa, da un desiderio tumultuoso <strong>di</strong> raccontare che accomuna lo spirito <strong>di</strong><br />
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come sfogo dei suoi pensieri, mentre per Berganza si tratta <strong>di</strong> una lotta contro il tempo<br />
causata del continuo timore <strong>di</strong> perdere d’improvviso il miracoloso dono del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>.<br />
Inoltre, ho notato un parallelismo tra il dono inatteso che entrambi i narratori interni ricevono<br />
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premio in quanto Campuzano sa <strong>di</strong> aver ottenuto il matrimonio con l’inganno, mentre<br />
Berganza non si spiega il motivo del miracolo che gli permette <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re come un uomo.<br />
L’episo<strong>di</strong>o centrale del racconto del cane sarà infatti un tentativo <strong>di</strong> spiegazione dell’origine<br />
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Zimil, nel suo stu<strong>di</strong>o, sottolinea invece come il <strong>di</strong>alogo dei cani rappresenti le riflessioni <strong>di</strong><br />
Campuzano sul<strong>la</strong> vita che egli deve aver e<strong>la</strong>borato durante i lunghi giorni <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Tutta <strong>la</strong><br />
narrazione dei cani sarebbe dunque arricchita da una complessità che maschera i pensieri<br />
nascosti dell’alfiere 75 . La chiave <strong>di</strong> lettura del manoscritto dei cani in questo caso si trova<br />
nel<strong>la</strong> novel<strong>la</strong> precedente, cioè nel personaggio dello scrittore fittizio.<br />
Cabrera, nel<strong>la</strong> sua attenta analisi delle <strong>novelle</strong>, definisce <strong>la</strong> struttura “abierta y a <strong>la</strong> ves<br />
cerrada” e “incompleta y a <strong>la</strong> ves completa” evidenziando come questa caratterizzazione<br />
risponda ai canoni dei contrasti barocchi. La narrazione sarebbe nel suo complesso completa<br />
in quanto sia l’incontro dei <strong>due</strong> amici umani sia il <strong>di</strong>scorso dei cani hanno una conclusione,<br />
ma a ben guardare mancherebbe tutta <strong>la</strong> seconda parte del <strong>di</strong>alogo nel<strong>la</strong> quale Scipione si era<br />
ripromesso <strong>di</strong> raccontare <strong>la</strong> sua vita.<br />
Lo stu<strong>di</strong>oso considera le <strong>due</strong> come una singo<strong>la</strong> opera dal<strong>la</strong> struttura unitaria completa. Infatti,<br />
il matrimonio rappresenterebbe il prologo, il racconto <strong>la</strong> parte generale, e le riflessioni finali<br />
dei <strong>due</strong> amici l’epilogo.<br />
La connessione dei <strong>due</strong> racconti sarebbe <strong>di</strong>mostrata dal fatto che proprio l’apprezzamento per<br />
l’opera letta convincerebbe Peralta del<strong>la</strong> veri<strong>di</strong>cità del<strong>la</strong> prima avventura narrata dall’alfiere.<br />
Si costituiscono dunque dal<strong>la</strong> sovrapposizione dei <strong>di</strong>versi narratori tre piani <strong>di</strong> realtà: il primo<br />
mette in re<strong>la</strong>zione il narratore esterno con i suoi personaggi Campuzano e Peralta, il secondo<br />
74 J. CASALDUERO, op. cit., pag. 237<br />
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