la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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Eppure, al momento <strong>di</strong> tradurre, <strong>Montale</strong> si concentrava sul testo cercando <strong>di</strong> coglierne gli<br />
aspetti principali e de<strong>di</strong>candosi, almeno per le traduzioni <strong>di</strong> poesia, a testi e ad autori che gli<br />
riuscissero partico<strong>la</strong>rmente affini sia dal punto <strong>di</strong> vista contenutistico che strutturale.<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> delle <strong>novelle</strong> del <strong>Cervantes</strong>, non sappiamo se sia stato<br />
l’autore a scegliere il materiale da tradurre, o se sia stata una proposta del curatore o<br />
dell’e<strong>di</strong>tore. Tornando ai carteggi <strong>di</strong> Vittorini, veniamo a sapere che inizialmente egli a volte<br />
<strong>la</strong>sciava ai traduttori <strong>la</strong> scelta dei pezzi, mentre in altre occasioni li imponeva secondo le sue<br />
considerazioni. D’altra parte, abbiamo visto come <strong>Montale</strong> non fosse nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
rifiutare <strong>la</strong> proposta <strong>di</strong> un <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> <strong>traduzione</strong> anche se non gli fosse andato a genio.<br />
Rispetto al<strong>la</strong> sua opinione sul maestro spagnolo, possiamo ricorrere ad alcuni sfuggevoli<br />
riferimenti che denotano una notevole ammirazione da parte del poeta ligure.<br />
Ad esempio, in un articolo del ’59, <strong>Montale</strong> critica il fatto che nel mondo del marketing <strong>la</strong><br />
figura dell’intellettuale risulti superflua e gli scrittori debbano <strong>di</strong>pendere dalle esigenze <strong>di</strong><br />
mercato. “Si può sostenere” afferma “ che l’uomo sia meccanico per intrinseca natura, e che<br />
l’uomo libero sia una chimera <strong>di</strong> attardati, romantici ed anarchici; ma se questo fosse vero<br />
sarebbe pur sempre titolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità non arrendersi al vero” 66 . In questa affermazione mi pare<br />
evidente il riferimento al romanzo manifesto dell’uomo che non si arrende al<strong>la</strong> realtà, il don<br />
Quijotte.<br />
<strong>Montale</strong>, con <strong>la</strong> sua ostinazione a voler essere intellettuale in un mondo che ormai rifiuta<br />
questa figura e scrittore libero in una realtà e<strong>di</strong>toriale che <strong>di</strong>pende dalle richieste <strong>di</strong> mercato, si<br />
sente un po’ come l’hidalgo del<strong>la</strong> Mancha che non volle arrendersi all’estinzione dei cavalieri<br />
erranti. Oltre al personaggio fittizio, <strong>Montale</strong> pare identificarsi anche con lo scrittore spagnolo<br />
in carne ed ossa, proprio in un articolo intito<strong>la</strong>to Secondo mestiere.<br />
Dopo aver <strong>la</strong>mentato <strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sostentamento per gli scrittori, l’autore chiama a<br />
<strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> tale situazione autorevoli figure del passato osservando che “né ci rifaremo<br />
più ad<strong>di</strong>etro per ricordare le professioni, e le <strong>di</strong>savventure economiche, <strong>di</strong> un genio quale il<br />
<strong>Cervantes</strong>” 67 .<br />
Nell’affrontare il suo <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> traduttore, <strong>Montale</strong> si <strong>di</strong>mostra cosciente dell’arbitrarietà e<br />
del<strong>la</strong> responsabilità del proprio compito, perché tradurre significa sempre trasformare<br />
un’opera.<br />
Così scrive in un articolo del ’52:<br />
“Per conoscere l’Amleto bisogna averlo letto nel testo (inglese), non in una <strong>traduzione</strong> più o<br />
meno cattiva come quelle che si rappresentano in Italia. La rappresentazione poi <strong>di</strong> queste<br />
66 E. MONTALE, Odradek, in Idem, Auto da fe, cit., pag. 123<br />
67 E. MONTALE, Secondo mestiere , cit., pag. 126<br />
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