la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

Lo scrittore, che scelse di firmare il manifesto di Croce e di non iscriversi al PNF, entrò a far
parte della categoria dei “bigi”, come erano definiti coloro che, senza svolgere un’attività
antifascista, non partecipavano alle iniziative e alle manifestazioni del partito e ignoravano le
direttive dall’alto.
Questa presa di posizione di volontario isolamento rispetto alla vita politica e ai contatti col
partito, questo non voler partecipare alla posizione ufficiale, gli impedirono di ottenere posti
di lavoro nell’amministrazione o negli uffici di cultura italiana all’estero o che gli venisse
affidata una cattedra “per chiara fama”. Inoltre perse l’impiego di direttore che ricopriva dal
‘29 presso il Gabinetto Viesseux, e di conseguenza, una volta diffusa la notizia della causa del
suo licenziamento, la disoccupazione dal ‘38 al ’47.
La stampa allineata non pubblicò quasi mai i suoi lavori così da aumentare le sue difficoltà a
trovare un’occupazione. 48
Montale stesso spiega la sua presa di posizione in un riassunto della situazione del ventennio
contenuto in un articolo del ’56. “Il Fascismo aveva dispensato i giovani dal pensare,
distribuendo posti e prebende a coloro che mostravano maggiore voglia di servire o maggiore
aggressività biologica. Agli esclusi, restava la soddisfazione morale di essere fuori dal gregge,
di essere controcorrente.
Se per alcuni fascisti in buona fede il fascismo fu una sorta di religione, altrettanto lo fu
l’antifascismo per coloro che lo professarono con vera convinzione.” 49
Montale non fu tra questi ultimi, per quanto arrivò a partecipare alle attività del partito
d’azione da cui però uscì poco dopo. Alle domande sulla sua partecipazione politica durante il
ventennio, il poeta ligure non idealizzava la propria figura, ma si limitava a descrivere la
propria non partecipazione come muta resistenza. Egli viveva in una relativa indifferenza
rispetto alla situazione politica del paese a causa di una maggiore concentrazione su questioni
esistenziali.
Non pubblicò poesia contro il regime, cosa comunque impossibile, ma non ne avrebbe
comunque scritta anche se il pericolo fosse stato minore.“Non nego” ricorda in un’intervista
del ’51 “che il fascismo dapprima, la guerra più tardi e la guerra civile più tardi ancora mi
abbiano reso infelice: tuttavia esistevano in me ragioni di infelicità che andavano molto al di
là e al di fuori di questi fenomeni” 50 .
48
G. ZAMPA, Introduzione a E. MONTALE, Il secondo mestiere, Arnoldo Mondadori editore, Verona 1996,
pag. XXXV
49
E.MONTALE, Né a Dio né a Marx, in Idem., Auto da fe : cronache in due tempi, Il saggiatore, Milano 1966,
pag. 59
50
E.MONTALE, Confessioni di scrittori (interviste con se stesso), in Idem, Sulla poesia, Mondadori, Milano
1976, pag. 570
26