la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

gioco, che verrà ripetuta, come vedremo, in uno dei punti di massima carica emotiva della
novella del dialogo dei cani. Il gioco cui fa riferimento Cervantes non è puro intrattenimento
ma è finalizzato a uno svago utile a riprendere scuccessivamente le attività interrotte.
Questo tipo di passatempo non solo è positivo per chi lo pratica, ma non causa danni ad altri,
poiché il riso non si basa sulla satira o sul motteggio, ma su una descrizione onesta, per
quanto critica, della realtà.
La lettura non è negotium ma otium, non ha a che vedere con il lavoro ma con il riposo,
perché, come si legge più avanti nel prologo, “no siempre se está en los templos, no siempre
se ocupan los oratorios, no siempre se asiste a los negocios”, ma di un riposo non dissoluto,
tanto che “si por algun modo alcanzara que la lección destas Novelas pudiera inducir a quien
las leyera a algun mal deseo o pensamiento, antes me cortara la mano con que las escribí que
sacarlas en publico” 35 (p.18-19)
Il lettore non troverà dunque tra le pagine delle novelle insegnamenti licenziosi o immorali,
ma sarà lui stesso a doverne trarre il miglior frutto attraverso la lettura. Come propone
Clamurro, riferendosi al tema del gioco, l’utore desidera che “the reader comes to this “table”,
cue in hand, to try his or her skill, moreover, defines the reader’s role as active, autonomous,
and creatively implicated” 36 .
Il gioco non rappresenta l’inganno perché è “honesto y agradable”, si tratta di finzione,
distacco momentaneo dalla realtà. L’autore sembra voler mettere in guardia il lettore
dall’errore di Alonso Quijano che per essersi immedesimato troppo nei libri di cavalleria si
era creduto don Quijote.
I racconti sono particolarmente realistici ma questo non significa che siano realtà, l’autore si
preoccupa di delimitarli subito nel campo del gioco, della sospensione. Le Novelas presentano
delle situazioni, dei personaggi ammissibili: siamo nel campo della possibilità. Compito del
lettore sarà collegare i testi con la vita, riflettere sul messaggio di ogni novella in relazione
alla realtà, ma senza confonderla con essa, senza dimenticare che di racconti si tratta.
In questo senso, spiega Javier Blasco, tali racconti “son ficciones y por lo tanto remiten sólo a
una realidad textual, creada por el texto; pero, a la vez, tienen capacidad para, desde esta
realidad textual, hablar y significar (en “figura veritatis”) en la realidad extratestual en la que
se hallan instalados los lectores”. 37
Tale postura convinse i censori della bontà del libro e a permettere che circolasse per il paese.
35 M. DE CERVANTES, Prólogo a Novelas Ejemplares, cit., pag. 18-19
36 W.H. CLAMURRO, Beneath the fiction, Peter Langs, New York 1997, pag. 9
37 J. BLASCO, op. cit., pag. XXIX
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