la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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autore, ma è necessario tentare <strong>di</strong> determinare in che modo il traduttore abbia letto e<br />
interpretato l’originale, sforzandosi a sua volta <strong>di</strong> comprendere il messaggio che un altro<br />
scrittore aveva desiderato comunicare ai suoi lettori.<br />
Si aggiunga a questa stratificazione <strong>di</strong> letture e scritture l’elemento cronologico, il tentativo<br />
del traduttore <strong>di</strong> creare un ponte tra epoche <strong>di</strong>verse o <strong>di</strong> evidenziarne invece il <strong>di</strong>vario.<br />
Si sommi a questa complessità <strong>di</strong> parole scritte tutta una miriade <strong>di</strong> frasi <strong>la</strong>sciate sottintese o<br />
ambigue, aperte all’interpretazione del lettore, tutto un mondo <strong>di</strong> riferimenti culturali e<br />
temporali da scoprire, riprendere, oppure omettere, vengano essi riconosciuti o meno.<br />
Ad imbrogliare ancora <strong>di</strong> più <strong>la</strong> situazione si aggiunga un velo opaco dettato dal<strong>la</strong> censura,<br />
poiché entrambi gli scrittori compongono le loro opere consapevoli che dovranno essere<br />
vagliate da un tribunale prima <strong>di</strong> essere pubblicate. Si tratta, per <strong>Cervantes</strong>, del filtro<br />
dell’Inquisizione, per cui tanti dubbi si possono formu<strong>la</strong>re sui reali significati <strong>di</strong> certe parole e<br />
<strong>di</strong> alcune affermazioni, e per <strong>Montale</strong> del controllo del regime fascista.<br />
Il risultato sarà un quadro complesso, <strong>di</strong> cui ho dato con il mio <strong>la</strong>voro un piccolo esempio.<br />
Vorrei concludere queste pagine con un’immagine rappresentativa <strong>di</strong> tale stimo<strong>la</strong>nte<br />
complessità e sovrapposizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi, ricordando il passo che per molti è il più<br />
significativa del Coloquio de los perros, cioè il momento in cui <strong>la</strong> strega Cañizares recita a<br />
Berganza <strong>la</strong> misteriosa profezia del<strong>la</strong> Camacha. Si tratta <strong>di</strong> un brano cruciale per <strong>la</strong> centralità<br />
strutturale, per il mistico contesto del <strong>di</strong>scorso del<strong>la</strong> strega, per i riman<strong>di</strong> al prologo dell’intera<br />
raccolta, e perché sancirebbe <strong>la</strong> possibilità dei <strong>due</strong> cani <strong>di</strong> tornare ad essere uomini definendo<br />
quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> loro identità umana.<br />
Ripercorrendo i vari livelli del <strong>di</strong>scorso, <strong>la</strong> profezia passa dalle parole del<strong>la</strong> Camacha alle<br />
orecchie <strong>di</strong> Berganza che <strong>la</strong> riporta a Scipione e <strong>di</strong> conseguenza all’alfiere. Passando<br />
attraverso <strong>la</strong> lettura <strong>di</strong> Peralta essa giunge al<strong>la</strong> penna <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong>, e, aggiungerei, al<strong>la</strong><br />
macchina da scrivere <strong>di</strong> <strong>Montale</strong> ed infine, si licet, al<strong>la</strong> mia tastiera, per terminare allo<br />
sguardo e al<strong>la</strong> mente <strong>di</strong> coloro che, con pazienza, hanno letto questo e<strong>la</strong>borato.<br />
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