la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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03.06.2013 Views

“mi ritrovai nell’orto di un convertito novello” (pag. 307) La versione di Montale, come si nota, si differenzia in molte parti da quella del ’12, anche in alcune soluzioni come il soprannome del primo padrone che nel Giannini era “Naso di cane” o l’azzardata proposta, giustificata in nota, di titoli di canzoni popolari italiane nel repertorio dei pastori, quali “La bella gigugin” o “La Marianna la va in campagna”. Anche le più notevoli sviste della versione di Montale sembrano testimoniare il fatto che egli non si fosse basato sul lavoro di Giannini, in quanto ad esempio il filologo non solo non inseriva strane sirene tra le scene dei pastori, ma citando gli “svenimenti di Sereno” chiariva in una nota come l’autore spagnolo alludesse satiricamente al protagonista della Diana di Montemayor. In conclusione, il poeta, per la sua versione, data la sua poca conoscenza della lingua dell’originale, deve aver consultato sia il lavoro del Giannini che la versione del Bertini, per poi rammodernale e trasformarle secondo la sua poetica personale di scrittore. 141

CONCLUSIONE: INTERTESTUALITÀ Lo studio della traduzione interlinguistica inserisce l’analisi del testo nell’ambito della grande problematica sulla traducibilità di un messaggio da una lingua ad un’altra, questione che occupa notevole spazio nella riflessione sul mondo contemporaneo. Infatti, nonostante le distanze fisiche sembrano continuamente comprimersi, la questione del dialogo tra popoli è tuttaltro che risolta, determinando così un sistema globale in cui pare che uno sviluppo sostenibile dipenda in gran parte dalla capacità degli esseri umani di comunicare e di comprendersi. Nel mio lavoro ho affrontato il tema della traduzione letteraria confrontando prototesto e metatesto, dopo averli inseriti nel rispettivo ambito culturale ed avere descritto le peculiarità delle opere che li contengono. Grazie all’analisi diretta del testo è stato possibile osservare quali siano i problemi che un traduttore deve affrontare durante il suo lavoro e quali siano le possibili soluzioni. L’analisi è stata particolarmente interessante poiché il traduttore in questione, Montale, è un affermato scrittore con una precisa poetica personale che si trova a dover riportare in italiano le novelle di un maestro della letteratura spagnola. La traduzione in questo caso non è solo attenta resa dell’originale, ma si trasforma nella ricerca di un equilibrio tra il rispetto dell’originale e le manipolazioni del traduttore, diventa una sfida in cui prevale il desiderio di Montale di leggere e interpretare Cervantes, di acquisire una funzione di mediatore tra il testo di partenza e il pubblico italiano del ventesimo secolo. Attraverso il confronto tra le due opere ho cercato di ripercorrere le riflessioni di Montale impegnato nel tradurre da una lingua a lui poco nota, ovvero, con espressione di Torop, di ricostruire la dominante che soggiace a tale operazione e alle scelte conseguenti. Una volta tracciata tale direttiva e ricondotte a linee generali le manipolazioni di Montale, è possibile porsi la domanda cruciale sulla legittimità di tale pratica. La maggior parte delle scuole di critica della traduzione limitano il proprio ambito di studi alla descrizione senza proporre metri di giudizio dei lavori, mentre Osimo punta proprio sull’elaborazione di un metodo di valutazione univoco che renda più trasparenti gli obiettivi del lavoro sia per chi realizza traduzioni che per chi le deve pubblicare. Lascio questo punto aperto agli sviluppi delle teorie per tornare al mio lavoro. Svolgere l’analisi di una traduzione si è rivelato un impegno assai stimolante poiché la ricerca si addensa di livelli e variabili, poiché non solo bisogna tentare di penetrare la mente di un 142

CONCLUSIONE: INTERTESTUALITÀ<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> interlinguistica inserisce l’analisi del testo nell’ambito del<strong>la</strong> grande<br />

problematica sul<strong>la</strong> traducibilità <strong>di</strong> un messaggio da una lingua ad un’altra, questione che<br />

occupa notevole spazio nel<strong>la</strong> riflessione sul mondo contemporaneo. Infatti, nonostante le<br />

<strong>di</strong>stanze fisiche sembrano continuamente comprimersi, <strong>la</strong> questione del <strong>di</strong>alogo tra popoli è<br />

tuttaltro che risolta, determinando così un sistema globale in cui pare che uno sviluppo<br />

sostenibile <strong>di</strong>penda in gran parte dal<strong>la</strong> capacità degli esseri umani <strong>di</strong> comunicare e <strong>di</strong><br />

comprendersi.<br />

Nel mio <strong>la</strong>voro ho affrontato il tema del<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> letteraria confrontando prototesto e<br />

metatesto, dopo averli inseriti nel rispettivo ambito culturale ed avere descritto le peculiarità<br />

delle opere che li contengono.<br />

Grazie all’analisi <strong>di</strong>retta del testo è stato possibile osservare quali siano i problemi che un<br />

traduttore deve affrontare durante il suo <strong>la</strong>voro e quali siano le possibili soluzioni.<br />

L’analisi è stata partico<strong>la</strong>rmente interessante poiché il traduttore in questione, <strong>Montale</strong>, è un<br />

affermato scrittore con una precisa poetica personale che si trova a dover riportare in italiano<br />

le <strong>novelle</strong> <strong>di</strong> un maestro del<strong>la</strong> letteratura spagno<strong>la</strong>. La <strong>traduzione</strong> in questo caso non è solo<br />

attenta resa dell’originale, ma si trasforma nel<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> un equilibrio tra il rispetto<br />

dell’originale e le manipo<strong>la</strong>zioni del traduttore, <strong>di</strong>venta una sfida in cui prevale il desiderio <strong>di</strong><br />

<strong>Montale</strong> <strong>di</strong> leggere e interpretare <strong>Cervantes</strong>, <strong>di</strong> acquisire una funzione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore tra il testo<br />

<strong>di</strong> partenza e il pubblico italiano del ventesimo secolo.<br />

Attraverso il confronto tra le <strong>due</strong> opere ho cercato <strong>di</strong> ripercorrere le riflessioni <strong>di</strong> <strong>Montale</strong><br />

impegnato nel tradurre da una lingua a lui poco nota, ovvero, con espressione <strong>di</strong> Torop, <strong>di</strong><br />

ricostruire <strong>la</strong> dominante che soggiace a tale operazione e alle scelte conseguenti.<br />

Una volta tracciata tale <strong>di</strong>rettiva e ricondotte a linee generali le manipo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>Montale</strong>, è<br />

possibile porsi <strong>la</strong> domanda cruciale sul<strong>la</strong> legittimità <strong>di</strong> tale pratica.<br />

La maggior parte delle scuole <strong>di</strong> critica del<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> limitano il proprio ambito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

al<strong>la</strong> descrizione senza proporre metri <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio dei <strong>la</strong>vori, mentre <strong>Osimo</strong> punta proprio<br />

sull’e<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> valutazione univoco che renda più trasparenti gli obiettivi<br />

del <strong>la</strong>voro sia per chi realizza traduzioni che per chi le deve pubblicare.<br />

Lascio questo punto aperto agli sviluppi delle teorie per tornare al mio <strong>la</strong>voro.<br />

Svolgere l’analisi <strong>di</strong> una <strong>traduzione</strong> si è rive<strong>la</strong>to un impegno assai stimo<strong>la</strong>nte poiché <strong>la</strong> ricerca<br />

si addensa <strong>di</strong> livelli e variabili, poiché non solo bisogna tentare <strong>di</strong> penetrare <strong>la</strong> mente <strong>di</strong> un<br />

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