la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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Nel complesso il volume risulta voluminoso: novecentociquantanove pagine suddivise in otto capitoli che raccolgono traduzioni di testi di ventinove autori e di diversa estensione. La raccolta riscosse sicuramente un certo successo se già nel 1943 ne venne stampata una seconda edizione identica alla prima, con l’unica variazione dell’aumento del prezzo 13 . Il buon riscontro del pubblico sarà stato in buona parte aiutato dalla presenza di importanti nomi del panorama letterario italiano. Oltre a Carlo Bo, si riconoscono nella lista dei traduttori anche altri scrittori noti quali Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Leone Traverso ed Elio Vittorini. Tra i tradotti invece, alcuni anonimi di secoli passati e tutti i più famosi autori spagnoli dal Quattrocento ai primi del Novecento, tra cui spicca per notorietà l’autore di uno dei romanzi più letti e studiati del mondo: Miguel de Cervantes Saavedra. Dell’autore, cui è dedicato un capitolo assieme a Quevedo, vengono presentate due Novelle tratte dalla raccolta Novelle Esemplari, entrambe tradotte da Montale. La centralità di Cervantes per la storia letteraria spagnola è affermata chiaramente fin dall’introduzione “Al nome di Cervantes” commenta Bo nel corsivo “collaborano le intenzioni e i tentativi di tutti gli altri. Nel libro delle Novelle troviamo risolti i movimenti della prosa fino al seicento, ma troviamo anche i segni fissi, eterni d’un carattere comune, d’una forma intatta del sangue” 14 , scrivendo a proposito dell’autore che già nell’introduzione aveva celebrato come “la più alta immagine dello scrittore, con tutte le esigenze che la definizione moderna comporta” 15 . Lo celebra insomma come il primo scrittore moderno spagnolo, che ha saputo cogliere tutti i frutti migliori delle opere precedenti e rielaborarne gli insegnamenti per creare uno stile assolutamente innovativo. In nessun momento il curatore spiega al lettore la scelta così particolare di proporre due delle Novelle esemplari invece che un brano della più famosa opera cervantina, liquidando il Don Quijote solo con un breve accenno nell’introduzione, quando definisce le Novelle “l’opera, lasciando a parte il romanzo, che interessa più da vicino la nostra storia.” 16 La prima domanda che sorge spontanea a questo punto è perchè sia stato lasciato da parte il romanzo più famoso della letteratura spagnola di tutti i tempi proprio in un’antologia che vuole fornire un prospetto esaustivo di quella storia letteraria. Infatti, se le Novelle esemplari, 13 L’edizione del 1941 costava settantacinque lire, mentre quella del 1943 centoventi 14 Narratori spagnoli, cit., pag. 233 15 C. BO, Introduzione a Narratori Spagnoli, cit., pag. VII 16 Ibidem, pag. VII 13
come vedremo, hanno dato avvio a un nuovo genere in Spagna, il Don Quijote ha un rilievo incomparabilmente maggiore sia per la narrativa locale che europea in generale. La risposta non viene fornita dal curatore dei Narratori Spagnoli, ma se ne possono proporre alcune: la presenza di numerose traduzioni del Quijote già circolanti sul mercato; la preferenza per la pubblicazione di racconti completi invece che il brano di un romanzo, nonostante all’interno della stessa raccolta si trovino stralci di altre opere; la presenza di accordi e di diritti editoriali su certi titoli. Diverse possibilità sono plausibili. Segue questo primo interrogativo un’altra incertezza riguardante la scelta delle novelle da tradurre. E’ molto probabile che la selezione sia stata fatta dal curatore, ma non è una certezza, così come non abbiamo indizi su chi sia ricaduta la scelta dei traduttori. Sarebbe davvero interessante ai fini di questa ricerca capire se sia stato Bo a decidere che fosse Montale a tradurre le novelle di Cervantes, che ruolo abbiano avuto in merito Bompiani e Vittorini, o se sia stato il traduttore a scegliere con quale autore o opera volesse cimentarsi. 1.2 Novelle esemplari Dopo aver descritto il volume dei Narratori Spagnoli e aver delineato in quale situazione sia nato, soffermiamoci ora in particolare sui testi di cui più precisamente ci occuperemo e cioè quelli di Cervantes tradotti da Montale, cercando in primo luogo di evidenziare i caratteri dell’opera originale che li contiene. Nonostante le Avventure dell’ingegnoso Idalgo siano il lavoro più noto di Cervantes, vi è un altro libro, contemporaneo grosso modo a questo che riscosse un enorme successo; si tratta delle Novelle esemplari. La raccolta, dedicata al conte di Lemnos, venne pubblicata per la prima volta nel 1613, cioè due anni prima della seconda parte del Don Quijote e contiene tredici novelle di diversa lunghezza. “Yo soy el primero que ha novelado en lengua castellana” 17 scrive l’autore nel prologo che brevemente introduce ai racconti. Lo scrittore non mente; prima di lui altri autori spagnoli si erano cimentati nella composizione di racconti brevi, ma si basavano sempre sulla ben nota tradizione dei novellieri italiani. Le opere dei narratori italiani del Quattrocento avevano riscontrato un enorme successo che aveva portato la loro fama ben oltre le Alpi. 17 M. DE CERVANTES, Novelas Ejemplares, Crítica, Barcelona 2001, pag. 19 14
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