la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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03.06.2013 Views

astone lasciava intendere assai chiaramente, per quanto molto caldo non facesse, di aver sudato in venti giorni tutto l’umore che aveva forse raccolto in un’ora. B 139: Usciva dall’ospedale della Resurrezione, che si trova in Valladolid, fuori porta di Campo, un soldato, che, sorreggendosi con la spada, quasi fosse il suo bastone, e dimostrando fiacchezza nelle gambe e giallore del volto, rivelava chiaramente che senza essere il tempo molto caldo, aveva sudato in venti giorni tutto l’umore che, forse, aveva raccolto in un’ora. N 193: Usciva dall’ospedale della Resurrezione, a Valladolid, fuori della porta del Campo, un soldato, il quale, per il fatto di servirsi della spada a mo’ di bastone, dalla debolezza delle gambe e dalla lucida tinta del volto, dava a dimostrare chiaramente che, quantunque il tempo non fosse molto caldo, doveva aver sudato in venti giorni tutto l’umore che aveva forse accumulato in un’ora. Già dal primo periodo notiamo la differenza nell’ affrontare la traduzione, concentrandosi i tre autori su elementi diversi, tanto che, usando le parole di Torop, possiamo osservare come ognuno si basi su differenti dominanti. Bertini, particolarmente attento alla letteralità della traduzione, segue quasi parola per parola lo snodarsi del periodare cervantino, dimostrando allo stesso tempo la preoccupazione per la comprensibilità del suo lavoro. Per spiegare l’uso della spada come bastone preferisce ampliare la frase per evitare ambiguità e anche nella proposizione successiva opta per aggiungere il verbo “dimostrare” per renderla più esplicita. L’unica concessione all’uso italiano che determina un’elisione è l’eliminazione dell’articolo prima della parola “porta” per dare forse un senso di familiarità all’ espressione, come se si trattasse di un luogo conosciuto. Un cambiamento sintattico che il brano di Bertini condivide con le altre versioni è la trasformazione del verbo “servirle” nel riflessivo “sorreggendosi”, con la conseguente modifica del soggetto che dalla spada passa ad essere il soldato. Si tratta della manipolazione di un elemento stilistico di Cervantes, il quale, come abbiamo notato nell’analisi, tendeva a spostare il fuoco dell’azione su oggetti inanimati rendendoli quasi indipendenti dall’intervento umano. Un’altra manipolazione degna di nota è la trasformazione dell’indicativo “no era”( el tiempo) nell’infinito “senza essere” finalizzata a sveltire il periodo. 125

Anche per il lavoro della Nordio si nota una notevole aderenza all’originale, nonostante la trasformazione dell’elemento coloristico “amarillez” nella rispettiva “lucida tinta”, che limita il forte impatto espressivo della descrizione. Nonostante nessuno dei due precedenti si astenga da alcune modifiche, il lavoro di Montale dimostra un approccio affatto differente, innanzi tutto per la trasformazione dell’ordine nella descrizione dei particolari del soldato. Il poeta si muove inoltre liberamente nel segno della sintesi, già dall’eliminazione della virgola dopo il pronome relativo, in opposizione al procedimento di Bertini che invece, aumentando il numero dei segni grafici, crea un rallentamento interno. Concorrono al risultato di compressione anche la trasformazione del sostantivo “amarillez” nell’aggettivo “gialliccio” e la soppressione della parola “tiempo”. Già dalle prime righe possiamo notare come Montale, rispetto ai colleghi, si concentri maggiormente sulla composizione di un testo che garantisca la piacevolezza della lettura al pubblico a lui contemporaneo piuttosto che sul rispetto di stilemi o di strutture tipiche dell’originale. Semplificando un poco, se immaginassimo un’asse ai cui estremi si trovassero da una parte le caratteristiche dell’opera originale e dall’altra le aspettative dei lettori contemporanei, il testo di Montale andrebbe posizionato, rispetto alle altre traduzioni, decisamente più vicino al secondo polo. Un tale procedimento si può notare anche nell’ambito dei realia, come possiamo osservare in più occasioni, sia per quanto riguarda il campo del cibo che dell’abbigliamento o degli usi. C529 calzas y jubón M241 I pantaloni e la giacca B147 i calzoni e la giubba N 199 i pantaloni e il corpetto C 564 Era tiempo de inverno, cuando campean en Sevilla los molletes y mantequillas, de quien era tan bien servido, que más de dos Antonios se empeñaron o vendieron para que yo almorzase. 126

astone <strong>la</strong>sciava intendere assai chiaramente, per quanto molto caldo non facesse, <strong>di</strong> aver<br />

sudato in venti giorni tutto l’umore che aveva forse raccolto in un’ora.<br />

B 139: Usciva dall’ospedale del<strong>la</strong> Resurrezione, che si trova in Val<strong>la</strong>dolid, fuori porta <strong>di</strong><br />

Campo, un soldato, che, sorreggendosi con <strong>la</strong> spada, quasi fosse il suo bastone, e <strong>di</strong>mostrando<br />

fiacchezza nelle gambe e giallore del volto, rive<strong>la</strong>va chiaramente che senza essere il tempo<br />

molto caldo, aveva sudato in venti giorni tutto l’umore che, forse, aveva raccolto in un’ora.<br />

N 193: Usciva dall’ospedale del<strong>la</strong> Resurrezione, a Val<strong>la</strong>dolid, fuori del<strong>la</strong> porta del Campo, un<br />

soldato, il quale, per il fatto <strong>di</strong> servirsi del<strong>la</strong> spada a mo’ <strong>di</strong> bastone, dal<strong>la</strong> debolezza delle<br />

gambe e dal<strong>la</strong> lucida tinta del volto, dava a <strong>di</strong>mostrare chiaramente che, quantunque il tempo<br />

non fosse molto caldo, doveva aver sudato in venti giorni tutto l’umore che aveva forse<br />

accumu<strong>la</strong>to in un’ora.<br />

Già dal primo periodo notiamo <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza nell’ affrontare <strong>la</strong> <strong>traduzione</strong>, concentrandosi i tre<br />

autori su elementi <strong>di</strong>versi, tanto che, usando le parole <strong>di</strong> Torop, possiamo osservare come<br />

ognuno si basi su <strong>di</strong>fferenti dominanti.<br />

Bertini, partico<strong>la</strong>rmente attento al<strong>la</strong> letteralità del<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong>, segue quasi paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong><br />

lo snodarsi del periodare cervantino, <strong>di</strong>mostrando allo stesso tempo <strong>la</strong> preoccupazione per <strong>la</strong><br />

comprensibilità del suo <strong>la</strong>voro. Per spiegare l’uso del<strong>la</strong> spada come bastone preferisce<br />

ampliare <strong>la</strong> frase per evitare ambiguità e anche nel<strong>la</strong> proposizione successiva opta per<br />

aggiungere il verbo “<strong>di</strong>mostrare” per render<strong>la</strong> più esplicita. L’unica concessione all’uso<br />

italiano che determina un’elisione è l’eliminazione dell’articolo prima del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “porta” per<br />

dare forse un senso <strong>di</strong> familiarità all’ espressione, come se si trattasse <strong>di</strong> un luogo conosciuto.<br />

Un cambiamento sintattico che il brano <strong>di</strong> Bertini con<strong>di</strong>vide con le altre versioni è <strong>la</strong><br />

trasformazione del verbo “servirle” nel riflessivo “sorreggendosi”, con <strong>la</strong> conseguente<br />

mo<strong>di</strong>fica del soggetto che dal<strong>la</strong> spada passa ad essere il soldato. Si tratta del<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione<br />

<strong>di</strong> un elemento stilistico <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong>, il quale, come abbiamo notato nell’analisi, tendeva a<br />

spostare il fuoco dell’azione su oggetti inanimati rendendoli quasi in<strong>di</strong>pendenti dall’intervento<br />

umano.<br />

Un’altra manipo<strong>la</strong>zione degna <strong>di</strong> nota è <strong>la</strong> trasformazione dell’in<strong>di</strong>cativo “no era”( el tiempo)<br />

nell’infinito “senza essere” finalizzata a sveltire il periodo.<br />

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