la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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metatesto come campo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e non <strong>di</strong> valutazione, in quanto “Forma <strong>di</strong> critica<br />
dell’originale” e basando il giu<strong>di</strong>zio solo sul<strong>la</strong> coerenza del metatesto. 91<br />
Anche <strong>Montale</strong>, come ci fa sapere Zampa, vedeva nelle proprie traduzioni, almeno in quelle<br />
più apprezzate, un’operazione critica attuata, come si rileva dal<strong>la</strong> sua pratica, attraverso il<br />
processo <strong>di</strong> selezione, sintesi e mo<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> consistenti parti del testo.<br />
Se dovessimo dunque giu<strong>di</strong>care <strong>la</strong> <strong>traduzione</strong> delle <strong>novelle</strong> secondo il mantenimento <strong>di</strong> una<br />
determinata poetica, potremmo considerare positivamente che tutta <strong>la</strong> stesura del metatesto sia<br />
legata al riconoscimento e al<strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> elementi contenutistici e stilistici considerati<br />
fondamentali.<br />
<strong>Bruno</strong> <strong>Osimo</strong> basa invece le sue osservazioni su una concezione <strong>di</strong>versa, cioè sul<strong>la</strong> necessità<br />
<strong>di</strong> e<strong>la</strong>borare dei metri <strong>di</strong> valutazione delle traduzioni, se non altro per chiarire quali siano i<br />
criteri per ritenere adeguata o meno una <strong>traduzione</strong>, al fine <strong>di</strong> far chiarezza in un mercato che<br />
si basa spesso su considerazioni personali e non esplicite degli e<strong>di</strong>tori, per quanto sia evidente<br />
che il testo deve essere valutato anche in base alle finalità per le quali viene prodotto.<br />
Un e<strong>di</strong>tore che, osservando il modello proposto, valutasse che nel caso considerato il<br />
traduttore, pur riconoscendo spesso le componenti essenziali del testo, ha scelto <strong>di</strong> agire nel<br />
segno dell’appropriazione tranne che per i deittici e gli i<strong>di</strong>oletti dei personaggi, senza contare<br />
le numerose omissioni, le mo<strong>di</strong>fiche ra<strong>di</strong>cali e le aggiunte, sarebbe <strong>di</strong>sposto a pubblicare tale<br />
<strong>la</strong>voro col<strong>la</strong> denominazione <strong>di</strong> “<strong>traduzione</strong>”? Più propriamente forse bisognerebbe par<strong>la</strong>re <strong>di</strong><br />
“rifacimento”, e sicuramente una tale pratica non sarebbe stata accettata se al<strong>la</strong> fine<br />
dell’e<strong>la</strong>borato non vi fosse stato a garanzia il nome <strong>di</strong> un grande del<strong>la</strong> letteratura italiana.<br />
Per osservare quanta libertà si sia concesso <strong>Montale</strong> al momento del<strong>la</strong> <strong>traduzione</strong>, sarà<br />
interessante confrontare le sue <strong>novelle</strong> con traduzioni <strong>di</strong> autori <strong>di</strong>fferenti, grossomodo a lui<br />
contemporanei.<br />
91 Cfr P. TOROP, op. cit.<br />
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