la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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come, oltre all’uso e al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione del<strong>la</strong> lingua, influisca ampiamente sulle manipo<strong>la</strong>zioni del<br />
traduttore il suo gusto personale.<br />
Partico<strong>la</strong>rmente sensibile si <strong>di</strong>mostra il nostro traduttore ai giochi fonici del testo, che<br />
riconosce e cerca <strong>di</strong> rendere attraverso l’inserimento <strong>di</strong> allitterazioni ed echi vocalici. <strong>Montale</strong><br />
non impiega le stesse figure <strong>di</strong> <strong>Cervantes</strong>, spesso estranee al testo italiano, ma tenta <strong>di</strong><br />
riprodurne l’intento poetico usando i suoi strumenti <strong>di</strong> versificatore.<br />
Mi riferisco, ad esempio, al<strong>la</strong> descrizione del Mattatoio su cui mi sono soffermata a pagina<br />
64.<br />
Partecipa al<strong>la</strong> trasformazione delle strutture, anche il cambiamento dell’or<strong>di</strong>ne delle parole,<br />
che spesso vengono spostate nel metatesto per facilitare <strong>la</strong> lettura.<br />
La struttura <strong>di</strong> base spagno<strong>la</strong> SVO viene spesso stravolta da <strong>Cervantes</strong> con <strong>la</strong> posposizione del<br />
soggetto o <strong>di</strong> altre parti che desidera mettere in evidenza. <strong>Montale</strong>, in generale, riporta i vari<br />
elementi al<strong>la</strong> loro posizione standard all’interno del<strong>la</strong> frase, offrendo strutture che richiedono<br />
uno sforzo interpretativo decisamente minore, e dando così una decisiva modernizzazione al<br />
testo.<br />
“Volvía a reñirles el señor” ad esempio <strong>di</strong>venta “Il padrone si metteva a sgridarli”, o<br />
“defender<strong>la</strong> de quien quitárme<strong>la</strong> quisiese” [<strong>di</strong>fender<strong>la</strong> da chi sottrarme<strong>la</strong> volesse] viene reso<br />
“<strong>di</strong>fender<strong>la</strong> da chi volesse rubarme<strong>la</strong>”.<br />
Tutte queste mo<strong>di</strong>fiche rientrano nel secondo gruppo del modello proposto, e <strong>di</strong>mostrano una<br />
tendenza verso l’appropriazione da parte del traduttore, che pre<strong>di</strong>lige soluzioni modernizzanti<br />
al<strong>la</strong> riproduzione letterale. Tali manipo<strong>la</strong>zioni incidono sul<strong>la</strong> poetica recitativa del microtesto,<br />
che nel caso del metatesto sarà per il lettore contemporaneo molto più scorrevole e fluida<br />
rispetto a quel<strong>la</strong> che caratterizza il prototesto.<br />
Nel prototesto, nonostante <strong>la</strong> varietà del lessico, si riscontra l’uso frequente del<strong>la</strong> ripetizione<br />
<strong>di</strong> alcuni vocaboli che servono a evidenziare l’importanza <strong>di</strong> un concetto o, <strong>di</strong>sseminato nel<br />
testo, funge da concatenazione fra parti <strong>di</strong>verse.<br />
Abbiamo notato, ad esempio, l’insistenza sul verbo “hab<strong>la</strong>r”, soprattutto nelle prime battute<br />
del colloquio dei cani, ma anche in altre posizioni, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> centralità del ruolo<br />
dell’oralità in entrambe le <strong>novelle</strong>.<br />
I <strong>di</strong>versi episo<strong>di</strong> del <strong>di</strong>alogo contengono parole chiave ripetute più volte, mentre altre<br />
espressioni ricorrono in generale nel<strong>la</strong> novel<strong>la</strong> garantendo l’unità del<strong>la</strong> narrazione grazie a una<br />
serie <strong>di</strong> riman<strong>di</strong>.<br />
Si ripetono più volte, ad esempio, il verbo “murmurar” o gli aggettivi “<strong>di</strong>screto” e “<strong>di</strong>ligente”.<br />
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