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la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...

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interessante notare che in questo caso un’intera subor<strong>di</strong>nata è stata sostituita da nome e<br />

aggettivo.<br />

Per quanto riguarda il lessico impiegato da <strong>Montale</strong>, abbiamo osservato come esso sia<br />

caratterizzato dal<strong>la</strong> varietà sia dei termini che dei sottoco<strong>di</strong>ci da cui vengono tratti per<br />

riprodurre il plurilinguismo cervantino. In generale, per quanto appaiano alcune espressioni<br />

decisamente ricercate come “ribeche”, “trogolo” o “subornato”, <strong>la</strong> maggior parte delle parole<br />

corrisponde a un livello standard <strong>di</strong> comprensibilità.<br />

In generale assistiamo a un processo <strong>di</strong> continua modernizzazione dei vocaboli, per cui <strong>di</strong><br />

fronte a una paro<strong>la</strong> caratteristica del prototesto abbiamo <strong>la</strong> sostituzione con una più facilmente<br />

riconoscibile dal suo pubblico.<br />

Il lessico, infine, può subire delle mo<strong>di</strong>fiche sostanziali, come nel caso del “día” tradotto<br />

“mattino” o <strong>la</strong> “cena” resa “pranzo”.<br />

Si osserva dunque una forte <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche ra<strong>di</strong>cali dettate dal gusto dello scrittore e<br />

riconducibili in generale al processo <strong>di</strong> chiarificazione e sintesi del testo.<br />

Queste manipo<strong>la</strong>zioni influenzano <strong>la</strong> percezione del lettore che, a conti fatti, si troverà <strong>di</strong><br />

fronte a un metatesto con un contenuto denotativo sensibilmente <strong>di</strong>fferente dall’originale.<br />

Al pari del<strong>la</strong> sintassi, anche <strong>la</strong> punteggiatura subisce numerosissime manipo<strong>la</strong>zioni, sempre in<br />

base a criteri <strong>di</strong> leggibilità, per cui si assiste in genere a una trasformazione verso forme più<br />

marcate. Vengono spesso aggiunte virgole assenti nell’originale, alle virgole vengono<br />

sostituiti in numerosi casi dei punti e virgo<strong>la</strong>, i quali a loro volta, vengono a volte eliminati in<br />

favore del punto fermo.<br />

In altri casi il proce<strong>di</strong>mento è inverso, per rendere più scorrevole <strong>la</strong> lettura ed eliminare grosse<br />

pause, il punto può sostituire il punto e virgo<strong>la</strong>, il quale può essere cambiato per una virgo<strong>la</strong>. I<br />

<strong>due</strong> punti vengono a volte aggiunti ed altre omessi, ma non si mantengono mai nelle stesse<br />

se<strong>di</strong> del prototesto.<br />

Ad esempio, osserviamo questa parte “...ni has visto, ni oído decir jamás que haya hab<strong>la</strong>do<br />

ningún elefante, perro, caballo o mona; por donde me doy a entender que esto nuestro hab<strong>la</strong>r<br />

tan de improviso cae debajo de aquel<strong>la</strong>s cosas que l<strong>la</strong>man portentos…”[non hai mai visto nè<br />

sentito <strong>di</strong>re che abbia par<strong>la</strong>to alcun elefante, cane, cavallo o scimmia; per cui mi do a<br />

intendere che questo nostro par<strong>la</strong>re così d’improvviso cade tra quelle cose che chiamano<br />

portenti] resa “non hai mai visto né sentito <strong>di</strong>re <strong>di</strong> elefante o cane o cavallo o bertuccia che<br />

riuscisse a par<strong>la</strong>re. Mi persuado perciò che questo nostro metterci a <strong>di</strong>scorrere, così<br />

d’improvviso, entra nel numero <strong>di</strong> quelle cose che son dette pro<strong>di</strong>giose…”. Si può notare<br />

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