la traduzione di Montale di due novelle di Cervantes - Bruno Osimo ...
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l’esperienza <strong>di</strong> estrarre argento da altri materiali?], che <strong>Montale</strong> abbrevia in “Signor<br />
alchimista, è riuscito vossignoria a cavar argento dagli altri metalli?”<br />
Quello che con maggior pomposità descrive <strong>la</strong> propria sofferenza, paragonando<strong>la</strong> ad<strong>di</strong>rittura<br />
allo sforzo <strong>di</strong> Tantalo, è proprio il matematico. Mentre l’alchimista per lo meno “está en <strong>la</strong><br />
potencia propinqua” <strong>di</strong> raggiungere <strong>la</strong> propria opera, cioè, traduce <strong>Montale</strong> “è potenzialmente<br />
vicino”, egli invece vede ogni momento sfuggirgli <strong>di</strong> davanti il risultato, <strong>la</strong> quadratura del<br />
cerchio, che gli permetterebbe <strong>di</strong> accedere al<strong>la</strong> “conyuntura de <strong>la</strong> verdad”, termine assai adatto<br />
a tale oratore, che Monale rende invece “stringere dappresso <strong>la</strong> realtà”.<br />
Ciascuno dei quattro personaggi è convinto che sia maggiore <strong>la</strong> propria sventura rispetto a<br />
quel<strong>la</strong> degli altri folli, per cui l’ultimo a par<strong>la</strong>re, l’“arbitrista”, che in italiano suona con<br />
termine molto moderno “consulente”, inizia <strong>la</strong> propria arringa rimproverando gli altri e se<br />
stesso d’essere “Quatro quejosos tales que lo pueden ser del Gran Turco” [quattro <strong>la</strong>mentosi<br />
tali che lo possono essere del Gran Turco], nominando il mitico gran signore simbolo anche in<br />
altre <strong>novelle</strong> <strong>di</strong> terre lontanissime e ignote. Il traduttore, invece <strong>di</strong> chiamare in causa l’impero<br />
ottomano, trasforma il senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quest’ espressione proiettando<strong>la</strong> in un mondo dove<br />
già l’oriente non è più così lontano, e traducendo quin<strong>di</strong> “tre <strong>la</strong>gne dell’altro mondo”,<br />
insistendo sul valore iperbolico dell’espressione, ma <strong>la</strong>sciando da parte, come altre volte, un<br />
intero immaginario.<br />
Così come già gli era avvenuto con altri memoriali, <strong>la</strong>menta invece il consigliere, anche<br />
quest’ultimo “ha de parar en el carnero”[deve finire nel carnaio], ossia, attualizza <strong>Montale</strong>,<br />
“andrà in fumo”, e con esso <strong>la</strong> soluzione proposta che il re dovrebbe “pe<strong>di</strong>r en cortes” cioè, ci<br />
spiega il traduttore “ottenere con decreto <strong>di</strong> Corte”.<br />
Il consiglio sarebbe <strong>di</strong> sancire in tutto il regno un giorno <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno a pane ed acqua e che<br />
ogni persona consegni al sovrano <strong>la</strong> somma che avrebbe impiegato per il cibo, ovvero,<br />
secondo i conti del consulente, per ogni sud<strong>di</strong>to in me<strong>di</strong>a almeno “reale y me<strong>di</strong>o; y yo quiero<br />
que sea un real, que no puede ser menos…”[reale e mezzo; e io voglio che sia un reale, che<br />
non può essere meno], cifra che il traduttore arrotonda a “un reale, cioè il meno possibile” .<br />
L’inventore annuncia con gran convinzione <strong>la</strong> propria idea, davvero orgoglioso che esso sia<br />
“limpio de polvo y de paja”, cioè pulito dal<strong>la</strong> feccia del grano, ossia, secondo <strong>Montale</strong> “non è<br />
suggerito dal tornaconto”, e convinto che questo guadagno che non sarebbe “barro”[fango],<br />
ovvero “cosa da nul<strong>la</strong>”. La sua attuazione permetterebbe al re <strong>di</strong> ottenere ogni mese tre<br />
milioni <strong>di</strong> reali come “ahechados”, che letteralmente deriva dal verbo “ahechar” che<br />
corrisponderebbe a “ripulire”, consolidando così <strong>la</strong> connessione col campo semantico<br />
agricolo, che <strong>Montale</strong> scarta in toto traducendo “risparmiare”.<br />
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