Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it
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La prima guerra mon<strong>di</strong>ale, come si è detto, fu un evento<br />
destinato ad influenzare notevolmente il giovane <strong>Tilgher</strong>. Lo<br />
scatenamento <strong>di</strong> forze cieche, violente, irrazionali, sembrò aprire il<br />
baratro nel quale sarebbe stata ingoiata tutta la civiltà del secolo XIX.<br />
I fatti sembravano confermare quella sfiducia nella storia intesa come<br />
immanente razional<strong>it</strong>à che egli aveva già ampiamente manifestato<br />
nelle sue prime opere <strong>di</strong> carattere teoretico. La storia gli appare<br />
sempre più come un continuo fluttuare i eventi atomistici senza nessi<br />
necessari <strong>di</strong> causa ed effetto, come esplosione <strong>di</strong> forze in contrasto,<br />
non composte né componibili in alcuno schema <strong>di</strong>alettico.<br />
<strong>Il</strong> dramma della guerra mon<strong>di</strong>ale accentua in lui l’esigenza <strong>di</strong><br />
una revisione <strong>di</strong> tutto il mondo delle idee del secolo XIX e lo porta a<br />
stu<strong>di</strong>are più attentamente le origini e gli sviluppi <strong>di</strong> quella che egli<br />
chiama la “crisi mondale”. Nell’opera omonima, pubblicata nel 1921,<br />
egli sottopone ad una spietata e spesso efficacissima analisi i m<strong>it</strong>i, le<br />
credenze, gli ist<strong>it</strong>uti della società borghese, tentando <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />
come le idee stesse <strong>di</strong> democrazia e <strong>di</strong> liberalismo vengano<br />
tramontando col tramontare <strong>di</strong> tutta la civiltà borghese.<br />
I saggi raccolti in “La crisi mon<strong>di</strong>ale” rappresentano, forse, la<br />
pagine più acute e spregiu<strong>di</strong>cate scr<strong>it</strong>te all’indomani della prima<br />
guerra mondale ( non a torto il Missiroli le antepose al famoso “Audessus<br />
de la mêleé” 1 ) e segnano, insieme, una tappa importante<br />
nello svolgimento del <strong>pensiero</strong> <strong>di</strong> <strong>Tilgher</strong>. La guerra gli dava la<br />
possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> verificare sul piano pratico le sue affermazioni teoriche e<br />
lo convinceva della necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> considerare con sempre maggiore<br />
attenzione, e senza trascurarne alcuno, gli aspetti contingenti della<br />
v<strong>it</strong>a nei quali soltanto è possibile rintracciare quella ver<strong>it</strong>à che invano si<br />
chiede alle astratte teorie. Nasce così il suo chiericato, cioè la sua<br />
missione <strong>di</strong> uomo <strong>di</strong> cultura intesa nel modo <strong>di</strong> cui si è detto.<br />
1 “Non conosco nulla che possa resistere al confronto con “La crisi mon<strong>di</strong>ale” davanti alla quale le<br />
celebri pagine <strong>di</strong> Romain Roland sono niente”. Dalla prefazione <strong>di</strong> Mario Missiroli a “Relativisti<br />
Contemporanei” – Roma, 1923 Pag. 17<br />
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