Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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03.06.2013 Views

E’ pur sempre l’attività conoscitiva, cioè razionale, quella che consente di abbracciare dall’alto e di dominare, unificandole, le molteplici esperienze della vita individuale e collettiva. Ma Tilgher, ponendo in linea di principio anche la morale nell’ambito della originaria vitalità dell’essere, sacrifica sull’altare dell’irrazionalismo quella che è pur sempre la sua coscienza di uomo razionale. V Casualismo e misticismo Da tutto quanto si è detto risulta evidente che per Tilgher l’energia vitale, l’impulso, l’istinto, il desiderio rappresentano le forze primigenie della vita come attività pura. Mai sarà possibile, quindi, intendere razionalmente l’intima essenza della vita, che resta pertanto un mistero inesplicabile da accettarsi come l’unico terreno possibile di considerazioni filosofiche. E’ questo aspetto del pensiero di Tilgher che indusse Vinciguerra a definire la sua filosofia, si è già detto, come filosofia “dell’atto impuro”, cioè come un “pan-alogismo” che si contrappone al panlogismo e soprattutto alla gentiliana filosofia “dell’atto puro” con la quale ha in comune la medesima adorazione dell’ ”atto”. Da questa posizione irrazionalistica Tilgher non poteva non respingere la tesi razionale dello storicismo, che intende la storia come 46

l’attuarsi della razionalità dello Spirito, e insieme la posizione deterministica della scienza che mira a spiegare ogni fenomeno mediante la rigorosa concatenazione delle cause e degli effetti. Come gli spiritualisti francesi, come in particolare Bergson, al quale egli deve certamente molto1 , Tilgher rivendica il valore individuale e irripetibile del fenomeno, che la scienza tenta di costringere entro schemi deterministici, per la necessità di subordinare ai fini conoscitivi la varietà del reale alla logica della spiegazione causale. La scienza non conosce la libertà perché, come si è visto, la libertà è scelta fra i possibili e la scienza è, invece, riconoscimento della necessità. Lo stesso si può dire della presenza del caso nella storia. Il vero storico, egli dice, è colui che, cercando di lumeggiare i rapporti tra cause ed effetti, tiene tuttavia nel dovuto conto quelle energie creatrici e quegli eventi straordinari che rappresentano l’imprevisto, la contingenza, il caso. 2 Il caso: ecco l’elemento di cui gli storicisti fanno giustizia sommaria, certi come sono che tutto si risolve attraverso lo sviluppo dello Spirito razionale. Il caso sembra invece a Tilgher un elemento fondamentale di cui non si può non tener conto nelle considerazioni sulla genesi e sullo sviluppo degli eventi storici. Nell’ultima sua opera, “Il casualismo critico”, Tilgher tenta addirittura una fenomenologia e gnoseologia del caso, combattendo la tendenza che porta a considerare il fatto accaduto come l’unico razionale e quindi come l’unico possibile: “ogni filosofia della storia che nella totalità degli eventi tende a mostrare l’attuazione di un unico Piano o Fine o Intelligenza o Spirito immanente è condannata inesorabilmente al totale fallimento perché essa non può ammettere in nessun punto del processo storico il caso , che d’altra parte non riesce mai a eliminare del tutto da nessun punto di quel processo” 3 . 1 Cfr il sintetico ma acuto saggio su Bergson in “Filosofi e moralisti del ‘900”, Roma, 1944. 2 Tilgher “Filosofia delle morali”, pagg. 216-218 3 Tilgher: “Casualismo critico”, Roma, 1944, pag.103 47

l’attuarsi della razional<strong>it</strong>à dello Spir<strong>it</strong>o, e insieme la posizione<br />

deterministica della scienza che mira a spiegare ogni fenomeno<br />

me<strong>di</strong>ante la rigorosa concatenazione delle cause e degli effetti.<br />

Come gli spir<strong>it</strong>ualisti francesi, come in particolare Bergson, al<br />

quale egli deve certamente molto1 , <strong>Tilgher</strong> riven<strong>di</strong>ca il valore<br />

in<strong>di</strong>viduale e irripetibile del fenomeno, che la scienza tenta <strong>di</strong><br />

costringere entro schemi deterministici, per la necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nare<br />

ai fini conosc<strong>it</strong>ivi la varietà del reale alla logica della spiegazione<br />

causale. La scienza non conosce la libertà perché, come si è visto, la<br />

libertà è scelta fra i possibili e la scienza è, invece, riconoscimento<br />

della necess<strong>it</strong>à.<br />

Lo stesso si può <strong>di</strong>re della presenza del caso nella storia. <strong>Il</strong> vero<br />

storico, egli <strong>di</strong>ce, è colui che, cercando <strong>di</strong> lumeggiare i rapporti tra<br />

cause ed effetti, tiene tuttavia nel dovuto conto quelle energie<br />

creatrici e quegli eventi straor<strong>di</strong>nari che rappresentano l’imprevisto, la<br />

contingenza, il caso. 2<br />

<strong>Il</strong> caso: ecco l’elemento <strong>di</strong> cui gli storicisti fanno giustizia<br />

sommaria, certi come sono che tutto si risolve attraverso lo sviluppo<br />

dello Spir<strong>it</strong>o razionale. <strong>Il</strong> caso sembra invece a <strong>Tilgher</strong> un elemento<br />

fondamentale <strong>di</strong> cui non si può non tener conto nelle considerazioni<br />

sulla genesi e sullo sviluppo degli eventi storici. Nell’ultima sua opera, “<strong>Il</strong><br />

casualismo cr<strong>it</strong>ico”, <strong>Tilgher</strong> tenta ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura una fenomenologia e<br />

gnoseologia del caso, combattendo la tendenza che porta a<br />

considerare il fatto accaduto come l’unico razionale e quin<strong>di</strong> come<br />

l’unico possibile: “ogni filosofia della storia che nella total<strong>it</strong>à degli<br />

eventi tende a mostrare l’attuazione <strong>di</strong> un unico Piano o Fine o<br />

Intelligenza o Spir<strong>it</strong>o immanente è condannata inesorabilmente al<br />

totale fallimento perché essa non può ammettere in nessun punto del<br />

processo storico il caso , che d’altra parte non riesce mai a eliminare<br />

del tutto da nessun punto <strong>di</strong> quel processo” 3 .<br />

1 Cfr il sintetico ma acuto saggio su Bergson in “Filosofi e moralisti del ‘900”, Roma, 1944.<br />

2 <strong>Tilgher</strong> “Filosofia delle morali”, pagg. 216-218<br />

3 <strong>Tilgher</strong>: “Casualismo cr<strong>it</strong>ico”, Roma, 1944, pag.103<br />

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