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Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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L’ascetismo e la sant<strong>it</strong>à non sono certo forme <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a morale<br />

che hanno a che fare con una visione puramente meccanicistica ed<br />

util<strong>it</strong>aristica, ma sono forme <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a che, sia pure poco<br />

frequentemente, si manifestano. E’ certo un mer<strong>it</strong>o del <strong>Tilgher</strong> aver<br />

cercato <strong>di</strong> capirle nella loro essenza e <strong>di</strong> coglierle nei loro più propri<br />

motivi ispiratori, senza snaturarle nel tentativo <strong>di</strong> inquadrarle in una<br />

preconcetta schematizzazione della v<strong>it</strong>a morale. Ma egli può fare ciò<br />

soprattutto perché la sua natura è duttile e aperta ad ogni feconda<br />

esperienza <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a spir<strong>it</strong>uale.<br />

L’ascetismo è il punto <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong> una esperienza <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a<br />

fondata sulla esigenza <strong>di</strong> staccarsi dalle cose, dall’”altro”, <strong>di</strong> liberarsi<br />

dalla schiav<strong>it</strong>ù del desiderio. “Riflettendo sull’atto del volere, l’uomo<br />

non ha tardato ad accorgersi che nel volere egli possiede l’arma per<br />

superare l’imme<strong>di</strong>atezza del desiderio, dominarlo e sra<strong>di</strong>carlo, sì da<br />

sost<strong>it</strong>uirle alla gioia dell’imme<strong>di</strong>ato desiderio sod<strong>di</strong>sfatto la gioia più<br />

alta ed intensa del volere trionfante.” 1<br />

Così in un determinato periodo storico, che Thilgher tuttavia<br />

non specifica, l’uomo avrebbe pensato <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>care in sé ogni<br />

desiderio v<strong>it</strong>ale: sarebbe nata allora la v<strong>it</strong>a ascetica, consistente<br />

appunto nel non desiderare nulla, nemmeno la v<strong>it</strong>a stessa.<br />

Genesi indubbiamente semplicistica, e fondata tutta<br />

sull’intervento <strong>di</strong> quel “deus ex machina” che è la volontà. Ma non<br />

s’era forse detto e <strong>di</strong>mostrato che la volontà è un epifenomeno del<br />

desiderio, desiderio fatto cosciente? come può essa, dunque,<br />

annullare del tutto o quasi quel desiderio <strong>di</strong> cui è pur sempre una<br />

manifestazione? Non è qui certo l’aspetto interessante e coerente<br />

dell’analisi <strong>di</strong> <strong>Tilgher</strong>,bensì nella definizione delle caratteristiche<br />

dell’ascetismo e <strong>di</strong> quella particolare qual<strong>it</strong>à <strong>di</strong> gioia che essa può<br />

dare; gioia assoluta, cioè, coincidente col senso puro della v<strong>it</strong>a<br />

universale che nasce allorquando resta annullata ogni determinazione<br />

particolare e si ha un senso <strong>di</strong> sé non come questo o quell’essere<br />

1 <strong>Tilgher</strong> “Filosofia delle morali”. Pag. 106<br />

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