Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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03.06.2013 Views

illusione psichica, non si riesce a capire, osserva Tilgher, come la comune opinione condanni l’avarizia mentre esalta l’egoismo. L’osservazione è certamente acuta e coglie la insufficienza di ogni dottrina utilitaristica, ma tutta la critica è infirmata dal fatto che la posizione di Tilgher, per lo meno nella analisi di quel “piano” di vita morale che egli definisce “del Desiderio e della Volontà”, non è molto diversa dell’utilitarismo. Non è certo la sostituzione del desiderio al piacere come impulso primigenio dell’attività quella che può fondare una morale da cui venga sconfitta ogni tendenza edonistica. Il fatto stesso di aver sentito il bisogno si distinguersi dagli utilitaristi, in un’opera dalla quale è bandita ogni polemica ed ogni considerazione storica 1 , rivela la chiara coscienza di una possibilità di confusione. Vero è che Tilgher per una profonda esigenza morale rifugge dall’utilitarismo, ma per la sua specifica posizione speculativa non riesce di fatto a superarlo. Quando, però, ci si allontana dalle particolari considerazioni intorno a quello stile di vita morale definito “del Desiderio e della Volontà” ci si accorge che l’angolo di visuale di Tilgher è certamente molto più ampio che non quello degli utilitaristi. E’ una visuale capace di abbracciare le più diverse posizioni morali, senza tuttavia riuscire a fonderle in una superiore unità: queste sono appunto la forza e insieme la debolezza della teoria tilgheriana. Si consideri, infatti, il piano morale da lui definito “del Distacco” o quello “dell’Amore”. Qui la tendenza mistica diventa preminente su quella puramente irrazionalistica nel senso che il suo irrazionalismo si colora di misticismo e valorizza forme di vita spirituali che sono certamente lontane da quella tendenza edonistica che abbiamo visto essere alla base della concezione morale fondata sul desiderio e sulla volontà. 1 Nella “Filosofia delle morali” non è nominato nessun filosofo e, tranne l’utilitarismo, nessuna dottrina. 40

L’ascetismo e la santità non sono certo forme di vita morale che hanno a che fare con una visione puramente meccanicistica ed utilitaristica, ma sono forme di vita che, sia pure poco frequentemente, si manifestano. E’ certo un merito del Tilgher aver cercato di capirle nella loro essenza e di coglierle nei loro più propri motivi ispiratori, senza snaturarle nel tentativo di inquadrarle in una preconcetta schematizzazione della vita morale. Ma egli può fare ciò soprattutto perché la sua natura è duttile e aperta ad ogni feconda esperienza di vita spirituale. L’ascetismo è il punto di arrivo di una esperienza di vita fondata sulla esigenza di staccarsi dalle cose, dall’”altro”, di liberarsi dalla schiavitù del desiderio. “Riflettendo sull’atto del volere, l’uomo non ha tardato ad accorgersi che nel volere egli possiede l’arma per superare l’immediatezza del desiderio, dominarlo e sradicarlo, sì da sostituirle alla gioia dell’immediato desiderio soddisfatto la gioia più alta ed intensa del volere trionfante.” 1 Così in un determinato periodo storico, che Thilgher tuttavia non specifica, l’uomo avrebbe pensato di sradicare in sé ogni desiderio vitale: sarebbe nata allora la vita ascetica, consistente appunto nel non desiderare nulla, nemmeno la vita stessa. Genesi indubbiamente semplicistica, e fondata tutta sull’intervento di quel “deus ex machina” che è la volontà. Ma non s’era forse detto e dimostrato che la volontà è un epifenomeno del desiderio, desiderio fatto cosciente? come può essa, dunque, annullare del tutto o quasi quel desiderio di cui è pur sempre una manifestazione? Non è qui certo l’aspetto interessante e coerente dell’analisi di Tilgher,bensì nella definizione delle caratteristiche dell’ascetismo e di quella particolare qualità di gioia che essa può dare; gioia assoluta, cioè, coincidente col senso puro della vita universale che nasce allorquando resta annullata ogni determinazione particolare e si ha un senso di sé non come questo o quell’essere 1 Tilgher “Filosofia delle morali”. Pag. 106 41

illusione psichica, non si riesce a capire, osserva <strong>Tilgher</strong>, come la<br />

comune opinione condanni l’avarizia mentre esalta l’egoismo.<br />

L’osservazione è certamente acuta e coglie la insufficienza <strong>di</strong><br />

ogni dottrina util<strong>it</strong>aristica, ma tutta la cr<strong>it</strong>ica è infirmata dal fatto che la<br />

posizione <strong>di</strong> <strong>Tilgher</strong>, per lo meno nella analisi <strong>di</strong> quel “piano” <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a<br />

morale che egli definisce “del Desiderio e della Volontà”, non è molto<br />

<strong>di</strong>versa dell’util<strong>it</strong>arismo. Non è certo la sost<strong>it</strong>uzione del desiderio al<br />

piacere come impulso primigenio dell’attiv<strong>it</strong>à quella che può fondare<br />

una morale da cui venga sconf<strong>it</strong>ta ogni tendenza edonistica. <strong>Il</strong> fatto<br />

stesso <strong>di</strong> aver sent<strong>it</strong>o il bisogno si <strong>di</strong>stinguersi dagli util<strong>it</strong>aristi, in un’opera<br />

dalla quale è ban<strong>di</strong>ta ogni polemica ed ogni considerazione storica 1 ,<br />

rivela la chiara coscienza <strong>di</strong> una possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> confusione. Vero è che<br />

<strong>Tilgher</strong> per una profonda esigenza morale rifugge dall’util<strong>it</strong>arismo, ma<br />

per la sua specifica posizione speculativa non riesce <strong>di</strong> fatto a<br />

superarlo.<br />

Quando, però, ci si allontana dalle particolari considerazioni<br />

intorno a quello stile <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a morale defin<strong>it</strong>o “del Desiderio e della<br />

Volontà” ci si accorge che l’angolo <strong>di</strong> visuale <strong>di</strong> <strong>Tilgher</strong> è certamente<br />

molto più ampio che non quello degli util<strong>it</strong>aristi. E’ una visuale capace<br />

<strong>di</strong> abbracciare le più <strong>di</strong>verse posizioni morali, senza tuttavia riuscire a<br />

fonderle in una superiore un<strong>it</strong>à: queste sono appunto la forza e insieme<br />

la debolezza della teoria tilgheriana.<br />

Si consideri, infatti, il piano morale da lui defin<strong>it</strong>o “del<br />

Distacco” o quello “dell’Amore”. Qui la tendenza mistica <strong>di</strong>venta<br />

preminente su quella puramente irrazionalistica nel senso che il suo<br />

irrazionalismo si colora <strong>di</strong> misticismo e valorizza forme <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a spir<strong>it</strong>uali<br />

che sono certamente lontane da quella tendenza edonistica che<br />

abbiamo visto essere alla base della concezione morale fondata sul<br />

desiderio e sulla volontà.<br />

1 Nella “Filosofia delle morali” non è nominato nessun filosofo e, tranne l’util<strong>it</strong>arismo, nessuna<br />

dottrina.<br />

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