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Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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in<strong>di</strong>viduali o sociali, concrete o astratte, <strong>di</strong> atti vissuti <strong>di</strong> desiderio e<br />

volontà. Non il giu<strong>di</strong>zio antecede l’atto ma l’atto antecede il giu<strong>di</strong>zio,<br />

che ne trascrive il risultato” 1 .<br />

E’ chiaramente visibile in questa teoria il fondamento<br />

irrazionalistico che fa della volontà un epifenomeno del desiderio e<br />

del giu<strong>di</strong>zio una trascrizione <strong>di</strong> atti vissuti. Tutto si riduce così alla<br />

spontane<strong>it</strong>à del desiderio; l’intervento della riflessione che trasforma il<br />

desiderio in volontà cosciente non spiega non solo che cosa sia e<br />

come sorga questa attiv<strong>it</strong>à razionale, ma nemmeno come essa posa<br />

snaturare l’impulso originario per farne una attiv<strong>it</strong>à cosciente.<br />

Eppure <strong>Tilgher</strong>, una volta giunto ad affermare il carattere<br />

riflesso della volontà, continua costruendo una epica della volontà<br />

che sfocia nell’eroismo. La volontà, infatti, riesce tanto meglio ad<br />

affermarsi come tale quanto più si <strong>di</strong>stacca dalla spontane<strong>it</strong>à naturale<br />

del desiderio e quanto più fa del fine da raggiungere un ideale<br />

razionale, una costruzione mentale del soggetto. Si può giungere così<br />

ad una costruzione ideale che non ha più niente della originaria<br />

spontane<strong>it</strong>à dell’in<strong>di</strong>viduo, che è anzi negazione della in<strong>di</strong>vidual<strong>it</strong>à<br />

stessa e affermazione dell’universale. L’in<strong>di</strong>viduo che agisce per<br />

realizzare questo ideale non è puro in<strong>di</strong>viduo, ma espressione del<br />

corpo sociale <strong>di</strong> cui fa parte e col quale si è identificato. Questo<br />

in<strong>di</strong>viduo è l’Eroe e l’azione che egli compie può definirsi eroica.<br />

L’eroismo è così la sintesi v<strong>it</strong>ale più alta che possa raggiungersi<br />

sul piano del desiderio, in quanto è superamento del desiderio stesso e<br />

affermazione <strong>di</strong> una esigenza ideale che trascende e annulla ogni<br />

impulso puramente v<strong>it</strong>ale. Nell’atto in cui la sua azione eroica vive<br />

l’eroe raggiunge la massima gioia, come quella che fiorisce dalla<br />

coscienza <strong>di</strong> compiere il proprio dovere. Se qualche amarezza può<br />

provare l’eroe questa nasce dal fatto <strong>di</strong> vedere non sempre v<strong>it</strong>toriosa<br />

l’idea per la quale egli lotta. “Anche l’Eroe, infatti, tende all’”altro” e<br />

soffre quin<strong>di</strong> per non poterlo raggiungere, perché l’eroismo è la più<br />

1 <strong>Tilgher</strong>: “Filosofia delle morali”, pag. 37<br />

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