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Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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Di fronte ad una tale varietà <strong>di</strong> forme non si può che lim<strong>it</strong>arsi<br />

ad analizzarne alcune. Ciò che fa appunto <strong>Tilgher</strong>, considerando<br />

quattro tipi fondamentali <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a morale che egli chiama “piani”: il<br />

piano “del Desiderio e della Volontà”, il piano “del Distacco”, il piano<br />

“dell’Amore”, il piano “della Conoscenza”. Ognuna <strong>di</strong> queste forme<br />

ha a sua volta infin<strong>it</strong>e gradazioni e culmina con quella che può<br />

considerarsi la manifestazione più alta <strong>di</strong> essa. Così la forma <strong>di</strong> moral<strong>it</strong>à<br />

che parte dal Desiderio ha come suo culmine l’Erotismo, quella del<br />

Distacco termina nell’Ascetismo, quella dell’Amore mette capo alla<br />

Sant<strong>it</strong>à, quella della Conoscenza si concreta compiutamente nella<br />

Saggezza.<br />

Comincia <strong>Tilgher</strong> con l’esaminare il primo <strong>di</strong> questi “piani”,<br />

quello del Desiderio e della Volontà. <strong>Il</strong> Desiderio è per lui una<br />

manifestazione della v<strong>it</strong>a che mira a completarsi e pertanto aspira a<br />

raggiungere ciò <strong>di</strong> cui si sente il bisogno, l’”altro”. Nell’atto del<br />

desiderare l’uomo è tensione verso l’”altro” nel senso che avverte la<br />

propria deficienza e desidera colmarla. Fino a quando il desiderio<br />

resta imme<strong>di</strong>ato e spontaneo l’oggetto del desiderio è quasi incluso in<br />

quell’atto del desiderare e non si <strong>di</strong>stingue chiaramente come la meta<br />

da raggiungere. E’ solo l’intervento della volontà che opera questa<br />

<strong>di</strong>stinzione e pone l’oggetto come meta del desiderio, come scopo<br />

da raggiungere. E’ dunque la volontà che trasforma l’oggetto in<br />

“fine”; e la volontà medesima è desiderio <strong>di</strong>sciplinato dalla riflessione.<br />

<strong>Il</strong> desiderio e la volontà hanno dunque la stessa natura; ma il desiderio<br />

puro e semplice è spontane<strong>it</strong>à del tutto irriflessa, la volontà è desiderio<br />

fattosi cosciente e che perciò si <strong>di</strong>stingue dal fine che tende a<br />

raggiungere. A facil<strong>it</strong>are questo processo attraverso il quale il desiderio<br />

inconscio si trasforma in volontà cosciente contribuisce il giu<strong>di</strong>zio<br />

espresso me<strong>di</strong>ante il linguaggio. <strong>Il</strong> giu<strong>di</strong>zio manifesta intermini coscienti<br />

quel che vi è <strong>di</strong> piacevole o <strong>di</strong> doloroso in una azione o in un oggetto<br />

qualificandoli come bene o male: “I giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore che qualificano<br />

qualcosa come bene o male non sono perciò che trascrizioni,<br />

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