Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it
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altro può interessarlo e sod<strong>di</strong>sfarlo: la v<strong>it</strong>a nella sua concreta attual<strong>it</strong>à<br />
è senso e coscienza <strong>di</strong> incompiutezza e <strong>di</strong> imperfezione.<br />
Tristano, che ama e langue d’amore per la sua Isotta, soffre<br />
per la lontananza <strong>di</strong> quello che è l’oggetto dell’amor suo e anela ad<br />
annullare la sua sofferenza, che nasce dal desiderio insod<strong>di</strong>sfatto,<br />
appagandolo. Rostignac che aspira ad appagare la sua insanabile<br />
bramosia <strong>di</strong> donne, <strong>di</strong> ricchezze, <strong>di</strong> onori, si tormenta in un costante<br />
stato <strong>di</strong> deficienza e <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione. Tristano e Rostignac vivono<br />
amando gli oggetti dei loro desideri e soffrendo: non amano certo la<br />
passione che li sconvolge e li rende infelici.<br />
Quando invece lo spir<strong>it</strong>o ama non gli oggetti, ma la v<strong>it</strong>a<br />
stessa, non qualcosa che è fuori <strong>di</strong> esso e che aspira a raggiungere,<br />
ma i suoi stessi moti interiori, allora ogni sofferenza ed ogni<br />
<strong>di</strong>lacerazione scompaiono e succede ad esse uno stato <strong>di</strong> perfetta<br />
letizia e <strong>di</strong> superiore seren<strong>it</strong>à: nasce l’arte. Tristano che ama la sua<br />
passione amorosa per se stessa non è più l’uomo Tristano, è lo stato<br />
d’animo <strong>di</strong> agner che compone “Tristano e Isotta”; Rostignac che<br />
ama se stesso e il suo ingordo desiderare e scorda perciò gli oggetti<br />
stessi del desiderio che, una volta raggiunti, lo annullerebbero, non è<br />
l’uomo Rostignac, ma è l’atteggiamento spir<strong>it</strong>uale dello scr<strong>it</strong>tore<br />
Balzac che crea il suo personaggio.<br />
Lucidamente <strong>Tilgher</strong> riassume il suo <strong>pensiero</strong> con queste<br />
parole: “L’esperienza artistica allora si produce, quando un r<strong>it</strong>mo <strong>di</strong><br />
v<strong>it</strong>a, una vibrazione <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a fa <strong>di</strong> sé l’oggetto del suo amore: è una<br />
sintesi in<strong>di</strong>visibile in cui solo astrattamente si può scindere la vibrazione<br />
<strong>di</strong> v<strong>it</strong>a dall’amore <strong>di</strong> cui essa è oggetto a se stessa”. 1<br />
L’arte dunque non è catarsi, non è purificazione delle passioni<br />
perché fino a che queste ci sono non può esserci l’arte; non è ricordo<br />
delle passioni provate perché non è affatto necessario aver provato<br />
praticamente dei sentimenti per poterli esteticamente rappresentare.<br />
1 <strong>Tilgher</strong>: Estetica, pagg. 33-35 e Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> poetica, pagg. 15-18<br />
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