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Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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intuisce, vede contempla, comunica, è obbligato a riconoscere<br />

all’arte tutt’al più un potere <strong>di</strong> traduzione, <strong>di</strong> elaborazione, <strong>di</strong><br />

trasfigurazione <strong>di</strong> una realtà preesistente, in nessun caso un potere <strong>di</strong><br />

libera incon<strong>di</strong>zionata creazione e original<strong>it</strong>à. L’arte come espressione<br />

della v<strong>it</strong>a vissuta; il massimo valore estetico riposto nell’Uman<strong>it</strong>à: a<br />

questo conduce, in questo culmina l’Estetica <strong>di</strong> Croce”. 1<br />

Ed ecco un altro punto cap<strong>it</strong>ale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso dalla estetica<br />

crociana: non solo l’arte non è conoscenza ma non è in nessun caso<br />

espressione della v<strong>it</strong>a vissuta. Se, egli <strong>di</strong>ce, il valore catartico dell’arte<br />

viene riposto nel fatto che l’arte placa e purifica, cantandola, una<br />

passione viva e reale, non si intende come quella passione possa<br />

trovare sod<strong>di</strong>sfazione e compiacimento non già nel suo proprio<br />

oggetto, cioè nell’appagamento del concreto desiderio che le dà<br />

v<strong>it</strong>a, bensì in una rima, in una figura, in un suono. Né si può pensare,<br />

per la stessa ragione, che alle origini della rappresentazione estetica vi<br />

sia non la passione viva e bruciante, ma la passione sul punto <strong>di</strong><br />

spegnersi e <strong>di</strong> morire: anche in questo caso l’oggetto specifico della<br />

passione, preso nelle spire della passione medesima, sia pure in via <strong>di</strong><br />

affievolimento,varrebbe sempre più <strong>di</strong> qualunque surrogato che l’arte<br />

potrebbe offrire.<br />

La rappresentazione artistica dovrebbe dunque sorgere dopo<br />

la morte della passione e la catarsi sarebbe, in certo senso, il ricordo<br />

della passione medesima espressa in forma d’arte. Ma anche ciò<br />

sembra a <strong>Tilgher</strong> inammissibile perché resterebbe sempre<br />

incomprensibile il fatto che, mentre la passione provata è stata<br />

tormentosa o spaventosa, il ricordo <strong>di</strong> essa tradotto nella<br />

rappresentazione estetica <strong>di</strong>venti rasserenamento e letizia.<br />

L’opera d’arte può rappresentare un sentimento angoscioso,<br />

tormentoso, <strong>di</strong>sperato e tuttavia darci un senso ineffabile <strong>di</strong> gioia. La<br />

quale gioia non deriva dalla pura contemplazione e conoscenza del<br />

sentimento rappresentato, bensì proprio dalla comunicazione <strong>di</strong>retta<br />

1 <strong>Tilgher</strong>: “Estetica”, Roma, 1944. Pag.19<br />

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