Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it

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La critica alle su accennate teorie della conoscenza nasce da una posizione speculativa preconcetta, da un particolare punto di vista: cosa ben logica e che il Tilgher, benché si sforzi di condurre una critica interna a ciascun sistema, esplicitamente dichiara. Tuttavia fu certo in quel clima di insoddisfazione e di disagio creato dallo “scientismo” positivistico nella seconda metà del secolo XIX che venne maturandosi il deciso orientamento idealistico di Tilgher, sì che l’esame che egli fa del positivismo stesso e delle varie correnti di reazione ad esso, mentre mostra la soddisfazione di che ritiene di aver decisamente superato quelle singole posizioni speculative, rivela altresì quale difficile via il suo pensiero è andato percorrendo nello sforzo di conquistare un suo proprio punto di vista. Sotto questo aspetto la critica che egli rivolge all’idealismo crociano e gentiliano è certamente la più interessante. Questa filosofia parte da esigenze che anche egli avverte fortemente, come chi per esse appunto s’è destato al mondo del pensiero e dello spirito; e il punto di divergenza sta in fondo nel diverso modo di corrispondere speculativamente a quelle medesime esigenze. La chiave della teoria crociana della conoscenza e della storia sembra a Tilgher l’identità filosofia-storia, identità che egli accetta in pieno ma che non gli sembra trovi valida giustificazione nel pensiero crociano. Per Croce la filosofia è l’atto stesso del pensiero il quale è categoria o giudizio, sintesi a priori di individuale e universale, di intuizione e concetto. L’attività logica dello spirito è anche attività storica nel senso che storicizza, cioè discrimina e differenzia le intuizioni assumendole sotto le categorie. Così mentre l’attività fantastica dello spirito si limita ad intuire l’immagine particolare di qua da ogni discriminazione di esistente o inesistente, di reale o irreale, di vero o falso, l’attività storico-logica distingue le immagine dell’intuizione o del senso in esistenti o inesistenti e definisce esistenti quelle che rappresentano qualcosa di voluto e di attuato, inesistenti quelle che rappresentano 16
qualcosa di puramente desiderato. Il concetto, quindi, presuppone l’intuizione pura, cioè l’elemento individuale o storico. Filosofia e storia si condizionano a vicenda: il pensiero, nell’atto stesso in cui si pone come tale (filosofia), definisce le intuizioni e fonda la storia. Tilgher conduce di siffatta teoria logica una complessa critica interna, nella quale sembra che si possano individuare due questioni fondamentali: a) Quale sarebbe il criterio discriminante in base al quale lo spirito distinguerebbe le intuizioni che nascono da un potente desiderio da quelle in cui si è attuato un deciso volere? b) Si può affermare, come fa Croce, che già l’intuizione per se presa è conoscenza? Per quanto riguarda la prima questione Tilgher, per confutare le affermazioni crociane, si rifà addirittura all’argomento addotto da Gassendi e da Kant contro la prova ontologica accettata da Cartesio. Per Croce, infatti, il giudizio esistenziale non basta da solo a costituire il giudizio individuale. Il giudizio è costituito da un insieme di predicati, tra i quali il predicato di esistenza non è che un membro anche se il più importante. Ora, osserva Tilgher, rifacendosi appunto a Gassendi e a Kant, il predicato di esistenza non può essere considerato un predicato fra i predicati, per il fatto che esso è il solo per il quale quel complesso di predicati diventa un complesso di predicati: sottraendo ad esso il predicato esistenziale non vi sarà più un complesso di predicati, ma semplicemente il nulla. Se ne deduce che l’attività storico-logica dello spirito consiste fondamentalmente nell’esistenzializzare, che è insieme oggettivare ed universalizzare, cioè inserire le immagini e le intuizioni in una serie ordinata in cui ogni membro sia logicamente spiegato dagli antecedenti e logicamente spieghi i seguenti: solo per essere inserite in una tale serie dominata dal principio di ragion sufficiente le immagini reali si distinguono dai sogni e dalle allucinazioni. Ma questa attività esistenzializzante che fonda la conoscenza, conclude Tilgher, è essa stessa al di sopra di ogni determinazione e 17
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