Il pensiero di Adriano Tilgher - Giodi.it
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qualcosa <strong>di</strong> indefinibile, cioè l’energia, <strong>di</strong> cui la materia stessa non<br />
sarebbe che una manifestazione. 1<br />
Né più idoneo a fondar una valida teoria della conoscenza<br />
sembra a <strong>Tilgher</strong> il neo-kantismo tedesco, sorto proprio in segu<strong>it</strong>o<br />
all’evidente fallimento del pos<strong>it</strong>ivismo. Se c’è all’attivo del neokantismo<br />
la certezza che la conoscenza, lungi dall’essere conoscenza<br />
della realtà esterna, è un prodotto dell’attiv<strong>it</strong>à del <strong>pensiero</strong> che<br />
elabora i dati dei sensi usando le sue proprie leggi, c’è al passivo<br />
l’accettazione <strong>di</strong> una “cosa in sé” nella quale poi starebbe la realtà<br />
vera. “Ma all’affermazione che <strong>di</strong>etro i fenomeni c’è la cosa in sé non<br />
si giunge forse applicando le forme e le leggi della nostra<br />
conoscenza? Ora chi ci assicura che la credenza della “cosa in sé”<br />
corrisponda a qualche cosa <strong>di</strong> reale o piuttosto non sia un prodotto<br />
illusorio della nostra organizzazione fisiologica o mentale, sì che se ne<br />
possa porre in dubbio la vali<strong>di</strong>tà? L’intelletto non può sciogliere questo<br />
dubbio, chiuso com’è nel cerchio dei fenomeni” 2 . Per aggirare<br />
l’ostacolo l’Helmholtz, il Riehl, il Liebmann fanno ricorso a forze irriflesse<br />
e a principi extrarazionali. Invano, secondo <strong>Tilgher</strong>; quando si giunge a<br />
<strong>di</strong>re, col Liebmann, che solo la poesia, il sentimento religioso, la v<strong>it</strong>a<br />
morale possono aiutarci a varcare i confini dell’esperienza, si rinnega<br />
<strong>di</strong> fatto quella oggettiv<strong>it</strong>à della “cosa in sé” da cui si è part<strong>it</strong>i, visto che<br />
per attingerla bisogna far ricorso a quanto vi è <strong>di</strong> più soggettivo nello<br />
spir<strong>it</strong>o, cioè al sentimento ed alla fantasia.<br />
Più vicina alle proprie esigenze speculative appare al <strong>Tilgher</strong> la<br />
posizione del neo-hegelismo inglese, del volontarismo e<br />
dell’empiriocr<strong>it</strong>icismo tedesco, correnti tutte delle quali egli non<br />
manca <strong>di</strong> coglere, dal suo punto <strong>di</strong> vista, il lato debole.<br />
Mer<strong>it</strong>o in<strong>di</strong>scutibile <strong>di</strong> Green, iniziatore del neo-hegelismo<br />
inglese, è <strong>di</strong> aver compreso profondamente che”pensare, conoscere,<br />
1 <strong>Tilgher</strong>: “<strong>Il</strong> problema della conoscenza nelle varie <strong>di</strong>rezioni della filosofia contemporanea” in “<strong>Il</strong><br />
Conciliatore”. Anno I (1914), fasc. II e “Teoria del pragmatismo trascendentale”, Milano, 1915.<br />
Pagg. 327-334.<br />
2 <strong>Tilgher</strong> “<strong>Il</strong> problema della conoscenza”. OP: c<strong>it</strong>. Pagg. 333-334<br />
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