Il fondamentalismo come degenerazione nel rapporto con ... - AIEMPR
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Dott.ssa Francesca Imoda<br />
(International Association of Individual Psychology)<br />
<strong>Il</strong> <strong>fondamentalismo</strong> <strong>come</strong> <strong>degenerazione</strong> <strong>nel</strong> <strong>rapporto</strong> <strong>con</strong> l’assoluto<br />
La religione in genere ha <strong>con</strong>tribuito al miglioramento dell’umanita’ ma ha anche dato<br />
adito ad atrocita’ <strong>con</strong>tro l’umanita’ stessa. Quale è il perché?<br />
La risposta di Jones (New York 2002.Terrore e trasformazione. L’ambiguita’ della religione<br />
se<strong>con</strong>do la prospettiva psicanalitica ) è nei fattori psicologici dell’adepto , i quali qualificano<br />
<strong>come</strong> maturante o patologica l’esperienza religiosa .<br />
La risposta dell’autore si situa <strong>nel</strong> quadro delle teorie relazionali recentemente nate<br />
all’interno della psicanalisi .<br />
Mentre Freud aveva interpretato le operazioni psichiche <strong>come</strong> originate da forze istintuali ,<br />
gli psicoanalisti “relazionali” (Klein, Kohut, Winnicott)le <strong>con</strong>siderano <strong>come</strong> risultati di un<br />
intreccio interpersonale :non è la predisposizione istintuale che definisce il tipo di relazione<br />
ma è la relazione oggettuale che decide la predisposizione soggettiva.<br />
In altre parole, cio’ significa che l’effetto costruttivo o terroristico della religione dipende dal<br />
tipo di relazione che il soggetto riesce ad organizzare.<br />
Tra i fattori psicologici, è centrale il processo di idealizzazione. Essere religiosi significa<br />
,fra le altre cose , idealizzare qualcosa o qualcuno.<br />
Nel cuore di ogni religione c’è l’idealizzazione di qualche cosa (testi, riti, esperienze,<br />
istituzione, autorita’, paramenti, gesti, parole ….).<br />
Grazie a questo potere idealizzante ,la religione è in grado di produrre effetti trasformanti<br />
<strong>nel</strong>la vita delle persone, motivandoli a comportamenti oblativi e alti eroismi.<br />
D’altra parte, è portatrice di un potere per cui i suoi adepti vengono mantenuti in uno<br />
stato di dipendenza infantile che a sua volta puo’ derivare <strong>nel</strong> <strong>fondamentalismo</strong>.<br />
Quest’ultimo ci porta a prendere in <strong>con</strong>siderazione il versante aberrante<br />
dell’idealizzazione.<br />
Esso prende corpo quando l’adepto di una data religione usa l’idealizzazione religiosa<br />
<strong>come</strong> “difesa morale” e meccanismo di scissione.<br />
La “difesa morale dagli oggetti cattivi” è un <strong>con</strong>cetto che l’autore media dalla teoria di<br />
Fairbain. Per il bambino, ma anche per l’adulto, portare il peso della propria cattiveria è<br />
drammatico e minaccioso :accettarsi capaci di essere cattivi potrebbe significare che non<br />
si è piu’ buoni. Nella stessa linea, la teoria della Klein ricorda che per il bambino <strong>come</strong> per<br />
l’adulto accettare il proprio potenziale di aggressivita’ è altrettanto minaccioso :<strong>con</strong>vivere<br />
<strong>con</strong>
Un’energia pronta a travolgere noi stessi e gli oggetti amati .Dalla cattiveria e<br />
aggressivita’ci si esonera, allora, biforcando il mondo in buono|cattivo,<br />
sacro|profano,bianco|nero,verita’|errore(splitting).<br />
La parte cattiva viene demonizzata e quella buona idealizzata.<br />
Si ha allora ,una religione che <strong>con</strong>trappone trascendenza e immanenza, natura e spirito,<br />
istinto e valore, vicinanza e lontananza, noi e loro, magnificazione del proprio gruppo e<br />
demonizzazione degli altri.<br />
La’ dove si realizza detta dicotomia, si ha l’ incapacita’ di sopportare l’ambiguita’ del reale<br />
(vedi Fairbairn e Klein).<br />
Una religione cosi’ impostata e proposta tiene i suoi adepti in uno stato di dipendenza<br />
infantile.<strong>Il</strong> passaggio al fanatismo è alle porte.<br />
Differenziandosi dalle teorie di Otto, per Jones l’opposizione sacro-profano non è dunque<br />
una componenente essenziale della religione ma l’espressione di una certa costellazione<br />
psicodinamica (e forse patologica) di una struttura difensiva.<br />
La persona fanatica propone una specifica e personale modalita’ <strong>nel</strong> sostenere la verita’ .<br />
Di solito,coloro che hanno questo approccio religioso sono piu’ predisposti alla violenza e<br />
al pregiudizio di chi si ferma ad aderire a un insegnamento religioso : all’interno sono piu’<br />
remissivi all’autorita’ e all’esterno piu’ aggressivi non tanto verso alcuni gruppi , ma verso<br />
quasi tutte le minoranze.<br />
De-idealizzare comporta rispettare la dialettica tra dubbio e fede che anche <strong>nel</strong>l’adesione<br />
del credente rimane presente e attiva (Jones).<br />
Tale dialettica è la stessa che Kohut aveva evidenziato per l’amore maturo :sufficiente<br />
idealizzazione (fede) cosi’ da essere appassionatamente coinvolti <strong>con</strong> l’oggetto uomo,<br />
sufficiente realismo (dubbio) per mantenere radicate e costanti le nostre passioni<br />
amorose.<br />
Che cosa comporta allora de-idealizzare ? Comporta entrare <strong>nel</strong>l’esperienza di vuoto per<br />
entrare in una piu’ profonda esperienza di DIO : l’impensabile e l’amabile, evitando di<br />
incasellare Dio in strutturazioni rigide di pensiero.<br />
La gente tende a difendersi intellettualmente da questa esperienza di vuoto, negazione<br />
,tentando di trasformare il vuoto in un <strong>con</strong>cetto su cui si puo’ dibattere e discutere e cosi’<br />
facendo proteggersi dall’in<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> la pena e la perdita che implica la de-idealizzazione<br />
delle loro amate credenze (p.109).<br />
La realta’ divina attinta dalla via negativa non è il vuoto.E’ una realta’ oggettiva che si<br />
esprime attraverso tante immagini senza mai essere identiche <strong>con</strong> esse.
Questa disciplina preserva il credente dal rischio del fanatismo e della scissione ,e<br />
comporta una rinuncia molto importante –la relativizzazione del <strong>con</strong>cetto soggettivo che ci<br />
formiamo di Dio- che preserva il credente dal <strong>fondamentalismo</strong> in favore del lasciare che<br />
Dio sia Dio.<br />
La de-idealizzazione comporta , allora ,l’esperienza della perdita e il relativo processo di<br />
elaborazione del lutto, appuntamento e compito che vale anche per lo sviluppo dell’io.<br />
Ogni crescita comporta un perdere , ma cio’ che si perde viene paradossalmente vissuto<br />
meglio.<br />
Elaborare il lutto significa infatti internalizzare l’oggetto perduto in modo da <strong>con</strong>tinuare la<br />
relazione <strong>con</strong> esso.<br />
El fundamentalismo como degeneración en la relación <strong>con</strong> lo absoluto<br />
La religión en general ha <strong>con</strong>tribuido a la mejora de la humanidad, sin embargo ha<br />
producido atrocidades <strong>con</strong>tra la humanidad misma. ¿Cuál es la razón?<br />
La respuesta según Jones (Nueva York 2002. Terror y transformación. La ambigüedad de<br />
la religión según la perspectiva psicoanalítica) se encuentra en los factores psicológicos<br />
del adepto, que califican como madurativa o patológica la experiencia religiosa.<br />
En otros términos, eso significa que el efecto <strong>con</strong>structivo o aterrador de la religión<br />
depende del tipo de relación que el sujeto <strong>con</strong>sigue instaurar.<br />
Entre los factores psicológicos, es central el proceso de idealización. Ser religioso<br />
significa, entre otras cosas, idealizar a alguien o algo.<br />
Gracias a este poder idealizador, la religión es capaz de producir efectos transformadores<br />
en la vida de las personas, motivándolas hacia <strong>con</strong>ductas oblativas y altos heroísmos.<br />
Por otra parte, es portadora de un poder por el que sus adeptos son mantenidos en un<br />
estado de dependencia infantil que, a su vez, puede desembocar en el fundamentalismo.<br />
Esto último nos lleva a tomar en <strong>con</strong>sideración la vertiente aberrante de la idealización.<br />
Eso toma cuerpo cuando el adepto de una determinada religión utiliza la idealización<br />
religiosa como “defensa moral” y mecanismo de escisión.<br />
La parte malvada se demoniza y la buena se idealiza.<br />
Se obtiene entonces una religión que <strong>con</strong>trapone trascendencia e inmanencia, esencia y<br />
espíritu, instinto y valor, cercanía y lejanía, nosotros y ellos, magnificación de su propio<br />
grupo y demonización de los demás.<br />
Allá donde se realiza dicha dicotomía, se obtiene la incapacidad de aguantar la<br />
ambigüedad de lo real. (Véase Fairbairn y Klein)<br />
Una religión así fundada y propuesta mantiene a sus adeptos en un estado de<br />
dependencia infantil. El pasaje al fanatismo está a las puertas.
La persona fanática propone una modalidad específica y personal para defender la<br />
verdad.<br />
De-idealizar implica el respeto de la dialéctica entre duda y fe que aun en la adhesión del<br />
creyente queda presente y activa. (Jones)<br />
Tal dialéctica es la misma que Kohut había puesto en evidencia <strong>con</strong> respecto al amor<br />
maduro: suficiente idealización (fe) como para estar apasionadamente implicados <strong>con</strong> el<br />
objeto hombre, suficiente realismo (duda) como para mantener arraigadas y <strong>con</strong>stantes<br />
nuestras pasiones amorosas.<br />
¿Qué implica entonces de-idealizar? Implica entrar en la experiencia del vacío para entrar<br />
en una más profunda experiencia de DIOS : lo impensable y lo deseable, evitando de<br />
encasillar a Dios en estructuras rígidas de pensamiento.<br />
Le fondamentalisme comme dégénération dans le rapport avec l'absolu.<br />
La religion a d'une façon générale <strong>con</strong>tribué à l'amélioration de l'humanité mais elle a<br />
aussi donné lieu à des atrocités <strong>con</strong>tre l'humanité même. Pourquoi ?<br />
La réponse de Jones (New York 2002. Terreur et transformation. L'ambiguïté de la<br />
religion selon la perspective psychanalytique) est dans les facteurs psychologiques de<br />
l'adepte, qui qualifient comme mûrant ou pathologique l'expérience religieuse.<br />
Ceci signifie que l'effet <strong>con</strong>structif ou terroriste de la religion dépend du type de relation<br />
que le sujet réussit à organiser.<br />
Entre les facteurs psychologiques le procès d'idéalisation est central. Être religieux<br />
signifie, entre autres, idéaliser quelque chose ou quelqu'un.<br />
Grâce à ce pouvoir idéalisant, la religion peut produire des effets trasformants dans la vie<br />
des gens, en les motivant aux comportements oblatifs et hauts héroïsmes.<br />
En plus elle est porteuse d'un pouvoir pour lequel ses adeptes sont maintenus dans un<br />
état de dépendance enfantine qui peut dégénérer dans le fondamentalisme à son tour.<br />
<strong>Il</strong> nous porte à prendre en <strong>con</strong>sidération le versant aberrant de l'idéalisation.<br />
<strong>Il</strong> prend corps quand l'adepte d'une certaine religion utilise l'idéalisation religieuse comme<br />
défense morale et mécanisme de scission.<br />
Si d’un côte la mauvaise partie est présentée comme infamante, de l’autre côté la bonne<br />
est idéalisée.<br />
On se retrouve face à une religion qui oppose transcendance et immanence, nature et<br />
esprit, instinct et valeur, proximité et éloignement, nous et eux, glorification du propre<br />
groupe et dénigrément des autres.<br />
Dans le cadre où cette dichotomie se réalise, l'incapacité de supporter l'ambiguïté du réel<br />
se manifeste (Fairbairn et Klein).<br />
Une religion si fondée et proposée tient ses adeptes dans un état de dépendance infantile.<br />
Le passage au fanatisme est aux portes.<br />
La personne fanatique propose une modalité spécifique et person<strong>nel</strong>le dans le but de<br />
soutenir la vérité.<br />
De-idéaliser comporte respecter la dialectique entre doute et foi qui aussi dans l'adhésion<br />
du croyant reste présente et active.<br />
Telle dialectique est la même que Kohut avait soulignée pour l'amour mûr : d’une part<br />
suffisant idéalisation (foi) à être passionnément impliqué avec l'objet homme, de l’autre<br />
part suffisant réalisme (doute) pour maintenir enracinées et <strong>con</strong>stantes nos passions<br />
amoureuses.
Qu'est-ce que alors il comporte de-idéaliser? <strong>Il</strong> comporte entrer dans l'expérience du vide<br />
pour entrer dans une plus profonde expérience de DIEU : l'impensable et l'aimable en<br />
encadrant sourtout pas Dieu dans des structures rigides de pensée.<br />
Dott.F.Imoda<br />
<strong>Il</strong> <strong>fondamentalismo</strong> <strong>come</strong> <strong>degenerazione</strong> <strong>nel</strong> <strong>rapporto</strong> <strong>con</strong> l’assoluto.<br />
La religione in genere ha <strong>con</strong>tribuito al miglioramento dell’umanità’ ma ha anche dato adito<br />
ad atrocità <strong>con</strong>tro l’umanità’ stessa. Perché?<br />
La risposta di Jones (New York 2002.Terrore e trasformazione. L’ambiguità’ della religione<br />
se<strong>con</strong>do la prospettiva psicanalitica) è nei fattori psicologici dell’adepto, i quali qualificano<br />
<strong>come</strong> maturante o patologica l’esperienza religiosa.<br />
Ciò significa che l’effetto costruttivo o terroristico della religione dipende dal tipo di<br />
relazione che il soggetto riesce ad organizzare.<br />
Tra i fattori psicologici centrale è il processo di idealizzazione. Essere religiosi significa,<br />
fra l’altro, idealizzare qualcosa o qualcuno.<br />
Grazie a questo potere idealizzante, la religione è in grado di produrre effetti trasformanti<br />
<strong>nel</strong>la vita delle persone, motivandoli a comportamenti oblativi e alti eroismi.<br />
Inoltre è portatrice di un potere per cui i suoi adepti vengono mantenuti in uno stato di<br />
dipendenza infantile che a sua volta può derivare <strong>nel</strong> <strong>fondamentalismo</strong>.<br />
Esso ci porta a prendere in <strong>con</strong>siderazione il versante aberrante dell’idealizzazione.<br />
Esso prende corpo quando l’adepto di una data religione usa l’idealizzazione religiosa<br />
<strong>come</strong> difesa morale e meccanismo di scissione.<br />
La parte cattiva viene demonizzata e quella buona idealizzata.<br />
Si ha allora una religione che <strong>con</strong>trappone trascendenza e immanenza, natura e spirito,<br />
istinto e valore, vicinanza e lontananza, noi e loro, magnificazione del proprio gruppo e<br />
demonizzazione degli altri.<br />
Là dove si realizza detta dicotomia si ha l’incapacità di sopportare l’ambiguità’ del reale<br />
(Fairbairn e Klein).<br />
Una religione così impostata e proposta tiene i suoi adepti in uno stato di dipendenza<br />
infantile.<strong>Il</strong> passaggio al fanatismo è alle porte.<br />
La persona fanatica propone una specifica e personale modalità <strong>nel</strong> sostenere la verità.<br />
De-idealizzare comporta rispettare la dialettica tra dubbio e fede che anche <strong>nel</strong>l’adesione<br />
del credente rimane presente e attiva.<br />
Tale dialettica è la stessa che Kohut aveva evidenziato per l’amore maturo:sufficiente<br />
idealizzazione (fede) da essere appassionatamente coinvolti <strong>con</strong> l’oggetto uomo,<br />
sufficiente realismo (dubbio) per mantenere radicate e costanti le nostre passioni<br />
amorose.<br />
Che cosa comporta allora de-idealizzare? Comporta entrare <strong>nel</strong>l’esperienza di vuoto per<br />
entrare in una più profonda esperienza di DIO:l’impensabile e l’amabile evitando di<br />
incasellare Dio in strutturazioni rigide di pensiero.