Il Laboratorio Apr 2009 - Grande Oriente D'Italia - Lombardia
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N 84<br />
<strong>Apr</strong>ile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
<strong>2009</strong><br />
ISSN 1128-3599<br />
®
Periodico fondato nel 1992<br />
N 84<br />
<strong>Apr</strong>ile, Maggio, Giugno <strong>2009</strong><br />
Spedizione in abbonamento postale 50% periodico bimestrale<br />
SOMMARIO<br />
1<br />
ISSN 1128-3599
Massoneria e Futurismo sono un binomio complesso<br />
e impossibile da esaminare nelle poche seppur dense<br />
pagine del <strong>Laboratorio</strong> <strong>Il</strong> movimento fondato dall’eclettico<br />
artista Marinetti un secolo fa e la plurisecolare<br />
nostra Istituzione hanno innegabilmente dei punti<br />
di contatto, ma anche numerosi motivi di divergenza È<br />
innegabile che entrambi abbiano avuto un obiettivo di<br />
cambiamento, una spinta progressista con l’Uomo artefice<br />
delle proprie fortune e motore individuale della<br />
collettività, carattere che la Massoneria conserva ancora<br />
e rafforza in una società che si evolve confusamente<br />
e pare perduta tra l’inanità della politica e l’estremismo<br />
della religione Ma è anche vero che Massoneria<br />
e Futurismo furono antitetici in una visione della<br />
soluzione ai problemi della società che prevedeva, per<br />
la Massoneria, un mondo basato sul progresso di tutti<br />
gli uomini nell’abbraccio fraterno e nella comunione<br />
universale mentre, per il Futurismo, il nuovo ordine<br />
sociale sarebbe stato raggiunto con la guerra e il fuoco<br />
distruggitore tanto cari al successivo fascismo<br />
Posizioni contrastanti dunque, che non impediscono<br />
alla nostra Istituzione e ai massoni toscani di celebrare<br />
un movimento artistico e culturale che proprio in Toscana<br />
vide fertili ed operosi alcuni tra i principali esponenti<br />
del Futurismo, che tanto hanno dato alla cultura<br />
italiana del primo Novecento<br />
Carlo Carrà: L’amante dell’ingegnere<br />
In realtà la Massoneria può considerarsi con ragione<br />
anche un movimento culturale di sicuro stampo<br />
progressista – ma con un’accezione priva di qualsiasi<br />
riferimento partitico – finalizzata al miglioramento della<br />
società in ogni suo aspetto: morale, sociale e di conseguenza<br />
politico I massoni italiani, nel loro<br />
plurisecolare cammino, hanno dato tanto all’umana fa-<br />
Editoriale<br />
Stefano Bisi<br />
2<br />
miglia della Penisola Hanno dato prima di tutto uno<br />
Stato, l’ideale superiore di una comune Nazione che<br />
resta giovane e difficile da gestire La posizione della<br />
Toscana e dei massoni di questa terra non è stato<br />
secondario nel generare quella tensione morale che si<br />
tradusse in puro impegno per un mondo nuovo Basti<br />
pensare che il primo italiano ad entrare in Massoneria<br />
fu un compositore e violinista lucchese (nato nel 1687),<br />
Francesco Xaverio Gemignani, che fu iniziato il 1° febbraio<br />
1725 nella Loggia “Queen’s Head” di Londra,<br />
nella quale fondò il 18 febbraio 1725 la Philo Musicae<br />
et Architecturae Societas Apollini associazione istituita<br />
a protezione di musicisti ed architetti, aperta solo ai massoni<br />
Ma anche il primo italiano iniziato in Italia fu in<br />
Toscana: il poliedrico medico e scrittore Antonio Cocchi,<br />
beneventano d’origine (nato nel 1695), iniziato il 4 agosto<br />
1732 nella Loggia che era stata costituita a Firenze<br />
dagli inglesi che vi risiedevano, facente capo a Sir Horace<br />
Mann, Ministro britannico residente presso il Granducato<br />
di Toscana A lui si deve un’estesa produzione letteraria<br />
di ricercatore e di scrittore che il Collegio dei Maestri<br />
Venerabili della Toscana ha recuperato catalogandolo e<br />
mettendolo a disposizione di tutti, massoni e profani, che<br />
vorranno approfondire la straordinaria storia di questa<br />
pietra miliare della cultura massonica italiana<br />
La Toscana vanta, purtroppo, anche il primato del<br />
primo martire massone, il casentinese, originario di<br />
Poppi, Tommaso Crudeli (1702-1745), uomo di cultura<br />
e frequentatore d’ambienti internazionali, iniziato nel<br />
1735 nella stessa Loggia inglese di Firenze, vittima<br />
dell’intolleranza e della persecuzione religiosa La Massoneria<br />
toscana non si è fermata al Settecento Raccogliendo<br />
la prestigiosa eredità del secolo dei Lumi e di<br />
quello successivo, passando per il Risorgimento, è oggi<br />
forte di numerosissimi Fratelli attivissimi nel portare<br />
avanti i principi della Libera Muratoria nel mondo profano<br />
oltre che all’interno dell’Istituzione Ne sono prova<br />
convegni pubblici (il recente ad Arezzo in occasione<br />
del CXL anniversario della fondazione della RL “Benedetto<br />
Cairoli” (119) all’<strong>Oriente</strong> d’Arezzo), iniziative<br />
di confronto culturale (a fine maggio a Pitigliano, città<br />
ebraica toscana per eccellenza nonché il già menzionato<br />
recupero dell’archivio d’Antonio Cocchi), e l’appuntamento<br />
ormai classico con il solstizio d’estate a<br />
San Galgano, tempio naturale della spiritualità e della<br />
laboriosità dell’Uomo L’effervescenza delle Logge e<br />
della Massoneria toscana è percebile e, diciamo pure,<br />
apprezzata dal mondo profano, come dimostrato dall’interesse<br />
e della partecipazione d’istituzioni e cittadini<br />
comuni alle nostre iniziative Continuiamo così, per<br />
il bene dell’Ordine e dell’Umanità
<strong>Il</strong> Futurismo: Velocità + Arte + Azione<br />
Premessa In rapporto con il 100esimo anniversario<br />
del Manifesto del Futurismo (fu pubblicato anche<br />
su Le Figaro di Parigi il 20 febbraio 1909) e del movimento<br />
d’avanguardia fondato da Filippo Tommaso<br />
Marinetti si ritiene utile fornire un breve condensato<br />
della genesi, dell’evoluzione e dell’attualità dei principi<br />
futuristi non insensibili alla filosofia di Nietzsche,<br />
spesso interpretata in modo acritico Dobbiamo riconoscere<br />
valori altamente positivi a questo movimento<br />
che, rompendo gli schemi tradizionali ormai esauriti della<br />
letteratura, dell’arte e più in generale della cultura, apre<br />
nuovi orizzonti e un’espressione più aderente alla nuova<br />
società che all’inizio del secolo si affaccia ad un<br />
mondo nuovo e a nuove affascinanti prospettive Anche<br />
la parola, liberata dalla rigida servitù delle regole,<br />
si riappropria dei suoi diritti e ricerca nuove esperienze<br />
e nuovi significati <strong>Il</strong> Futurismo è stato l’origine –<br />
assolutamente prioritaria – di un’idea d’avanguardia<br />
“totale”, e non solo “interdisciplinare”, che s’irradiasse,<br />
come in parte si è irradiata, nel costume, nel gusto,<br />
o nel modo di vivere di un’intera società interpretando<br />
una nuova filosofia dell’essere nel mondo, con i suoi<br />
nuovi valori o negazione di valori Pensiamo ad un<br />
Ungaretti, ad un Montale, al loro scavare profondo<br />
per donare alla parola più alti e insoliti significati, togliendola<br />
dall’abuso spregiudicato di tanta letteratura<br />
fatta di parole sonanti molto spesso vuote di contenuti<br />
propositivi Tornare al valore delle parole significava<br />
anche ritrovare il senso delle cose <strong>Il</strong> linguaggio<br />
delle essenze e della vita quotidiana diventava un tema<br />
centrale di tutto un periodo che non è ancora finito,<br />
perché le parole hanno ancora dei sensi nascosti che<br />
spesso s’ignorano o non si vogliono cogliere Forse i<br />
futuristi non pensavano che il loro movimento, che<br />
voleva far piazza pulita di tutto il passato, avrebbe<br />
avviato momenti di ripensamento e di ricerca così affascinanti<br />
e destinati a non spengersi, sì da essere ancora<br />
vitale Fu Filippo Tommaso Marinetti, nel 1909, a<br />
spargere i semi del Futurismo e a fecondare tutto quel<br />
che verrà nella moda, nel cinema, nella pittura, nella<br />
poesia e in molte altre discipline, il creatore di un’eccezionale<br />
avanguardia che Pablo Echaurren, scrittore,<br />
pittore e il più gran collezionista di libri futuristi, definisce<br />
“il grande rimosso”, per sottolineare la scarsa<br />
attenzione che il nostro Paese gli ha da sempre dedicato<br />
Un disinteresse antico, oggi appena riacceso (1)<br />
dalle celebrazioni per il centenario del manifesto con<br />
cui Marinetti, fin da quei “formidabili anni Dieci”, condizionò<br />
ogni genere d’arte A Marinetti si deve lo<br />
svecchiamento della cultura e l’anticipazione di molte<br />
forme espressive Le sue tavole parolibere sono ancora<br />
insuperate in quanto a modernità I suoi program-<br />
Blasco Mucci<br />
3<br />
mi sono una miniera da scavare e in cui trovare gemme<br />
da sfruttare e non solo da ammirare È Marinetti il grande<br />
rimosso mentre si celebra il centenario del Futurismo<br />
con manifestazioni tutte incentrate sulle arti che finiscono,<br />
purtroppo, per mettere in ombra la figura del<br />
fondatore, Marinetti appunto<br />
Da sinistra: Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo Tommaso<br />
Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini<br />
Prima del futurismo Milano tra Otto e Novecento<br />
Negli anni cruciali che scavalcano i due secoli, sul<br />
crinale tra Otto e Novecento, Milano vive una stagione<br />
d’intensa trasformazione e d’impetuosa crescita urbanistica,<br />
proiettata, almeno a livello nazionale, verso<br />
una dimensione metropolitana Allo schiudersi del nuovo<br />
secolo la città conta oltre cinquecentomila abitanti,<br />
sessantaseimila dei quali sono immigrati giunti dalle<br />
campagne per fornire forza lavoro alle sue nuove industrie,<br />
gran parte delle quali costituirà per oltre un secolo<br />
il Gotha della grande borghesia imprenditoriale<br />
italiana e (insieme alla Fiat, a Torino) formerà l’ossatura<br />
dell’intero sistema industriale nazionale Nell’area<br />
sud-occidentale della città, servita dalle vie d’acqua<br />
dei Navigli, nel 1884 sono fondate le Officine meccaniche<br />
Riva (poi Riva Calzoni), nel 1887 le fabbriche di<br />
coloranti Max Meyer, presto seguite dalle industrie<br />
ceramiche Richard Ginori, mentre sin dalla metà del<br />
secolo vi operavano le cartiere Binda E poco lontano,<br />
presso lo scalo merci di Porta Romana, sorgono in<br />
questo giro d’anni le Officine meccaniche OM e il<br />
Tecnomasio Brown Boveri mentre sull’asse opposto,<br />
quello che punta a nord, si estendono i giganteschi<br />
stabilimenti della Breda, della Pirelli, le industrie chimiche<br />
Montecatini e la Carlo Erba Intanto, dalla metà<br />
degli anni Novanta crescono in Milano la Banca Commerciale<br />
Italiana e il Credito Italiano, due istituti “universali<br />
alla tedesca”, e dallo scoccare del Novecento<br />
la Borsa milanese s’impone come mercato leader del<br />
Paese Sotto questa spinta potente la città muta il suo<br />
volto sia sul piano urbanistico, per effetto delle nuove
periferie che saranno oggetto di tanti dipinti di<br />
Boccioni e di Russolo (e in seguito di Sironi), sia sul<br />
versante della composizione sociale L’inurbamento<br />
massiccio, con gli inevitabili problemi legati alla difficile<br />
integrazione di queste masse di diseredati, innesca,<br />
infatti, ben presto scintille di rivolta: divampano i primi<br />
tumulti, culminati nella brutale repressione del maggio<br />
1898, quando una sommossa scoccata per effetto del<br />
crescente carovita negli stabilimenti Pirelli di Via Ponte<br />
Seveso e presto propagatasi all’intera città, è soffocata<br />
nel sangue dalle truppe del generale Fiorenzo Bava<br />
Beccaris Non sarà l’ultima e i giovani pittori futuristi,<br />
sostenitori di un rapporto stretto tra arte e vita, non<br />
mancheranno di documentare i disordini che scoppieranno<br />
in città in opere celeberrime: come Rissa in Galleria<br />
e Retata, di Boccioni, il Funerale dell’anarchico<br />
Galli di Carrà e Rivolta di Russolo, per citare solo le<br />
più famose<br />
Le due anime di Marinetti Chiunque si accinga a<br />
studiare la biografia e l’opera di Marinetti si rende<br />
subito conto delle forti contraddizioni che costituiscono<br />
la clamorosa vitalità del personaggio Figlio di due<br />
culture, italiana e francese, unisce un temperamento<br />
ardente e impulsivo alla più lucida razionalità intellettuale<br />
Uomo di frontiera, si rivela sempre in bilico tra<br />
sensibilità passatista e volontà anticipatrice, tra ispirazione<br />
romantica e fredda impassibilità, tra le certezze<br />
della nostalgia e il fascino della scoperta, esattamente<br />
come lo è in ambito ideologico tra nazionalismo e cosmopolitismo,<br />
tra gusto borghese e sperimentalismo<br />
avanguardista, tra la libera autonomia creatrice e l’imperativo<br />
dogmatico dell’innovazione La sua attitudine<br />
fondamentalmente aggressiva deriva da un trauma che<br />
subisce da bambino, quando il padre lo scaglia in acqua<br />
affinché impari a nuotare L’episodio, che riaffiora<br />
costantemente nell’arco della sua vita, lo impronta ad<br />
un gusto primigenio per le sensazioni violente e ad<br />
un’immagine della vita percepita come lotta e costante<br />
antagonismo In particolare negli anni simbolisti, ma<br />
anche nella teoria e nelle azioni futuriste successive,<br />
la sua immaginazione appare continuamente polarizzata<br />
su sensazioni legate al mare e allo scorrere fluido dell’acqua,<br />
elemento naturale specifico di una continua<br />
esaltazione dell’istinto vitale Deve la sua formazione<br />
al padre, lettore d’Edouard Schuré e appassionato di<br />
storia delle religioni e della mitologia delle anime dei<br />
morti dell’antico Egitto; alla madre che gli legge Dante<br />
e Leopardi, inculcandogli un amore viscerale per l’Italia;<br />
ai gesuiti francesi del collegio d’Alessandria che<br />
gli infondono la passione per la letteratura A diciotto<br />
anni è già in rivolta Scopre Emile Zola, autore prediletto<br />
dal quale riprenderà la formula di un’Italia<br />
impietrita dalla “ruggine dei secoli” Soggiogato dalle<br />
manifestazioni della natura che materializza ai suoi occhi<br />
il flusso del tempo e l’eterno rinnovarsi della vita,<br />
scrive i suoi primi versi pubblicando nel 1894 la rivista<br />
“Le Papyrus”, definita da lui stesso “colma di poesia<br />
4<br />
romantica e d’invettive anticlericali contro i gesuiti”<br />
Scappa dal collegio, costringendo il padre a mandarlo<br />
a Parigi per terminarvi gli studi Si lascia allora affascinare<br />
da una città mitica che corrisponde alla sua formazione<br />
francese Trasferitosi poi in una Milano borghese,<br />
città d’affari che si sta aprendo alla realtà della<br />
nascente civiltà industriale, rimane deluso da un’Italia<br />
provinciale e desueta a tal punto che si getta a capofitto<br />
nell’attivismo letterario<br />
La singolarità della sua esperienza esistenziale diventa<br />
un terreno fertile per gli autori del simbolismo<br />
decadente, con i quali può identificarsi grazie alle sue<br />
nevrosi, alla sua storia personale, all’immaginario esotico<br />
della sua infanzia Legge Mallarmé, Baudelaire,<br />
Maeterlinck, Verhaeren, si appassiona a Wagner, cede<br />
alla curiosità per le sedute spiritiche Pubblica raccolte<br />
di versi simbolisti, poi nel 1905 la tragedia satirica Le<br />
Roi Bombance in cui prende atto della crisi dell’intellettuale<br />
borghese di fronte alle prime lotte operaie<br />
Opponendo Nietzsche a Schopenhauer, la forza creatrice<br />
della pulsione vitale al ciclo dell’eterno ritorno,<br />
enuncia allo stesso tempo la “religione del divenire”<br />
come sola risposta possibile all’inanità d’ogni utopia<br />
Fonda la lussuosa rivista “Poesia”, con la quale vuole<br />
introdurre nelle lettere italiane il verso libero, su cui<br />
lancia un’inchiesta letteraria, facendone un modello<br />
formale dinamico e vitalista La rivista, che esce ogni<br />
volta con una diversa monocromia della copertina disegnata<br />
da Alberto Martini, diviene la culla del<br />
Futurismo<br />
La fondazione del Movimento futurista nasce da<br />
un episodio vissuto, eppure così paradossale da fare<br />
di Marinetti un personaggio da romanzo La mattina<br />
del 15 ottobre 1908 il giovane e ricco poeta, sempre<br />
impeccabilmente vestito e con la sigaretta in bocca, si<br />
reca in viale Monte Rosa, fuori Milano, agli stabilimenti<br />
Isotta Fraschini, dove acquista un modello<br />
cabriolet Tipo BN 40/50 HP di gran lusso La macchina,<br />
che può raggiugere gli 80 km/h, ha una carrozzeria<br />
a forma di double phaeton, si tratta cioè di una spider<br />
a quattro posti Impettito e raggiante, Marinetti si fa<br />
fotografare al volante della vettura Parte poco dopo,<br />
ma in Via Domodossola la macchina si capovolge in<br />
un fossato pieno d’acqua, imprigionando sotto il suo<br />
peso Marinetti, che riesce a salvarsi solo grazie all’intervento<br />
d’alcuni operai Da allora egli non guiderà<br />
mai più un’automobile, né una motocicletta, così come<br />
non cercherà mai di imparare a pilotare un aeroplano<br />
In tutta la sua vita, il cantore futurista del progresso<br />
tecnologico e della nuova civiltà delle macchine ha<br />
guidato solo un’automobile per poco più di un chilometro,<br />
finendo fuori strada Questo significa che l’esperienza<br />
inebriante della velocità di cui parlava nei suoi scritti<br />
letterari e paroliberi era puramente ricettiva, sul modello<br />
del celebre “Viaggio sulla locomotiva” d’Emile Zola<br />
Gli anni dieci: il dinamismo plastico Nel vivo della<br />
polemica che lo opponeva ai cubo-futuristi del grup-
po di Puteaux, e rispondendo in particolare a Fernand<br />
Léger, Umberto Boccioni scriveva: Fin dal 1910 (e ci<br />
si permetterà di dire anche da parecchio tempo prima,<br />
poiché un manifesto non si pensa e si scrive in una<br />
giornata o in una nottata), noi pittori futuristi italiani<br />
consideriamo come sola via futura e definitiva dell’arte<br />
plastica, un dinamismo di colore e di forma<br />
Per Boccioni, quindi, la poetica del dinamismo scaturiva<br />
da una ricerca antecedente alla pubblicazione dei<br />
primi due manifesti teorici della pittura futurista Cercando<br />
di capire a cosa alludesse, si è indotti a pensare<br />
all’impatto che ebbe sulla sua pittura, già nel 1909, la<br />
scoperta dell’opera di Medardo Rosso <strong>Il</strong> lancio del<br />
Manifesto di fondazione del Futurismo, scatenando la<br />
rivalità tra Milano e Firenze, più precisamente l’antagonismo<br />
tra Marinetti e Prezzolini, aveva, infatti, provocato<br />
la reazione critica d’Ardengo Soffici Quest’ultimo<br />
aveva allora promosso, tra marzo e luglio 1909,<br />
una campagna a favore di Medardo Rosso, vero e proprio<br />
figliol prodigo il cui ritorno da Parigi doveva essere<br />
accolto dalla cultura italiana in nome della modernità<br />
Nella seconda metà del 1909, quindi sicuramente<br />
dopo aver letto il libro <strong>Il</strong> caso Medardo Rosso pubblicato<br />
da Soffici, Boccioni dipinge tre opere estremamente<br />
espressive: <strong>Il</strong> mattino, Officine a Porta Romana<br />
e Tre donne, in cui intraprende una nuova ricerca,<br />
materializzando raggi e fasci di luce che, tramite il loro<br />
intersecarsi dinamico con i corpi, immergono e prolungano<br />
questi ultimi nell’ambiente circostante Boccioni<br />
non mentiva: i prodromi della pittura futurista, in particolare<br />
il principio dell’articolazione congiunta tra l’oggetto<br />
e l’ambiente, appaiono nelle sue opere già nella<br />
seconda metà del 1909 L’unica ipotesi plausibile per<br />
comprendere questa sua svolta è che si tratti di un’assimilazione<br />
e trasposizione in pittura dei principi<br />
luministici di Medardo Rosso<br />
<strong>Il</strong> clima creato dalla rivalità tra il manifesto di<br />
Marinetti e la campagna di Soffici per Rosso accelera<br />
gli avvenimenti Marinetti e Boccioni non si conoscono,<br />
ma sono ora entrambi pronti ad agire per l’avvento<br />
di una modernità artistica italiana <strong>Il</strong> 20 dicembre 1909,<br />
alla vernice dell’Esposizione intima della Famiglia<br />
Artistica, Boccioni incontra Russolo e Bonzagni <strong>Il</strong><br />
primo è un eccellente acquafortista che ha anche dipinto<br />
la visione allucinata di un Autoritratto con teschi,<br />
ispirandosi a Courbet e ad Ensor, ma basandosi<br />
sulla pratica occultistica dello specchio nero <strong>Il</strong> secondo<br />
dipinge immagini sociali e urbane con la sensibilità<br />
di un illustratore <strong>Il</strong> mese seguente, nel gennaio 1910,<br />
Marinetti pubblica in francese e in italiano il romanzo<br />
Mafarka il futurista, con una lunga dedica agli undici<br />
“poeti futuristi” che fanno già parte del movimento<br />
Marinetti utilizza il testo per lanciare un vero e proprio<br />
appello, alla ricerca di giovani artisti capaci di tradurre<br />
le sue visioni futuriste: Quale pittore saprà rendere<br />
sulla tela il verdegiallo splendente che anima le loro<br />
guance Sempre più attratto dall’attivismo e dalle mirabili<br />
iniziative di Marinetti, che sta diventando il prota-<br />
5<br />
gonista della cronaca culturale italiana, il 15 febbraio<br />
Boccioni assiste ad una “serata futurista” al Teatro<br />
Lirico di Milano Trasportato dall’entusiasmo chiede<br />
all’amico Remo Mannoni, diventato poeta futurista con<br />
lo pseudonimo di Libero Altomare, di fargli conoscere<br />
Marinetti di cui si dichiara ammiratore L’incontro tra<br />
Boccioni e il fondatore del Futurismo avviene il 22 febbraio<br />
1910, nelle prime ore del pomeriggio, alla Stazione<br />
Centrale di Milano, luogo futurista per eccellenza<br />
Boccioni si reca poco dopo con Russolo e Carrà in<br />
casa Marinetti, in via del Senato, per costituire il gruppo<br />
dei pittori del futurismo<br />
Carlo Carrà: <strong>Il</strong> Cavaliere rosso<br />
Pensieri in libertà sulla scultura futurista Quest’anno<br />
il Futurismo compie cent’anni, eppure non c’è<br />
quasi traccia dell’affievolirsi, con l’età, di questo movimento<br />
così esuberante Le esposizioni gemelle di<br />
Parigi e di Milano che ne celebrano il centenario hanno<br />
entrambe la certezza di ottenere risultati determinanti<br />
fra i quali il riesame globale della scultura futurista<br />
che si aspetta da tempo e che ormai, ci si augura, non<br />
dovrebbe tardare L’importanza storica del Futurismo<br />
è ora totalmente riconosciuta Numerose opere di Balla,<br />
Boccioni e Carrà sono annoverate tra i capolavori<br />
della storia dell’arte alla stregua degli altri delle avanguardie<br />
storiche Eppure, a differenza di molti movimenti<br />
artistici del periodo sorprendentemente fecondo<br />
degli anni 1900-1914, solo il Futurismo conserva gran<br />
parte della sua energia originaria e rimane ancora oggi<br />
affascinante quanto provocatorio, persino irritante, così<br />
come all’epoca della sua nascita e del suo successo<br />
Fauvismo, cubismo o le varie correnti dell’espressionismo<br />
sono episodi artistici conclusi e ben integrati<br />
nella nostra visione dello sviluppo dell’arte moderna;<br />
il Futurismo invece c’intriga e ci rende perplessi ancora<br />
oggi, all’inizio di questo XXI secolo, non solo per le<br />
sue opere che abbiamo come eredità preziosa, ma anche<br />
per le sue audaci contraddizioni, le sue debolezze<br />
e soprattutto per la sua abilità nel rivolgersi ad un’élite<br />
d’amanti dell’arte così come all’intera società contemporanea<br />
La natura temeraria dell’entusiasmo futurista<br />
fu così grande da andare oltre la logica, il decoro e il<br />
senso comune Questa volontà di rischiare, di lasciare
domande senza risposta, è forse ancora più evidente<br />
nella scultura futurista I dipinti futuristi sono fatti<br />
conclusi Stanno di fronte a noi come immagini interamente<br />
compiute, come espressioni pienamente realizzate<br />
del pensiero dell’artista Possiamo ammirarle o ignorarle,<br />
farle nostre o respingerle La scultura futurista è<br />
invece più enigmatica, più bisognosa di essere indagata,<br />
poiché si trova al centro di molti quesiti irrisolti<br />
che ci sfidano a trovare delle risposte Forse è proprio<br />
in questo campo che gli intenti del Futurismo hanno<br />
raggiunto il loro apice <strong>Il</strong> quadro è sempre un’astrazione<br />
bidimensionale e viene immediatamente percepito<br />
come esistente al di fuori del mondo tridimensionale<br />
che c’è familiare La scultura gode invece di un rapporto<br />
molto più diretto con le tangibili realtà umane, e<br />
quest’amalgama d’arte e vita è precisamente l’ideale<br />
più nobile del Futurismo<br />
Architettura futurista <strong>Il</strong> centro dell’attenzione degli<br />
architetti futuristi è la città, vista come simbolo della<br />
dinamicità e della modernità All’inizio del 1914 Antonio<br />
Sant’Elia, il principale architetto, pubblica il Manifesto<br />
dell’Architettura Futurista, nel quale espone i<br />
principi di questa corrente Tutti i progetti creati da<br />
questi si riferiscono a città del futuro, con particolare<br />
attenzione alle innovazioni In contrapposizione all’architettura<br />
classica, vista come statica e monumentale,<br />
le città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come<br />
caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti I<br />
futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo<br />
centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente<br />
nella vita delle città Nei progetti di questo periodo<br />
si cercano sviluppi e scopi di questa novità L’utopia<br />
futurista è una città in perenne mutamento, agile e<br />
mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere in costruzione,<br />
e la casa futurista allo stesso modo è impregnata<br />
di dinamicità Anche l’utilizzo di linee ellittiche e<br />
oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per<br />
una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di<br />
una simmetria classicamente intesa <strong>Il</strong> Futurismo anticipa<br />
i grandi temi e le visioni dell’architettura e della città<br />
che saranno proprie del Movimento Moderno, anche<br />
se il Razionalismo italiano si perderà un po’ tra la diatriba<br />
del neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini<br />
e la purezza di Giuseppe Terragni e non riuscirà ad<br />
avere il medesimo slancio innovatore come invece manifesta<br />
Angiolo Mazzoni All’espansione delle città italiane<br />
d’inizio Novecento, Antonio Sant’Elia risponde<br />
progettando edifici innovativi, proiettati in altezza e a<br />
più livelli, un primo passo verso la metropoli futurista,<br />
un cantiere dinamico e moderno, la “città che sale” immaginata<br />
da Boccioni e da Marinetti (2)<br />
Gli anni venti: l’arte meccanica Se è vero, come la<br />
storiografia d’arte e prima ancora i futuristi stessi nei<br />
loro scritti hanno sostenuto, che nell’arte futurista degli<br />
anni venti si apre un nuovo corso di segno spiccatamente<br />
“meccanico”, è però altrettanto vero che que-<br />
6<br />
st’avanguardia si era proposta sin dal suo apparire<br />
come un movimento votato al culto della “macchina”,<br />
vero simbolo della modernità e causa prima del moto<br />
accelerato che caratterizzava la vita del XX secolo Per<br />
la prima volta nella sua storia l’uomo poteva, infatti,<br />
far conto su una forza che non era più, soltanto, quella<br />
muscolare – umana o animale che sia – né su quella<br />
capricciosa del vento o su quella fornita dal vapore,<br />
bisognosa d’ingombranti caldaie, ma grazie al motore<br />
a scoppio poteva ora muoversi sulla terra, sull’acqua<br />
e persino nell’aria con una libertà e una velocità<br />
impensabili fino alla generazione precedente I suoi<br />
orizzonti cambiavano, le percezioni si alteravano e i<br />
vissuti stessi dell’uomo moderno, nel corso di una sola<br />
generazione o poco più, si trasformavano radicalmente<br />
per effetto di quest’innovazione capace di scardinare<br />
e travolgere equilibri millenari L’intero manifesto di<br />
fondazione del Futurismo è un inno alla macchina in<br />
ogni sua forma, e non soltanto nella frase sempre citata<br />
un automobile da corsa col suo cofano adorno di<br />
grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo, un<br />
automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia,<br />
è più bello della Vittoria di Samotracia In quelle<br />
stesse righe Marinetti inneggia, infatti, alle macchine<br />
della modernità anche quando cita i fuochisti che s’agitano<br />
davanti ai forni infernali delle grandi navi, quando<br />
evoca le pance arroventate delle locomotive, quando<br />
celebra il rumore formidabile degli enormi tramvai<br />
a due piani, il ruggire degli automobili famelici che<br />
passano sotto le sue finestre milanesi e quando indica<br />
i torridi petti delle tre belve sbuffanti su cui lui e i<br />
suoi compagni d’avventura si lanciano per la città, al<br />
primo albeggiare della notte milanese in cui egli narra<br />
sia stato steso il manifesto di fondazione del Futurismo<br />
Gli anni trenta: l’aeropittura Le vedute aeree delle<br />
città italiane, che affascinavano Montaigne, allo stesso<br />
modo delle carte topografiche del territorio che hanno<br />
segnato l’antica storia della pittura e della cartografia,<br />
materializzavano uno sguardo sul mondo che<br />
era il risultato di una ricostruzione mentale In epoca<br />
moderna, dopo le prime celebri fotografie scattate da<br />
Nadar nel 1858, sorvolando Parigi su una mongolfiera,<br />
la città vista dal cielo non è una realtà concepita, bensì<br />
percepita, non essendo più la sua rappresentazione<br />
aerea il risultato di un’arte della ricostituzione, ma unicamente<br />
di un processo meccanico Eppure agli inizi<br />
del secolo la veduta aerea non può ancora offrire un<br />
nuovo modello visivo, né stimolare l’immaginario, perché<br />
è condizionata dai canoni tradizionali della rappresentazione<br />
paesaggistica e urbana Per i futuristi, la<br />
veduta aerea non è stimolante In effetti, il fascino che<br />
esercita lo sguardo dall’alto come punto di vista inedito,<br />
sta nella sua capacità di eliminare le differenze e<br />
globalizzare le forme, mostrando così un’immagine rassicurante<br />
e tranquilla della città Lo sguardo aereo, allargando<br />
il campo visivo grazie alla distanza, neutralizza<br />
ciò che, nella metropoli moderna, costituisce il ritmo
frenetico, l’intensità sensoriale e il movimento continuo,<br />
cioè rumori, colori, odori e forme in movimento di<br />
cui recita il manifesto di Carrà <strong>Il</strong> tema cosmico, sempre<br />
concepito in funzione del “dinamismo universale”, fa<br />
invece parte della ricerca dei pittori futuristi, da Balla a<br />
Dottori Quest’ultimo, originario dell’Umbria, la “terra<br />
dei mistici”, elabora precocemente una visione trasfigurata<br />
del paesaggio a forte componente spirituale,<br />
con viste d’insieme dall’alto e allusione alla circolarità<br />
cosmica incurvando la linea d’orizzonte<br />
L’eredità del futurismo All’indomani della seconda<br />
guerra mondiale la cultura italiana opera un autentico<br />
atto di rimozione degli anni della dittatura fascista,<br />
che vengono considerati “una parentesi” secondo la<br />
Note<br />
Eugenio Miccini: Quì Firenze<br />
7<br />
formula di Benedetto Croce A causa del suo compromesso<br />
con il fascismo, il Futurismo è condannato dalla<br />
classe politica e accantonato dagli intellettuali, ma non<br />
dagli artisti che ne apprezzano le opere e la vitalità<br />
creatrice I futuristi continuano peraltro ad esprimersi<br />
attraverso le loro ricerche, occupando un posto importante<br />
nella scena artistica italiana del dopoguerra A<br />
Milano, Crali rilancia l’aeropittura con tele dalla forte<br />
tensione lirica e pubblica il manifesto Arte orbitale,<br />
preconizzando nuove creazioni dalla scala cosmica<br />
Bruno Munari, che fa parte dei fondatori del MAC<br />
(Movimento Arte Concreta), espone opere d’arte cinetica<br />
Regina, che si associa a sua volta al MAC, conduce<br />
una ricerca astratta Molto attivo è anche il critico<br />
e simpatizzante futurista Antonino Tullier che parteciperà<br />
allo spazialismo e all’arte nucleare, due movimenti<br />
che caratterizzeranno l’avanguardia italiana degli<br />
anni cinquanta Depero pubblica il Manifesto della<br />
pittura plastica nucleare per riattualizzare le idee<br />
futuriste A Roma, Prampolini prosegue il suo lavoro<br />
sulle metamorfosi organiche della materia, avvicinandosi<br />
all’informale postsurrealista Nel 1945, fonda l’Art<br />
Club per difendere l’arte astratta e raggruppare i giovani<br />
artisti che seguono questa tendenza Inoltre, riprende<br />
contatto con Severini e Balla che a loro volta<br />
cominciano a dipingere un nuovo ciclo d’opere<br />
neofuturiste Prampolini collabora anche con lo scultore<br />
Francesco Coccia, commissario straordinario della<br />
Quadriennale romana, che organizza nel 1948 la prima<br />
grande retrospettiva della pittura futurista Malgrado<br />
l’ostracismo di natura politica, il Futurismo resta, ancor<br />
oggi, come punto di riferimento per gli artisti della<br />
nuova generazione<br />
(1) <strong>Il</strong> Futurismo ha vissuto tra due ingratitudini Affiancò il fascismo in modo del tutto autonomo, tanto da diventarne<br />
rivale: ergo il fascismo non gliene fu grato Caduto il fascismo doveva rispondere di averlo affiancato e sostenuto: ergo,<br />
l’antifascismo non gliene fu grato Come si sa, la cultura, anche se lo nega, è purtroppo succube della politica<br />
(2) L’architettura non è riuscita a seguire Marinetti nella sua foga rivoluzionaria Gli edifici non si fanno e si disfano con<br />
la velocità con cui si fanno e si rifanno i quadri Disegnare una città o un’architettura futurista è più facile che realizzarla<br />
Di solito i committenti non hanno nessuna intenzione di mettere a rischio il proprio investimento La resistenza è ovvia <strong>Il</strong><br />
senso della velocità e del cambiamento lo si acquista più rapidamente nelle cosiddette “opere d’arte” stradali e ferroviarie,<br />
i ponti È l’epoca del Golden Gate Bridge di San Francisco, del Palazzo di Vetro londinese, del Gran Palais parigino e della<br />
parigina Torre Eiffel In Italia gli architetti progettano architetture razionaliste, come Terragni, Libera, Figini, Pollini,<br />
Michelucci<br />
Fa eccezione Pier Luigi Nervi col dinamismo strutturale dei grandi hangar, delle scale e delle pensiline dello Stadio Berta<br />
di Firenze Dovremo attendere un bel po’ per vedere un’architettura “dinamica” e la vedremo soprattutto in tre chiese: la<br />
lecorbusierana Notre Dame du Hot a Rochamps, quella dedicata a San Giovanni Battista di Michelucci e l’altra, sempre di<br />
Michelucci, a Longarone nella quale il dinamismo si accentua e prende l’aspetto di un percorso ascensionale da seguire per<br />
raggiungere il trionfo dell’azzurro terso del Cielo, oltre le montagne del Vaiont che, in cerchio, circondano la valle dove<br />
scorre il fiume delle nostre memorie: duemila corpi trascinati dalle sue acque in rivolta, precipitate giù dalla diga della morte<br />
Non sono molti oggi gli architetti “futuristi” quasi tutti nel gruppo deri decostruttirvisti che, forse senza saperlo, seguono<br />
i dogmi futuristi della velocità e del dinamismo: Santiago Calatrava e le sue strutture, Frank Gehry nel Museo di Bilbao e<br />
soprattutto nella Disney Concert Hall di Los Angeles e qualche altro Piuttosto il design si addice al Futurismo coi suoi<br />
modelli dinamici delle moto delle auto, degli aerei: lì si è sfogato e i risultati ottenuti sono talvolta straordinari È l’arrivo<br />
delle nuove tecnologie che cambia tutto perché consente tutto In ciò cogliendo una sostanziale contraddizione: al limite<br />
della statica dell’aerodinamica, ovvero dove le forme sembrano sottratte alla fantasia e condotte sui binari obbligati della<br />
necessità, si ottengono i risultati più entusiasmanti
<strong>Il</strong> contributo del Futurismo alla società in evoluzione<br />
“È giunto il momento di celebrare il Futurismo”<br />
Detta così la frase potrebbe apparire un invito ed un<br />
vezzo culturale a non dimenticare il centenario di quel<br />
“20 febbraio 1909” in cui apparve sul quotidiano francese<br />
“Le Figaro” il Manifesto del Futurismo di Filippo<br />
Tommaso Marinetti Dotato di una notevole formazione<br />
letteraria, questo personaggio (che pur non appartenente<br />
alla Massoneria vantava però amicizie in questa<br />
Istituzione) è stato il genio, la figura illuminata<br />
che ha tra l’altro compreso l’importanza della pubblicità<br />
e delle pubbliche relazioni Sbaglierebbe chi guardasse<br />
a quest’evento come un semplice movimento<br />
d’avanguardia al rifiuto (apparente) dell’armonia e del<br />
buon gusto Per chi come noi, deve essere proteso alla<br />
ricerca, il Futurismo non può non essere considerato<br />
come una dinamica, come l’esaltazione d’ogni forma<br />
d’originalità, esternata nei vari campi dello scibile e<br />
nella realizzazione del loro divenire “Lavorare al bene<br />
ed al progresso dell’Umanità” riteniamo che voglia significare<br />
anche questo! “Ricercare e sperimentare”<br />
(che potrebbero essere anche parole di passo), per un<br />
massone sono atti di credo nell’uomo, nella sua creatività,<br />
nella sua capacità d’essere artefice di cambiamenti<br />
umani e sociali<br />
Non vogliamo però far cadere l’aspetto a nostro<br />
avviso più forte, moderno ed inestinguibile che il Futurismo<br />
ha prodotto: la comunicazione È qualcosa con<br />
cui anche la nostra stessa Istituzione si misura, deve<br />
misurarsi e dovrà confrontarsi di continuo La necessità-obbligo<br />
di rendersi visibili, di trasmettere messaggi,<br />
di far sì che i nostri principi non siano conoscenza<br />
di pochi, ma abbiano diffusione e siano veicolo di riflessione,<br />
confronto e crescita, per noi ed anche per il<br />
mondo profano Un Futurismo non solo fatto artistico,<br />
ma soprattutto sociale e comportamentale Qualcosa<br />
che possa diventare una “palestra” di formazione umana<br />
Noi, aperti all’evoluzione, figli dell’<strong>Il</strong>luminismo, non<br />
potevamo dimenticarlo La conferma a come giusta<br />
possa essere la nostra visione, trova riscontro anche<br />
il quegli “anni ruggenti” che, databili tra il 1919 ed il<br />
1929, rappresentarono un importante decennio di trasformazione<br />
Trasformazione non sempre armonica, ma<br />
inconfutabile, di crescita e sviluppo socio culturale<br />
Non sarà forse neppure un caso, il fatto che in questa<br />
datazione storica, ricorra il numero 9 Numero che simbolicamente<br />
rappresenta la generazione e la reincarnazione<br />
e che per Pitagora simboleggiava la materia che<br />
incessantemente si scompone e ricompone Del resto,<br />
potremmo oggi affermare che il XX secolo nasceva<br />
proprio in quel momento Salivano alla ribalta scrittori<br />
importantissimi, delle vere e proprie pietre miliari, come<br />
Paolo Pisani<br />
8<br />
Thomas Mann, Erich Maria Remarque, Hermann Hesse,<br />
tanto per citarne alcuni tra i più noti<br />
Un discorso particolare vogliamo tracciarlo nei confronti<br />
di Gabriele d’Annunzio che proprio nel 1909<br />
pubblica “Fedra” Una tragedia anticlassica, la vicenda<br />
dell’eroina che trionfa nella morte seguendo le divinità<br />
dell’ombra, del mondo sotterraneo, contro le divinità<br />
solari del mondo classico La vicenda è scandita<br />
dalla rivolta di Fedra contro gli Dei della Grecia e di<br />
Teseo, quelli che lo hanno protetto ed aiutato nelle<br />
sue rapine, nei suoi delitti, nei suoi stupri esercitati su<br />
di lei e su Arianna Al di là della storia, ciò che la<br />
caratterizza e la pone come opera nuova, fuori dagli<br />
schemi, quindi collocabile indiscutibilmente come tessera<br />
del nascente Futurismo, è il capovolgimento della<br />
tragedia, il ricorso non alla forza della passione, ma ad<br />
un lucido piano d’eversione contro i torti subiti da lei<br />
e dal suo mondo d’affetti (la sorella Arianna sedotta<br />
ed abbandonata, l’uccisione del fratello, il suo stesso<br />
rapimento e la violenza subita) <strong>Il</strong> messaggio d’insieme<br />
è l’impraticabilità del classicismo, in un mondo dominato<br />
oramai dall’industrializzazione e dall’economicità<br />
Studiosi e conoscitori del Futurismo, potrebbero a<br />
questo punto anche osservare che il nostro guardare<br />
questo evento come un fatto di trasformazione, potrebbe<br />
cozzare alla fine con l’adesione stessa al fascismo<br />
di quasi tutti i futuristi Vero solo in parte, perché<br />
non mancarono personaggi come Eugenio Montale,<br />
Giuseppe Ungaretti, Italo Svevo e lo stesso Luigi Pirandello,<br />
che scavarono nell’animo e nel cuore degli<br />
uomini Ciò che dovremmo sforzarci di fare, è dunque<br />
analizzare l’idealità, il progetto, la proposta Non i risultati<br />
di certe devianze e prevaricazioni che distorsero<br />
lo spirito ed i principi originari di quel progetto di<br />
cambiamento Un progetto che proponeva grande socialità<br />
e solidarietà ma poi naufragato malamente e<br />
dolorosamente<br />
Appartenendo a noi la condizione di “posteri”, siamo<br />
oggi moralmente chiamati a ripercorrere e metabolizzare<br />
gli eventi e con la massima onestà intellettuale,<br />
grande serenità e distacco politico, fare in modo che<br />
non si faccia l’errore, giudicando con superficialità, di<br />
gettare via “acqua sporca e bambino” Pur riconoscendo<br />
che il mondo intero dopo il 1929 dovette fare i conti<br />
con la grande depressione e con i totalitarismi, una<br />
“semina” a monte era stata compiuta e la gemmazione<br />
era già iniziata Le innovazioni del Futurismo agirono<br />
da vettori e nello spirito dell’uomo quei valori che da<br />
sempre la Massoneria propugnava, riuscirono a trovare<br />
un più facile e diffuso accesso tra la gente Tornia-
mo ad evidenziare l’attenzione che il Futurismo mostrò<br />
verso la “visibilità” ed oggi, a cento anni di distanza,<br />
gli riconosciamo il merito di essere stato anche antesignano<br />
di questo metodo, oggi fondamentale in ogni<br />
settore Un modo per acquisire credibilità e fiducia,<br />
per essere conosciuti per come realmente siamo e non<br />
come gli altri ci rappresentano <strong>Il</strong> grande mosaico della<br />
storia del Mondo e composto di tante tessere ed an-<br />
Nota di redazione<br />
<strong>Il</strong> Futurismo e le donne Una donna che ebbe il potere<br />
di incantare, sia Marinetti sia D’Annunzio, ponendosi come<br />
importante esponente del Futurismo, fu Tamara de Lempicka<br />
Nata a Varsavia nel 1906, Tamara si trasferì a Parigi con il<br />
marito Gli anni che trascorse a Parigi furono caratterizzati<br />
da una vita avventurosa, resa frenetica da impulsi di genio e<br />
sregolatezza Ben presto la sua personalità emerse e riuscì<br />
ad esporre i suoi lavori, riscuotendo il successo che meritava<br />
La sua arte ha ben poco di futurismo, semmai futurista<br />
è il suo atteggiamento, gli ambienti che frequentava, i suoi<br />
modi moderni che rompevano la tradizione I suoi ricevimenti<br />
erano puntualmente riportati sulle cronache mondane<br />
dell’epoca Ciò che rimane di lei è un autoritratto, in cui<br />
appare al volante di un auto rombante, con un casco grigio,<br />
dal quale spunta una ciocca di capelli biondo oro La sua<br />
sregolatezza la portò all’eccesso di progettare l’incendio del<br />
Louvre ma, per fortuna, quella notte le fu rubata l’auto ed il<br />
suo progetto non fu portato a termine Frequentò la scuola<br />
di Denis dal quale eredita lo stile Per Denis lo stile è una<br />
qual certa grandiosità ottenuta con sacrifici volontari, espressione<br />
attraverso la “Semplificazione” Mentre dall’altro<br />
maestro Lhote eredita il concetto di decorazione, di deformazione<br />
delle figure, prospettiva ravvicinata e costruzione<br />
per linee curve Introduce nei suoi quadri una limitazione<br />
della gamma cromatica, utilizzando solo due o tre colori<br />
declinati in tutte le loro sfumature Nel ritratto del conte<br />
Furstemberg, appare evidente come abbia applicato la tecnica<br />
della ritrattistica fiorentina in particolare quanto abbia<br />
guardato i volti d’alabastro del Bronzino e quelli del<br />
Pontormo La deformazione dei corpi in Lhote rappresenta<br />
la visione deformata dei sentimenti che il pittore prova per<br />
una persona o per un oggetto, mentre nei quadri di Tamara<br />
le persone ritratte quasi esplodono e tendono a fuoriuscire<br />
dalla tela in cui sono compressi Tamara cercò di ritrarre<br />
personaggi che s’imponessero nella storia e nella fama, quasi<br />
che parte della loro celebrità si trasferisse nel quadro<br />
Ricordiamo il ritratto dello scrittore André Gide realizzato<br />
nel 1925, periodo nel quale era sulla bocca di tutti, poiché<br />
aveva confessato la sua omosessualità Lo scrittore è rappresentato<br />
con occhi fessurati senza luce, quasi privo<br />
d’espressione ma con un’intensità ove trapela una vigorosa<br />
drammaticità<br />
Nel 1925 inizia il suo successo, prima sulla rivista La<br />
Reinassance e successivamente con l’inaugurazione della sua<br />
mostra a Milano Annoveriamo in questo periodo le opere<br />
quali il Ritmo e Gruppo di quattro nudi nel quale l’artista<br />
gioca sull’intersezione d’archi e cerchi, che disegnano corpi<br />
nudi e le ombre con ritmo pittorico In particolare sul quadro<br />
dove la presenza del violoncello simboleggia il rapporto<br />
tra l’arte e la musica, tra il suono e il colore Annoveriamo<br />
tra le sue maggiori opere anche La donna assopita e Adamo<br />
9<br />
che questa è una di quelle Ignorarla sarebbe come<br />
perdere un po’ della vista e rendere miopi le nostre<br />
coscienze Uno slogan recita “1909, una data che ha<br />
segnato il Novecento” La frase è suggestiva, d’effetto,<br />
vagamente aulico, ma a noi piacerebbe molto di<br />
più se quel “<strong>Il</strong> Novecento” fosse sostituito con “La<br />
vita dell’Uomo” Visto come sono andate le cose, come<br />
posteri, ci sembrerebbe di poterlo fare<br />
ed Eva dove si registra il primo nudo maschile Da tutti i<br />
personaggi ritratti trapela una certa serenità, calma che li<br />
rende più simili alla cartellonistica pubblicitaria Nel ritratto<br />
Le due amiche ripropone la problematica del lesbismo, che<br />
all’epoca risultava essere di grand’attualità<br />
Autoritratto di Tamara in auto<br />
Nel 1933 inizia a dipingere quadri a soggetto religioso È<br />
l’inizio di una nuova fase che porta negli anni seguenti ad un<br />
netto cambiamento, ad una pittura che rivolge la propria<br />
attenzione agli emarginati Alcuni dipinti come Sant’Antonio<br />
e San Giovanni Battista nascono in un momento di profonda<br />
difficoltà che vede l’artista costretta a cure psichiatriche e<br />
sull’orlo di una clausura in convento italiano <strong>Il</strong> cambiamento<br />
coincide dopo il matrimonio con il barone ungherese Roul<br />
Kuffne, che poteva garantirle una stabilità finanziaria Ma i<br />
dipinti in questo periodo saranno privi d’energia, di quell’espressività<br />
che aveva caratterizzato le sue prime opere<br />
Dobbiamo, infine, registrare anche un incontro con D’Annunzio,<br />
allo scopo di realizzare un ritratto del Vate L’opera<br />
non fu mai portata a termine, per le particolari attenzione<br />
che il poeta aveva per l’artista Infatti, Tamara, indispettita<br />
dalle avance del “nano in uniforme”, fugge dal suo focoso<br />
pretendente e il suo rifiuto rimarcò l’indipendenza della donna<br />
e la sua libertà d’espressione e di pensiero La sua vita non<br />
era certamente fatta di rinunzie, applicava alla lettera il precetto<br />
d’Oscar Wilde “<strong>Il</strong> miglior modo di resistere ad una<br />
tentazione è cederle” Ingorda di vita, ispirò anche il teatro a<br />
tal punto che un musical, scritto e diretto da John Krizanc<br />
e Richard Rose, legato alla figura di Tamara e al suo incontro<br />
con D’Annunzio riscosse enorme successo sia negli Stati<br />
Uniti, sia in Italia Nel 1978 si trasferisce a Cuernavaca in<br />
Messico ove morirà nel marzo del 1980 Le sue ceneri saranno<br />
sparse nel vulcano Popocatepel, secondo i suoi desideri<br />
(Nota del Fratello Blasco Mucci)
<strong>Il</strong> Futurismo<br />
Corrente culturale italiana del XX secolo Nello stesso<br />
periodo, movimenti artistici influenzati dal Futurismo<br />
si svilupparono in altri Paesi, soprattutto in Russia, dove<br />
alla base non v’era, però, un concetto bellicoso come<br />
quello dei futuristi, ma un’utopica idea di pace e libertà,<br />
sia individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo)<br />
I futuristi esplorarono ogni tecnica espressiva, dalla<br />
pittura alla scultura, in letteratura riguardo alla poesia e<br />
al teatro, ma non trascurarono neppure la musica, l’architettura,<br />
la danza, la fotografia, il nascente cinema e<br />
persino la gastronomia Anche se si possono osservare<br />
segnali di un’imminente rivoluzione artistica nei primissimi<br />
anni del secolo – tra cui nel 1907 il saggio<br />
Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst (Abbozzo<br />
di una nuova estetica della musica) del compositore<br />
italiano Ferruccio Busoni – la nascita ufficiale del movimento,<br />
e la stessa nascita della parola “Futurismo”,<br />
fu opera del poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti<br />
che ne codificò la filosofia pubblicando il Manifesto<br />
del Futurismo (1909), rilasciato inizialmente a Milano e<br />
successivamente sul quotidiano francese Le Figaro il<br />
20 febbraio<br />
<strong>Il</strong> Futurismo si colloca sull’onda della rivoluzione tecnologica<br />
dei primi anni del ‘900 (la Belle époque), esaltandone<br />
la fiducia illimitata nel progresso e decretando<br />
violentemente la fine delle vecchie ideologie (il passatismo)<br />
Per esempio, Marinetti esalta il dinamismo, la velocità,<br />
l’industria e anche la guerra intesa come “igiene del<br />
mondo”, identificando nel Parsifal wagneriano (che proprio<br />
in quegli anni cominciava ad essere rappresentato<br />
nei teatri d’Europa) il simbolo artistico del passatismo,<br />
dell’arte decadente e pedante <strong>Il</strong> Futurismo nasce in un<br />
periodo (inizio ‘900) di grande fase evolutiva dove tutto il<br />
mondo dell’arte e della cultura era stimolato da moltissimi<br />
fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale<br />
dei popoli, i grandi cambiamenti politici, e le nuove scoperte<br />
tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo<br />
senza fili, la radio e gli aeroplani; tutti fattori che arrivarono<br />
a cambiare completamente la percezione delle distanze<br />
e del tempo, “avvicinando” fra loro i continenti <strong>Il</strong> XX<br />
secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava<br />
all’interno dell’essere umano una nuova realtà: la velocità<br />
Le catene di montaggio abbattevano i tempi di<br />
produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le<br />
strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva<br />
questa nuova sensazione di futuro e velocità sia<br />
nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una<br />
destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere<br />
percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione<br />
<strong>Il</strong> pensiero del Futurismo<br />
Giovanni Pratesi<br />
10<br />
<strong>Il</strong> Primo Futurismo <strong>Il</strong> Manifesto di fondazione del<br />
movimento futurista fu pubblicato dal poeta ed editore<br />
Filippo Tommaso Marinetti per la prima volta il 5 febbraio<br />
1909 nelle Cronache letterarie del quotidiano<br />
bolognese La gazzetta dell’Emilia <strong>Il</strong> Manifesto<br />
Futurista fu poi nuovamente pubblicato due settimane<br />
dopo, il 20 febbraio 1909, sul parigino Le Figaro, conseguendo<br />
così una prestigiosa ribalta internazionale<br />
Questo manifesto era destinato ad essere il primo di<br />
una serie di tanti altri che anticipano e percorrono lungo<br />
tutta la strada il pensiero futurista sia nel campo<br />
della letteratura, che nelle altre arti Anche a Milano i<br />
pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo<br />
Balla, Gino Severini e Luigi Russolo, firmano il<br />
Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce<br />
le regole: abolizione nell’immagine della prospettiva<br />
tradizionale (già precedentemente abolita da Picasso),<br />
a favore di una visione simultanea per esprimere il dinamismo<br />
degli oggetti Successivamente nel 1910 gli<br />
artisti Boccioni, Carrà e Russolo, espongono a Milano<br />
le prime opere futuriste alla “Mostra d’arte libera” nella<br />
fabbrica Ricordi Alla morte in guerra di Umberto<br />
Boccioni nel 1916, Carrà e Severini si ritrovano in una<br />
fase di evoluzione verso la Pittura Cubista, di conseguenza<br />
il gruppo milanese si scioglie spostando la città<br />
del movimento da Milano a Roma con la conseguente<br />
nascita del Secondo Futurismo<br />
<strong>Il</strong> Secondo Futurismo <strong>Il</strong> Secondo Futurismo è sostanzialmente<br />
diviso in due fasi, la prima va dal 1918, due<br />
anni dopo la morte di Umberto Boccioni, al 1928 ed è<br />
caratterizzata da un forte legame con la cultura postcubista<br />
e costruttivista, la seconda invece va dal 1929 al 1938 ed<br />
è molto più legata alle idee del surrealismo Di questa<br />
corrente, che si conclude attraverso il cosiddetto Terzo<br />
Futurismo, portando anche all’epilogo del Futurismo stesso,<br />
fanno parte molti pittori fra cui Fillia (Luigi Colombo),<br />
Enrico Prampolini, Nicolay Diulgheroff, ma anche Mario<br />
Sironi, Ardengo Soffici e Ottone Rosai Se la prima fase<br />
del Futurismo fu caratterizzata da una ideologia<br />
guerrafondaia e fanatica (in pieno contrasto con tutte le<br />
altre Avanguardie), la seconda stagione ebbe un effettivo<br />
legame con il regime fascista, nel senso che si valse di<br />
speciali favori o che si piegò agli stilemi della comunicazione<br />
governativa dell’epoca Anche se la gerarchia fascista<br />
riservò ai futuristi coevi una sottovalutazione talvolta<br />
sprezzante, l’osservazione dei principi autoritaristici<br />
e la poetica interventista del Futurismo furono sempre<br />
presenti negli artisti del gruppo, fino a che alcuni di questi<br />
non abbracciarono altri movimenti, distaccandosi da<br />
quelle ideologie fascistoidi (Carlo Carrà, ad esempio,<br />
abbracciò la metafisica)
Paradossi e contraddizioni del Futurismo<br />
Sono molte le incongruenze relative al pensiero<br />
futurista Già nel primo manifesto si evidenzia come si<br />
volesse utilizzare la guerra per pulire il mondo (punto<br />
numero 9), mentre tutti gli intellettuali e artisti dell’epoca<br />
scongiuravano lo scoppio della Prima Guerra mondiale,<br />
di cui v’era già sentore Molti artisti espressionisti<br />
avevano denunciato, fin dal 1905, il rischio di una<br />
guerra mondiale e il bisogno di costituire un linguaggio<br />
pittorico europeo, transnazionale, comunitario Altra<br />
contraddizione è quella legata all’intenzione di porre<br />
nel quadro il dinamismo, ma l’opera pittorica dei<br />
futuristi, animata da linee-forza dinamiche, si scontrò<br />
con l’effettivo dinamismo del neonato cinema I quadri<br />
futuristi, perciò, rinnovarono soltanto la forma pittorica,<br />
non la sua funzione (ben svolta dal cinema) L’idea<br />
di svecchiare il mondo, poi, non ha trovato corrispettivo<br />
concreto nelle private azioni e scelte personali dello<br />
stesso inventore del movimento; infatti, se da un lato<br />
l’architetto futurista Sant’Elia proponeva linee sobrie,<br />
lineari, moderne, l’arredamento domestico personale di<br />
Marinetti contemplava ancora elementi ottocenteschi,<br />
tendaggi pesanti e ninnoli d’antiquariato (“piccole cose<br />
di pessimo gusto”, accusava Marinetti, ma agli altri,<br />
non a se stesso) Un movimento come quello futurista,<br />
inneggiante alla distruzione di Venezia e di tutti i musei<br />
(come luoghi rappresentanti del passato), non poteva<br />
pretendere di rimanere un movimento storico, come invece<br />
è successo, lasciando in eredità opere in quegli<br />
stessi musei che i futuristi volevano distruggere <strong>Il</strong><br />
Futurismo rimase un’esperienza circoscritta e senza un<br />
vero futuro, poiché, dopo la sua scomparsa dalle scene,<br />
l’arte in generale continuò a perseguire le sue funzioni<br />
di denuncia sociale, con l’ausilio delle nuove<br />
Avanguardie che rispondevano ad istanze pacifiste<br />
Le forme d’espressione artistica<br />
Pittura <strong>Il</strong> Futurismo diede il meglio di sé nelle<br />
espressioni artistiche legate alla pittura, al mosaico e<br />
alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma<br />
anche architettoniche non ebbero la stessa capacità<br />
espressiva Le radici del fermento che porterà alla declinazione<br />
del Futurismo nell’arte si possono riconoscere,<br />
artisticamente parlando, già nella Scapigliatura<br />
(corrente tipicamente milanese e borghese della seconda<br />
metà dell’Ottocento) laddove il Futurismo, anch’esso<br />
nato a Milano, distoglie con disprezzo l’attenzione<br />
dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione<br />
industriale, sulle fabbriche Dal punto di vista<br />
stilistico il Futurismo (in particolare Boccioni) si basa<br />
sui concetti del divisionismo che però riesce ad adattarlo<br />
per esprimere al meglio gli amati concetti di velocità<br />
e di simultaneità: è grazie ad artisti come Giovanni<br />
Segantini e Pellizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il<br />
futurista Umberto Boccioni potrà realizzare dipinti come<br />
La città che sale Naturalmente dal punto di vista con-<br />
11<br />
cettuale il Futurismo non ignora i principi cubisti di<br />
scomposizione della forma secondo piani visivi e rappresentazione<br />
di essi sulla tela Cubista è senz’altro la<br />
tecnica che prevede di suddividere la superficie pittorica<br />
in tanti piani che registrino ognuno una diversa prospettiva<br />
spaziale Tuttavia, mentre per il cubismo la<br />
scomposizione rende possibile una visione del soggetto<br />
fermo lungo una quarta dimensione esclusivamente<br />
spaziale (il pittore ruota intorno al soggetto fermo cogliendone<br />
ogni aspetto), il Futurismo utilizza la scomposizione<br />
per rendere la dimensione temporale, il movimento<br />
Non mancarono relazioni complesse tra i futuristi<br />
italiani e i più importanti esponenti delle avanguardie<br />
russe e tedesche Infine, equiparare la ricerca futurista<br />
dell’attimo con quella impressionista, come è stato fatto<br />
in passato, è ormai considerato profondamente errato<br />
Se è vero, infatti, che gli impressionisti fecero della<br />
“attimalità” il nucleo della loro ricerca (loro scopo era<br />
fermare sulla tela un istante luminoso, unico e<br />
irripetibile) la ricerca futurista si muove in senso quasi<br />
opposto: suo scopo è rappresentare sulla tela non un<br />
istante di movimento ma il movimento stesso, nel suo<br />
svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale<br />
Come conseguenza dell’estetica della velocità, nelle<br />
opere futuriste a prevalere è l’elemento dinamico, il<br />
movimento coinvolge, infatti, l’oggetto e lo spazio in<br />
cui esso si muove<br />
Giacomo Balla: Linee forza del pugno di Boccioni<br />
<strong>Il</strong> dinamismo dei treni, degli aeroplani (Aeropittura),<br />
delle masse multicolori e polifoniche e delle azioni quotidiane<br />
(del cane che scodinzola andando a spasso con<br />
la padrona, della bimba che corre sul terrazzo, delle<br />
ballerine) è sottolineato da colori e pennellate che mettano<br />
in evidenza le spinte propulsive delle forme La<br />
costruzione può essere composta da linee spezzate,<br />
spigolose e veloci, ma anche da pennellate lineari, intense<br />
e fluide se il moto è più armonioso Tra gli epigoni<br />
più interessanti del Futurismo, l’avanguardia russa<br />
del raggismo e del costruttivismo Le tecniche pittoriche<br />
futuriste sono state riassunte nei due manifesti sulla<br />
pittura dei primi mesi del 1912 Due esponenti del movi-
mento pittorico sono Umberto Boccioni e Giacomo Balla,<br />
questi ultimi presenti anche in scultura La pittura di<br />
Boccioni è stata definita “simbolica”: il dipinto La città<br />
che sale (1910), per esempio, è una chiara metafora del<br />
progresso, dettato dal titolo e dalle scene di cantiere<br />
edile sullo sfondo, esemplificate nella loro vorticosa<br />
crescita dalla potenza del cavallo imbizzarrito, un vortice<br />
di materia che si scompone per piani Se Boccioni è<br />
simbolico, Balla è fotografico e analitico Legato a principi<br />
cubisti, non è raro che realizzi sequenze fotogrammetriche<br />
di una scena, per rendere il movimento, piuttosto<br />
che affidarsi a forti vortici di pittura: è il caso<br />
della Ragazza che corre al balcone (1912)<br />
Mosaico La tecnica del mosaico, basata sull’utilizzo<br />
di tessere ceramiche e vitree, si è prestata molto<br />
bene ad esprimere i modi ed il dinamismo intesi dall’arte<br />
futurista Prampolini e Fillia eseguono l’importante<br />
mosaico dedicato al tema delle Comunicazioni all’interno<br />
della torre del Palazzo delle Poste di La Spezia<br />
(1933) Alcuni anni più tardi Severini esegue altri mosaici<br />
per le Poste di Alessandria La tradizione musiva<br />
di Ravenna continua con mosaici futuristi di autori vari<br />
(Palazzo del Mutilato, fine anni ’40)<br />
Thayaht – Ernesto Michahelles: Dux con pietra miliare<br />
Scultura Umberto Boccioni, Forme uniche della<br />
continuità nello spazio (1913) <strong>Il</strong> futurista più attivo nel<br />
campo della scultura è Umberto Boccioni, la cui ricerca<br />
pittorica corre sempre parallela a quella plastica Nel<br />
1912, lo stesso Boccioni pubblica il Manifesto tecnico<br />
della scultura futurista Punto d’arrivo di questa ricerca<br />
può essere considerato Forme uniche nella continuità<br />
dello spazio, del 1913: l’immagine, applicando le<br />
dichiarazioni poetiche di Boccioni stesso, è tutt’uno<br />
con lo spazio circostante, dilatandosi, contraendosi,<br />
frammentandosi e accogliendolo in se stessa Anche in<br />
L’Antigrazioso o La madre, immediatamente preceden-<br />
12<br />
te, sono presenti parametri scultorei simili a forme uniche<br />
nella continuità dello spazio, ma con ancora non<br />
risolti alcuni problemi di plasticità derivanti da influssi<br />
naturalistici<br />
Architettura Al centro dell’attenzione degli architetti<br />
futuristi c’è la città, vista come simbolo della dinamicità e<br />
della modernità All’inizio del 1914 Antonio Sant’Elia, il<br />
principale architetto, pubblica il Manifesto dell’Architettura<br />
Futurista, nel quale espone i principi di questa corrente<br />
Tutti i progetti creati da questi si riferiscono a città<br />
del futuro, con particolare attenzione alle innovazioni In<br />
contrapposizione all’architettura classica, vista come<br />
statica e monumentale, le città idealizzate dagli architetti<br />
futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento<br />
e i trasporti I futuristi, infatti, compresero immediatamente<br />
il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto<br />
successivamente nella vita delle città Nei progetti<br />
di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di questa<br />
novità L’utopia futurista è una città in perenne mutamento,<br />
agile e mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere<br />
in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è<br />
impregnata di dinamicità Anche l’utilizzo di linee ellittiche<br />
e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per<br />
una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una<br />
simmetria classicamente intesa <strong>Il</strong> Futurismo anticipa i<br />
grandi temi e le visioni dell’architettura e della città che<br />
saranno proprie del Movimento Moderno, anche se il<br />
Razionalismo italiano si perderà un po’ tra la diatriba del<br />
neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la<br />
purezza di un Giuseppe Terragni e non riuscirà ad avere il<br />
medesimo slancio innovatore, mentre una sua poetica a<br />
parte esprime Angiolo Mazzoni<br />
Ceramica Per le sue possibilità espressive, anche<br />
la ceramica interessa il movimento futurista In particolare<br />
i ceramisti dell’ISIA espressero lavori in sintonia<br />
con il nuovo movimento <strong>Il</strong> 7 settembre 1938 sulla Gazzetta<br />
del Popolo a firma Filippo Tommaso Marinetti e<br />
Tullio d’Albisola viene pubblicato il Manifesto futurista<br />
della Ceramica e Aereoceramica Fin dal 1925 il centro<br />
propulsore della ceramica futurista italiana fu<br />
Albissola Marina<br />
Musica In campo musicale gli unici rappresentanti<br />
di rilievo furono Francesco Balilla Pratella e Luigi<br />
Russolo, pittore oltre che musicista Fra gli esponenti<br />
di secondo rilievo si ricordano Francesco Casavola e<br />
Silvio Mix A Russolo in particolare si deve l’invenzione<br />
dell’Intonarumori, uno strumento che usava per<br />
mettere in pratica la sua teoria del rumorismo, ovvero<br />
di una musica nella quale ai suoni dovevano essere<br />
sostituiti i rumori<br />
Teatro I futuristi perseguono la rifondazione del<br />
concetto stesso di comunicazione teatrale Essi<br />
focalizzano la loro attenzione sulla relazione essenziale<br />
che si sviluppa fra testo, attori e pubblico, per recupe-
are non soltanto i valori di ogni singola componente,<br />
bensì anche il senso globale dall’interrelazione fra gli<br />
elementi Poiché lo scopo dei futuristi era anche quello<br />
di appoggiare l’ottimismo imposto dalla politica (al fine di<br />
nascondere i mali sociali), il teatro futurista promuoveva<br />
la commedia e la farsa, anziché la tragedia o il dramma<br />
borghese Tuttavia, nelle serate futuriste non era inusuale<br />
vedere il pubblico adirato a causa di spettacoli fatti di<br />
azioni deliranti e senza alcun legame con le istanze sociali<br />
Le cronache dell’epoca riportano notizie relative agli<br />
attori futuristi che sfuggono all’ira degli spettatori, scappando<br />
dal retro del teatro e ricoperti di uova marce<br />
Cinema Nel 1916 venne pubblicato il Manifesto della<br />
Cinematografia futurista, firmato da Marinetti, Carrà,<br />
Ginna, Balla, Chiti e Settimelli, che sosteneva come il cinema<br />
fosse “per natura” arte futurista, grazie alla mancanza<br />
di un passato e di tradizioni Essi non apprezzavano<br />
il cinema narrativo “passatissimo”, cercando invece<br />
un cinema fatto di “viaggi, cacce e guerre”, all’insegna di<br />
uno spettacolo “antigrazioso, deformatore, impressionista,<br />
sintetico, dinamico, parolibero” Nelle loro parole c’è tutto<br />
un entusiasmo verso la ricerca di un linguaggio nuovo<br />
slegato dalla bellezza tradizionale, che era percepita come<br />
un retaggio vecchio e soffocante<br />
Gastronomia Grazie alla completezza di questo movimento,<br />
viene influenzata anche la gastronomia Nel 1914<br />
il cuoco francese Jules Maincave aderì al Futurismo, proponendo<br />
quindi l’accostamento di nuovi sapori ed elementi<br />
fino ad allora “separati senza serio fondamento”<br />
Questo comprendeva accostamenti come filetto di montone<br />
e salsa di gamberi, noce di vitello e assenzio, banana<br />
e groviera, aringa e gelatina di fragola <strong>Il</strong> 20 gennaio<br />
1931 Marinetti pubblicò il Manifesto della Cucina<br />
futurista, sulla rivista “Commedia” Secondo Marinetti<br />
bisognava eliminare la pastasciutta, così come forchetta<br />
e coltello e condimenti tradizionali, e incoraggiare<br />
l’accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi<br />
Scrive Marinetti:<br />
Vi annuncio il prossimo lanciamento della<br />
cucina futurista per il rinnovamento totale<br />
del sistema alimentare italiano, da rendere<br />
al più presto adatto alle necessità dei nuovi<br />
sforzi eroici e dinamici imposti dalla razza<br />
La cucina futurista sarà liberata dalla<br />
vecchia ossessione del volume e del peso<br />
e avrà, per uno dei suoi principi, l’abolizione<br />
della pastasciutta La pastasciutta, per<br />
quanto gradita al palato, è una vivanda<br />
passatista perché appesantisce, abbrutisce,<br />
illude sulla sua capacità nutritiva, rende<br />
scettici, lenti, pessimisti È d’altra parte<br />
patriottico favorire in sostituzione il riso<br />
13<br />
<strong>Il</strong> Futurismo nel suo tempo<br />
Nota: Libera interpretazione della stesura pubblicata su internet da Wikipedia<br />
È normale che il Futurismo, nascendo in un’epoca<br />
decadente, abbia avuto tantissime contraddizioni All’immobilismo<br />
scolastico e accademico ereditato dalle “Tre<br />
corone” della poesia decadente (Carducci, Pascoli e D’Annunzio)<br />
i futuristi oppongono la dinamicità, il distruttivismo<br />
e, all’armonia e alla raffinatezza, contrappongono il<br />
disordine delle parole Secondo i futuristi, questi poeti<br />
devono essere completamente rinnegati perché incarnano<br />
esattamente i quattro ingredienti intellettuali che il<br />
Futurismo vuole abolire: la poesia morbosa e nostalgica;<br />
il sentimento romantico; l’ossessione della lussuria; la<br />
passione per il passato In contraddizione con il Futurismo<br />
è stata anche la corrente crepuscolare Infatti, il Crepuscolarismo,<br />
nonostante che con il Futurismo condivida<br />
l’idea di interartisticità, ha però una concezione della<br />
vita completamente diversa: i futuristi inneggiano alle innovazioni,<br />
i crepuscolari sono avversi a una modernità<br />
che aliena l’individuo; i futuristi sono prepotenti, dinamici,<br />
chiassosi, i crepuscolari assumono toni dimessi, pacifici<br />
e malinconici; i futuristi esaltano il caos e le attività<br />
delle grandi città, i crepuscolari amano l’intimità, le “piccole<br />
cose di pessimo gusto”, gli affetti familiari e una vita<br />
tranquilla; i futuristi sono sempre protesi verso un “domani”<br />
esaltante, i crepuscolari guardano al passato e alle<br />
piccole cose quotidiane Ma il vero confronto non andrebbe<br />
fatto con i crepuscolari, bensì con le altre avanguardie<br />
(Cubismo, Astrattismo, Dada, Surrealismo, Metafisica),<br />
dove il Futurismo risulta essere un fenomeno lontano<br />
dal panorama di vera innovazione del linguaggio<br />
artistico Infatti, se le provocazioni dei futuristi erano fine<br />
a se stesse, utopiche forse, i nuovi linguaggi provocatori<br />
delle altre avanguardie rispondevano a necessità oggettive<br />
e impellenti (denuncia dei problemi sociali, della guerra,<br />
dello sfruttamento dell’Uomo sull’Uomo, della conquista<br />
della libertà individuale e collettiva )<br />
La forma Temi innovativi e originali come quelli del<br />
Futurismo richiedono giustamente forme nuove e la sintassi<br />
tradizionale decadentista non è di certo adeguabile<br />
alla dinamicità di questa nuova avanguardia A proporre<br />
una nuova forma adeguata ai contenuti del<br />
Futurismo è Marinetti, il quale, pubblicando il Manifesto<br />
Tecnico della Letteratura futurista, proclama:<br />
bisogna distruggere la sintassi disponendo<br />
i sostantivi a caso, come nascono <br />
si deve abolire l’aggettivo <br />
si deve abolire l’avverbio <br />
abolire anche la punteggiatura <br />
siccome ogni specie di ordine è fatalmente<br />
un prodotto dell’intelligenza e guardinga,<br />
bisogna orchestrare le immagini disponendole<br />
secondo un maximum di disordine
Massoneria e Prima Guerra mondiale<br />
Affrontare il tema della guerra, anche se si parla<br />
della Prima Guerra mondiale, potrebbe far nascere l’idea<br />
di una trattazione del rapporto fra la Massoneria, volta<br />
al bene ed al progresso dell’umanità, con la violenza<br />
esercitata dagli Stati quale strumento di potere e di diplomazia<br />
Questo non è l’intenzione con cui ho affrontato<br />
la preparazione della tavola, che ho elaborato non<br />
quale esaltazione della guerra quanto, piuttosto, con<br />
l’obiettivo di evidenziare alcuni personaggi della storia<br />
d’Italia, Fratelli massoni, che hanno combattuto durante<br />
il conflitto per delineare alcuni aspetti della loro vita<br />
militare, e non solo Fratelli che, a mio avviso, sono<br />
meritevoli di riconoscenza per i loro comportamenti profani<br />
che non sono altro che la logica applicazione dei<br />
principi della Massoneria Tengo a ricordare che essere<br />
massoni e lavorare al bene ed al progresso dell’umanità<br />
non vuol dire condividere il pacifismo senza se e<br />
senza ma Cito ad esempio un grande Fratello massone,<br />
sulla cui figura credo che tutti volgono il loro pensiero<br />
con ammirazione, mi riferisco al generale Giuseppe<br />
Garibaldi, che credendo in ideali di pace, fautore<br />
dell’emancipazione dei popoli e degli uomini riteneva<br />
che è sempre giusta la guerra che ha lo scopo di cacciare<br />
gli invasori e rovesciare i tiranni Ritengo che la<br />
Prima Guerra mondiale possa rientrare tra queste Vorrei<br />
ricordare che i fratelli Garibaldi parteciparono da<br />
volontari alla guerra già dal 1914, nonostante le notevoli<br />
difficoltà burocratiche frapposte dal governo francese,<br />
e che alcuni di loro perderanno la vita nel conflitto<br />
È giusto altresì evidenziare che esistono testimonianze<br />
di Fratelli massoni, non solo italiani, che preferirono<br />
farsi assegnare a reparti non combattenti<br />
Questo non per spirito pacifista ma quale tentativo<br />
di evitare d’essere autori dell’uccisione di un altro<br />
Fratello massone Le figure che vorrei ricordare sono<br />
quelle d’Italo Balbo, uomo politico e giornalista,<br />
coraggioso combattente durante la <strong>Grande</strong> Guerra e<br />
di Ettore Viola di Ca’ Tasson, capitano degli Arditi,<br />
Medaglia d’Oro al Valore Militare e deputato, cui<br />
sono legato per aver curato un volume sulla sua<br />
vita militare, basato su un racconto di qualità ove<br />
l’autore mostra la sua passione e il suo impegno al<br />
servizio del proprio Paese non mostrando alcun rancore<br />
per i nemici evidenziandone addirittura il meritevole<br />
valore<br />
Italo Balbo Nato a Quartesana (FE) il 6 giugno 1896,<br />
morto a Tobruk (Libia) il 28 giugno 1940 abbattuto per<br />
errore da una batteria c/a della Marina italiana Repubblicano,<br />
interventista e massone della Gran Loggia di<br />
Piazza del Gesù Soldato semplice volontario, già dal 19<br />
maggio 1915 nel Corpo dei volontari ciclisti-automobili-<br />
Antonino Zarcone<br />
14<br />
sti della III Zona costiera, fu chiamato alle armi il 21<br />
settembre 1916, prestando servizio prima al 3° Reggimento<br />
d’artiglieria da campagna poi – dopo aver frequentato<br />
il Corso allievi ufficiali di complemento alla<br />
Scuola militare di Modena ed essere stato nominato<br />
aspirante ufficiale di complemento il 28 aprile 1917 –<br />
assegnato al Corpo degli alpini in zona di guerra dal<br />
1° maggio 1917 al 22 marzo 1919 Prima con il Battaglione<br />
“Val Fella” poi con il Battaglione “Monte<br />
Antelao” e con il Battaglione “Pieve di Cadore” quale<br />
comandante del plotone arditi Nel corso del conflitto,<br />
concluso con il grado di tenente, fu decorato<br />
di due Medaglie d’argento al Valor militare:<br />
Giovane animato da puri ideali, fornì<br />
continue prove di grande sprezzo del<br />
pericolo e d’elevato entusiasmo Comandante<br />
di un reparto d’arditi, segnava la<br />
via luminosa del dovere ai reparti del<br />
proprio battaglione nell’attacco di una<br />
posizione nemica strenuamente difesa<br />
da numerose mitragliatrici, riuscendo<br />
primo fra tutti a porre piede nella trincea<br />
avversaria Arrestato dal fuoco micidiale<br />
del nemico lo slancio ammirevole<br />
delle successive ondate, egli rimaneva<br />
solo tra i morti e feriti e fingendosi<br />
ferito a morte, riusciva più tardi con<br />
l’aiuto delle tenebre a raggiungere le<br />
nostre posizioni Monte Valderosa, 27<br />
ottobre 1918<br />
Comandante di un plotone arditi, incaricato<br />
di compiere uno speciale servizio<br />
d’esplorazione notturna in un periodo<br />
ed in un terreno oltremodo insidiosi e<br />
contro nemico particolarmente attivo,<br />
inorgoglito per un recente buon successo<br />
conseguito, dimostrò sempre grande<br />
coraggio personale e brillanti qualità<br />
di soldato e di comandante Spesso per<br />
assolvere il proprio mandato s’impegnò<br />
anche contro un nemico superiore in<br />
forza, attaccandolo con tale impeto da<br />
rendere poi necessario l’intervento delle<br />
nostre mitragliatrici ed anche della<br />
nostra artiglieria per disimpegnarlo,<br />
specialmente lodevole fu l’azione da lui<br />
svolta nella notte del 14 agosto, segnalata<br />
anche sul bollettino di guerra del<br />
Comando Supremo del 15 – Dosso<br />
Casina luglio-agosto 1918
E di una Medaglia di Bronzo al Valore Militare:<br />
Con coraggio e spirito d’abnegazione,<br />
guidava una pattuglia di pochi ardimentosi,<br />
contribuendo a favorire la riuscita<br />
di una azione dimostrativa a fondo, costringendo<br />
il nemico ad esaurire le proprie<br />
munizioni Determinatosi da parte<br />
dell’avversario, l’abbandono delle posizioni<br />
occupate, alla testa del plotone<br />
d’assalto, contribuiva efficacemente all’inseguimento<br />
e nell’attacco di una forte<br />
retroguardia nemica, con slancio e coraggio<br />
irresistibile ne scuoteva la resistenza,<br />
catturando 40 prigionieri, 2 mitragliatrici<br />
e un cannone da trincea<br />
Monte Valderosa, 30 ottobre 1918<br />
Non ricorderei tutte le sue successive vicende politiche,<br />
alcune delle quali sindacabili Vorrei però evidenziare<br />
che il 24 agosto 1919 Italo Balbo fu il fondatore del settimanale<br />
“L’Alpino”, tuttora esistente, con lo scopo di mantenere<br />
lo spirito di fratellanza e promuovere la solidarietà<br />
fra gli ex combattenti<br />
Idrovolanti Savoia-Marchetti S 55 X in volo<br />
Da Sottosegretario – dal 6 novembre 1926 all’11<br />
settembre 1929 – poi Ministro dell’Aeronautica fino<br />
al 1933 fu organizzatore e pilota della Crociera del<br />
Mediterraneo orientale nel 1928, della Crociera del<br />
Mediterraneo orientale nel 1929, della Crociera Italia-Brasile<br />
nel 1930/1931 – per cui fu decorato con la<br />
Medaglia d’Oro al Valore aeronautico – e della Crociera<br />
aerea transatlantica del Decennale che si tenne<br />
tra il 1° luglio ed il 12 agosto 1933:<br />
Ministro dell’Aria, preparava ad Orbetello,<br />
per oltre un anno ed in silenzio,<br />
uomini ed apparecchi per la Crociera<br />
Transatlantica A preparazione materiale<br />
e morale ultimata, assumeva il comando<br />
della Squadra e, attraverso poche tappe<br />
difficili e fortunose, effettuava, con<br />
15<br />
undici apparecchi su quattordici, il<br />
grande volo oceanico, mai prima tentato<br />
in formazione, suscitando l’ammirazione<br />
dell’Italia e del mondo Esempio<br />
altissimo di perizia e d’ardimento Orbetello<br />
– Rio de Janeiro, 17 dicembre<br />
1930 – 15 gennaio 1931<br />
Dopo aver organizzato la Crociera del Decennale,<br />
nel 1933, fu “esiliato” da Mussolini in Libia quale Governatore<br />
Fortemente contrario alla promulgazione delle<br />
vergognose leggi razziali, anche in Colonia ebbe modo<br />
di mettersi in evidenza per capacità organizzative e<br />
morali come dimostra la Croce al Merito della Croce<br />
Rossa Italiana concessa il 21 giugno 1939:<br />
In segno di gratitudine perché con alto<br />
spirito di comprensione dei nobili fini<br />
della CRI ne volle sorreggere sempre con<br />
apprezzamento cordiale e con ben inteso<br />
appoggio, le opere dirette all’esplicazione<br />
degli umanitari programmi dell’associazione<br />
nelle province della Libia<br />
In Libia provvide all’organizzazione dei primi reparti<br />
paracadutisti e a svolgere un intensa attività di<br />
pacificazione col mondo arabo e mussulmano Benito<br />
Mussolini, che lo aveva continuamente accusato di<br />
“essere rimasto sempre massone”, alla notizia della sua<br />
morte affermò:<br />
Italo Balbo Un bell’alpino, un grande<br />
aviatore, un autentico rivoluzionario<br />
<strong>Il</strong> solo che sarebbe stato capace<br />
di sostituirmi<br />
Ettore Viola Nato a Fornoli di Villafranca (MS) il 21<br />
aprile 1894 e morto a Roma il 25 febbraio 1986 Soldato<br />
di leva dal 1914, nell’88° Reggimento Fanteria “Friuli”<br />
combatté, durante la guerra 1915/1918, già dal suo inizio<br />
Dopo aver frequentato il corso per ufficiale di complemento<br />
nell’Arma di Fanteria il 1° novembre 1915 fu<br />
assegnato al 75° Reggimento di Fanteria “Napoli” dal<br />
1915 Ferito più volte in combattimento nei pressi di<br />
Monfalcone nel 1916, promosso per Merito di Guerra e<br />
Decorato di due Medaglie d’Argento al Valore Militare<br />
fu inviato in Sicilia per l’addestramento delle truppe<br />
Dopo Caporetto chiese ed ottenne di ritornare al fronte<br />
dove assunse il comando del VI Reparto d’Assalto<br />
Per la conquista di Ca’ Tasson, in cui sostenne numerosi<br />
contrattacchi, è nuovamente ferito meritando l’Ordine<br />
Militare di Savoia:<br />
Comandante di una compagnia d’assalto,<br />
preparò accuratamente e diresse con<br />
perizia un’ardua azione di sorpresa<br />
contro un munitissimo saliente nemico<br />
Sprezzante d’ogni difficoltà Alla testa
dei suoi uomini nei quali aveva saputo<br />
trasfondere il suo ardente entusiasmo,<br />
superati i reticolati nemici si slanciava<br />
con impeto irresistibile e coraggio<br />
indomabile sulla trincea che rapidamente<br />
con intenso lancio di bombe sconvolse<br />
annientandone il presidio Fatto segno<br />
a munitissimo fuoco di mitragliatrici<br />
e fucileria ed attaccato da forze superiori,<br />
dopo una lotta corpo a corpo, fu<br />
costretto a ritirarsi riportando dei prigionieri<br />
Rimasto ferito non leggermente<br />
si rammaricava di dover per qualche<br />
tempo abbandonare il proprio reparto<br />
Mirabile suscitatore d’energie ed esempio<br />
costante d’ardimento e d’alto sentimento<br />
del dovere Ca’ Tasson, Monte<br />
Grappa, 18 maggio 19l8<br />
E la Medaglia d’Oro al Valore Militare:<br />
Capitano del VI Reparto d’assalto, Comandante<br />
di una Compagnia d’Arditi la<br />
condusse brillantemente all’attacco di<br />
un portanti posizioni nemiche, sotto un<br />
intenso fuoco d’artiglieria e di mitragliatrici<br />
avversarie Avute ingenti perdite<br />
nella Compagnia, magnifico esempio<br />
d’audacia ed ardimento, con un piccolo<br />
numero d’uomini continuò nell’attacco<br />
e giunse per primo, con soli tre<br />
dipendenti, nella posizione da occupare<br />
Caduti molti ufficiali d’altri reparti<br />
sopraggiunti, assunse il coniando di<br />
quelle truppe, e con esse e con i pochi<br />
superstiti della sua Compagnia respinse<br />
in una notte undici furiosi contrattacchi<br />
nemici, sempre primo nella lotta<br />
Rimasto solo, circondato dagli avversari<br />
e fatto prigioniero, dopo tre ore si liberò<br />
con un fulmineo corpo a corpo della<br />
scorta che lo accompagnava e, rientrato<br />
nelle nostre linee, con mirabile<br />
entusiasmo riprese immediatamente il<br />
comando di truppa, respingendo con<br />
fulgida tenacia nuovi forti contrattacchi<br />
del nemico, incalzandolo per lungo<br />
tratto di terreno e infliggendogli gravissime<br />
perdite Monte Grappa 16-17<br />
settembre 1918<br />
Legionario fiumano fu fra i fondatori dell’Istituto<br />
del Nastro Azzurro nel 1923 Fu eletto deputato per la<br />
XXVII Legislatura del Regno (1924-29) per il Collegio<br />
della Toscana e Presidente Nazionale dei Combattenti<br />
dal luglio 1924 Nel Congresso d’Assisi del 1924 si<br />
oppose all’adesione totale dell’Associazione combattenti<br />
al fascismo Dopo l’affare Matteotti, mentre i so-<br />
16<br />
cialisti passarono sull’Aventino, rimase in Parlamento<br />
opponendosi decisamente alla promulgazione delle leggi<br />
liberticide Costretto ad emigrare in Sud America visse<br />
facendo l’agricoltore ed il mercante d’arte Scoppiata la<br />
Seconda Guerra mondiale si prodigò, anche pagando<br />
in proprio, affinché fosse riservata migliore sorte all’Italia<br />
ed agli italiani cercando di far distinguere le responsabilità<br />
del fascismo Rientrato in Italia dopo la<br />
liberazione della Capitale, riprese la presidenza dell’Associazione<br />
Nazionale Combattenti e reduci Consultore<br />
Nazionale e Deputato della I e della II Legislatura<br />
repubblicana (1948-58) per le Circoscrizioni d’Aquila<br />
e Roma, negli anni Cinquanta si rese protagonista<br />
per aver promosso la prima indagine volta a denunciare<br />
l’affarismo e promuovere la moralizzazione del<br />
Parlamento, subendo un’aggressione da parte d’alcuni<br />
deputati democristiani Spese i rimanenti anni<br />
della sua vita e gran parte dei suoi beni in attività<br />
associative e filantropiche<br />
Infine vorrei ricordare un episodio, scritto sul libro<br />
di Jo Benigno: Occasioni mancate, in cui viene ricordato<br />
l’intervento fatto nell’agosto del 1943 da un rappresentante<br />
della Massoneria, tramite il Ministro della<br />
Guerra, per l’abolizione della legge Federzoni del 1925<br />
sull’abolizione della Massoneria (pag 102) <strong>Il</strong> Ministro<br />
si era recato da Badoglio e temendo che questi lo ritenesse<br />
massone – proponendo abolire una legge<br />
liberticida per interesse personale e non come necessità<br />
– aveva iniziato il suo discorso precisando di non<br />
essere mai stato iscritto alla Massoneria Badoglio lo<br />
interruppe affermando testualmente: Gnanca mi nonostante<br />
fosse noto che il Maresciallo era stato a suo<br />
tempo un Fratello massone di grado elevato Dichiarazione<br />
che toglie ogni dubbio sul presunto intervento<br />
della Massoneria per proteggere, dopo Caporetto,<br />
Badoglio che non fu processato come Capello – anche<br />
lui Fratello massone – ma che definitivamente stabilisce<br />
come il comportamento di Badoglio non fu certamente<br />
quello di un Fratello massone
Isolamento dell’anziano e del paziente<br />
inguaribili di fronte alla morte<br />
<strong>Il</strong> nostro tempo, in anni recentissimi, ha visto la<br />
nascita ed il rapido sviluppo di un nuovo interesse<br />
culturale Infatti la riflessione sui problemi della morte,<br />
sui problemi del morire, su come si è affrontato nel<br />
passato e su come si può affrontare oggi l’ultimo viaggio,<br />
si è imposta attraverso una ricca serie di studi,<br />
attraverso la riscoperta di testi che sull’argomento erano<br />
già stati precedentemente pubblicati, attraverso il<br />
sorgere di molteplici iniziative volte a cercare, sul piano<br />
pratico, un approccio efficace alla situazione limite e la<br />
corrispondente opportuna psicoterapia di preparazione<br />
alla morte Si sono costituite società di tanatologia, gruppi<br />
psicoterapeutici specifici che indirizzano la propria<br />
attività tanto al campo delle malattie terminali quanto a<br />
quello dell’ultima età Questo non vuol affermare che i<br />
nostri anni abbiano inventato il problema della morte<br />
nè significa che per la prima volta si vada alla ricerca di<br />
modi più opportuni per affrontarlo<br />
Henry Peach Robinson, Fading Away: La paura della Morte<br />
Oggi, oltre all’evento morte, predomina e diviene<br />
materia di studio e di dibattito etico e scientifico il “problema<br />
del come morire” <strong>Il</strong> problema della morte e del<br />
morire è antico come la storia dell’uomo La morte, infatti,<br />
è e rimane l’evento universale e irrefutabile per<br />
eccellenza Basti focalizzare nella mente per un attimo<br />
questo concetto; pensare a quanto infimo appaia il<br />
numero dei viventi a paragone dell’immenso stuolo dei<br />
defunti che l’umanità ha lasciato e lascia di giorno in<br />
giorno dietro di sè nel suo cammino Sotto quest’aspetto<br />
la vita appare come un’inflorescenza effimera, un<br />
rapido sbatter di palpebre alla luce, nel grande buio del<br />
nulla e dell’assenza Non vi è dunque da stupirsi se, di<br />
fronte a questo misterioso fenomeno, per millenni e<br />
millenni alla morte è stato attribuito un carattere “sacro”<br />
e se l’idea della sopravvivenza dei defunti, o del<br />
loro riapparire al mondo dei viventi sotto mutate spoglie,<br />
sia comune alle civiltà più diverse e alle più diverse<br />
forme di religione<br />
Alessandro Torsellini<br />
17<br />
Oggi tuttavia una parte del genere umano, parte che<br />
peraltro è in progressivo aumento, considera la morte<br />
come una fine; si tratta di coloro la cui cultura si è formata<br />
e consolidata sulla base del razionalismo e dell’illuminismo<br />
rinascimentali e settecenteschi e, più tardi, del<br />
materialismo marxista e di quello positivista Seguendo<br />
una tendenza prevalsa anche in molti altri ambiti della<br />
vita umana che la Tradizione ha sempre visto di dominio<br />
e competenza della morale e della religione (vedi ad esempio<br />
la sofferenza psichica, i problemi della coppia, il funzionamento<br />
della famiglia, la pratica sessuale, ecc), anche<br />
la gestione della morte (mi si passi la brutta espressione)<br />
sta diventando una specifica competenza professionale<br />
Anche la morte sembra, infatti, entrare in quel<br />
processo di laicizzazione e desacralizzazione che ha toccato<br />
gli ambiti sopramenzionati Sono appunto la desacralizzazione<br />
e la banalizzazione biologica che incidono<br />
sulla psicologia dell’ “Homo tecnologicus”, portando all’esorcizzazione<br />
della morte attraverso la sua negazione<br />
più completa e concreta ed attraverso la ricerca dell’immortalità<br />
Sebbene sia ovvio che nessun uomo finora è<br />
riuscito ad evitare di morire – e che prevedibilmente ciò<br />
non avverrà nel prossimo futuro – è sorprendente l’interesse<br />
del pubblico, e quindi dei mass-media, per tutte<br />
quelle idee, ipotesi ed anche imprese tecnologiche che<br />
adombrano la possibilità di sconfiggere la morte: ibernazione,<br />
sostituzione progressiva degli organi malati, individuazione<br />
e poi eliminazione dei fattori genici, nutrizionali<br />
e ormonali dell’invecchiamento, trapianto dell’encefalo,<br />
clonazione (come riproduzione di un sé corporeo<br />
identico), possibilità di recuperare capacità rigenerative<br />
proprie di forme di vita filogeneticamente più primitive<br />
E così via In realtà, all’interno dell’odierno disorientamento<br />
generale riguardo alla morte, solo questa<br />
posizione appare coerente con la filosofia di vita oggi<br />
imperante Negare la morte, rifiutare il pensiero della<br />
morte, sono atteggiamenti tipici della così diffusa ottica<br />
della produttività<br />
Da questo punto di vista la morte (e con la morte la<br />
vecchiaia) appare come un fenomeno meccanico; la sostituzione<br />
cioè di un pezzo usurato che ha già reso in<br />
base alle sue funzioni <strong>Il</strong> vecchio, che un tempo aveva<br />
costituito un simbolo di saggezza e quasi un modello<br />
ideale, ispira oggi compassione se non fastidio <strong>Il</strong> suo<br />
vero luogo, quando anche non sia rinchiuso negli appositi<br />
ospizi, di massa o di lusso, è un luogo d’emarginazione<br />
e la sua morte pone fine ad uno stato che sempre più<br />
appare d’inattività o improduttività progressiva Con ciò<br />
il carattere sacro che la morte sembra recare con sè e che<br />
è testimoniato da numerosi rituali collettivi, familiari, di
gruppo, tende a scomparire Di fronte alla morte l’individuo<br />
è sempre più solo, anche se affidato, in taluni casi,<br />
ad un gruppo di medici e specialisti che pur si prodigano<br />
per ritardare o lenire il momento della fine Se sempre più<br />
alta è la percentuale di coloro che muoiono lontani da<br />
casa propria, in ospedale o nei cronicari di vario genere,<br />
ciò avviene dietro lo schermo (che ha certo un suo fondamento<br />
reale), di una migliore attrezzatura per la malattia,<br />
ma chi si avvicina alla morte è di fatto respinto, allontanato:<br />
muore, in un certo senso, prima che il cuore cessi<br />
di battere In realtà, se tentiamo di fare il punto almeno su<br />
di un aspetto del problema, è indubbio che i progressi<br />
della medicina e dell’assistenza ci costringono a dover<br />
gestire un numero spropositato di “senza speranza” in<br />
una situazione in cui le strutture tradizionalmente addette<br />
all’assistenza al morente (e cioè la famiglia, le comunità<br />
ristrette, la parrocchia, una o più persone care, ecc) non<br />
riescono più a farlo, sia perché la vita caotica odierna rende<br />
sempre più difficile reperire il tempo necessario per tale<br />
assistenza, sia prevalentemente per la cultura attuale che,<br />
sempre più condizionata da valori economici, esorcizza il<br />
pensiero della morte affrontando la vita con competitività<br />
e aggressività con obbiettivi inconsci d’onnipotenza<br />
Durer: I Quattro cavalieri dell’Apocalisse<br />
Tutto ciò conduce purtroppo a quel fenomeno che<br />
oggi viene definito come “medicalizzazione della morte”,<br />
fenomeno che oltretutto sappiamo costituire un<br />
carico economico rilevante e che le prospettive indicano<br />
sempre più gravoso per il futuro Basti pensare che<br />
le previsioni dell’Unione Internazionale contro il cancro<br />
parlano di una patologia neoplastica ogni tre persone<br />
in Europa Ed è appunto sulla base di questa constatazione<br />
che, di fronte alle difficoltà psicologiche incontrate<br />
dai medici delle strutture nella gestione dei<br />
pazienti neoplastici, emerge paradossalmente la necessità<br />
di una nuova disciplina che prepari ed aiuti il medi-<br />
18<br />
co nel rapporto psicologico medico-paziente neoplastico<br />
Questa è la “psicooncologia”, disciplina neonata<br />
che vede già riuniti specialisti in congresso<br />
Non da poco si organizzano congressi nazionali ed<br />
internazionali sul tema “Progressi in Psicooncologia”,<br />
giustificando la nascita della psicooncologia come “risposta<br />
al disagio che il medico oncologo prova nell’affrontare<br />
pazienti neoplastici Da ciò l’utilità di introdurre<br />
esperti psicologi e psichiatri che possano aiutare a<br />
capire problemi molto difficili da gestire quali l’assistenza<br />
e, soprattutto, la comunicazione della diagnosi<br />
al paziente ed il conseguente rapporto psicologico-professionale<br />
Anche in campo cardiologico si rendono<br />
evidenti gli effetti negativi del senso d’isolamento fisico<br />
e purtroppo molto spesso affettivo, che pervade<br />
chi, per vari motivi, viene escluso o fortemente limitato<br />
nelle sue relazioni socioaffettive Nasce così oggi, di<br />
conseguenza, la “psicocardiologia” o cardiologia comportamentale<br />
che sottolinea la stretta correlazione tra<br />
fattori psicosociali e patologia cardiaca Numerosi studi<br />
condotti nell’arco d’alcune decadi dimostrano che i<br />
fattori di rischio psicosociale si associano in maniera<br />
non contraddittoria alla coronaropatia aterosclerotica<br />
così come quelli più comunemente conosciuti e rispondenti<br />
a meccanismi bioorganici evidenziabili sperimentalmente<br />
Risulta peraltro evidente che in questo meccanismo<br />
di causa-effetto la depressione rappresenta,<br />
come dato statisticamente provato, un passaggio intermedio<br />
quasi sempre presente Se questo stato del tono<br />
dell’umore è facilmente giustificabile nel paziente neoplastico<br />
inguaribile, nell’anziano, tra i fattori di rischio<br />
che determinano la comparsa della depressione, si dimostrano<br />
influenti eventi stressanti come la morte del<br />
coniuge, ma è l’isolamento sociale che rappresenta la<br />
causa principale E l’isolamento sociale è proprio una<br />
delle condizioni che si aggravano proprio nei periodi di<br />
festività come il Natale, la cui celebrazione è per loro particolarmente<br />
legata agli affetti e alla famiglia E poiché il<br />
fenomeno si va progressivamente aggravando nel tempo,<br />
visto il profondo cambiamento nel tenore di vita delle<br />
famiglie, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, in<br />
occasione del 53° Congresso tenutosi a Firenze (26-29<br />
novembre 2008) propone la creazione di una nuova figura<br />
professionale sociosanitaria, il “case manager”, che<br />
identifichi sul territorio i pazienti anziani in situazione critica,<br />
per far sì che, oltre a venire incontro ai loro bisogni<br />
sanitari, venga proposta una soluzione ai loro problemi<br />
sociali prevenendo in tal modo la depressione con le sue<br />
conseguenze comportamentali e fisiopatologiche<br />
Evidentemente oggi si avverte la necessità di aggiornarsi<br />
e di specializzarsi, attuazione di una generica<br />
tendenza alla plurisuperspecializzazione anche in un tipo<br />
di rapporto professionale che necessita molto più dell’impulso<br />
umano che dell’aggiornamento scientificopsicologico<br />
Quasi sempre, infatti, sembra fondamentale<br />
far sentire al malato una vicinanza, un sostegno mo-
ale, una sicurezza che il medico può dare, anche senza<br />
aver partecipato a congressi, con il solo contatto della<br />
mano, a pazienti assetati di vita, d’affetto e di conforto<br />
Quella che, con termine senz’altro abusato, s’indica<br />
come “morte dolce” implica, infatti, non solo l’eliminazione<br />
del dolore, ma anche e sopratutto l’effetto<br />
psicorilassante della vicinanza di persone care che<br />
sopperiscano con l’affetto ed il sostegno morale alle<br />
carenze e sofferenze del fisico La linea attuale d’approccio<br />
al problema di chi, come l’anziano invalido<br />
o il malato inguaribile e terminale è costretto all’isolamento<br />
dal contesto sociale e psicoaffettivo, dovrebbe<br />
essere quella dell’assistenza domiciliare La<br />
famiglia dovrebbe cioè tornare ad essere la struttura<br />
più idonea all’assistenza di questi soggetti Se da<br />
una parte risulta evidente il paradosso di una proporzione<br />
inversa tra l’affinamento del supporto tecnologico<br />
al trattamento sanitario del malato inguaribile<br />
e il senso di solitudine profonda che troppo<br />
spesso caratterizza l’ultimo periodo della sua vita, è<br />
peraltro altrettanto evidente che, anche prescindendo<br />
dalla situazione irreversibile o incurabile, il prolungamento<br />
della vita media ottenuto per merito dello<br />
stesso avanzamento della scienza medico-chirurgica<br />
finisce per assumere una coloritura ambigua Al prolungarsi<br />
individuale della durata della vita si accompagna,<br />
contraddittoriamente, un’esclusione sociale,<br />
affettiva e quindi una sofferenza morale Lo iato che<br />
separa giovani da anziani e vecchi assume pressoché<br />
le forme di uno iato razziale (quando non razzista);<br />
la stessa trasmissione dell’esperienza e della<br />
cultura sembra soffrirne Al di là dell’apparato tecnico-produttivo,<br />
che impone, di fatto, le sue leggi,<br />
sembra che quanto provenga dallo “ieri”, dai morti,<br />
dai vecchi, dai morenti, non abbia alcun senso se<br />
non in negativo L’effimero, il transeunte, il quotidiano,<br />
sembrano dominare in maniera crescente l’orizzonte<br />
individuale e collettivo<br />
La vita degli uomini tende, di fatto, ad assumere<br />
connotati esclusivamente biologici, così come quella<br />
di un fiore che sboccia e muore, o di una libellula<br />
che esce dall’uovo, vola in uno spazio ristretto e<br />
chiude gli occhi in poche ore Concorre a tutto ciò,<br />
in questi nostri ultimi anni, dopo l’orrore dei campi<br />
di sterminio del nazionalsocialismo e dopo Hiroshima<br />
e Nagasaki, il senso che effimera possa essere<br />
non solo la vita individuale, ma quella d’interi popoli<br />
e, in particolare, d’intere culture L’uomo arriva<br />
addirittura ad avvertire che la morte definitiva dell’intera<br />
umanità domina l’orizzonte In maniera ancora<br />
in larghissima misura inconscia e sommersa, la<br />
presenza sul capo di ognuno di noi di un potenziale<br />
d’alcune tonnellate di tritolo o di un imminente disastro<br />
ecologico che credo condizioni gran parte del<br />
nostro modo di vivere, individuale e collettivo Fenomeni<br />
vistosi come il diffondersi delle droghe pesanti,<br />
l’incremento verticale dell’uso e abuso d’an-<br />
19<br />
siolitici e psicofarmaci in genere, lo stesso diffondersi<br />
di una violenza sadica e masochistica, il decadere<br />
generalizzato del concetto di “Legge” o quello<br />
di “Valore”, hanno, a mio parere, come componente<br />
essenziale, l’incubo dell’apocalisse atomico-ecologica<br />
Vivere più o meno consciamente con questa<br />
prospettiva significa avere la morte al proprio fianco<br />
Guardare i bambini che giocano e chiedersi se<br />
potranno divenire adulti ed avere a loro volta bambini<br />
apre un interrogativo angoscioso ed angosciante,<br />
proposto peraltro quasi quotidianamente dagli<br />
attuali mezzi d’informazione E lo stesso orizzonte<br />
del nostro rapporto con la morte tende a configurarsi<br />
in maniera del tutto nuova e drammatica E non è<br />
certo casuale che, insieme agli intellettuali umanisti,<br />
agli artisti ed ai fisici che ben sanno di che cosa si<br />
tratta, siano anche i medici che, con proprie associazioni<br />
e modalità (tanatologi, esperti per l’eutanasia,<br />
consiglieri per la bioetica), si organizzano per<br />
arginare quei mali del mondo che sembrano accrescersi<br />
ineluttabilmente in progressione esponenziale:<br />
pericolo e morte nucleare, sovrapopolazione e<br />
deficit di risorse energetiche e alimentari, inquinamento<br />
atmosferico e del suolo, ripercussioni letali<br />
da “buco d’ozono” e dell’“effetto serra”, conseguenze<br />
di errori in manipolazioni genetiche, e così via<br />
Solitudine<br />
Per questi motivi medicina e cultura hanno finalità<br />
comuni: quella di opporsi materialmente ai danni fisici<br />
provocati dai mali del mondo, ma anche e sopratutto<br />
quella di vincere il profondo senso di smarrimento e di<br />
solitudine di fronte all’ineluttabilità di questi eventi,<br />
operando una vera collaborazione fraterna tra uomini e<br />
popoli Solo così può procedere la strenua lotta per la<br />
vita, affinché la morte, in un ritmo che appartiene al<br />
destino umano e naturale, non la interrompa drammaticamente<br />
e bruscamente, ma, in un certo senso, la coroni<br />
Per questo scopo vi è ancora, seppur forse per poco,<br />
spazio alla speranza, alla fede ed alla carità, che non<br />
sono soltanto virtù cristiane, ma luoghi di forza del<br />
nostro essere uomini e massoni
Uno dei nostri valori fondanti è il mutuo aiuto tra gli<br />
appartenenti, quello che va sotto la definizione più ampia<br />
di solidarietà Ricordate il secondo dovere?<br />
Soccorrere i vostri Fratelli, di prevenire le loro necessità,<br />
assisterli con i vostri consigli e col vostro affetto<br />
Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate<br />
qualità rare, sono tra noi soltanto il compimento<br />
di un dovere gradito<br />
<strong>Il</strong> Libero Muratore compie questo dovere senza ostentazione<br />
e il suo aiuto rimane avvolto dal riserbo Ricordarsi<br />
sempre la rappresentazione di quel momento, quando<br />
non si possedevano più i metalli, tolti ancora prima<br />
dell’iniziazione Uno dei significati è lo stato di disagio la<br />
nudità di fronte a tutti, essere spogliato di tutto, ripartire<br />
da uno stato nuovo dove l’essere accolto, aiutato dagli<br />
altri è la nuova condizione Su questo ed altri doveri al<br />
libero muratore viene richiesta una “promessa” financo<br />
una “promessa solenne” per aiutare il Fratello in stato di<br />
bisogno <strong>Il</strong> mutuo aiuto è il contributo di un uno per un<br />
altro qualcuno; è lo strumento che esalta e trasforma una<br />
potenziale azione sia materiale, ma anche spirituale, in<br />
risorsa effettiva a disposizione di una comunità e da convogliare<br />
nel momento di necessità su chi ha reale bisogno<br />
Questa risorsa effettiva a disposizione, richiede di<br />
soffermarci, di esplicitarla meglio o di inquadrarla nella<br />
nostra peculiarità d’Istituzione massonica Per risorsa s’intende<br />
un potenziale che ha ogni uomo, rappresentata dalla<br />
sua disponibilità interiore ed affettiva, ma anche risorsa<br />
di un Fratello in termini di conoscenze di materie specifiche,<br />
conoscenze in ragione del suo stato culturale e professionale<br />
A disposizione è pertanto la conoscenza da<br />
parte di qualcuno di questa potenziale risorsa Ecco che<br />
il potenziale derivante, di risorsa effettiva a disposizione,<br />
se unito a tante altre, è di gran lunga una ricchezza enorme<br />
che è di conseguenza appartenente a tutti gli aderenti<br />
ad un determinato contesto<br />
<strong>Il</strong> contesto di cui si parla è l’istituzione massonica e<br />
pertanto ha le sue regole e percorsi preordinati Così che,<br />
anche per l’impiego delle risorse a disposizione, la figura<br />
centrale dalla quale non si può prescindere è il Maestro<br />
Venerabile È per il suo tramite che transita la richiesta<br />
d’aiuto è per suo tramite che si mettono in campo risposte<br />
derivanti dal potenziale dei singoli Fratelli della propria<br />
Officina e qualora occorra da altre Officine Questo<br />
“mutuo aiuto” in molti casi, all’esterno della comunità<br />
massonica, è visto come un aspetto fortemente negativo,<br />
di chiusura di un mondo entro un reticolato, è visto anche<br />
come il privilegiare a scapito di altri <strong>Il</strong> massone, nel<br />
mondo profano, nello sviluppo delle attività di tutti i giorni,<br />
doverosamente privilegia il Fratello, in quanto Fratello<br />
È chiaro che nell’aiutare si debba valutare le creden-<br />
Solidarietà e Massoneria<br />
Moreno Milighetti<br />
20<br />
ziali, la meritocrazia, che si tratti d’uomo giusto e di buoni<br />
costumi e che eccelle nell’ambito della sua arte, mestiere,<br />
professione, la condivisione della Fratellanza e la comunanza<br />
iniziatica e questo lo fa a parità di condizioni È<br />
nella consapevolezza che ci fosse un Fratello da aiutare,<br />
che si mette in moto la catena solidaristica, ma questo<br />
giammai deve andare a scapito di qualche altro, sarebbe<br />
in questo caso un’ingiustizia <strong>Il</strong> mutuo aiuto si concretizza<br />
nel rapporto di ciò che possiamo fare noi, singoli Fratelli,<br />
alla richiesta d’aiuto avanzata dal Maestro Venerabile per<br />
qualche Fratello che versa in difficoltà Nel mondo profano<br />
oggi, più che in altri momenti, i metalli quelli reali ed<br />
essenziali per molti scarseggiano, non sempre gli interessati<br />
hanno la forza di esprimersi con un grido d’aiuto,<br />
spesso vivono la condizione di disagio nel silenzio, nella<br />
riservatezza, ed è qui che i Fratelli debbono avvertire lo<br />
stato di disagio e trasmetterlo al Maestro Venerabile Ed<br />
è lui, il “conduttore della Loggia”, che deve chiamare in<br />
soccorso tutti coloro che potranno fare qualcosa per quel<br />
Fratello che versa in uno stato di disagio<br />
<strong>Il</strong> momento particolare che viviamo, per molti drammatico,<br />
impone ancora più marcatamente di cogliere le<br />
difficoltà e provare a dare risposte, anzitutto sensibilizzando<br />
tutti, innestando la complicità virtuosa dei Maestri<br />
Venerabili Oggi è necessario ed inderogabile, affrontare<br />
la tematica con maggiore impegno perché lo stato di bisogno<br />
investe molti Fratelli della Comunione toscana e<br />
non solo, ed il Maestro Venerabile, quale “primo” della<br />
Loggia, deve sapere leggere, con l’aiuto dei Fratelli, quelle<br />
situazioni che richiedono l’accorrere dei Fratelli stessi,<br />
della Loggia o anche d’altre Logge Certamente non potremo<br />
dare risposte a tutti o completamente esaurienti<br />
Però si possono creare dei meccanismi che potranno venire<br />
incontro alle situazioni più drammatiche Spesso anche<br />
il solo parlare aiuta chi è nella difficoltà di una malattia,<br />
chi è nella difficoltà di una situazione conviviale familiare,<br />
chi è in una crisi economica Spesso il parlare con<br />
chi realmente ti ascolta, aiuta anche a fare riscoprire le<br />
proprie energie e a darti una nuova carica Tutto questo<br />
lo potremmo sintetizzare con la parola – solidarietà – ovvero<br />
comprensione, avere un atteggiamento attivo, disinteressato,<br />
atto a comprendere e contribuire a risolvere i<br />
disagi Occorre porre un’attenzione maggiore nell’ascoltare,<br />
occorre creare condizioni per una disponibilità ad<br />
intervenire nelle situazioni di difficoltà, occorre garantire<br />
sempre il più assoluto riserbo, nel rispetto della dignità<br />
dei singoli <strong>Il</strong> Lavoro deve anche potersi incentrare<br />
nel senso di “responsabilità” per noi stessi, per<br />
gli altri e per l’Istituzione nella quale siamo impegnati<br />
Sta a noi uomini iniziati sapere vedere e sapere dare<br />
risposte, solo così si realizza il senso reale di fratellanza<br />
In sostanza la solidarietà tanto invocata, non è filosofia,<br />
ma azione concreta
Ci sono realtà che restano accessibili solo in profondità<br />
e solo a chi si rende capace di conoscerle vivendole<br />
in umiltà e con amore La Massoneria è fra<br />
queste <strong>Il</strong> massone, senza reticenze, può dichiarare la<br />
sua appartenenza ad amici, parenti e conoscenti, nella<br />
famiglia e nell’ambito del lavoro Spesso una certa stampa<br />
ama riempire le prime pagine riportando episodi, veri<br />
o presunti tali, nei quali la Massoneria è tirata in ballo,<br />
non sempre a proposito, con il solo scopo di denigrarne<br />
l’immagine Sarebbe lungo, nonché tristissimo e<br />
noioso, l’elenco degli episodi che dimostrano con quanta<br />
e quale animosità si è cercato, da parte di questa<br />
stampa, di distruggere, minandolo alla base, il rispetto<br />
e l’onore della Massoneria attribuendole con evidente<br />
malafede la paternità d’opere e fatti che appartengono<br />
ad uomini che di essa si sono voluti servire, quale copertura,<br />
approfittando della sua riservatezza Questi<br />
uomini spesso non danno la dovuta importanza alla<br />
ritualità gestualità, arredamenti e paramenti; la spiegazione<br />
di tale comportamento è che questi uomini scherniscono<br />
ciò che non comprendono<br />
A margine di queste considerazioni, consentitemi di<br />
richiamarmi, con una nota personale, alla mia esperienza<br />
degli ultimi dieci anni, in Loggia e fuori, con Fratelli<br />
e profani, durante i quali ho sempre tentato di promuovere<br />
un dialogo aperto, indirizzato anzitutto alla ricerca<br />
dell’aiuto necessario ad illuminarmi Questa ricerca mi<br />
ha portato ad assaporare, insieme alla dolcezza della<br />
vera fraternità, l’amarezza delle lacerazioni del disinganno<br />
e della cattiveria, che tolgono alla vita il senso dell’armonia<br />
e della solidarietà Così ho capito che la Massoneria<br />
ha formato la mia esistenza e mi ha sorretto nei<br />
momenti dolorosi ed in quelli esaltanti Se si opera bene<br />
la Libera Muratoria penetra in noi, nella nostra struttura<br />
e le fa perdere ogni aspetto egoistico per aumentare<br />
La Ricerca<br />
Pietro Becattini Amoretti<br />
L’origine esoterica dell’Arte gotica<br />
21<br />
l’umanità e l’amore L’uomo si sente, in tal modo, libero<br />
e compreso La Massoneria è diversa dalle altre associazioni<br />
e non può essere di tutti, ma solo di chi le<br />
dedica se stesso rispetto a tutto il resto che è costituito<br />
da orgoglio, superbia, cinismo e tutto ciò che ci<br />
rende imperfetti e avidi Seguendo l’invito di Socrate<br />
nosce te ipsum si riconosce nell’uomo una grande ignoranza<br />
e da questa consapevolezza sorge la necessità<br />
della ricerca spirituale ed esoterica che ci dia identità e<br />
dignità<br />
Ma alla base di tutto è necessario che esista la libertà,<br />
che è un bene inscindibile, perché in sua assenza<br />
non può esistere la libera moratoria, ed il termine<br />
libertà deve essere inteso non per se stessi, ma per<br />
tutti Quindi, per comprendere la Massoneria si deve<br />
tener conto della sua “componente operativa” cioè<br />
dell’opera di scavo e smussamento che dobbiamo compiere<br />
su di noi per liberarci dai desideri Non è ammissibile<br />
allora la ricerca, da parte di alcuni, di raggiungere<br />
successi profani attraverso il paragonarsi con gli<br />
altri, il comportarsi senza lealtà e con arroganza, magari<br />
per superare situazioni di frustrazione del proprio<br />
ambito familiare, ricorrendo a denigrazioni e false accuse<br />
verso i fratelli, dimenticando in tal modo i principi<br />
di solidarietà e correttezza<br />
In realtà la Massoneria opera all’interno delle Logge<br />
e della coscienza, dove, prescindendo dalle distorsioni<br />
personali, ciascuno è solo con se stesso, al di<br />
fuori delle passioni profane Emerge così il segreto iniziatico,<br />
che è intrinseco nell’associazione e nei singoli,<br />
perché ha per scopo quello di valorizzare ciò che sta<br />
dentro di noi in contrapposizione a tutto ciò che è profano<br />
Questa ricerca conduce ad avvicinarsi al GADU<br />
per scoprirne e svelarne l’architettura
Alchimia ed Iniziazione nella Tradizione<br />
Nel lungo cammino che l’iniziato deve seguire per<br />
arrivare alla Luce, una delle strade che il Sapere della<br />
Tradizione ha indicato al neofita fin dalla più remota<br />
antichità è l’Alchimia, parola che in tutti noi richiama<br />
concezioni correnti e spesso largamente preconcette,<br />
se non fuorvianti, che presentano l’Alchimia come una<br />
specie di precursore primitivo, empirico e grossolano<br />
della “moderna” Chimica: niente di più sbagliato È evidente<br />
che se pensiamo all’Alchimia come una disciplina<br />
che, sulla base di presunte corrispondenze tra micro<br />
e macrocosmo, si proponeva di riuscire ad operare la<br />
trasmutazione di metalli vili in oro, siamo fuori strada, e<br />
non possiamo cogliere l’aspetto propriamente esoterico<br />
della disciplina, che però possiamo intuire considerando<br />
che in realtà lo scopo principale dell’Arte era quello<br />
di giungere alla trasmutazione dell’operatore (l’Alchimista),<br />
portandolo da una condizione esistenziale umana<br />
“vile”, ad un’umanità “nobile” o “aurea”: è evidente<br />
allora il carattere propriamente iniziatico dell’esperienza<br />
alchemica, che solo i profani possono interpretare<br />
riduttivamente come trasmutazione del piombo in oro,<br />
fallendo in pieno il vero significato dell’Arte, che è propriamente<br />
ed esclusivamente Esoterico<br />
Ermete (Mercurius) Trismegisto<br />
raffigurato in un mosaico presente nel Duomo di Siena<br />
La Dottrina Alchemica è costitutiva di un’esperienza<br />
squisitamente iniziatica, rappresentata convenientemente<br />
da simboli che opportunamente significano, ed<br />
al tempo stesso velano ad occhi non preparati, le varie<br />
operazioni e gli ingredienti costitutivi del lungo, elaborato<br />
e complesso processo per ottenere la pietra<br />
filosofale, quel “lapis philosophorum” che è l’obiettivo,<br />
lo scopo finale della <strong>Grande</strong> Opera, ovviamente<br />
appannaggio esclusivo degli iniziati più capaci e diligenti<br />
Delineare il profilo di questa particolare disciplina<br />
nella Storia Iniziatica esorbita le mie modeste possi-<br />
Aristide Pellegrini<br />
22<br />
bilità ed i limiti di questo scritto, ma è nozione comune<br />
che l’Alchimia, probabilmente presente come esperienza<br />
spirituale già dall’origine del pensiero razionale dell’uomo,<br />
abbia trovato una prima sistematica organizzazione<br />
nell’antico Egitto, con quella figura largamente<br />
mitica d’Ermete Trismegisto, considerato giustamente<br />
il personaggio fulcro nella storia delle esperienze<br />
esoteriche dell’umanità<br />
È stato detto che alla base dell’Alchimia ci siano<br />
esperienze operative di tipo artigianale, legate alle prime<br />
pratiche siderurgiche compiute in area Egizia, ma<br />
assai rapidamente all’aspetto tecnico operativo si associò<br />
una riflessione filosofica tesa alla ricerca della<br />
“materia prima”, portando l’esperienza operativa decisamente<br />
nel campo metafisico con la definitiva adozione<br />
di forme mistiche a carattere esoterico e misterico,<br />
che conservano ancora oggi il loro valore simbolico e<br />
didattico come indicazioni d’esperienze capaci di far<br />
progredire l’iniziato sulla Via Ho avuto la fortuna di<br />
poter leggere un’opera dell’antica Alchimia, quel trattato<br />
Sulla virtù di Zosimo di Panopoli, un alchimista<br />
egizio del III-IV secolo dopo Cristo che scriveva in greco,<br />
la lingua universale dell’epoca; l’opera affascinò<br />
Carl Gustav Jung che ad essa dedicò un lungo studio,<br />
anche per la circostanza che in quell’opera si racconta<br />
una serie di sogni, densi di complessi contenuti allegorici,<br />
spesso espressivi di una proiezione di contenuti<br />
psichici inconsci sulla materia e sui processi che l’iniziato<br />
è chiamato a compiere È indubbio merito di Jung<br />
aver riportato in epoca moderna l’attenzione su Zosimo,<br />
sulla base della felice intuizione che il simbolismo<br />
alchemico ha un senso compiuto e che, insieme alle<br />
operazioni così astruse degli alchimisti, è inerente al<br />
processo di evoluzione e di completezza interiore: in<br />
altre parole, quelle visioni rappresentano un autentico<br />
itinerario iniziatico Pur risultando ad una prima lettura<br />
come un coacervo alquanto sconclusionato di visoni<br />
oniriche “casuali” e di una coerenza almeno problematica,<br />
ad una riflessione più meditata appaiono significati<br />
importanti ed assai profondi di quelle visioni, apparentemente<br />
così oscure e bizzarre: si tratta d’esperienze<br />
esoteriche espresse tramite simboli, ed è questa complessa<br />
simbologia che a mio parere costituisce il contenuto<br />
ed il valore profondo di quel testo, e che ne ha<br />
decretato la grande diffusione tra gli iniziati fino al VII<br />
secolo dopo Cristo Leggendo questo breve testo si<br />
comprende la grande importanza che gli è stata attribuita:<br />
da Zosimo in poi l’Alchimia prende definitivamente<br />
le distanze da ogni istanza “operativa” precedente, e<br />
dichiara apertamente la sua funzione di teoria naturalistico-metafisica<br />
squisitamente esoterica, e tale resterà;
il sogno narrato diventa una tecnica affabulatoria che<br />
Zosimo utilizza per rendere incomprensibili ai non iniziati<br />
le operazioni ed i loro significati, rendendoli così<br />
accessibili solo a che è iniziato, e già esperto di Alchimia,<br />
escludendo completamente i profani<br />
La lettura di quest’opera per noi che viviamo nel<br />
XXI secolo è indubbiamente complessa, ma è immediata<br />
la percezione di trovarsi di fronte ad uno scritto<br />
esoterico, destinato agli inziati, ed incentrato sul contrasto<br />
tra opposti, tra Corporeo e Spirituale, presente<br />
già nella tradizione precedente, ma destinato a successive<br />
e profonde trattazioni in tutta la Filosofia Occidentale,<br />
esoterica e non Senza entrare nel dettaglio ed<br />
evitando di perdersi nello sterminato mondo della<br />
simbologia presentata, in quella che si potrebbe definire<br />
una vera e propria anarchia di simboli, prenderò qui<br />
in considerazione qualche aspetto propriamente<br />
esoterico colto nel trattato Sulla virtù, che ha diretta<br />
relazione con esperienze iniziatiche vissute all’interno<br />
del nostro Ordine e quindi sicuramente anche alla nostra<br />
portata Nel trattato si parla in vari luoghi dell’acqua<br />
che bolle nell’Atanor dell’alchimista, il crogiolo<br />
delle trasmutazioni fisiche, ma soprattutto mistiche, acqua<br />
che testimonia e rappresenta il passaggio dallo stato<br />
corporeo a quell’etereo-spirituale, passaggio ritenuto<br />
ineludibile per un’effettiva esperienza iniziatica; questo<br />
passaggio esprime il legame tra spirito ed acqua,<br />
che si trasforma in vapore per poi ricondensarsi in acqua,<br />
simboleggiando allegoricamente quella circolarità<br />
del processo conoscitivo così propria alla visione del<br />
Sapere tradizionale<br />
L’acqua è equiparata allo spirito, è un elemento primordiale<br />
capace di agire sulla qualità della materia e di<br />
operare una trasformazione spirituale, come nelle immersioni<br />
purificatrici che ancora oggi si praticano regolarmente<br />
in India, nel Gange, e di cui si ha una testimonianza<br />
nel Battesimo cristiano Ma in Alchimia ogni<br />
elemento presentato ha una doppia natura: come l’acqua<br />
purifica e dà la vita, così può anche uccidere: in<br />
questa duplice possibilità Zosimo introduce il simbolo<br />
dell’Ouroboros, il serpente che si divora la coda, rappresentante<br />
quella circolarità di cui parlavo prima ed<br />
espressiva rappresentazione intuitiva di dinamiche d’auto-annientamento<br />
rigeneratore <strong>Il</strong> serpente nell’atto di<br />
mangiare la propria coda simboleggia una fase<br />
d’autodistruzione, mentre l’unione della coda con le<br />
fauci indica un’autofecondazione: quindi il congiungersi<br />
delle fauci e della coda contiene il principio maschile<br />
attivo e quello femminile passivo, che richiamano la<br />
circolarità dell’alternanza tra la vita e la morte, di quel<br />
circuito inesauribile di morte e rinascita che muove e<br />
determina la perpetua trasformazione del mondo e dell’anima<br />
umana, e dunque, in ultima analisi, il ritmo dell’ordine<br />
cosmico, al quale l’iniziato deve tendere a conformarsi<br />
L’acqua delle visioni di Zosimo rappresenta<br />
così il processo di trasformazione ed insieme d’eleva-<br />
23<br />
zione spirituale, da attuarsi mediante il contatto con<br />
l’acqua contenuta come materia prima nei corpi e nei<br />
metalli, ma anche come scintilla d’origine divina nell’anima<br />
dell’iniziato, che attraverso questa deve prendere<br />
atto e coscienza dell’identità micro-macrocosmica<br />
L’Acqua Divina diventa quindi l’Alfa e l’Omega<br />
dell’Opus, ma la sua cognizione nel sogno di Zosimo<br />
viene perturbata da scene drammatiche, che testimoniano<br />
la difficoltà cosciente di recepire compiutamente<br />
il processo di metamorfosi introspettiva, testimoniando<br />
che l’irrompere dell’inconscio si carica inevitabilmente<br />
di significati inquietanti e spaventosi, dovuti all’intervento<br />
dei meccanismi censori della coscienza, indotti<br />
dal Freudiano Super-Io, che presentano come terrifico<br />
e minaccioso tutto ciò che proviene dal profondo e che<br />
riesca a superare i meccanismi di difesa che tendono a<br />
relegarvelo<br />
<strong>Il</strong> sogno terrifico di Zosimo richiama la discesa agli<br />
Inferi, fase ritenuta necessaria in quanto preparatoria e<br />
propedeutica per aspirare a raggiungere stati superiori<br />
d’autocoscienza e di perfezionamento spirituale: per rinascere<br />
ai Misteri, l’iniziato deve dapprima morire allo<br />
stato profano, un rito di passaggio presente in tutte le<br />
Tradizioni religiose ed iniziatiche, compresa ovviamente<br />
la Tradizione Iniziatica presente nel nostro Ordine; il<br />
rito d’iniziazione ha successo soltanto quando il candidato<br />
sia morto alla condizione precedente, quando abbia<br />
definitivamente abbandonato la vita e soprattutto<br />
la condizione profana condotta fino a quel momento<br />
Attraverso l’iniziazione, il neofita rinasce, pur continuando<br />
apparentemente a costituirsi come fenomeno<br />
vita nel medesimo corpo mortale posseduto nel precedente<br />
stato profano, ma in realtà diventando un individuo<br />
ontologicamente nuovo, sostanzialmente migliore<br />
Quindi l’Acqua Divina, il “Lapis Philosophorum” sono<br />
solo sinonimi con i quali si designa l’oggetto reale dell’Alchimia,<br />
che è il raggiungimento della Conoscenza<br />
Iniziatica, una trasposizione allegorica della trasformazione<br />
interiore realizzata dall’adepto ed anche, secondo<br />
Jung, la capacità di accettare ed integrare nel dominio<br />
della coscienza quei contenuti inconsci che abitualmente<br />
risultano rimossi, tendendo alla realizzazione della completezza<br />
dell’equilibrio interiore Ed anche nell’opera<br />
citata, la realizzazione del Lapis philosophorum viene<br />
delineata in tre fasi: una prima fase nera, intesa come<br />
una sorta di “morte profana” o “discesa agli inferi”;<br />
una fase bianca, costituita dal momento della<br />
rigenerazione mistica, dell’autentica rinascita<br />
iniziatica, ed infine l’ultimo stadio, la fase rossa,<br />
destinata a pochi e che indicava la compiuta realizzazione<br />
dell’Opus, l’ottenimento della Pietra<br />
Filosofale: è di tutta evidenza il parallelismo di una<br />
tale scansione trifasica dell’Opus con i tre gradi che<br />
anche nel nostro Ordine segnano l’iter iniziatico:<br />
Apprendista, Compagno, Maestro che indicano una<br />
progressiva evoluzione spirituale sulla Via iniziatica<br />
quali antichi riferimenti nella Tradizione
Nascita biologica naturale e iniziazione massonica<br />
Per analogia, in una presunzione conseguente si<br />
può accostare, anche se con sfaccettature diverse, in<br />
un coinvolgimento speculativo progettato da simboli<br />
e allegorie, la nascita biologica naturale umana, con<br />
l’iniziazione esoterica massonica Per essere ammessi<br />
nell’Istituzione massonica sono stati stabiliti dei requisiti<br />
attraverso una valutazione di prestazioni comportamentali<br />
e i criteri d’ammissione sono l’accettazione a<br />
subire una cerimonia d’iniziazione Si potrebbe identificare<br />
con quella biologica naturale, il simbolico passaggio<br />
da una condizione di cellula embrionale, che<br />
nel grembo materno subisce una continua metamorfosi<br />
prima di raggiungere la luce terrena com’essere umano,<br />
nella ritualità massonica rappresenta il primo dei<br />
quattro viaggi che deve affrontare il profano partendo<br />
dal chiuso Gabinetto di riflessione È il caso di affermare<br />
che il Gabinetto di riflessione è adoperato in una<br />
raffigurazione della terra come grembo materno, dove<br />
si alternano tristezze e gioie, diritti e doveri, nell’alternanza<br />
di morte e di vita che si sgrovigliano nel luogo<br />
ideale, per riflettere e meditare sulle ansie e traversie,<br />
sui pregiudizi e ipocrisie del mondo profano e scavare<br />
nelle oscure e profonde prigioni al vizio In varie società<br />
di popoli primitivi si adottano o si adottavano,<br />
metodi o meglio cerimonie per trasmettere il segreto<br />
degli usi e costumi della propria tribù ai giovani membri<br />
che escono dalla pubertà, con sistematici passaggi<br />
strani, penitenze fisiche, parole particolari e tante altre<br />
manifestazioni, di specifica vestizione, simbolici tatuaggi<br />
Molti antropologi nello spiegare questi particolari<br />
ed esoteriche cerimonie, adoperano schemi interpretativi<br />
che vanno dal rito iniziatico, preparazione alla predisposizione<br />
spirituale per la lettura del proprio inconscio,<br />
all’applicazione dei principi dettati dall’esperienza<br />
umana<br />
L’iniziazione massonica, però, non è solo un rito o<br />
una pratica segreta piena di mistero, ma è la migliore<br />
utilizzazione al trasferimento tra uomo oggetto e attore,<br />
ad essere conoscitore e anche mutante del pensiero<br />
e linguaggio conoscitivo È l’esperimento creativo<br />
di una corrispondente individuazione del Tempio interiore,<br />
nel quale fantasiosamente si ricostruisce la propria<br />
immagine umana in un’esoterica distinzione di<br />
valori affrancanti dai coincidenti e rumorosi metalli profani<br />
artefici di confusioni, discordie e ingiustizie La<br />
benda sugli occhi raffigura benissimo lo stato d’oscurità<br />
intellettiva, il cammino nell’oscura notte, della mancanza<br />
della luce necessaria a vedere con chiarezza il<br />
tragitto percorso e da percorrere La facoltà di dire che<br />
l’astuzia dello spirito in ognuno di noi è quella di usare<br />
l’arte per ricollegare le idee e le forme, per decifrare<br />
Ettore Coscarella<br />
24<br />
e interpretare le varie rappresentazioni dell’arcana figura<br />
con l’uso allegorico di uno strumento per conoscere<br />
con più chiarezza la verità: sarà il modello per<br />
tentare di leggere nel proprio microcosmo, per giungere<br />
al punto geometrico del vasto cosmo Metaforicamente<br />
la Massoneria invoglia ad interpretare l’estrazione<br />
del proprio Io fuori dalle tenebre dell’inconscio<br />
e portare al grado di conoscenza la propria identità:<br />
passare dalla conduzione di morte profana a una rinascita<br />
massonica Per questo motivo le difficoltà, lo<br />
smarrimento, che si prova nel Gabinetto di riflessione<br />
e in seguito durante i viaggi rituali, possono essere<br />
paragonabili all’esoterico processo che subisce il nascituro<br />
durante il parto La nascita biologica porta alla<br />
luce terrena, mentre l’Iniziazione è il passaggio obbligatorio<br />
per riuscire a sintonizzarsi con il microcentro,<br />
per realizzare nuovi obiettivi e interessi fondamentali<br />
per la libertà culturale, spirituale e individuale, nel percorso<br />
da affrontare nel mondo profano<br />
È vero che il Gabinetto di riflessione è figurato simbolicamente<br />
come il luogo dove muore il profano e<br />
rinasce il massone, però è di grande interesse saper<br />
che è l’inizio di una cerimonia a beneficio di un uomo<br />
vivo e non di un morto Se il materialismo non crede a<br />
una possibile sopravvivenza dell’essere umano, perché<br />
ritiene la morte come una finalità, il termine della<br />
sorte dell’uomo, la spiritualità (o la fantasia) riescono<br />
a riprodurre il fine (a volte utopistico) tra coincidenza<br />
della natura e l’autodeterminazione dell’uomo Nel Gabinetto<br />
di riflessione, nell’incubatrice simbolica, per la<br />
preparazione dello spirito, in un’esclusiva valutazione<br />
delle opportunità di scelta nell’affrontare un cammino<br />
sconosciuto, ben sapendo che non deriva da una fonte<br />
materiale È comunque, attratto da un sistema investigativo<br />
di un seducente e intrigante pensiero d’indagine<br />
sulla libertà, tolleranza e uguaglianza, in un cosciente<br />
desiderio di far parte e iniziare un percorso in<br />
un’Istituzione come quella massonica, la quale lo aiuterà<br />
a liberarsi delle catene vincolanti della sudditanza<br />
economica, sociale, psicologica e intellettiva, mettendogli<br />
a disposizione gli strumenti necessari e utili a<br />
rivelare possibili equivalenze con gli altri esseri umani<br />
Ulteriormente, è informato, che i viaggi esoterici, quelli<br />
simbolici della cerimonia d’Iniziazione, sono necessari<br />
per valutare la costanza e la sottomissione, di liberarsi<br />
degli orpelli profani e renderli produttivi nella spiegazione<br />
dei conflitti interiore e per razionalizzare un processo<br />
evolutivo, trasformando le contraddizioni profane<br />
in una costruzione, anche se a volte illusoria, all’interno<br />
di una logica individualista ma ferma e spiegabile<br />
di una diversità ideologica e culturale Si attende l’in-
segnamento di una strategia per far sfruttare e<br />
ottimizzare l’investigazione interiore con l’uso degli<br />
strumenti offerti da un’antica tradizione come la Massoneria,<br />
che professa tolleranza e fratellanza, nel rispetto<br />
della libertà altrui e nella ricerca della verità fuori<br />
da dogmi limitativi, con deduttivo pensiero umano nell’identificazione<br />
non arbitraria della storia umana, attenuando<br />
le rispettose sofferenze umane ed essere in<br />
condizioni di riconoscere anche attimi d’esaltazione,<br />
in una manifesta razionalità di conoscenze e di comunicazione,<br />
senza confondere il reale dallo spirito, usando<br />
l’arte d’interpretazione del simbolo come mediazione<br />
di una reale conoscenza, nel confronto tra l’incomprensibile<br />
e la realtà profana Le varie manifestazioni<br />
delle prospezioni dell’inconscio quando risalgono in<br />
superficie, per non confondersi nella valutazione dei<br />
valori e delle condotte umane, hanno necessità di riuscire<br />
nella distinzione del diritto e la morale nel rispetto<br />
della libertà individuale oltre che collettiva<br />
Per ottenere la sovranità della speculazione e acquisire<br />
la tecnica esoterica, trova disponibile nel Tempio<br />
massonico, simboli, immagini e utensili, che<br />
rispecchiano l’ideale diritto di caratterizzare il proprio<br />
pensiero nella naturale e ragionevole utilità sociale Non<br />
è per caso che nel secondo viaggio, quello con più<br />
ostacoli e più rumoroso ha la possibilità d’incontrare<br />
l’acqua, la quale, data la sua capacità di dissolvenza,<br />
enuncia un’investigazione contemplativa a vedere altro<br />
e oltre della semplice raffigurazione immediata dell’immagine<br />
simbolica Siffatta allegoria dell’acqua è ricorrente<br />
nella fase più importante nell’iniziazione<br />
massonica e nel primo vero viaggio che si svolge nel<br />
Tempio iniziatico, dopo la macerazione nelle profonde<br />
viscere della terra, in un tormentato stato fisico, si presenta<br />
al cospetto del Secondo Sorvegliante con gli<br />
occhi bendati, che raffigura lo stato d’oscurità intellettiva,<br />
il cammino nell’oscura notte, della mancanza della<br />
luce necessaria a vedere con chiarezza il tragitto da<br />
percorrere È probabile che sono delle sensazioni scaturite<br />
dalle reazioni esistenti in uno stato di conflitto<br />
derivante dalla creazione, dalle particolari ansie e<br />
incomprensioni dell’umanità profana che si accentuano<br />
sempre di più nelle varie lotte sostenute nella sua<br />
mutazione, prodotto dell’atavica paura dell’uomo, presenti<br />
quando il mare profondo si agita e i neri ricordi<br />
creano duri combattimenti interiori La conoscenza<br />
iniziatica non può essere rivelata, resta un mistero,<br />
perché si serve di determinati simboli, composti d’immagini,<br />
analogie, esempi metaforici, ecc i quali interpretati<br />
con informazioni e analisi, secondo dello sviluppo<br />
interiore della propria coscienza, proiettati sempre<br />
e con assiduità al vivere profano e possibilmente<br />
rendere l’uomo contemplativo, virtuoso Ciò che il profano<br />
considera della dinamica della vita, anche se vista<br />
con un equilibrato movimento di varie esperienze<br />
umane, ha perpetuamente un limitato valore di conoscenze<br />
e determinate conformazioni del pensiero uma-<br />
25<br />
no, contrariamente all’iniziato che sceglie percorsi stabiliti<br />
a livello denotativo e d’esplicita interpretazione<br />
profonda del simbolo, da un linguaggio antropologico<br />
nella rivendicazione di un mondo ideale di serenità intellettuale<br />
e fisica<br />
Si potrebbe ipotizzare, che l’astuzia dello spirito in<br />
ognuno di noi, sarà utile riguardo all’uso dell’arte per<br />
ricollegare le idee e le forme, per spiegare le varie rappresentazioni<br />
dell’arcana figura e servendosi della metafora<br />
come strumento per conoscere con più chiarezza<br />
la verità: sarà il modello per tentare di leggere nel<br />
proprio microcosmo, per raggiungere il punto geometrico<br />
terreno per navigare nel vasto cosmo dell’intelletto<br />
Nei rituali massonici codesta arte è esistente, è<br />
l’investigazione fantasiosa sugli arnesi e simboli presenti<br />
nel Tempio, però ha bisogno di inscenare particolari<br />
e innocenti riti per inculcare una ritualità, pur<br />
ritenuta superata e insignificante dal mondo profano,<br />
per abituare il neofita ad un’interpretativa lettura<br />
esoterica Tanto è vero che nel secondo viaggio il profano,<br />
condotto dal Maestro Esperto alla porta del Tempio,<br />
in uno stato confusionario, dimesso e condizionato,<br />
con il cappio al collo, nell’allegorica ritrazione delle<br />
passioni umane, la camicia aperta sul petto per manifestare<br />
la sincerità e la franchezza nei confronti dei Fratelli;<br />
il pantalone alzato al livello del ginocchio e calzata<br />
una sola scarpa, come dimostrazione concreta di<br />
tenacia nell’affrontare e superare le prove stabilite dalla<br />
cerimonia d’iniziazione massonica e l’impegno nella<br />
faticosa ricerca del vero; gli occhi bendati, per ricevere<br />
la Luce che lo illumini nel percorso futuro del sapere e<br />
possa scoprire l’incomprensibile mistero, della ragione<br />
e intelligenza, nella comprensione del libero pensiero<br />
Sono prove di particolare interesse e utilizzate per verificare<br />
la verticalità del profano nella sua immersione<br />
nel mare iniziatico, il quale raggiunge il fondo della<br />
propria individualità per scoprire l’essenza del reale,<br />
l’acqua controllata dal Secondo Sorvegliante per essere<br />
lavato dalle scorie del metallo accumulate nel luogo<br />
che per eccellenza simula la grotta oscura della meditazione<br />
e macerazione interiore Là dove si abbandonano<br />
i rumorosi metalli dell’avidità e della cupidigia, che<br />
tanto condizionano le azioni umane<br />
Le parti cellulari d’acqua danno forma alla vita che<br />
rinasce: è il segmento che dal passaggio di disordine,<br />
di caos, (lo confermano i rumori e gli ostacoli, che s’incontrano<br />
col cammino nel Tempio) a quello d’ordine,<br />
di perfezionamento, d’arginatura per arrivare poi, dopo<br />
il viaggio dell’Aria, al Fuoco del Maestro Venerabile<br />
distruttore d’ogni passione meschina e ogni superstizione<br />
profana, là dove il postulante muore e si prepara<br />
a rinascere Con la spada fiammeggiante che simula il<br />
simbolo dell’universalità del pensiero, il Maestro Venerabile<br />
gli chiede di giurare sulla Bibbia, non con lo<br />
scopo di attribuire una posizione preminente ad una<br />
specificata religione, perché quel Libro è globalmente
identificato come messaggero d’antica sapienza Sul<br />
Vangelo di Giovanni, reputato l’antesignano che prevede<br />
l’avvenimento che dividerà il mondo, che squarcerà<br />
la tenebra, perché Giovanni l’Evangelista è quello<br />
che raccoglie la torcia illuminante e identificatrice della<br />
dottrina del Verbo che marca l’avvento della Verità, la<br />
quale assimilata gradualmente s’infonde all’Universo<br />
intero Sono prove, nel passato considerate assai severe,<br />
che simboleggiano la tradizionale purificazione,<br />
l’elevazione dello spirito sulla materia, una ritualità<br />
adottata per simboleggiare che la vera scienza, il veritiero<br />
sapere, è l’umiltà e per tale motivo è fatto<br />
inginocchiare sul ginocchio destro al cospetto dell’altare,<br />
non per farsi perdonare dalle ingiustizie o misfatti<br />
individuali o sociali propinati di continuo nella vita<br />
profana, ma unicamente per identificarsi nella veste<br />
d’uomo libero e di buoni costumi, un atto d’ubbidienza<br />
a ricevere l’illuminazione per ascendere alla conoscenza<br />
del mistero<br />
È presumibile che il profano, giunto a questo gradino,<br />
sia cosciente del suo desiderio a far parte della massonica,<br />
Istituzione collettiva ma addebitata alla ricostruzione dell’individualità<br />
spirituale, aiutandola con lo studio della<br />
simbologia a rendere fruttifero il proprio ego interiore e<br />
provocare il processo evolutivo che trasforma le contraddizioni<br />
profane in una costruzione, ferma e spiegabile<br />
di una diversità ideologica e culturale Sembra assurdo<br />
credere che la comparsa di segni, arnesi simbolici e strumenti<br />
vari, abbiano la capacità a originare delle premesse<br />
per un processo di cambiamento al modo di vivere la<br />
propria vita interiore, ma se la speculazione massonica<br />
sul simbolo è utilizzata a vedere oltre alla semplice immagine<br />
visiva funzionante, adatta a suscitare uno stadio<br />
d’illuminazione capace di esplorare le ombre interiori, senza<br />
negare o nascondere la rea1tà del profano Conscio che,<br />
quando si cerca di interpretare specifici riferimenti<br />
introspettivi, l’entità individuale non riesce a leggere le<br />
varie comunicazioni che il fiume torrentizio fa emergere in<br />
superficie, disincagliando dalle confusioni nell’analisi<br />
umana delle esperienze profane, nel confronto delle responsabilità<br />
degli affetti e dell’amore Tuttavia, servendosi<br />
di determinati simboli, spesso esempi metaforici interpretati<br />
con informazioni e analisi, secondo lo sviluppo<br />
interiore e la coscienza individualistica, considera la dinamica<br />
della vita, con un equilibrato movimento delle varie<br />
esperienze umane e il disordine interiore, lo stato fetale<br />
del buio cavernicolo del crogiolo materno, il liquido diffusore<br />
(quello amniotico) di molecole ed energie si fonde e<br />
si ordina nello stato solido, realizzando il meraviglioso e<br />
misterioso esempio della vita umana<br />
Si potrebbe azzardare a dire che la legge che regola la<br />
realtà è Dio, che è ragione, logos, la coincidenza del fuoco<br />
eterno, principio di cui tutto derivi e in cui tutto si<br />
risolve Quando più ci si allontana dallo zero verso l’alto<br />
(dal dentro verso fuori), tanto più è forte il bisogno di<br />
comunicazione dell’uomo, il quale già nello stato<br />
26<br />
embrionale cerca il contatto con l’esterno per mezzo del<br />
cordone ombelicale Da dentro il pozzo materno tenta il<br />
collegamento con il reale, è l’albero della vita che comunica<br />
con terra-cielo; le radici si trattengono nella terra e il<br />
fusto, che rappresenta la forza, l’equilibrio con la chioma<br />
che è la rappresentazione del cosmo Ci si rende conto<br />
che non è né semplice né facile riuscire a decifrare il messaggio<br />
misterioso che trasmette il simbolo o la ritualità<br />
nel Tempio massonico, né la Massoneria pretende di dare<br />
spiegazioni di favore o ipotesi di varia natura psicologica,<br />
però, una cosa importante lo fa ed è quello di consegnare<br />
gli utensili da usare per discernere il bene dal male,<br />
con l’obbligo morale di fare bene e di evitare il male<br />
Usarli per distinguere con obiettività le particolari sfumature<br />
del bianco e del nero della scacchiera rappresentata<br />
nel Tempio, perché ogni pensiero umano è fatto di luce e<br />
di tenebre e si raffronta giornalmente con il bene e il male,<br />
in un’attenta valutazione di essere fornito di un limitato<br />
valore di conoscenze per appurare distorsioni in determinate<br />
conformazioni del pensiero e contrariamente all’iniziato,<br />
il quale sceglie o almeno analizza il possibile percorso<br />
della vita<br />
Solitamente il presuntuoso, nelle sue espressioni spesso<br />
contraddittorie, crede di capire tutto e dando come<br />
risultato la propria convinzione di essere sovrano custode<br />
del sapere e quindi non sente il bisogno di apprendere<br />
e di riuscire a controllare le schegge di rocce slegate<br />
una dall’altra che colpiscono in modo disordinato gli ideali<br />
educativi e la morale di una comune umanità, convinti<br />
che ognuna sia fine a se stessa Si dirà che chiunque di<br />
noi determina, come se fosse un dualismo nella stessa<br />
personalità, confronti non tanto necessari con Fratelli che<br />
hanno perduto la visione del Tempio non riuscendo a<br />
distinguere il bene dal male Vecchi paragoni fra il massone<br />
disposto a percorrere un tragitto spirituale ed esoterico<br />
e il massone che non vuole controllare il proprio umore e<br />
il disordine della profanità Ancora di più, quando sventura<br />
vuole, salga le gerarchie dell’Ordine o del Rito,<br />
anche superando le prove di un’iniziazione massonica<br />
Per possedere la dimestichezza dei misteri, pratica<br />
appieno il vizio dell’orgoglio e siede nel Tempio più<br />
come faccendiere che come Libero Muratore <strong>Il</strong> riconoscimento<br />
doveroso per l’iniziato, è uscire dalla folla per<br />
recuperare la propria individualità nell’insieme sociale,<br />
di prepararsi dall’intuitivo, alla razionalità, che con la<br />
propria spiritualità intellettuale traccerà, con l’aiuto della<br />
squadra, il righello e il compasso e traccerà le varie<br />
coordinate per trovare il punto geografico, il microcentro<br />
che rappresenta il raggiungimento della calma, la contemplazione<br />
per affrontare ogni problematica e vivere<br />
una serena vita reale L’utilità dell’uso di questi strumenti<br />
servirà per scomporre gli elementi devianti e placare<br />
le passioni interiori, acquisire l’equilibrio giusto<br />
nell’affrontare l’abisso delle cose, i limiti dell’ambiente,<br />
senza punire se stessi: l’acqua chiara, il fiume arginato<br />
trionfa, pronto ad affrontare con serenità di giudizio, lo<br />
scenario del reale profano
Affrontare il tema dell’uomo e dei suoi problemi<br />
attuali diventa un’impresa che rischia di sembrare ovvia,<br />
destinata a essere considerata un luogo comune;<br />
ma in realtà ciò non si può dire Se noi parliamo dell’uomo<br />
nel tempo presente il più delle volte, ci fermiamo<br />
a esaminarlo come un essere immerso in molteplici<br />
attività: in creazioni che comprendono un’ampia gamma<br />
dalle cose più semplici o apparentemente tali È<br />
ben vero, che l’umanità è stata sempre giudicata per<br />
quanto di tangibile avesse saputo concedere al giudizio<br />
storico, per le sue creazioni, i progressi, le opere<br />
d’arte destinate a sfidare i secoli, ma mai di preoccuparsi<br />
eccessivamente a penetrare i misteri dell’animo<br />
di un singolo uomo nella partecipazione alle varie creazioni<br />
Storici, economisti, filosofi hanno fornito giustificazioni<br />
religiose, economiche e affettive, con avvenimenti<br />
e realizzazioni che assumevano nel corso dei<br />
tempi significati storici e politici alterni; ma un’analisi<br />
introspettiva, compenetrante l’essenza esistenziale dell’individuo<br />
come la possiamo intendere in senso<br />
massonico, è stata affrontata raramente Intendo dire<br />
raramente, si badi bene, e non mai, perché in ogni tempo,<br />
a ricordo d’uomo, accanto alle esigenze ambientali<br />
e strumentali, la necessità cosiddetta spirituale ha sempre<br />
trovato il tramite, il pertugio segreto, per affiorare<br />
e comparire con impulsi ben delineati accanto a tutte<br />
le altre esigenze di preminente importanza, e in ogni<br />
tempo vi è stato chi si assunse il compito di interpretare,<br />
di analizzare, di elaborare e soprattutto di continuare<br />
a mantenere in vita questi impulso<br />
Quando si evidenzia un’azione, un evento<br />
inspiegabile e incomprensibile, si considera immediatamente<br />
come mistero e d’istinto si tende ad ignorarlo<br />
o nasconderlo nel più profondo inconscio, al<br />
fine di evitare di prendere in esame una visione sconvolgente<br />
al proprio modo di vivere È una condotta<br />
che porta inevitabilmente alla superstizione individuale<br />
o collettiva e sociale, condizionando il pensiero,<br />
la religione, l’ideologia L’insondabile,<br />
impalpabile mistero, anche se difficile a spiegarsi ha<br />
da sempre attratto l’uomo, il quale ha bramato continuamente<br />
come penetrarlo ed essere in grado di<br />
leggerlo, adottande simbologie diverse e convinte<br />
della trasformazione delle cose e della loro natura<br />
infinita, eterna Concettualmente e nel senso culturale,<br />
la Massoneria può ritenersi un’ideologia a riguardo<br />
dei suoi insegnamenti di comportamento<br />
d’azione sociale dell’essere umano, nel percorso individuale<br />
dell’osservazione analitica dei simboli che<br />
catturano, in un insieme di consapevole interesse,<br />
che aiutano a rivelare l’esatta conoscenza del bianco<br />
e nero, eliminando le confusioni dei prodotti dell’oscurità<br />
profana e definire l’esatta, razionale verità<br />
Indica come il percorso dell’uomo continua<br />
inarrestabile nella crescita fisica e intellettuale, da<br />
giovane adolescente ad apprendista anziano sino alla<br />
fine del difficile percorso terrestre<br />
27<br />
Nasce e cresce, tuttavia, nella sua mente, il suo<br />
interesse alla morte, all’epilogo della sua vita terrena;<br />
è costretto a scovare nelle tenebre dell’inconscio, nella<br />
conoscenza della propria identità per diventare uomo<br />
libero e di buoni costumi Sa benissimo che ancora<br />
non sarà in grado di sondare, di leggere quel particolare<br />
segreto o mistero, motivo per il quale in Massoneria<br />
per superare questo pericoloso stallo è necessario<br />
riempirsi di un’affabile concordanza e amorevolezza da<br />
generare con i rituali lavori, i quali necessariamente<br />
pervengono nel risveglio all’azione di vivacità, magari<br />
dibattendo anche al di fuori della Loggia stessa, sia<br />
con i Fratelli appartenenti all’Ordine e sia con quelli<br />
non conoscitori della nostra finalità È opportuno estendere<br />
i legami d’amore e di solidarietà fraterna, senza<br />
limitazione della ricerca del Vero, ma favorendo il progresso<br />
umano nella piena libertà della scelta morale<br />
del bene e del male, osteggiando l’indifferenza o meglio<br />
i continui tentativi di sottomissione o d’intollerante<br />
individualismo, apportatore di devianti insegnamenti,<br />
spesso snaturante la vera natura dei principi<br />
massonici Resto nella convinzione, che il massimo<br />
impegno di lavoro del Maestro è dibattere con chiarezza<br />
e comprendere bene l’importanza di trasmettere agli<br />
altri l’applicazione democratica a garantire i diritti della<br />
libertà e partecipare nel processo di miglioramento sociale<br />
oltre a quello più impegnativo della sua ricerca<br />
interiore, portatore di saggezza e di sapienza Può anche<br />
essere positivo il fermento in cui vive in questo<br />
periodo l’Ordine massonico, ma stare attenti della sfrenata<br />
partecipazione al proselitismo o alla formazione di<br />
Logge o manifestazioni pubbliche, a volte non attesta<br />
la solidarietà massonica né un maggior rispetto nei riguardi<br />
del profano, ma è esclusivamente ostentazione<br />
d’appartenenza, per sfruttarla in rendiconti personali<br />
La solidarietà massonica non solo è estrinsecazione di<br />
lotta comune a favore della libertà individuale d’espressione<br />
di pensiero e nella rivelazione spirituale, ma d’utile<br />
e reciproco contributo nel confronto con i Fratelli e<br />
aiuto (come soleva enunciare Pitagora nei confronti<br />
dei giovani adepti) a riconoscere il minerale adatto per<br />
produrre il mercurio Far sì che la tutela dei principi,<br />
dettati nei tre punti della fratellanza, siano sempre presenti<br />
e applicabili per eliminare incertezze sociali e intellettuali<br />
Non credo che si possa restare insensibili al richiamo<br />
dei succitati principi utili ad istituire chiarificatori<br />
dibattiti costruttori, non solo in un’attendibilità soddisfacente,<br />
ma anche un’opportunità di manifestazione<br />
d’idee e d’azioni La probabile scelta fatta all’epoca<br />
della nostra Iniziazione sarà stata quella di frenare l’irrompere<br />
di forze capaci a far deviare dalla Tradizione<br />
espressa dalla ritualità e dalla ricerca esoterica, tanto<br />
da impegnare ogni Massone di raccogliere, di<br />
estrapolare e annotare dal crogiolo del Tempio laico,<br />
anche innovatori fatti, se questi sono espressioni della<br />
nostra tradizione
<strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />
Notiziario<br />
Gran Loggia dell’anno massonico <strong>2009</strong> In un clima di ritrovata serenità si sono conclusi i lavori della Gran Loggia <strong>2009</strong> del<br />
<strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia, tenutasi a Rimini dal 3 al 5 aprile Nel procla marsi costruttori di sogni possibili, i massoni italiani<br />
vogliono offrire ancora oggi l’orizzonte della Libera Muratoria come laboratorio fattivo di sogni per la Società ha scritto nel<br />
telegramma inviato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Gran Maestro Gustavo Raffi che ha così concluso: Le<br />
assicuriamo che senza scendere sul terreno della politica o della religione, di fronte alla crisi in atto la Massoneria italiana darà<br />
il proprio contributo facendo valere la potenza luminosa del sogno contro le tenebre degli incubi In un Tempio gremito<br />
all’inverosimile, Fratelli e profani hanno applaudito più volte il Gran Maestro nel corso della sua allocuzione, cui è stato dato<br />
ampio risalto anche dalla stampa In molti, ha detto fra l’altro, si accontentano di una vita succube del consumismo, della<br />
pubblicità, del finto progresso; preferiscono i sogni televisivi, teleguidati, dove tutto è falso e posticcio () I progetti della politica<br />
non devono ridursi ai sondaggi, la politica deve tornare a sognare<br />
Sabato 4 aprile <strong>2009</strong> sono stati altresì insediati i vertici della Comunione risultati eletti – per il quinquennio <strong>2009</strong>-20013 – nella<br />
consultazione elettorale del 1 marzo <strong>2009</strong> e precisamente i Fratelli: Gustavo Raffi Gran Maestro; Massimo Bianchi e Antonio<br />
Perfetti Gran Maestri Aggiunti; Gianfranco De Santis 1° Gran Sorvegliante; Giuseppe Troisi 2° Gran Sorvegliante: Morris L Ghezzi<br />
<strong>Grande</strong> Oratore e Piero Lojacono Gran Tesoriere Alla dignità di Gran Segretario è stato nominato il Fratello Giuseppe Abramo<br />
Novità librarie e recensioni<br />
Giovanfrancesco Rustici – Le Compagnie del Paiolo e della Cazzuola Tommaso Mozzati, Casa Editrice Leo S<br />
Olschki, Collana Fondazione Carlo Marchi vol 22, Firenze 2008, cm 22,5×30, XIV-516 pp con 24 ill nt e 338 figg ft<br />
prezzo € 150,00 [ISBN 978 88 222 5725 3] La monografia monumentale di Tommaso Mozzati, di altissimo valore scientifico<br />
ed editorialmente curata in maniera splendida dalla Casa Editrice Olschki (tanto nomini …), rappresenta una pietra miliare<br />
nella comprensione di un eccezionale momento storico della cultura europea, ove Firenze ha svolto un ruolo non solo primario<br />
e fondamentale ma esclusivo Ben poche opere, dagli anni Sessanta dello scorso secolo, hanno dato un contributo così<br />
importante, accurato e, non certamente trascurabile, entusiasta e appassionato, allo studio del tardo Rinascimento e del<br />
Manierismo Recenti studi hanno dimostrato che proprio nel mondo artistico fiorentino, da Michelangelo al Pontormo, affiorò<br />
la natura eversiva e liberatoria della metafisica esoterica, compressa e perseguitata dal potere ecclesiastico La società occidentale<br />
ha percorso una strada di dolore e di sangue, attraverso la Riforma e le Rivoluzioni, per affermare un principio di libertà civile<br />
senza la quale non può esistere la libertà spirituale Quando le condizioni culturali, sociali e politiche lo permisero, gradualmente<br />
ciò che era necessariamente occulto fu rivelato È da questa indispensabile gradualità che derivano i limiti del “metodo storico”,<br />
secondo la definizione di Réne Guénon, La “Philosophia Perennis” può essere seguita più dal polline del suo pensiero, che<br />
feconda ogni evo, che dalla rigida analisi storica<br />
Ma una nuova storiografia, che esamina oggi gli influssi del pensiero metafisico negli avvenimenti umani, può trovare nuovi<br />
elementi, esumare le testimonianze sepolte negli archivi Può quindi riconsiderare la storia non soltanto come un susseguirsi delle<br />
necessità e delle sue conseguenti risoluzioni, fino a ritrovare quel fresco zefiro della Primavera botticelliana che potrebbe rinnovare<br />
umanamente una civiltà sempre più disumanizzata Questo testo è di particolare importanza non solo per gli specialisti, gli<br />
accademici e un pubblico colto di lettori, ma per la tradizione latomistica, che ritrova in esso le tracce di una protomassoneria<br />
italica e particolarmente fiorentina In questi specifici elementi ci è necessario chiosare, per i nostri particolari interessi di<br />
conoscenza massonica questo testo, che certamente si rivolge ad ambienti più scientifici o comunque diversi Proprio a Firenze<br />
e in quel tempo tornavano alla luce i concetti del neoplatonismo e di quella prisca religione, che pur non negando la salvezza<br />
cristiana, ammirava e affermava nello stesso tempo la spiritualità misterica del passato Le Arti, pur essendo organizzazioni<br />
pragmatistiche di mestiere, avevano nonostante ciò una loro connotazione religiosa e metafisica, in quanto, nella mentalità della<br />
loro epoca, ogni azione umana era retta solo nell’allineamento micro-macrocosmico, cioè nello svolgimento dell’azione umana come<br />
cosciente partecipazione a quella divina <strong>Il</strong> Sansovino ci ricorda come nelle associazioni artistiche, comunemente collegate a<br />
confraternite religiose, “s’operano cose religiose, perciò quasi come in Accademie o scuole pubbliche si impara”<br />
All’Arte degli Speziali erano ascritti tutti i pittori, scultori, architetti e artisti in genere, per la dipendenza delle materie prime<br />
ed è in lei che si poteva esprimere quella spiritualità tutta latomistica che si esprime simbolicamente negli strumenti del costruire<br />
e dell’ornare Negli ultimi anni del XIV secolo nell’Arte degli Speziali si formò una compagnia di Laudesi chiamata la Compagnia<br />
di San Luca Evangelista a cui potevano appartenere soltanto pittori, scultori, architetti e artisti in genere, e di cui naturalmente<br />
furono membri, Luca, Filippo e Filippino Lippi Questa Compagnia ebbe l’onore di una cripta funebre nella chiesa della SS<br />
Annunziata, opera del Montorsoli, la cui lastra tombale è ricca di simboli latomistici Negli ultimi decenni del XVI secolo la<br />
Compagnia formò le basi storiche della nuova Accademia del Disegno, sotto la protezione di Cosimo I, di cui il primo Provveditore<br />
fu Don Vincenzo Borghini, benedettino, Priore degli Innocenti, insigne umanista ed ermetista I nuovi tempi e l’assunzione da<br />
parte dei Medici del ducato prima, e del granducato poi, imponevano un più stretto controllo mediceo sulle organizzazioni di<br />
mestiere Sia Cosimo sia Francesco poi si glorificarono della loro qualità di patroni e “accettati”, nel Salone dei Cinquecento in<br />
Palazzo Vecchio dove sono ambedue effigiati, in mano la squadra e il compasso dei costruttori La Compagnia del Paiolo e poi<br />
quella della Cazzuola, che già il De Castro, nel XIX secolo, riteneva di prodromi latomistici, differivano dalle Compagnie di<br />
Gonfalone o Stendardo o dalle Potenze popolari di quartiere, solo per l’origine e la predominanza dei membri artistici Conosciamo,<br />
attraverso l’opera di Ludovica Sebregondi Tre Confraternite fiorentine e il Deo Gratias di Artusi e Patruno la composizione di tali<br />
forme di associazionismo fiorentino <strong>Il</strong> Mozzati ci dona molte preziose annotazioni inedite della persistenza concettuale e<br />
simbolica fra le due Compagnie studiate e l’ipotizzata protomassoneria fiorentina <strong>Il</strong> legame concettuale è certamente l’emetismo<br />
di Cosimo e il neoplatonismo di Lorenzo de Medici La Philosophia Perennis, quella stessa di cui un ramo non minore è la<br />
Massoneria, ripete qui i suoi massimi assiomi: la libertà spirituale dell’uomo come identificazione con il divino, la liberazione dalla<br />
materia come elemento di disidentificazione, con i mezzi stessi che questa, ombra di Dio, concede all’uomo: il corpo e la mente<br />
Le Accademie Platoniche di Firenze e di Roma, che Inigo Jones, Gran Maestro della Massoneria del Seicento inglese affermava<br />
esser state il “modello” della Libera Muratoria”, formarono anche la forma dell’Accademia del Disegno di Cosimo I, che fu la<br />
prima entità proto-massonica manifestata nella storia La persistenza simbolica e strutturale, affermata poi potentemente nella<br />
simbologia dell’Accademia del Disegno è messa particolarmente in evidenza dal Mozzati nel capitolo Delle Compagnie del Paiolo<br />
e della Cazzuola come forme di organizzazione sociale<br />
Caratteristica è l’importanza data alla Cena non solo come mezzo di aggregazione sociale, ma come effettiva comunione di<br />
fraternità e ancor più di formazione eggregorica, che concerne l’assommarsi esponenziale delle qualità dei membri e commensali in<br />
28
un unico ente Da ciò deriva l’apparente “democraticità” delle strutture compagnoniche che il Mozzati mette in luce in cui la<br />
dicotomia fra Ospiti e Commensali è di fatto abolita simbolicamente, ma permaneva comunque socialmente L’acuta osservazione<br />
sulla caratteristica del numero dei membri delle Compagnie, sempre corrispondenti a multipli di tre o di quattro, corrisponde alle<br />
qualità del ternario, triade divina per eccellenza e del quaternario, numero dell’opposizione degli elementi che forma la materia Si<br />
potrebbe ipotizzare che le rosette a tre o quattro petali che ornano le facciate dei palazzi fiorentini del ‘400 e del ‘500 abbiano lo<br />
stesso significato, indicando fra l’altro una predilezione per il pitagorismo o per il neoplatonismo dei costruttori o dei committenti<br />
Come riporta in una nota il Mozzati, il Vasari riferisce di un certo ordine di grado nelle Compagnie Nella primitiva formazione<br />
delle Compagnie, composte da ventiquattro membri, dodici dovevano appartenere alle Arti Maggiori, dodici alle Minori Gli<br />
appartenenti alle Arti Maggiori dovevano vestirsi da muratore, quelli delle Arti Minori da manovali Si intravede qui la tripartizione<br />
gerarchica in Maestri, Muratori e Manovali<br />
Ma la caratteristica fondamentale di persistenza simbolica si nota nella composizione generale dei membri della Compagnie,<br />
che appartenevano trasversalmente a tutte le categorie sociali La composizione generica delle Confraternite era spesso limitata agli<br />
appartenenti allo stesso mestiere, mentre gli artisti “accettavano”, secondo la dizione massonica, anche altre categorie Un’altra<br />
caratteristica proto-massonica consiste in alcune rappresentazioni orrifiche, che per quanto comuni di alcune famose cene<br />
manieristiche, costituiscono un “luogo teatrale” universale, una sorta sacra o catartica rappresentazione, in cui l’irruzione selvaggia,<br />
simile alla funzione del trickster descritta dagli antropologi, è trasmessa anche attraverso la beffa, così celebrata nella letteratura<br />
antica fiorentina La persistenza simbolica propriamente detta – in quest’ambito – è quella dell’uso degli strumenti dell’Arte<br />
Muratoria La Squadra e il Compasso, come allegorie del passaggio dalla costruzione materiale a quella spirituale, non erano usati<br />
soltanto dai costruttori, ma ad esempio, anche dai tipografi, ma il loro abbinamento è esclusivamente massonico <strong>Il</strong> primo esempio<br />
del simbolismo della squadra e compasso, che due amorini iniziano a incrociare, (a indicare graficamente il sigillo salomonico) si<br />
trova nel dipinto di Santi di Tito La fondazione del Tempio di Salomone nella Cappella dell’Accademia del Disegno, e nella lastra<br />
del sepolcro degli Artisti dell’Accademia Da massoni, non possiamo che prendere accuratamente nota delle cognizioni così inedite<br />
e particolari che Mozzati ha trascritto, nella speranza che la storiografia ufficiale che così degnamente rappresenta possa proseguire<br />
nel tempo queste labili ma indicative tracce di una storia che non sempre è seguita e commentata come sarebbe auspicabile<br />
(Recensione del Fratello Vittorio Vanni)<br />
Massoneria, Carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano (1905) Oreste Dito Anastatica<br />
con introduzione di Aldo Alessandro Mola, Arnaldo Forni Editore, Sala Bolognese, 2008 I-XVI, i-x e 441 pagine Un libro<br />
fondamentale e ancora valido per comprendere la storia del nostro Risorgimento che non fu solo l’epopea dei grandi nomi<br />
consacrati nei monumenti e in medaglie commemorative, ma fu opera anche corale della gente comune, i nomi della quale giacciono<br />
sepolti in Archivi di Stato, in “processi economici” che nessuno ha avuto la voglia o la curiosità di scandagliare per scriverne la<br />
storia che è anche storia d’Italia Ci pensò Oreste Dito nel 1905, a regno assodato, con questo libro che è una radiografia delle<br />
decine di sette, derivanti in parte dalla Massoneria napoleonica, in parte dalla Carboneria murattiana e apertesi a ventaglio per<br />
creare quell’humus favorevole all’Unità Sette sempre perdenti, effimere, ma pronte a ricostituirsi e unite soltanto nell’ideale di<br />
Patria Ugo Foscolo, uno che se ne intendeva di sette segrete, ebbe a dire che “per fare l’Italia occorreva disfare le sette”, ma<br />
aggiungeva vieppiù che “occorreva unificarle in un’unica associazione”, per raggiungere lo scopo prefissato da esse Fu così che la<br />
Massoneria rifiorente nel nuovo regno si assunse inconsapevolmente o consapevolmente questo mandato, radunando al suo<br />
interno quel gran partito democratico amato da Giuseppe Mazzoni – vedi Guglielmo Adilardi: Memorie di Giuseppe Mazzoni<br />
Pacini, 2008 – Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Dolfi e molti altri, teso alla realizzazione di un Risorgimento da loro giudicato<br />
imperfetto «Per questo la Massoneria “partito dello Stato” e quindi leale verso le istituzioni era fatalmente bersaglio dei nemici<br />
del Risorgimento, dell’unificazione nazionale e della Corona» come ricorda Mola nella introduzione Quando Oreste Dito entrò in<br />
Massoneria (1895) il Gran Maestro Adriano Lemmi scrisse di suo pugno una lettera di “benvenuto” (XIII-XV) Erano tempi<br />
quelli, in cui non il numero era privilegiato, ma la qualità (Recensione del Fratello Guglielmo Adilardi)<br />
Loggia Concordia 1861-2000 I massoni a Firenze Olinto Dini, Polistampa Editore Firenze <strong>2009</strong>, pagine 230, prezzo €<br />
18,00 A seguito della prima e incompleta pubblicazione di Gildo Valeggia sulla Loggia Concordia, Olinto Dini ha ridato verità<br />
storica a questo consesso massonico nella Firenze postunitaria Emblematica è la rivoluzione pacifica della Toscana all’alba del<br />
1859, attraverso il contributo fattivo di personaggi della sinistra quali il Dolfi e il Mazzoni Nel risveglio la Loggia Concordia<br />
divenne la capo fila di varie altre consorelle che si riconoscevano principalmente nel partito democratico dalle molte anime e dalle<br />
molte teste Nelle pagine di Olinto Dini viene messo in luce come agli albori la Concordia disvelò subito attraverso i suoi uomini<br />
più capaci le proprie intenzioni riformatrici e moderniste con un programma assai nutrito non solo dalla forte intenzione di<br />
completare l’Unità d’Italia, ma pure da progetti concreti per migliorare lo stato sociale delle classi più povere In questo senso le<br />
iniziative verso una maggiore libertà associativa, verso la beneficenza Non mancò alla Loggia Concordia di interessarsi della<br />
diffusione di libri per l’educazione del popolo e la creazione di un giornale, “<strong>Il</strong> Tesoretto”, al cui interno vi erano dispense di<br />
diritto, di economia, scienze, tutte tendenti all’ emancipazione del popolo soggiogato dal pretismo ottuso Giornale che fu il padre<br />
di tutti i fascicoli a dispense di seguito imitati da altre testate Sin dal 1861 Giuseppe Giacomo Alvisi, ex Venerabile della<br />
Concordia, per far fronte alla congiuntura che aveva colpito la Toscana istituì le prime cooperative di consumo alimentare e la<br />
creazione della prima banca popolare Nel 1864, considerato il successo della Banca Popolare, Alvisi studiò con i Fratelli della<br />
Concordia l’istituzione di una Società Concordia – Banca del Popolo, nel cui preambolo mise in risalto la matrice massonica<br />
L’avvento del fascismo con la firma dei Patti Lateranensi fu il segnale della fine dello stato laico a cui tanto aveva contribuito la<br />
Loggia Concordia e la Massoneria nel suo insieme; con la legge sull’abrogazione del diritto di associazione del 1925 fu la fine della<br />
democrazia e l’inizio della persecuzione dei massoni in particolare e degli antifascisti La Massoneria nella lotta al fascismo non<br />
indietreggiò e pagò il suo contributo di sangue come mette bene in evidenza nel saggio l’autore Olinto Dini nel saggio ripercorre<br />
molto più minutamente ed estensivamente la vita della Loggia Concordia fino ai giorni nostri Inevitabilmente diventa così storia<br />
d’Italia Ma il testo non risente, come era da prevedersi nel trattare la parte più a noi vicina, dell’effetto “cronaca”, essendo<br />
assicurato dall’autore un giusto focus per un giudizio distaccato: mi riferisco in particolare al capitolo che tratta la vicenda della<br />
Propaganda massonica, la quale vicenda viene inserita giustamente in un contesto non soltanto nazionale<br />
Tuttavia fa molta chiarezza circa la persecuzione e diffamazione che migliaia di massoni subirono con la successiva inchiesta<br />
del magistraro Agostino Cordova teso a ricercare connivenze fra mafia e massonerie che comportarono enormi spese per la<br />
giustizia (furono sequestrati in tutta Italia 800 faldoni di documentazione massonica) e finendo il tutto in una bolla di sapone<br />
Quello che emerge di positivo da tale lavoro è che raramente la storia della Massoneria viene scritta da massoni e sappiamo per<br />
esperienza diretta che la storia scritta da altri non è la storia della Massoneria, ma storia di ideologie che non appartengono ad essa<br />
e pertanto sono storie di parte se non proprio di partigiani Un altro pregiudizio storico che il libro svelle è che le battaglie che i<br />
massoni intrapresero per il compimento dell’Unità d’Italia ed il miglioramento dell’Umanità afflitta non furono battaglie ascrivibili<br />
all’ideologia massonica, ma lotte attribuibili ai singoli individui come uti singuli e scissi dalla componente massonica Tant’è che<br />
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su tale scia uno storico professionale ebbe a sostenere che tutto ciò che fece Garibaldi (Primo Massone d’Italia) per il nostro<br />
Risorgimento non ebbe alcuna attinenza con la sua iniziazione massonica (Montevideo 1844); salvo poi, voltando pagina,<br />
attribuire ai massoni di ieri e di oggi unicamente occupazioni di posti, carriere abusive, inganni, delitti, colpi di mano, complotti<br />
E quant’altro di sinistro alcuni storici siano stati capaci di ascrivere nel passato e in questi ultimi trent’anni ai massoni nella più<br />
corriva e pappagallesca scia di barruelliana memoria o, quando erano in buona, di gramsciana e superata ideologia (Recensione del<br />
Fratello Guglielmo Adilardi)<br />
Manifestazioni in Toscana<br />
CXL anniversario della RL “Benedetto Cairoli” (119) all’<strong>Oriente</strong> di Arezzo Sabato 18 aprile, alle ore 17, con il<br />
patrocinio del Comune di Arezzo e del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana, nella Sala del Consiglio Comunale in<br />
Piazza della Libertà si è svolto il Convegno “La Loggia Benedetto Cairoli nella città di Arezzo: storia e prospettive” Dopo i saluti<br />
del Sindaco Giuseppe Fanfani, dell’Assessore alla Cultura Camillo Brezzi e del Presidente del Collegio Circoscrizionale Stefano<br />
Bisi, si sono svolti gli interventi di Michele Coradeschi “Storia della Loggia Cairoli”, Luigi Armandi “I massoni della Cairoli<br />
nella società aretina” e di Morris L Ghezzi “Prospettive della Libera Muratoria” Le conclusioni sono state tratte dal Gran<br />
Maestro Gustavo Raffi Un’agape fraterna, aperta a tutti, al Circolo Artistico di Corso Italia 108 ad Arezzo, ha degnamente<br />
concluso una giornata intensamente vissuta, densa di storici e patriottici riferimenti<br />
RL “Niccola Guerrazzi” (665) all’<strong>Oriente</strong> di Follonica <strong>Il</strong> 31 maggio <strong>2009</strong> dalle ore 1000 si è svolta a Follonica nell’Aula<br />
Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale di Follonica in Piazza 1° maggio la Cerimonia di premiazione del Concorso “Domani<br />
è … ” indetta, per l’undicesimo anno consecutivo, dalla prestigiosa Officina follonichese<br />
Presidenza<br />
Gustavo Raffi – Gran Maestro del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />
Massimo Bianchi – Gran Maestro Aggiunto Vicario del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />
Mauro Lastraioli – Gran Maestro Onorario del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />
Stefano Bisi – Presidente del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana<br />
Blasco Mucci – Moderatore, Direttore responsabile de “<strong>Il</strong> <strong>Laboratorio</strong>” rivista della Massoneria Toscana<br />
Vittorio Vanni – Organizzatore e Discussant delle Rubriche alle “Giubbe Rosse” di Firenze: Incontri con il <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong><br />
d’Italia; Lettere e Simboli; L’Opera al Rosso; Progetto Domani<br />
Commissione giudicatrice<br />
Eros Rossi – Presidente<br />
Anna Maria Signori – Docente Istituto di Istruzione Superiore di Massa Marittima<br />
Pierdanilo Carretta – Docente Emerito – Liceo Scientifico di Follonica<br />
Massimo Corti – Docente Universitario<br />
Giuseppe Rea – Docente Istituto Tecnico Commerciale di Follonica<br />
Giuliano Giuggioli – Maestro Pittore<br />
Autorità e Ospiti<br />
Claudio Saragosa – Sindaco del Comune di Follonica<br />
Alberto Marenzi – Vice Sindaco del Comune di Follonica<br />
Sabrina Gaglianone – Assessore Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Follonica<br />
Alessandro Agostinelli – Dirigente del Comune di Follonica<br />
Miria Magnolfi – Direttrice Biblioteca Comunale di Follonica<br />
Emilio Mezzetti – Dirigente Istituti Superiori di Follonica<br />
Tommaso Imperio – Dirigente Istituti Polo Liceale di Grosseto<br />
Nicola Ottaviano – Dirigente Istituti Superiori di Massa Marittima<br />
Stampa<br />
Corrispondente, per Follonica, del quotidiano La Nazione<br />
Corrispondente, per Follonica, del quotidiano <strong>Il</strong> Tirreno<br />
Corrispondente, per Follonica, del quotidiano Corriere di Maremma<br />
Svolgimento del programma<br />
• <strong>Il</strong> Moderatore presenta i componenti la Presidenza: Gustavo Raffi, Massimo Bianchi, Mauro Lastraioli, Stefano Bisi e Vittorio<br />
Vanni<br />
• <strong>Il</strong> Moderatore rivolge un saluto e un ringraziamento, da parte della Comunione Massonica Toscana, alla Commissione<br />
giudicatrice, alle Autorità, agli Ospiti e alla Stampa<br />
• Stefano Bisi svolge la relazione introduttiva<br />
• Blasco Mucci illustra sinteticamente il libro che viene dato in omaggio agli studenti<br />
• Eros Rossi consegna agli studenti che hanno partecipato un attestato, il fascicolo degli elaborati premiati e un libro in omaggio<br />
invitandoli a rimanere presso il tavolo della Presidenza per le successive premiazioni:<br />
Istituto di Istruzione Superiore di Massa Marittima<br />
Paola Abballe, Alberto Agostini, Azzurra Agostini, Rejdzo Bedzeli, Edoardo Beneventi, Luca Benifei, Mirko Benini,<br />
Lorenzo Biagini, Alessio Bilenchi, Gianni Brachini, Lorenzo Breyer, Giuseppe Domenico Caramia, Stefano Cavallo, Giacomo<br />
Cecchetti, Mirko Cheli, Samuele Ciacci, Francesco Cianferotti, Lorenzo Fanciulletti, Dario Gabbricci, Ciro Guazzino, Lisa<br />
Mancini, Federigo Martini, Nicola Melis, Mirko Dilani, Valentina Montemaggi, Emanuel Nella, Marco Nesti, Simone<br />
Pazzagli, Dario Tonelli, Valerio Vannetti<br />
Liceo Scientifico di Follonica<br />
Adele Acquisti, Alessandra Aquino, Martina Calcagno, Maria Olga Galliera<br />
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Istituto Tecnico Commerciale di Follonica<br />
Erica Alongi, Silvia Asta, Erica Gamberucci, Chiara Ligi, Giada Priami, Elisa Toninelli<br />
Polo Liceale di Grosseto<br />
Stefano Alboretti, Candida Bertaccini, Ludovica Cellini, Erica Giomi, Gianmarco Gori, Francesco Ruggeri, Michael Schmid,<br />
Antonella Ziccardi<br />
Liceo Artistico di Grosseto<br />
Lorenzo Babboni, Bianca Bagnoli, Joel Baldo, Veronica Barsotti Magnani, Giulia Bergamaschi, Giada Bernardini, Frederick<br />
Betteridge, Natalia Boncioli, Nicole Bovicelli, Edoardo Brezzi, Manuela Caoduro, Carlotta Caprini, Tommaso Cardelli, Maria<br />
Carnevale, Martina Cavassi, Davide Chiaranda, Michela Ciarpi, Riccardo Cipriani, Ambra Comparini, Marco Conoci, Alessandro<br />
Conti, Irene Corridori, Elisa Coppola, Beatrice Cresti, Michelangelo D’Elia, Jacopo Di Domenico, Filippo Di Gristina, Elias<br />
Eberle, Edoardo Figara, Linda Giovani, Chiara Giulianotti, Azzurra Guerrini, Anastasia Gurova, Alessandro Iseppi, Lisa Leonardelli,<br />
Andrea Lipparini, Arianna Mazzilli, Antonella Mencarini, Giulia Morabito, Giulia Nelli, Noemi Nelli, Rosita Parenti, Giulia<br />
Pastorelli, Veronica Pellegrini, Edoardo Pennesi, Benedetta Petrilli, Marco Ronconi, Alessandra Scarponi, Edoardo Segato,<br />
Carlo Settembrini, Sofia Sironi, Chiara Manganelli, Sara Terracciano, Francesca Ugolini, Bianca Vigni, Leonardo Viti<br />
Premiazioni<br />
• Vittorio Vanni, Organizzatore e Discussant delle Rubriche alle “Giubbe Rosse” di Firenze: Incontri con il <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong><br />
d’Italia; Lettere e Simboli; L’Opera al Rosso; Progetto Domani, consegna i premi speciali per la Sezione narrativa, consistenti<br />
in un assegno di € 250,00 ciascuno a: Erica Giomi, Liceo Classico “Carducci-Ricasoli”, Grosseto; Valentina Montemaggi,<br />
Liceo Classico “B Lotti”, Massa Marittima; Paola Abballe, Istituto di Istruzione Superiore “B Lotti”, Massa Marittima<br />
• Stefano Bisi, Presidente del Collegio Massonico Toscano, consegna il secondo premio per la Sezione narrativa, consistente<br />
in un assegno di € 400,00 a: Francesco Ruggeri, Liceo Classico “Carducci-Ricasoli”, Grosseto<br />
• Mauro Lastraioli, Gran Maestro Onorario del GOI consegna il primo premio per la Sezione narrativa, consistente in un<br />
assegno di € 500,00 a: Maria Olga Galliera, Liceo Scientifico “C Cattaneo”, Follonica<br />
• Sabrina Gaglianone, Assessore Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Follonica, consegna il premio speciale per<br />
la Sezione grafica, consistente in un assegno di € 250,00 a: Sara Terracciano, Liceo Artistico “A Aldi”, Grosseto<br />
• Claudio Saragosa, Sindaco del Comune di Follonica, consegna il primo premio per la Sezione grafica, consistente in un<br />
assegno di € 500,00 a: Edoardo Figara, Liceo Artistico “P Aldi”, Grosseto<br />
• Massimo Bianchi, Gran Maestro Aggiunto Vicario del GOI, consegna ad un Dirigente degli Istituti Superiori un assegno di<br />
€ 250,00, da destinarsi alle attività didattiche<br />
• <strong>Il</strong> Moderatore invita in ordine al tavolo della Presidenza i componenti la Commissione giudicatrice, le Autorità, gli Ospiti,<br />
i rappresentanti della Stampa – con la facoltà di svolgere un intervento – ai quali consegna il fascicolo degli elaborati premiati<br />
e un libro in omaggio<br />
• Gustavo Raffi, Gran Maestro del GOI, svolge un suo intervento a conclusione della cerimonia<br />
• <strong>Il</strong> Moderatore dichiara ufficialmente chiusa la manifestazione<br />
Avvenimenti in Toscana<br />
Elevate le Colonne della RL “Randolfo Pacciardi” (1339) all’<strong>Oriente</strong> di Giuncarico Domenica 22 marzo, alle ore 10,<br />
nella Casa massonica di Cittavecchia a Massa Marittima, si è svolta la cerimonia di innalzamento delle Colonne della nuova Loggia<br />
del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia – Palazzo Giustiniani all’<strong>Oriente</strong> di Giuncarico (Antica Valle del Bruna) La creazione di questa nuova<br />
Loggia, è stata mossa dalla volontà e dall’intento di celebrare la figura di questo storico personaggio, nato a Giuncarico (GR) nel<br />
1899, personaggio che nel corso della sua vita, seppe testimoniare e difendere valori civili e principi massonici, impegnandosi in<br />
ogni maniera per tradurli nella operatività professionale, politica ed istituzionale L’apprezzamento, la stima e la considerazione<br />
che rimangono ancora oggi di lui, dopo 110 anni dalla nascita hanno dunque fatto si che Fratelli del GOI di alcune Officine di<br />
Grosseto, Firenze e Campiglia Marittima, decidessero di creare un perenne ricordo di questo illustre e coraggioso Fratello<br />
Pacciardi peraltro entrò a far parte della Massoneria a soli venti anni (era il 1919), nella Loggia grossetana “Ombrone” Pur<br />
svolgendo la nuova Officina i suoi lavori, nella Casa massonica di Grosseto, appartenente al GOI, la Tornata di innalzamento della<br />
Loggia si è svolta, per desiderio dei fondatori, nell’antico Tempio di Massa Marittima stracolmo di Fratelli, provenienti anche da<br />
altre regioni, alla presenza del Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, di Grandi Rappresentanti, Grandi Ufficiali, Consiglieri<br />
dell’Ordine, del Vice Presidente del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana Moreno Milighetti, di numerosissimi<br />
Maestri Venerabili dei vari Orienti della Toscana e il Presidente del Collegio Stefano Bisi, fungente da insediante che ha dato corso<br />
alla cerimonia Un rito suggestivo e ben curato, vissuto con forte pathos e commozione che la testimonianza su Randolfo Pacciardi<br />
– espressa dal <strong>Grande</strong> Ambasciatore Italiano in America del Rito di York Franco Valgattarri – ed il brano polifonico realizzato, nel<br />
testo da Paolo Pisani e nella musica dal compositore e musicologo Alberto Fierli, hanno ancora di più alimentato<br />
<strong>Il</strong> Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, felice di questa nuova “nascita”, ha portato i saluti affettuosi del Gran Maestro<br />
Gustavo Raffi che, solo un improvviso contrattempo familiare, ne ha preclusa la presenza Manifesto la gioia del nostro Gran<br />
Maestro e di tutti noi – ha dichiarato Bianchi – ricordando come lui sia particolarmente legato alla persona di Randolfo Pacciardi<br />
sia per condivisioni ideali che di amicizia Un’amicizia che venne testimoniata anche nell’aver lui stesso tenuta la orazione funebre<br />
al momento del trapasso Una Loggia nuova – ha aggiunto – che evidenzia la vivacità e la sensibilità della Massoneria in<br />
Toscana, cosa che ci inorgoglisce perché, come in questo caso, vive ilo presente, guarda al passato e si proietta nel futuro,<br />
attualizzando ed esaltando figure e valori inestinguibili<br />
Al termine, per la regia dei Fratelli della Loggia massetana “Vetulonia” e dell’Associazione gli “Uniti” (nonché delle stesse<br />
loro mogli e compagne che si sono affettuosamente e con apprezzato successo, prodigate nell’arte della cucina), si è tenuta nei<br />
locali della Casa massonica un’agape festosa per tutti i convenuti Brindisi augurali sono stati elevati al lavoro che attende la<br />
nuova Loggia, alla gloria del <strong>Grande</strong> Architetto dell’Universo, del Gran Maestro, del Capo dello Stato ed alla fedeltà alla<br />
Repubblica ed alle Leggi dello Stato Una data quella del 22 marzo <strong>2009</strong>, importante per la storia della Massoneria maremmana<br />
e nazionale, perché significativa di una materializzata volontà di mantenere vivi oltre agli aspetti esoterici e simbolici della<br />
massoneria, anche quei valori, quelle memorie storiche e quei personaggi che a volte rischiano di essere soffusi o addirittura<br />
dimenticati (Comunicazione del Fratello Paolo Pisani, RL “Randolfo Pacciardi” (1339) <strong>Oriente</strong> di Giuncarico)<br />
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Elevate le Colonne della RL “Francesco Xaverio Geminiani” (1345) all’<strong>Oriente</strong> di Lucca Venerdì 27 marzo, alle ore<br />
18 presso l’Hotel Cristallino in Viale Diaz 10 a Montecatini Terme, alla presenza del GM Gustavo Raffi, del GMA Massimo<br />
Bianchi e del GMO Mauro Lastraioli, il Presidente del Collegio Stefano Bisi sono state innalzate le Colonne della RL “Francesco<br />
Xaverio Geminiani” (1345) all’<strong>Oriente</strong> di Lucca, installandone il Maestro Venerabile e i Dignitari di Loggia Geminiani fu il primo<br />
massone italiano: iniziato a Londra nella RL “Queen’s Head” nel 1725, vi fondò la “Philo Musicae et Architecturae Societas<br />
Apollini”, associazione a protezione dei musicisti e degli architetti, aperta solo a massoni Contribuì inoltre a diffondere in Italia<br />
la cultura massonica: nel 1728 era infatti già intestatario di un mandato che lo autorizzava ad istituire a Napoli una Loggia regolare<br />
La scelta del nome di questa Loggia è anche un omaggio agli emigranti lucchesi, che lasciarono l’Italia in anni di difficoltà<br />
economiche, in armonia con l’opera dell’associazione “Lucchesi nel Mondo” cui fanno riferimento 1200000 lucchesi Trascriviamo<br />
sinteticamente la prolusione che il primo MV dell’Officina, Fratello Marco Maddaleni, ha svolto al termine della cerimonia:<br />
Si innalzano le Colonne di una Loggia che con la sovranità che gli è concessa, lavorerà all’unisono con tutti i Fratelli che la<br />
compongono, Apprendisti, Compagni d’Arte e Maestri Sovranità sempre nel rigoroso rispetto dell’Osservanza degli Antichi<br />
Doveri, della Costituzione, e dei Regolamenti dell’Ordine del GOI Cercheremo di essere promulgatori e irremovibili difensori<br />
della Libertà e dei Diritti dell’Uomo Lontani da visionari e da falsi idealisti <strong>Il</strong> nostro modo di pensare e la nostra Laicità,<br />
rinnegano l’Oscurantismo e la prepotenza dei dogmi, strumenti di oppressione nelle mani dei forti per colpire e soggiogare i<br />
deboli Onoreremo e ricorderemo gli eroi del Risorgimento e tutti coloro, che con il patriottismo nel cuore, hanno donato la vita<br />
per questa nostra Repubblica Italiana Così come ricorderemo Giordano Bruno, arso vivo non invano in Campo de’ Fiori Egli,<br />
uomo libero e libero pensatore, con l’estremo sacrificio ha scosso e illuminato quelle menti, ancora affossate dal buio e<br />
dall’oppressione del potere temporale Al contrario del fanatismo e dell’estremismo cercheremo di tenere alti i principi della<br />
tolleranza e del ragionamento Non ritraendoci dal confronto e restando lucidi e scevri dalle provocazioni profane, lavorare e<br />
affrontare compatti, e con fermezza, l’ignoranza e l’arroganza, con l’arma dell’esempio<br />
Noi consideriamo la Massoneria Universale Da soli non siamo nessuno, ma tutti insieme, uniti in Catena d’Unione, compatti<br />
esprimeremo la Forza, la Bellezza e la Sapienza, per il bene e il progresso dell’Umanità La Massoneria non è né una Scuola né una<br />
Chiesa, ma è un metodo attraverso il quale, con l’ausilio di un sistema di rituali, aiuta a trovare un equilibrio e una conoscenza<br />
intima di se stessi, assolutamente fuori dal comune Cercheremo di percorrere il nostro cammino nella pienezza della Tradizione<br />
iniziatica e del Rituale, indispensabile vademecum per gli addetti ai lavori per approfondire la nostra conoscenza esoterica, ognuno<br />
con l’apporto del proprio contributo con umiltà e spirito di servizio, ma anche con una grande carica interiore che fraternamente ci<br />
unisce sempre di più Cari Fratelli presenti, ritengo che se veramente analizzeremo sorridendo i dissapori e i metalli dietro le nostre<br />
spalle, come nella bisaccia di Fedro, e considerarci veramente Fratelli, allora avremo sconfitto gran parte dell’ignoranza di chi,<br />
servo di subdoli poteri e di despoti manovratori, vuole sfuocare le nostre gesta e i nostri lavori dipingendoli con tinte fosche e<br />
spregevoli Se la nostra unione e la nostra compattezza sarà vera, forte, trasmessa e percepita fuori come tale, i nostri principi di<br />
Libertà, di Morale e di Virtù, inizieranno ad echeggiare chiari al di là dei nostri Templi e la diffidenza pubblica ancora rivolta al<br />
nostro lavoro si trasformi in un nuovo sprone o in un appiglio sicuro in questo mondo alla deriva Proseguiamo nella costruzione<br />
della <strong>Grande</strong> Opera, facciamoci apprezzare per come veramente siamo Viva la Massoneria e viva il <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia!<br />
Attività e Comunicazioni da parte del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana<br />
<strong>Il</strong> Notiziario de “<strong>Il</strong> <strong>Laboratorio</strong>” contiene soltanto le “news” che non sono state precedentemente pubblicate sul<br />
sito collegiotoscano@ucomit del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana preposto a questa specifica I<br />
Fratelli possono accedere alla struttura richiedendo “password” e “username” al mail sovraspecificato “<strong>Il</strong><br />
<strong>Laboratorio</strong>” è però, a sua volta, a disposizione per adempiere ad ogni richiesta, dei Fratelli e delle Officine, che sia<br />
pertinente a una “memoria storica”<br />
Dal passato riemerge prestigioso Antonio Cocchi A cura del Collegio della Toscana, si è tenuto il 29 maggio, alle ore<br />
1730 presso la Casa massonica di Firenze in Borgo Albizi 18, la presentazione al pubblico dell’opera di digitalizzazione di una<br />
parte dell’Archivio Cocchi Antonio Cocchi si può considerare il primo massone italiano, affiliato alla Loggia inglese a Firenze il<br />
4 agosto 1732 Medico, ricercatore, naturalista, il Cocchi rappresenta per i più un personaggio sconosciuto la cui statura<br />
finalmente riemerge proprio dalla riscoperta e valorizzazione del suo immenso archivio Alla presentazione del lavoro, a cura di<br />
Stefano Bisi e di Riccardo Viligiardi della Giunta del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana, ha partecipato la<br />
Professoressa Donatella Lippi, docente di Storia della Medicina all’Università di Firenze che ha introdotto la manifestazione con<br />
la sua prolusione “<strong>Il</strong> personaggio Antonio Cocchi” <strong>Il</strong> Fratello Adalberto Scarlino è successivamente intervenuto sul tema: “<strong>Il</strong><br />
massone Antonio Cocchi” soffermandosi sul lavoro svolto dalle Logge di quel tempo a Firenze<br />
L’opera svolta, resa possibile dalla collaborazione instauratasi tra il Collegio e la Presidenza della Facoltà di Medicina di<br />
Firenze (l’Archivio Cocchi è presso la Biblioteca della stessa Facoltà), sarà dato in custodia all’Archivio storico del <strong>Grande</strong><br />
<strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani ove rimarrà a disposizione dei ricercatori<br />
Necrologi<br />
Gaetano (Tanino) Tucci All’età di 95 anni compiuti, l’8 aprile <strong>2009</strong>, è passato all’<strong>Oriente</strong> Eterno il Fratello Gaetano Tucci,<br />
il più anziano, come appartenenza al <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia in quanto iniziato il 4 maggio 1945 in Cosenza Laureato in Economia<br />
e Commercio, entrò giovanissimo nelle Ferrovie Italiane e ne percorse tutti i gradini fino a divenire Direttore generale Fondatore<br />
della Loggia “Giordano Bruno” (667) all’<strong>Oriente</strong> di Firenze, ne fu Maestro Venerabile Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato<br />
assolse vari incarichi e giunse al 33° Fu Segretario particolare di Lino Salvini nella ricomposizione della Loggia Propaganda<br />
Massonica <strong>Il</strong> 10 maggio 1993 fu Primo Gran Principale del Sovrano Arco Reale di Gerusalemme sotto l’Obbedienza della Gran<br />
Loggia Madre del Mondo di Londra, nella quale era Gran Cancelliere l’attuale nostro Gran Maestro Gustavo Raffi <strong>Il</strong> 5 dicembre<br />
1992 fu fra i fondatori della Loggia di Studi e Ricerche sulla Libera Muratoria “Lino Salvini” (1125) all’<strong>Oriente</strong> di Firenze, prima<br />
Loggia di Studi in Italia e sua Officina fino alla dipartita per le Valli Celesti, nonché fondatore con altri Fratelli e Presidente dell’Istituto<br />
di Studi Storici Lino Salvini, che ha oltre venti pubblicazioni e numerose borse di studio al suo attivo È stato anche autore di due<br />
volumi editi dall’Istituto Salvini: Massoni Italiani nella Filatelia e Grandi della Terra nella filatelia massonica Un Fratello che, per<br />
chi lo conobbe, lascia un vuoto incolmabile fra le Colonne del Tempio (Testimonianza del Fratello Guglielmo Adilardi)<br />
Mezzanotte in punto<br />
Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto Ma fatelo sedere su una stufa<br />
per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora Questa è la relatività (Albert Einstein)<br />
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