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Il Laboratorio Apr 2009 - Grande Oriente D'Italia - Lombardia

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N 84<br />

<strong>Apr</strong>ile<br />

Maggio<br />

Giugno<br />

<strong>2009</strong><br />

ISSN 1128-3599<br />

®


Periodico fondato nel 1992<br />

N 84<br />

<strong>Apr</strong>ile, Maggio, Giugno <strong>2009</strong><br />

Spedizione in abbonamento postale 50% periodico bimestrale<br />

SOMMARIO<br />

1<br />

ISSN 1128-3599


Massoneria e Futurismo sono un binomio complesso<br />

e impossibile da esaminare nelle poche seppur dense<br />

pagine del <strong>Laboratorio</strong> <strong>Il</strong> movimento fondato dall’eclettico<br />

artista Marinetti un secolo fa e la plurisecolare<br />

nostra Istituzione hanno innegabilmente dei punti<br />

di contatto, ma anche numerosi motivi di divergenza È<br />

innegabile che entrambi abbiano avuto un obiettivo di<br />

cambiamento, una spinta progressista con l’Uomo artefice<br />

delle proprie fortune e motore individuale della<br />

collettività, carattere che la Massoneria conserva ancora<br />

e rafforza in una società che si evolve confusamente<br />

e pare perduta tra l’inanità della politica e l’estremismo<br />

della religione Ma è anche vero che Massoneria<br />

e Futurismo furono antitetici in una visione della<br />

soluzione ai problemi della società che prevedeva, per<br />

la Massoneria, un mondo basato sul progresso di tutti<br />

gli uomini nell’abbraccio fraterno e nella comunione<br />

universale mentre, per il Futurismo, il nuovo ordine<br />

sociale sarebbe stato raggiunto con la guerra e il fuoco<br />

distruggitore tanto cari al successivo fascismo<br />

Posizioni contrastanti dunque, che non impediscono<br />

alla nostra Istituzione e ai massoni toscani di celebrare<br />

un movimento artistico e culturale che proprio in Toscana<br />

vide fertili ed operosi alcuni tra i principali esponenti<br />

del Futurismo, che tanto hanno dato alla cultura<br />

italiana del primo Novecento<br />

Carlo Carrà: L’amante dell’ingegnere<br />

In realtà la Massoneria può considerarsi con ragione<br />

anche un movimento culturale di sicuro stampo<br />

progressista – ma con un’accezione priva di qualsiasi<br />

riferimento partitico – finalizzata al miglioramento della<br />

società in ogni suo aspetto: morale, sociale e di conseguenza<br />

politico I massoni italiani, nel loro<br />

plurisecolare cammino, hanno dato tanto all’umana fa-<br />

Editoriale<br />

Stefano Bisi<br />

2<br />

miglia della Penisola Hanno dato prima di tutto uno<br />

Stato, l’ideale superiore di una comune Nazione che<br />

resta giovane e difficile da gestire La posizione della<br />

Toscana e dei massoni di questa terra non è stato<br />

secondario nel generare quella tensione morale che si<br />

tradusse in puro impegno per un mondo nuovo Basti<br />

pensare che il primo italiano ad entrare in Massoneria<br />

fu un compositore e violinista lucchese (nato nel 1687),<br />

Francesco Xaverio Gemignani, che fu iniziato il 1° febbraio<br />

1725 nella Loggia “Queen’s Head” di Londra,<br />

nella quale fondò il 18 febbraio 1725 la Philo Musicae<br />

et Architecturae Societas Apollini associazione istituita<br />

a protezione di musicisti ed architetti, aperta solo ai massoni<br />

Ma anche il primo italiano iniziato in Italia fu in<br />

Toscana: il poliedrico medico e scrittore Antonio Cocchi,<br />

beneventano d’origine (nato nel 1695), iniziato il 4 agosto<br />

1732 nella Loggia che era stata costituita a Firenze<br />

dagli inglesi che vi risiedevano, facente capo a Sir Horace<br />

Mann, Ministro britannico residente presso il Granducato<br />

di Toscana A lui si deve un’estesa produzione letteraria<br />

di ricercatore e di scrittore che il Collegio dei Maestri<br />

Venerabili della Toscana ha recuperato catalogandolo e<br />

mettendolo a disposizione di tutti, massoni e profani, che<br />

vorranno approfondire la straordinaria storia di questa<br />

pietra miliare della cultura massonica italiana<br />

La Toscana vanta, purtroppo, anche il primato del<br />

primo martire massone, il casentinese, originario di<br />

Poppi, Tommaso Crudeli (1702-1745), uomo di cultura<br />

e frequentatore d’ambienti internazionali, iniziato nel<br />

1735 nella stessa Loggia inglese di Firenze, vittima<br />

dell’intolleranza e della persecuzione religiosa La Massoneria<br />

toscana non si è fermata al Settecento Raccogliendo<br />

la prestigiosa eredità del secolo dei Lumi e di<br />

quello successivo, passando per il Risorgimento, è oggi<br />

forte di numerosissimi Fratelli attivissimi nel portare<br />

avanti i principi della Libera Muratoria nel mondo profano<br />

oltre che all’interno dell’Istituzione Ne sono prova<br />

convegni pubblici (il recente ad Arezzo in occasione<br />

del CXL anniversario della fondazione della RL “Benedetto<br />

Cairoli” (119) all’<strong>Oriente</strong> d’Arezzo), iniziative<br />

di confronto culturale (a fine maggio a Pitigliano, città<br />

ebraica toscana per eccellenza nonché il già menzionato<br />

recupero dell’archivio d’Antonio Cocchi), e l’appuntamento<br />

ormai classico con il solstizio d’estate a<br />

San Galgano, tempio naturale della spiritualità e della<br />

laboriosità dell’Uomo L’effervescenza delle Logge e<br />

della Massoneria toscana è percebile e, diciamo pure,<br />

apprezzata dal mondo profano, come dimostrato dall’interesse<br />

e della partecipazione d’istituzioni e cittadini<br />

comuni alle nostre iniziative Continuiamo così, per<br />

il bene dell’Ordine e dell’Umanità


<strong>Il</strong> Futurismo: Velocità + Arte + Azione<br />

Premessa In rapporto con il 100esimo anniversario<br />

del Manifesto del Futurismo (fu pubblicato anche<br />

su Le Figaro di Parigi il 20 febbraio 1909) e del movimento<br />

d’avanguardia fondato da Filippo Tommaso<br />

Marinetti si ritiene utile fornire un breve condensato<br />

della genesi, dell’evoluzione e dell’attualità dei principi<br />

futuristi non insensibili alla filosofia di Nietzsche,<br />

spesso interpretata in modo acritico Dobbiamo riconoscere<br />

valori altamente positivi a questo movimento<br />

che, rompendo gli schemi tradizionali ormai esauriti della<br />

letteratura, dell’arte e più in generale della cultura, apre<br />

nuovi orizzonti e un’espressione più aderente alla nuova<br />

società che all’inizio del secolo si affaccia ad un<br />

mondo nuovo e a nuove affascinanti prospettive Anche<br />

la parola, liberata dalla rigida servitù delle regole,<br />

si riappropria dei suoi diritti e ricerca nuove esperienze<br />

e nuovi significati <strong>Il</strong> Futurismo è stato l’origine –<br />

assolutamente prioritaria – di un’idea d’avanguardia<br />

“totale”, e non solo “interdisciplinare”, che s’irradiasse,<br />

come in parte si è irradiata, nel costume, nel gusto,<br />

o nel modo di vivere di un’intera società interpretando<br />

una nuova filosofia dell’essere nel mondo, con i suoi<br />

nuovi valori o negazione di valori Pensiamo ad un<br />

Ungaretti, ad un Montale, al loro scavare profondo<br />

per donare alla parola più alti e insoliti significati, togliendola<br />

dall’abuso spregiudicato di tanta letteratura<br />

fatta di parole sonanti molto spesso vuote di contenuti<br />

propositivi Tornare al valore delle parole significava<br />

anche ritrovare il senso delle cose <strong>Il</strong> linguaggio<br />

delle essenze e della vita quotidiana diventava un tema<br />

centrale di tutto un periodo che non è ancora finito,<br />

perché le parole hanno ancora dei sensi nascosti che<br />

spesso s’ignorano o non si vogliono cogliere Forse i<br />

futuristi non pensavano che il loro movimento, che<br />

voleva far piazza pulita di tutto il passato, avrebbe<br />

avviato momenti di ripensamento e di ricerca così affascinanti<br />

e destinati a non spengersi, sì da essere ancora<br />

vitale Fu Filippo Tommaso Marinetti, nel 1909, a<br />

spargere i semi del Futurismo e a fecondare tutto quel<br />

che verrà nella moda, nel cinema, nella pittura, nella<br />

poesia e in molte altre discipline, il creatore di un’eccezionale<br />

avanguardia che Pablo Echaurren, scrittore,<br />

pittore e il più gran collezionista di libri futuristi, definisce<br />

“il grande rimosso”, per sottolineare la scarsa<br />

attenzione che il nostro Paese gli ha da sempre dedicato<br />

Un disinteresse antico, oggi appena riacceso (1)<br />

dalle celebrazioni per il centenario del manifesto con<br />

cui Marinetti, fin da quei “formidabili anni Dieci”, condizionò<br />

ogni genere d’arte A Marinetti si deve lo<br />

svecchiamento della cultura e l’anticipazione di molte<br />

forme espressive Le sue tavole parolibere sono ancora<br />

insuperate in quanto a modernità I suoi program-<br />

Blasco Mucci<br />

3<br />

mi sono una miniera da scavare e in cui trovare gemme<br />

da sfruttare e non solo da ammirare È Marinetti il grande<br />

rimosso mentre si celebra il centenario del Futurismo<br />

con manifestazioni tutte incentrate sulle arti che finiscono,<br />

purtroppo, per mettere in ombra la figura del<br />

fondatore, Marinetti appunto<br />

Da sinistra: Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo Tommaso<br />

Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini<br />

Prima del futurismo Milano tra Otto e Novecento<br />

Negli anni cruciali che scavalcano i due secoli, sul<br />

crinale tra Otto e Novecento, Milano vive una stagione<br />

d’intensa trasformazione e d’impetuosa crescita urbanistica,<br />

proiettata, almeno a livello nazionale, verso<br />

una dimensione metropolitana Allo schiudersi del nuovo<br />

secolo la città conta oltre cinquecentomila abitanti,<br />

sessantaseimila dei quali sono immigrati giunti dalle<br />

campagne per fornire forza lavoro alle sue nuove industrie,<br />

gran parte delle quali costituirà per oltre un secolo<br />

il Gotha della grande borghesia imprenditoriale<br />

italiana e (insieme alla Fiat, a Torino) formerà l’ossatura<br />

dell’intero sistema industriale nazionale Nell’area<br />

sud-occidentale della città, servita dalle vie d’acqua<br />

dei Navigli, nel 1884 sono fondate le Officine meccaniche<br />

Riva (poi Riva Calzoni), nel 1887 le fabbriche di<br />

coloranti Max Meyer, presto seguite dalle industrie<br />

ceramiche Richard Ginori, mentre sin dalla metà del<br />

secolo vi operavano le cartiere Binda E poco lontano,<br />

presso lo scalo merci di Porta Romana, sorgono in<br />

questo giro d’anni le Officine meccaniche OM e il<br />

Tecnomasio Brown Boveri mentre sull’asse opposto,<br />

quello che punta a nord, si estendono i giganteschi<br />

stabilimenti della Breda, della Pirelli, le industrie chimiche<br />

Montecatini e la Carlo Erba Intanto, dalla metà<br />

degli anni Novanta crescono in Milano la Banca Commerciale<br />

Italiana e il Credito Italiano, due istituti “universali<br />

alla tedesca”, e dallo scoccare del Novecento<br />

la Borsa milanese s’impone come mercato leader del<br />

Paese Sotto questa spinta potente la città muta il suo<br />

volto sia sul piano urbanistico, per effetto delle nuove


periferie che saranno oggetto di tanti dipinti di<br />

Boccioni e di Russolo (e in seguito di Sironi), sia sul<br />

versante della composizione sociale L’inurbamento<br />

massiccio, con gli inevitabili problemi legati alla difficile<br />

integrazione di queste masse di diseredati, innesca,<br />

infatti, ben presto scintille di rivolta: divampano i primi<br />

tumulti, culminati nella brutale repressione del maggio<br />

1898, quando una sommossa scoccata per effetto del<br />

crescente carovita negli stabilimenti Pirelli di Via Ponte<br />

Seveso e presto propagatasi all’intera città, è soffocata<br />

nel sangue dalle truppe del generale Fiorenzo Bava<br />

Beccaris Non sarà l’ultima e i giovani pittori futuristi,<br />

sostenitori di un rapporto stretto tra arte e vita, non<br />

mancheranno di documentare i disordini che scoppieranno<br />

in città in opere celeberrime: come Rissa in Galleria<br />

e Retata, di Boccioni, il Funerale dell’anarchico<br />

Galli di Carrà e Rivolta di Russolo, per citare solo le<br />

più famose<br />

Le due anime di Marinetti Chiunque si accinga a<br />

studiare la biografia e l’opera di Marinetti si rende<br />

subito conto delle forti contraddizioni che costituiscono<br />

la clamorosa vitalità del personaggio Figlio di due<br />

culture, italiana e francese, unisce un temperamento<br />

ardente e impulsivo alla più lucida razionalità intellettuale<br />

Uomo di frontiera, si rivela sempre in bilico tra<br />

sensibilità passatista e volontà anticipatrice, tra ispirazione<br />

romantica e fredda impassibilità, tra le certezze<br />

della nostalgia e il fascino della scoperta, esattamente<br />

come lo è in ambito ideologico tra nazionalismo e cosmopolitismo,<br />

tra gusto borghese e sperimentalismo<br />

avanguardista, tra la libera autonomia creatrice e l’imperativo<br />

dogmatico dell’innovazione La sua attitudine<br />

fondamentalmente aggressiva deriva da un trauma che<br />

subisce da bambino, quando il padre lo scaglia in acqua<br />

affinché impari a nuotare L’episodio, che riaffiora<br />

costantemente nell’arco della sua vita, lo impronta ad<br />

un gusto primigenio per le sensazioni violente e ad<br />

un’immagine della vita percepita come lotta e costante<br />

antagonismo In particolare negli anni simbolisti, ma<br />

anche nella teoria e nelle azioni futuriste successive,<br />

la sua immaginazione appare continuamente polarizzata<br />

su sensazioni legate al mare e allo scorrere fluido dell’acqua,<br />

elemento naturale specifico di una continua<br />

esaltazione dell’istinto vitale Deve la sua formazione<br />

al padre, lettore d’Edouard Schuré e appassionato di<br />

storia delle religioni e della mitologia delle anime dei<br />

morti dell’antico Egitto; alla madre che gli legge Dante<br />

e Leopardi, inculcandogli un amore viscerale per l’Italia;<br />

ai gesuiti francesi del collegio d’Alessandria che<br />

gli infondono la passione per la letteratura A diciotto<br />

anni è già in rivolta Scopre Emile Zola, autore prediletto<br />

dal quale riprenderà la formula di un’Italia<br />

impietrita dalla “ruggine dei secoli” Soggiogato dalle<br />

manifestazioni della natura che materializza ai suoi occhi<br />

il flusso del tempo e l’eterno rinnovarsi della vita,<br />

scrive i suoi primi versi pubblicando nel 1894 la rivista<br />

“Le Papyrus”, definita da lui stesso “colma di poesia<br />

4<br />

romantica e d’invettive anticlericali contro i gesuiti”<br />

Scappa dal collegio, costringendo il padre a mandarlo<br />

a Parigi per terminarvi gli studi Si lascia allora affascinare<br />

da una città mitica che corrisponde alla sua formazione<br />

francese Trasferitosi poi in una Milano borghese,<br />

città d’affari che si sta aprendo alla realtà della<br />

nascente civiltà industriale, rimane deluso da un’Italia<br />

provinciale e desueta a tal punto che si getta a capofitto<br />

nell’attivismo letterario<br />

La singolarità della sua esperienza esistenziale diventa<br />

un terreno fertile per gli autori del simbolismo<br />

decadente, con i quali può identificarsi grazie alle sue<br />

nevrosi, alla sua storia personale, all’immaginario esotico<br />

della sua infanzia Legge Mallarmé, Baudelaire,<br />

Maeterlinck, Verhaeren, si appassiona a Wagner, cede<br />

alla curiosità per le sedute spiritiche Pubblica raccolte<br />

di versi simbolisti, poi nel 1905 la tragedia satirica Le<br />

Roi Bombance in cui prende atto della crisi dell’intellettuale<br />

borghese di fronte alle prime lotte operaie<br />

Opponendo Nietzsche a Schopenhauer, la forza creatrice<br />

della pulsione vitale al ciclo dell’eterno ritorno,<br />

enuncia allo stesso tempo la “religione del divenire”<br />

come sola risposta possibile all’inanità d’ogni utopia<br />

Fonda la lussuosa rivista “Poesia”, con la quale vuole<br />

introdurre nelle lettere italiane il verso libero, su cui<br />

lancia un’inchiesta letteraria, facendone un modello<br />

formale dinamico e vitalista La rivista, che esce ogni<br />

volta con una diversa monocromia della copertina disegnata<br />

da Alberto Martini, diviene la culla del<br />

Futurismo<br />

La fondazione del Movimento futurista nasce da<br />

un episodio vissuto, eppure così paradossale da fare<br />

di Marinetti un personaggio da romanzo La mattina<br />

del 15 ottobre 1908 il giovane e ricco poeta, sempre<br />

impeccabilmente vestito e con la sigaretta in bocca, si<br />

reca in viale Monte Rosa, fuori Milano, agli stabilimenti<br />

Isotta Fraschini, dove acquista un modello<br />

cabriolet Tipo BN 40/50 HP di gran lusso La macchina,<br />

che può raggiugere gli 80 km/h, ha una carrozzeria<br />

a forma di double phaeton, si tratta cioè di una spider<br />

a quattro posti Impettito e raggiante, Marinetti si fa<br />

fotografare al volante della vettura Parte poco dopo,<br />

ma in Via Domodossola la macchina si capovolge in<br />

un fossato pieno d’acqua, imprigionando sotto il suo<br />

peso Marinetti, che riesce a salvarsi solo grazie all’intervento<br />

d’alcuni operai Da allora egli non guiderà<br />

mai più un’automobile, né una motocicletta, così come<br />

non cercherà mai di imparare a pilotare un aeroplano<br />

In tutta la sua vita, il cantore futurista del progresso<br />

tecnologico e della nuova civiltà delle macchine ha<br />

guidato solo un’automobile per poco più di un chilometro,<br />

finendo fuori strada Questo significa che l’esperienza<br />

inebriante della velocità di cui parlava nei suoi scritti<br />

letterari e paroliberi era puramente ricettiva, sul modello<br />

del celebre “Viaggio sulla locomotiva” d’Emile Zola<br />

Gli anni dieci: il dinamismo plastico Nel vivo della<br />

polemica che lo opponeva ai cubo-futuristi del grup-


po di Puteaux, e rispondendo in particolare a Fernand<br />

Léger, Umberto Boccioni scriveva: Fin dal 1910 (e ci<br />

si permetterà di dire anche da parecchio tempo prima,<br />

poiché un manifesto non si pensa e si scrive in una<br />

giornata o in una nottata), noi pittori futuristi italiani<br />

consideriamo come sola via futura e definitiva dell’arte<br />

plastica, un dinamismo di colore e di forma<br />

Per Boccioni, quindi, la poetica del dinamismo scaturiva<br />

da una ricerca antecedente alla pubblicazione dei<br />

primi due manifesti teorici della pittura futurista Cercando<br />

di capire a cosa alludesse, si è indotti a pensare<br />

all’impatto che ebbe sulla sua pittura, già nel 1909, la<br />

scoperta dell’opera di Medardo Rosso <strong>Il</strong> lancio del<br />

Manifesto di fondazione del Futurismo, scatenando la<br />

rivalità tra Milano e Firenze, più precisamente l’antagonismo<br />

tra Marinetti e Prezzolini, aveva, infatti, provocato<br />

la reazione critica d’Ardengo Soffici Quest’ultimo<br />

aveva allora promosso, tra marzo e luglio 1909,<br />

una campagna a favore di Medardo Rosso, vero e proprio<br />

figliol prodigo il cui ritorno da Parigi doveva essere<br />

accolto dalla cultura italiana in nome della modernità<br />

Nella seconda metà del 1909, quindi sicuramente<br />

dopo aver letto il libro <strong>Il</strong> caso Medardo Rosso pubblicato<br />

da Soffici, Boccioni dipinge tre opere estremamente<br />

espressive: <strong>Il</strong> mattino, Officine a Porta Romana<br />

e Tre donne, in cui intraprende una nuova ricerca,<br />

materializzando raggi e fasci di luce che, tramite il loro<br />

intersecarsi dinamico con i corpi, immergono e prolungano<br />

questi ultimi nell’ambiente circostante Boccioni<br />

non mentiva: i prodromi della pittura futurista, in particolare<br />

il principio dell’articolazione congiunta tra l’oggetto<br />

e l’ambiente, appaiono nelle sue opere già nella<br />

seconda metà del 1909 L’unica ipotesi plausibile per<br />

comprendere questa sua svolta è che si tratti di un’assimilazione<br />

e trasposizione in pittura dei principi<br />

luministici di Medardo Rosso<br />

<strong>Il</strong> clima creato dalla rivalità tra il manifesto di<br />

Marinetti e la campagna di Soffici per Rosso accelera<br />

gli avvenimenti Marinetti e Boccioni non si conoscono,<br />

ma sono ora entrambi pronti ad agire per l’avvento<br />

di una modernità artistica italiana <strong>Il</strong> 20 dicembre 1909,<br />

alla vernice dell’Esposizione intima della Famiglia<br />

Artistica, Boccioni incontra Russolo e Bonzagni <strong>Il</strong><br />

primo è un eccellente acquafortista che ha anche dipinto<br />

la visione allucinata di un Autoritratto con teschi,<br />

ispirandosi a Courbet e ad Ensor, ma basandosi<br />

sulla pratica occultistica dello specchio nero <strong>Il</strong> secondo<br />

dipinge immagini sociali e urbane con la sensibilità<br />

di un illustratore <strong>Il</strong> mese seguente, nel gennaio 1910,<br />

Marinetti pubblica in francese e in italiano il romanzo<br />

Mafarka il futurista, con una lunga dedica agli undici<br />

“poeti futuristi” che fanno già parte del movimento<br />

Marinetti utilizza il testo per lanciare un vero e proprio<br />

appello, alla ricerca di giovani artisti capaci di tradurre<br />

le sue visioni futuriste: Quale pittore saprà rendere<br />

sulla tela il verdegiallo splendente che anima le loro<br />

guance Sempre più attratto dall’attivismo e dalle mirabili<br />

iniziative di Marinetti, che sta diventando il prota-<br />

5<br />

gonista della cronaca culturale italiana, il 15 febbraio<br />

Boccioni assiste ad una “serata futurista” al Teatro<br />

Lirico di Milano Trasportato dall’entusiasmo chiede<br />

all’amico Remo Mannoni, diventato poeta futurista con<br />

lo pseudonimo di Libero Altomare, di fargli conoscere<br />

Marinetti di cui si dichiara ammiratore L’incontro tra<br />

Boccioni e il fondatore del Futurismo avviene il 22 febbraio<br />

1910, nelle prime ore del pomeriggio, alla Stazione<br />

Centrale di Milano, luogo futurista per eccellenza<br />

Boccioni si reca poco dopo con Russolo e Carrà in<br />

casa Marinetti, in via del Senato, per costituire il gruppo<br />

dei pittori del futurismo<br />

Carlo Carrà: <strong>Il</strong> Cavaliere rosso<br />

Pensieri in libertà sulla scultura futurista Quest’anno<br />

il Futurismo compie cent’anni, eppure non c’è<br />

quasi traccia dell’affievolirsi, con l’età, di questo movimento<br />

così esuberante Le esposizioni gemelle di<br />

Parigi e di Milano che ne celebrano il centenario hanno<br />

entrambe la certezza di ottenere risultati determinanti<br />

fra i quali il riesame globale della scultura futurista<br />

che si aspetta da tempo e che ormai, ci si augura, non<br />

dovrebbe tardare L’importanza storica del Futurismo<br />

è ora totalmente riconosciuta Numerose opere di Balla,<br />

Boccioni e Carrà sono annoverate tra i capolavori<br />

della storia dell’arte alla stregua degli altri delle avanguardie<br />

storiche Eppure, a differenza di molti movimenti<br />

artistici del periodo sorprendentemente fecondo<br />

degli anni 1900-1914, solo il Futurismo conserva gran<br />

parte della sua energia originaria e rimane ancora oggi<br />

affascinante quanto provocatorio, persino irritante, così<br />

come all’epoca della sua nascita e del suo successo<br />

Fauvismo, cubismo o le varie correnti dell’espressionismo<br />

sono episodi artistici conclusi e ben integrati<br />

nella nostra visione dello sviluppo dell’arte moderna;<br />

il Futurismo invece c’intriga e ci rende perplessi ancora<br />

oggi, all’inizio di questo XXI secolo, non solo per le<br />

sue opere che abbiamo come eredità preziosa, ma anche<br />

per le sue audaci contraddizioni, le sue debolezze<br />

e soprattutto per la sua abilità nel rivolgersi ad un’élite<br />

d’amanti dell’arte così come all’intera società contemporanea<br />

La natura temeraria dell’entusiasmo futurista<br />

fu così grande da andare oltre la logica, il decoro e il<br />

senso comune Questa volontà di rischiare, di lasciare


domande senza risposta, è forse ancora più evidente<br />

nella scultura futurista I dipinti futuristi sono fatti<br />

conclusi Stanno di fronte a noi come immagini interamente<br />

compiute, come espressioni pienamente realizzate<br />

del pensiero dell’artista Possiamo ammirarle o ignorarle,<br />

farle nostre o respingerle La scultura futurista è<br />

invece più enigmatica, più bisognosa di essere indagata,<br />

poiché si trova al centro di molti quesiti irrisolti<br />

che ci sfidano a trovare delle risposte Forse è proprio<br />

in questo campo che gli intenti del Futurismo hanno<br />

raggiunto il loro apice <strong>Il</strong> quadro è sempre un’astrazione<br />

bidimensionale e viene immediatamente percepito<br />

come esistente al di fuori del mondo tridimensionale<br />

che c’è familiare La scultura gode invece di un rapporto<br />

molto più diretto con le tangibili realtà umane, e<br />

quest’amalgama d’arte e vita è precisamente l’ideale<br />

più nobile del Futurismo<br />

Architettura futurista <strong>Il</strong> centro dell’attenzione degli<br />

architetti futuristi è la città, vista come simbolo della<br />

dinamicità e della modernità All’inizio del 1914 Antonio<br />

Sant’Elia, il principale architetto, pubblica il Manifesto<br />

dell’Architettura Futurista, nel quale espone i<br />

principi di questa corrente Tutti i progetti creati da<br />

questi si riferiscono a città del futuro, con particolare<br />

attenzione alle innovazioni In contrapposizione all’architettura<br />

classica, vista come statica e monumentale,<br />

le città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come<br />

caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti I<br />

futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo<br />

centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente<br />

nella vita delle città Nei progetti di questo periodo<br />

si cercano sviluppi e scopi di questa novità L’utopia<br />

futurista è una città in perenne mutamento, agile e<br />

mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere in costruzione,<br />

e la casa futurista allo stesso modo è impregnata<br />

di dinamicità Anche l’utilizzo di linee ellittiche e<br />

oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per<br />

una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di<br />

una simmetria classicamente intesa <strong>Il</strong> Futurismo anticipa<br />

i grandi temi e le visioni dell’architettura e della città<br />

che saranno proprie del Movimento Moderno, anche<br />

se il Razionalismo italiano si perderà un po’ tra la diatriba<br />

del neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini<br />

e la purezza di Giuseppe Terragni e non riuscirà ad<br />

avere il medesimo slancio innovatore come invece manifesta<br />

Angiolo Mazzoni All’espansione delle città italiane<br />

d’inizio Novecento, Antonio Sant’Elia risponde<br />

progettando edifici innovativi, proiettati in altezza e a<br />

più livelli, un primo passo verso la metropoli futurista,<br />

un cantiere dinamico e moderno, la “città che sale” immaginata<br />

da Boccioni e da Marinetti (2)<br />

Gli anni venti: l’arte meccanica Se è vero, come la<br />

storiografia d’arte e prima ancora i futuristi stessi nei<br />

loro scritti hanno sostenuto, che nell’arte futurista degli<br />

anni venti si apre un nuovo corso di segno spiccatamente<br />

“meccanico”, è però altrettanto vero che que-<br />

6<br />

st’avanguardia si era proposta sin dal suo apparire<br />

come un movimento votato al culto della “macchina”,<br />

vero simbolo della modernità e causa prima del moto<br />

accelerato che caratterizzava la vita del XX secolo Per<br />

la prima volta nella sua storia l’uomo poteva, infatti,<br />

far conto su una forza che non era più, soltanto, quella<br />

muscolare – umana o animale che sia – né su quella<br />

capricciosa del vento o su quella fornita dal vapore,<br />

bisognosa d’ingombranti caldaie, ma grazie al motore<br />

a scoppio poteva ora muoversi sulla terra, sull’acqua<br />

e persino nell’aria con una libertà e una velocità<br />

impensabili fino alla generazione precedente I suoi<br />

orizzonti cambiavano, le percezioni si alteravano e i<br />

vissuti stessi dell’uomo moderno, nel corso di una sola<br />

generazione o poco più, si trasformavano radicalmente<br />

per effetto di quest’innovazione capace di scardinare<br />

e travolgere equilibri millenari L’intero manifesto di<br />

fondazione del Futurismo è un inno alla macchina in<br />

ogni sua forma, e non soltanto nella frase sempre citata<br />

un automobile da corsa col suo cofano adorno di<br />

grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo, un<br />

automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia,<br />

è più bello della Vittoria di Samotracia In quelle<br />

stesse righe Marinetti inneggia, infatti, alle macchine<br />

della modernità anche quando cita i fuochisti che s’agitano<br />

davanti ai forni infernali delle grandi navi, quando<br />

evoca le pance arroventate delle locomotive, quando<br />

celebra il rumore formidabile degli enormi tramvai<br />

a due piani, il ruggire degli automobili famelici che<br />

passano sotto le sue finestre milanesi e quando indica<br />

i torridi petti delle tre belve sbuffanti su cui lui e i<br />

suoi compagni d’avventura si lanciano per la città, al<br />

primo albeggiare della notte milanese in cui egli narra<br />

sia stato steso il manifesto di fondazione del Futurismo<br />

Gli anni trenta: l’aeropittura Le vedute aeree delle<br />

città italiane, che affascinavano Montaigne, allo stesso<br />

modo delle carte topografiche del territorio che hanno<br />

segnato l’antica storia della pittura e della cartografia,<br />

materializzavano uno sguardo sul mondo che<br />

era il risultato di una ricostruzione mentale In epoca<br />

moderna, dopo le prime celebri fotografie scattate da<br />

Nadar nel 1858, sorvolando Parigi su una mongolfiera,<br />

la città vista dal cielo non è una realtà concepita, bensì<br />

percepita, non essendo più la sua rappresentazione<br />

aerea il risultato di un’arte della ricostituzione, ma unicamente<br />

di un processo meccanico Eppure agli inizi<br />

del secolo la veduta aerea non può ancora offrire un<br />

nuovo modello visivo, né stimolare l’immaginario, perché<br />

è condizionata dai canoni tradizionali della rappresentazione<br />

paesaggistica e urbana Per i futuristi, la<br />

veduta aerea non è stimolante In effetti, il fascino che<br />

esercita lo sguardo dall’alto come punto di vista inedito,<br />

sta nella sua capacità di eliminare le differenze e<br />

globalizzare le forme, mostrando così un’immagine rassicurante<br />

e tranquilla della città Lo sguardo aereo, allargando<br />

il campo visivo grazie alla distanza, neutralizza<br />

ciò che, nella metropoli moderna, costituisce il ritmo


frenetico, l’intensità sensoriale e il movimento continuo,<br />

cioè rumori, colori, odori e forme in movimento di<br />

cui recita il manifesto di Carrà <strong>Il</strong> tema cosmico, sempre<br />

concepito in funzione del “dinamismo universale”, fa<br />

invece parte della ricerca dei pittori futuristi, da Balla a<br />

Dottori Quest’ultimo, originario dell’Umbria, la “terra<br />

dei mistici”, elabora precocemente una visione trasfigurata<br />

del paesaggio a forte componente spirituale,<br />

con viste d’insieme dall’alto e allusione alla circolarità<br />

cosmica incurvando la linea d’orizzonte<br />

L’eredità del futurismo All’indomani della seconda<br />

guerra mondiale la cultura italiana opera un autentico<br />

atto di rimozione degli anni della dittatura fascista,<br />

che vengono considerati “una parentesi” secondo la<br />

Note<br />

Eugenio Miccini: Quì Firenze<br />

7<br />

formula di Benedetto Croce A causa del suo compromesso<br />

con il fascismo, il Futurismo è condannato dalla<br />

classe politica e accantonato dagli intellettuali, ma non<br />

dagli artisti che ne apprezzano le opere e la vitalità<br />

creatrice I futuristi continuano peraltro ad esprimersi<br />

attraverso le loro ricerche, occupando un posto importante<br />

nella scena artistica italiana del dopoguerra A<br />

Milano, Crali rilancia l’aeropittura con tele dalla forte<br />

tensione lirica e pubblica il manifesto Arte orbitale,<br />

preconizzando nuove creazioni dalla scala cosmica<br />

Bruno Munari, che fa parte dei fondatori del MAC<br />

(Movimento Arte Concreta), espone opere d’arte cinetica<br />

Regina, che si associa a sua volta al MAC, conduce<br />

una ricerca astratta Molto attivo è anche il critico<br />

e simpatizzante futurista Antonino Tullier che parteciperà<br />

allo spazialismo e all’arte nucleare, due movimenti<br />

che caratterizzeranno l’avanguardia italiana degli<br />

anni cinquanta Depero pubblica il Manifesto della<br />

pittura plastica nucleare per riattualizzare le idee<br />

futuriste A Roma, Prampolini prosegue il suo lavoro<br />

sulle metamorfosi organiche della materia, avvicinandosi<br />

all’informale postsurrealista Nel 1945, fonda l’Art<br />

Club per difendere l’arte astratta e raggruppare i giovani<br />

artisti che seguono questa tendenza Inoltre, riprende<br />

contatto con Severini e Balla che a loro volta<br />

cominciano a dipingere un nuovo ciclo d’opere<br />

neofuturiste Prampolini collabora anche con lo scultore<br />

Francesco Coccia, commissario straordinario della<br />

Quadriennale romana, che organizza nel 1948 la prima<br />

grande retrospettiva della pittura futurista Malgrado<br />

l’ostracismo di natura politica, il Futurismo resta, ancor<br />

oggi, come punto di riferimento per gli artisti della<br />

nuova generazione<br />

(1) <strong>Il</strong> Futurismo ha vissuto tra due ingratitudini Affiancò il fascismo in modo del tutto autonomo, tanto da diventarne<br />

rivale: ergo il fascismo non gliene fu grato Caduto il fascismo doveva rispondere di averlo affiancato e sostenuto: ergo,<br />

l’antifascismo non gliene fu grato Come si sa, la cultura, anche se lo nega, è purtroppo succube della politica<br />

(2) L’architettura non è riuscita a seguire Marinetti nella sua foga rivoluzionaria Gli edifici non si fanno e si disfano con<br />

la velocità con cui si fanno e si rifanno i quadri Disegnare una città o un’architettura futurista è più facile che realizzarla<br />

Di solito i committenti non hanno nessuna intenzione di mettere a rischio il proprio investimento La resistenza è ovvia <strong>Il</strong><br />

senso della velocità e del cambiamento lo si acquista più rapidamente nelle cosiddette “opere d’arte” stradali e ferroviarie,<br />

i ponti È l’epoca del Golden Gate Bridge di San Francisco, del Palazzo di Vetro londinese, del Gran Palais parigino e della<br />

parigina Torre Eiffel In Italia gli architetti progettano architetture razionaliste, come Terragni, Libera, Figini, Pollini,<br />

Michelucci<br />

Fa eccezione Pier Luigi Nervi col dinamismo strutturale dei grandi hangar, delle scale e delle pensiline dello Stadio Berta<br />

di Firenze Dovremo attendere un bel po’ per vedere un’architettura “dinamica” e la vedremo soprattutto in tre chiese: la<br />

lecorbusierana Notre Dame du Hot a Rochamps, quella dedicata a San Giovanni Battista di Michelucci e l’altra, sempre di<br />

Michelucci, a Longarone nella quale il dinamismo si accentua e prende l’aspetto di un percorso ascensionale da seguire per<br />

raggiungere il trionfo dell’azzurro terso del Cielo, oltre le montagne del Vaiont che, in cerchio, circondano la valle dove<br />

scorre il fiume delle nostre memorie: duemila corpi trascinati dalle sue acque in rivolta, precipitate giù dalla diga della morte<br />

Non sono molti oggi gli architetti “futuristi” quasi tutti nel gruppo deri decostruttirvisti che, forse senza saperlo, seguono<br />

i dogmi futuristi della velocità e del dinamismo: Santiago Calatrava e le sue strutture, Frank Gehry nel Museo di Bilbao e<br />

soprattutto nella Disney Concert Hall di Los Angeles e qualche altro Piuttosto il design si addice al Futurismo coi suoi<br />

modelli dinamici delle moto delle auto, degli aerei: lì si è sfogato e i risultati ottenuti sono talvolta straordinari È l’arrivo<br />

delle nuove tecnologie che cambia tutto perché consente tutto In ciò cogliendo una sostanziale contraddizione: al limite<br />

della statica dell’aerodinamica, ovvero dove le forme sembrano sottratte alla fantasia e condotte sui binari obbligati della<br />

necessità, si ottengono i risultati più entusiasmanti


<strong>Il</strong> contributo del Futurismo alla società in evoluzione<br />

“È giunto il momento di celebrare il Futurismo”<br />

Detta così la frase potrebbe apparire un invito ed un<br />

vezzo culturale a non dimenticare il centenario di quel<br />

“20 febbraio 1909” in cui apparve sul quotidiano francese<br />

“Le Figaro” il Manifesto del Futurismo di Filippo<br />

Tommaso Marinetti Dotato di una notevole formazione<br />

letteraria, questo personaggio (che pur non appartenente<br />

alla Massoneria vantava però amicizie in questa<br />

Istituzione) è stato il genio, la figura illuminata<br />

che ha tra l’altro compreso l’importanza della pubblicità<br />

e delle pubbliche relazioni Sbaglierebbe chi guardasse<br />

a quest’evento come un semplice movimento<br />

d’avanguardia al rifiuto (apparente) dell’armonia e del<br />

buon gusto Per chi come noi, deve essere proteso alla<br />

ricerca, il Futurismo non può non essere considerato<br />

come una dinamica, come l’esaltazione d’ogni forma<br />

d’originalità, esternata nei vari campi dello scibile e<br />

nella realizzazione del loro divenire “Lavorare al bene<br />

ed al progresso dell’Umanità” riteniamo che voglia significare<br />

anche questo! “Ricercare e sperimentare”<br />

(che potrebbero essere anche parole di passo), per un<br />

massone sono atti di credo nell’uomo, nella sua creatività,<br />

nella sua capacità d’essere artefice di cambiamenti<br />

umani e sociali<br />

Non vogliamo però far cadere l’aspetto a nostro<br />

avviso più forte, moderno ed inestinguibile che il Futurismo<br />

ha prodotto: la comunicazione È qualcosa con<br />

cui anche la nostra stessa Istituzione si misura, deve<br />

misurarsi e dovrà confrontarsi di continuo La necessità-obbligo<br />

di rendersi visibili, di trasmettere messaggi,<br />

di far sì che i nostri principi non siano conoscenza<br />

di pochi, ma abbiano diffusione e siano veicolo di riflessione,<br />

confronto e crescita, per noi ed anche per il<br />

mondo profano Un Futurismo non solo fatto artistico,<br />

ma soprattutto sociale e comportamentale Qualcosa<br />

che possa diventare una “palestra” di formazione umana<br />

Noi, aperti all’evoluzione, figli dell’<strong>Il</strong>luminismo, non<br />

potevamo dimenticarlo La conferma a come giusta<br />

possa essere la nostra visione, trova riscontro anche<br />

il quegli “anni ruggenti” che, databili tra il 1919 ed il<br />

1929, rappresentarono un importante decennio di trasformazione<br />

Trasformazione non sempre armonica, ma<br />

inconfutabile, di crescita e sviluppo socio culturale<br />

Non sarà forse neppure un caso, il fatto che in questa<br />

datazione storica, ricorra il numero 9 Numero che simbolicamente<br />

rappresenta la generazione e la reincarnazione<br />

e che per Pitagora simboleggiava la materia che<br />

incessantemente si scompone e ricompone Del resto,<br />

potremmo oggi affermare che il XX secolo nasceva<br />

proprio in quel momento Salivano alla ribalta scrittori<br />

importantissimi, delle vere e proprie pietre miliari, come<br />

Paolo Pisani<br />

8<br />

Thomas Mann, Erich Maria Remarque, Hermann Hesse,<br />

tanto per citarne alcuni tra i più noti<br />

Un discorso particolare vogliamo tracciarlo nei confronti<br />

di Gabriele d’Annunzio che proprio nel 1909<br />

pubblica “Fedra” Una tragedia anticlassica, la vicenda<br />

dell’eroina che trionfa nella morte seguendo le divinità<br />

dell’ombra, del mondo sotterraneo, contro le divinità<br />

solari del mondo classico La vicenda è scandita<br />

dalla rivolta di Fedra contro gli Dei della Grecia e di<br />

Teseo, quelli che lo hanno protetto ed aiutato nelle<br />

sue rapine, nei suoi delitti, nei suoi stupri esercitati su<br />

di lei e su Arianna Al di là della storia, ciò che la<br />

caratterizza e la pone come opera nuova, fuori dagli<br />

schemi, quindi collocabile indiscutibilmente come tessera<br />

del nascente Futurismo, è il capovolgimento della<br />

tragedia, il ricorso non alla forza della passione, ma ad<br />

un lucido piano d’eversione contro i torti subiti da lei<br />

e dal suo mondo d’affetti (la sorella Arianna sedotta<br />

ed abbandonata, l’uccisione del fratello, il suo stesso<br />

rapimento e la violenza subita) <strong>Il</strong> messaggio d’insieme<br />

è l’impraticabilità del classicismo, in un mondo dominato<br />

oramai dall’industrializzazione e dall’economicità<br />

Studiosi e conoscitori del Futurismo, potrebbero a<br />

questo punto anche osservare che il nostro guardare<br />

questo evento come un fatto di trasformazione, potrebbe<br />

cozzare alla fine con l’adesione stessa al fascismo<br />

di quasi tutti i futuristi Vero solo in parte, perché<br />

non mancarono personaggi come Eugenio Montale,<br />

Giuseppe Ungaretti, Italo Svevo e lo stesso Luigi Pirandello,<br />

che scavarono nell’animo e nel cuore degli<br />

uomini Ciò che dovremmo sforzarci di fare, è dunque<br />

analizzare l’idealità, il progetto, la proposta Non i risultati<br />

di certe devianze e prevaricazioni che distorsero<br />

lo spirito ed i principi originari di quel progetto di<br />

cambiamento Un progetto che proponeva grande socialità<br />

e solidarietà ma poi naufragato malamente e<br />

dolorosamente<br />

Appartenendo a noi la condizione di “posteri”, siamo<br />

oggi moralmente chiamati a ripercorrere e metabolizzare<br />

gli eventi e con la massima onestà intellettuale,<br />

grande serenità e distacco politico, fare in modo che<br />

non si faccia l’errore, giudicando con superficialità, di<br />

gettare via “acqua sporca e bambino” Pur riconoscendo<br />

che il mondo intero dopo il 1929 dovette fare i conti<br />

con la grande depressione e con i totalitarismi, una<br />

“semina” a monte era stata compiuta e la gemmazione<br />

era già iniziata Le innovazioni del Futurismo agirono<br />

da vettori e nello spirito dell’uomo quei valori che da<br />

sempre la Massoneria propugnava, riuscirono a trovare<br />

un più facile e diffuso accesso tra la gente Tornia-


mo ad evidenziare l’attenzione che il Futurismo mostrò<br />

verso la “visibilità” ed oggi, a cento anni di distanza,<br />

gli riconosciamo il merito di essere stato anche antesignano<br />

di questo metodo, oggi fondamentale in ogni<br />

settore Un modo per acquisire credibilità e fiducia,<br />

per essere conosciuti per come realmente siamo e non<br />

come gli altri ci rappresentano <strong>Il</strong> grande mosaico della<br />

storia del Mondo e composto di tante tessere ed an-<br />

Nota di redazione<br />

<strong>Il</strong> Futurismo e le donne Una donna che ebbe il potere<br />

di incantare, sia Marinetti sia D’Annunzio, ponendosi come<br />

importante esponente del Futurismo, fu Tamara de Lempicka<br />

Nata a Varsavia nel 1906, Tamara si trasferì a Parigi con il<br />

marito Gli anni che trascorse a Parigi furono caratterizzati<br />

da una vita avventurosa, resa frenetica da impulsi di genio e<br />

sregolatezza Ben presto la sua personalità emerse e riuscì<br />

ad esporre i suoi lavori, riscuotendo il successo che meritava<br />

La sua arte ha ben poco di futurismo, semmai futurista<br />

è il suo atteggiamento, gli ambienti che frequentava, i suoi<br />

modi moderni che rompevano la tradizione I suoi ricevimenti<br />

erano puntualmente riportati sulle cronache mondane<br />

dell’epoca Ciò che rimane di lei è un autoritratto, in cui<br />

appare al volante di un auto rombante, con un casco grigio,<br />

dal quale spunta una ciocca di capelli biondo oro La sua<br />

sregolatezza la portò all’eccesso di progettare l’incendio del<br />

Louvre ma, per fortuna, quella notte le fu rubata l’auto ed il<br />

suo progetto non fu portato a termine Frequentò la scuola<br />

di Denis dal quale eredita lo stile Per Denis lo stile è una<br />

qual certa grandiosità ottenuta con sacrifici volontari, espressione<br />

attraverso la “Semplificazione” Mentre dall’altro<br />

maestro Lhote eredita il concetto di decorazione, di deformazione<br />

delle figure, prospettiva ravvicinata e costruzione<br />

per linee curve Introduce nei suoi quadri una limitazione<br />

della gamma cromatica, utilizzando solo due o tre colori<br />

declinati in tutte le loro sfumature Nel ritratto del conte<br />

Furstemberg, appare evidente come abbia applicato la tecnica<br />

della ritrattistica fiorentina in particolare quanto abbia<br />

guardato i volti d’alabastro del Bronzino e quelli del<br />

Pontormo La deformazione dei corpi in Lhote rappresenta<br />

la visione deformata dei sentimenti che il pittore prova per<br />

una persona o per un oggetto, mentre nei quadri di Tamara<br />

le persone ritratte quasi esplodono e tendono a fuoriuscire<br />

dalla tela in cui sono compressi Tamara cercò di ritrarre<br />

personaggi che s’imponessero nella storia e nella fama, quasi<br />

che parte della loro celebrità si trasferisse nel quadro<br />

Ricordiamo il ritratto dello scrittore André Gide realizzato<br />

nel 1925, periodo nel quale era sulla bocca di tutti, poiché<br />

aveva confessato la sua omosessualità Lo scrittore è rappresentato<br />

con occhi fessurati senza luce, quasi privo<br />

d’espressione ma con un’intensità ove trapela una vigorosa<br />

drammaticità<br />

Nel 1925 inizia il suo successo, prima sulla rivista La<br />

Reinassance e successivamente con l’inaugurazione della sua<br />

mostra a Milano Annoveriamo in questo periodo le opere<br />

quali il Ritmo e Gruppo di quattro nudi nel quale l’artista<br />

gioca sull’intersezione d’archi e cerchi, che disegnano corpi<br />

nudi e le ombre con ritmo pittorico In particolare sul quadro<br />

dove la presenza del violoncello simboleggia il rapporto<br />

tra l’arte e la musica, tra il suono e il colore Annoveriamo<br />

tra le sue maggiori opere anche La donna assopita e Adamo<br />

9<br />

che questa è una di quelle Ignorarla sarebbe come<br />

perdere un po’ della vista e rendere miopi le nostre<br />

coscienze Uno slogan recita “1909, una data che ha<br />

segnato il Novecento” La frase è suggestiva, d’effetto,<br />

vagamente aulico, ma a noi piacerebbe molto di<br />

più se quel “<strong>Il</strong> Novecento” fosse sostituito con “La<br />

vita dell’Uomo” Visto come sono andate le cose, come<br />

posteri, ci sembrerebbe di poterlo fare<br />

ed Eva dove si registra il primo nudo maschile Da tutti i<br />

personaggi ritratti trapela una certa serenità, calma che li<br />

rende più simili alla cartellonistica pubblicitaria Nel ritratto<br />

Le due amiche ripropone la problematica del lesbismo, che<br />

all’epoca risultava essere di grand’attualità<br />

Autoritratto di Tamara in auto<br />

Nel 1933 inizia a dipingere quadri a soggetto religioso È<br />

l’inizio di una nuova fase che porta negli anni seguenti ad un<br />

netto cambiamento, ad una pittura che rivolge la propria<br />

attenzione agli emarginati Alcuni dipinti come Sant’Antonio<br />

e San Giovanni Battista nascono in un momento di profonda<br />

difficoltà che vede l’artista costretta a cure psichiatriche e<br />

sull’orlo di una clausura in convento italiano <strong>Il</strong> cambiamento<br />

coincide dopo il matrimonio con il barone ungherese Roul<br />

Kuffne, che poteva garantirle una stabilità finanziaria Ma i<br />

dipinti in questo periodo saranno privi d’energia, di quell’espressività<br />

che aveva caratterizzato le sue prime opere<br />

Dobbiamo, infine, registrare anche un incontro con D’Annunzio,<br />

allo scopo di realizzare un ritratto del Vate L’opera<br />

non fu mai portata a termine, per le particolari attenzione<br />

che il poeta aveva per l’artista Infatti, Tamara, indispettita<br />

dalle avance del “nano in uniforme”, fugge dal suo focoso<br />

pretendente e il suo rifiuto rimarcò l’indipendenza della donna<br />

e la sua libertà d’espressione e di pensiero La sua vita non<br />

era certamente fatta di rinunzie, applicava alla lettera il precetto<br />

d’Oscar Wilde “<strong>Il</strong> miglior modo di resistere ad una<br />

tentazione è cederle” Ingorda di vita, ispirò anche il teatro a<br />

tal punto che un musical, scritto e diretto da John Krizanc<br />

e Richard Rose, legato alla figura di Tamara e al suo incontro<br />

con D’Annunzio riscosse enorme successo sia negli Stati<br />

Uniti, sia in Italia Nel 1978 si trasferisce a Cuernavaca in<br />

Messico ove morirà nel marzo del 1980 Le sue ceneri saranno<br />

sparse nel vulcano Popocatepel, secondo i suoi desideri<br />

(Nota del Fratello Blasco Mucci)


<strong>Il</strong> Futurismo<br />

Corrente culturale italiana del XX secolo Nello stesso<br />

periodo, movimenti artistici influenzati dal Futurismo<br />

si svilupparono in altri Paesi, soprattutto in Russia, dove<br />

alla base non v’era, però, un concetto bellicoso come<br />

quello dei futuristi, ma un’utopica idea di pace e libertà,<br />

sia individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo)<br />

I futuristi esplorarono ogni tecnica espressiva, dalla<br />

pittura alla scultura, in letteratura riguardo alla poesia e<br />

al teatro, ma non trascurarono neppure la musica, l’architettura,<br />

la danza, la fotografia, il nascente cinema e<br />

persino la gastronomia Anche se si possono osservare<br />

segnali di un’imminente rivoluzione artistica nei primissimi<br />

anni del secolo – tra cui nel 1907 il saggio<br />

Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst (Abbozzo<br />

di una nuova estetica della musica) del compositore<br />

italiano Ferruccio Busoni – la nascita ufficiale del movimento,<br />

e la stessa nascita della parola “Futurismo”,<br />

fu opera del poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti<br />

che ne codificò la filosofia pubblicando il Manifesto<br />

del Futurismo (1909), rilasciato inizialmente a Milano e<br />

successivamente sul quotidiano francese Le Figaro il<br />

20 febbraio<br />

<strong>Il</strong> Futurismo si colloca sull’onda della rivoluzione tecnologica<br />

dei primi anni del ‘900 (la Belle époque), esaltandone<br />

la fiducia illimitata nel progresso e decretando<br />

violentemente la fine delle vecchie ideologie (il passatismo)<br />

Per esempio, Marinetti esalta il dinamismo, la velocità,<br />

l’industria e anche la guerra intesa come “igiene del<br />

mondo”, identificando nel Parsifal wagneriano (che proprio<br />

in quegli anni cominciava ad essere rappresentato<br />

nei teatri d’Europa) il simbolo artistico del passatismo,<br />

dell’arte decadente e pedante <strong>Il</strong> Futurismo nasce in un<br />

periodo (inizio ‘900) di grande fase evolutiva dove tutto il<br />

mondo dell’arte e della cultura era stimolato da moltissimi<br />

fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale<br />

dei popoli, i grandi cambiamenti politici, e le nuove scoperte<br />

tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo<br />

senza fili, la radio e gli aeroplani; tutti fattori che arrivarono<br />

a cambiare completamente la percezione delle distanze<br />

e del tempo, “avvicinando” fra loro i continenti <strong>Il</strong> XX<br />

secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava<br />

all’interno dell’essere umano una nuova realtà: la velocità<br />

Le catene di montaggio abbattevano i tempi di<br />

produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le<br />

strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva<br />

questa nuova sensazione di futuro e velocità sia<br />

nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una<br />

destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere<br />

percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione<br />

<strong>Il</strong> pensiero del Futurismo<br />

Giovanni Pratesi<br />

10<br />

<strong>Il</strong> Primo Futurismo <strong>Il</strong> Manifesto di fondazione del<br />

movimento futurista fu pubblicato dal poeta ed editore<br />

Filippo Tommaso Marinetti per la prima volta il 5 febbraio<br />

1909 nelle Cronache letterarie del quotidiano<br />

bolognese La gazzetta dell’Emilia <strong>Il</strong> Manifesto<br />

Futurista fu poi nuovamente pubblicato due settimane<br />

dopo, il 20 febbraio 1909, sul parigino Le Figaro, conseguendo<br />

così una prestigiosa ribalta internazionale<br />

Questo manifesto era destinato ad essere il primo di<br />

una serie di tanti altri che anticipano e percorrono lungo<br />

tutta la strada il pensiero futurista sia nel campo<br />

della letteratura, che nelle altre arti Anche a Milano i<br />

pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo<br />

Balla, Gino Severini e Luigi Russolo, firmano il<br />

Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce<br />

le regole: abolizione nell’immagine della prospettiva<br />

tradizionale (già precedentemente abolita da Picasso),<br />

a favore di una visione simultanea per esprimere il dinamismo<br />

degli oggetti Successivamente nel 1910 gli<br />

artisti Boccioni, Carrà e Russolo, espongono a Milano<br />

le prime opere futuriste alla “Mostra d’arte libera” nella<br />

fabbrica Ricordi Alla morte in guerra di Umberto<br />

Boccioni nel 1916, Carrà e Severini si ritrovano in una<br />

fase di evoluzione verso la Pittura Cubista, di conseguenza<br />

il gruppo milanese si scioglie spostando la città<br />

del movimento da Milano a Roma con la conseguente<br />

nascita del Secondo Futurismo<br />

<strong>Il</strong> Secondo Futurismo <strong>Il</strong> Secondo Futurismo è sostanzialmente<br />

diviso in due fasi, la prima va dal 1918, due<br />

anni dopo la morte di Umberto Boccioni, al 1928 ed è<br />

caratterizzata da un forte legame con la cultura postcubista<br />

e costruttivista, la seconda invece va dal 1929 al 1938 ed<br />

è molto più legata alle idee del surrealismo Di questa<br />

corrente, che si conclude attraverso il cosiddetto Terzo<br />

Futurismo, portando anche all’epilogo del Futurismo stesso,<br />

fanno parte molti pittori fra cui Fillia (Luigi Colombo),<br />

Enrico Prampolini, Nicolay Diulgheroff, ma anche Mario<br />

Sironi, Ardengo Soffici e Ottone Rosai Se la prima fase<br />

del Futurismo fu caratterizzata da una ideologia<br />

guerrafondaia e fanatica (in pieno contrasto con tutte le<br />

altre Avanguardie), la seconda stagione ebbe un effettivo<br />

legame con il regime fascista, nel senso che si valse di<br />

speciali favori o che si piegò agli stilemi della comunicazione<br />

governativa dell’epoca Anche se la gerarchia fascista<br />

riservò ai futuristi coevi una sottovalutazione talvolta<br />

sprezzante, l’osservazione dei principi autoritaristici<br />

e la poetica interventista del Futurismo furono sempre<br />

presenti negli artisti del gruppo, fino a che alcuni di questi<br />

non abbracciarono altri movimenti, distaccandosi da<br />

quelle ideologie fascistoidi (Carlo Carrà, ad esempio,<br />

abbracciò la metafisica)


Paradossi e contraddizioni del Futurismo<br />

Sono molte le incongruenze relative al pensiero<br />

futurista Già nel primo manifesto si evidenzia come si<br />

volesse utilizzare la guerra per pulire il mondo (punto<br />

numero 9), mentre tutti gli intellettuali e artisti dell’epoca<br />

scongiuravano lo scoppio della Prima Guerra mondiale,<br />

di cui v’era già sentore Molti artisti espressionisti<br />

avevano denunciato, fin dal 1905, il rischio di una<br />

guerra mondiale e il bisogno di costituire un linguaggio<br />

pittorico europeo, transnazionale, comunitario Altra<br />

contraddizione è quella legata all’intenzione di porre<br />

nel quadro il dinamismo, ma l’opera pittorica dei<br />

futuristi, animata da linee-forza dinamiche, si scontrò<br />

con l’effettivo dinamismo del neonato cinema I quadri<br />

futuristi, perciò, rinnovarono soltanto la forma pittorica,<br />

non la sua funzione (ben svolta dal cinema) L’idea<br />

di svecchiare il mondo, poi, non ha trovato corrispettivo<br />

concreto nelle private azioni e scelte personali dello<br />

stesso inventore del movimento; infatti, se da un lato<br />

l’architetto futurista Sant’Elia proponeva linee sobrie,<br />

lineari, moderne, l’arredamento domestico personale di<br />

Marinetti contemplava ancora elementi ottocenteschi,<br />

tendaggi pesanti e ninnoli d’antiquariato (“piccole cose<br />

di pessimo gusto”, accusava Marinetti, ma agli altri,<br />

non a se stesso) Un movimento come quello futurista,<br />

inneggiante alla distruzione di Venezia e di tutti i musei<br />

(come luoghi rappresentanti del passato), non poteva<br />

pretendere di rimanere un movimento storico, come invece<br />

è successo, lasciando in eredità opere in quegli<br />

stessi musei che i futuristi volevano distruggere <strong>Il</strong><br />

Futurismo rimase un’esperienza circoscritta e senza un<br />

vero futuro, poiché, dopo la sua scomparsa dalle scene,<br />

l’arte in generale continuò a perseguire le sue funzioni<br />

di denuncia sociale, con l’ausilio delle nuove<br />

Avanguardie che rispondevano ad istanze pacifiste<br />

Le forme d’espressione artistica<br />

Pittura <strong>Il</strong> Futurismo diede il meglio di sé nelle<br />

espressioni artistiche legate alla pittura, al mosaico e<br />

alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma<br />

anche architettoniche non ebbero la stessa capacità<br />

espressiva Le radici del fermento che porterà alla declinazione<br />

del Futurismo nell’arte si possono riconoscere,<br />

artisticamente parlando, già nella Scapigliatura<br />

(corrente tipicamente milanese e borghese della seconda<br />

metà dell’Ottocento) laddove il Futurismo, anch’esso<br />

nato a Milano, distoglie con disprezzo l’attenzione<br />

dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione<br />

industriale, sulle fabbriche Dal punto di vista<br />

stilistico il Futurismo (in particolare Boccioni) si basa<br />

sui concetti del divisionismo che però riesce ad adattarlo<br />

per esprimere al meglio gli amati concetti di velocità<br />

e di simultaneità: è grazie ad artisti come Giovanni<br />

Segantini e Pellizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il<br />

futurista Umberto Boccioni potrà realizzare dipinti come<br />

La città che sale Naturalmente dal punto di vista con-<br />

11<br />

cettuale il Futurismo non ignora i principi cubisti di<br />

scomposizione della forma secondo piani visivi e rappresentazione<br />

di essi sulla tela Cubista è senz’altro la<br />

tecnica che prevede di suddividere la superficie pittorica<br />

in tanti piani che registrino ognuno una diversa prospettiva<br />

spaziale Tuttavia, mentre per il cubismo la<br />

scomposizione rende possibile una visione del soggetto<br />

fermo lungo una quarta dimensione esclusivamente<br />

spaziale (il pittore ruota intorno al soggetto fermo cogliendone<br />

ogni aspetto), il Futurismo utilizza la scomposizione<br />

per rendere la dimensione temporale, il movimento<br />

Non mancarono relazioni complesse tra i futuristi<br />

italiani e i più importanti esponenti delle avanguardie<br />

russe e tedesche Infine, equiparare la ricerca futurista<br />

dell’attimo con quella impressionista, come è stato fatto<br />

in passato, è ormai considerato profondamente errato<br />

Se è vero, infatti, che gli impressionisti fecero della<br />

“attimalità” il nucleo della loro ricerca (loro scopo era<br />

fermare sulla tela un istante luminoso, unico e<br />

irripetibile) la ricerca futurista si muove in senso quasi<br />

opposto: suo scopo è rappresentare sulla tela non un<br />

istante di movimento ma il movimento stesso, nel suo<br />

svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale<br />

Come conseguenza dell’estetica della velocità, nelle<br />

opere futuriste a prevalere è l’elemento dinamico, il<br />

movimento coinvolge, infatti, l’oggetto e lo spazio in<br />

cui esso si muove<br />

Giacomo Balla: Linee forza del pugno di Boccioni<br />

<strong>Il</strong> dinamismo dei treni, degli aeroplani (Aeropittura),<br />

delle masse multicolori e polifoniche e delle azioni quotidiane<br />

(del cane che scodinzola andando a spasso con<br />

la padrona, della bimba che corre sul terrazzo, delle<br />

ballerine) è sottolineato da colori e pennellate che mettano<br />

in evidenza le spinte propulsive delle forme La<br />

costruzione può essere composta da linee spezzate,<br />

spigolose e veloci, ma anche da pennellate lineari, intense<br />

e fluide se il moto è più armonioso Tra gli epigoni<br />

più interessanti del Futurismo, l’avanguardia russa<br />

del raggismo e del costruttivismo Le tecniche pittoriche<br />

futuriste sono state riassunte nei due manifesti sulla<br />

pittura dei primi mesi del 1912 Due esponenti del movi-


mento pittorico sono Umberto Boccioni e Giacomo Balla,<br />

questi ultimi presenti anche in scultura La pittura di<br />

Boccioni è stata definita “simbolica”: il dipinto La città<br />

che sale (1910), per esempio, è una chiara metafora del<br />

progresso, dettato dal titolo e dalle scene di cantiere<br />

edile sullo sfondo, esemplificate nella loro vorticosa<br />

crescita dalla potenza del cavallo imbizzarrito, un vortice<br />

di materia che si scompone per piani Se Boccioni è<br />

simbolico, Balla è fotografico e analitico Legato a principi<br />

cubisti, non è raro che realizzi sequenze fotogrammetriche<br />

di una scena, per rendere il movimento, piuttosto<br />

che affidarsi a forti vortici di pittura: è il caso<br />

della Ragazza che corre al balcone (1912)<br />

Mosaico La tecnica del mosaico, basata sull’utilizzo<br />

di tessere ceramiche e vitree, si è prestata molto<br />

bene ad esprimere i modi ed il dinamismo intesi dall’arte<br />

futurista Prampolini e Fillia eseguono l’importante<br />

mosaico dedicato al tema delle Comunicazioni all’interno<br />

della torre del Palazzo delle Poste di La Spezia<br />

(1933) Alcuni anni più tardi Severini esegue altri mosaici<br />

per le Poste di Alessandria La tradizione musiva<br />

di Ravenna continua con mosaici futuristi di autori vari<br />

(Palazzo del Mutilato, fine anni ’40)<br />

Thayaht – Ernesto Michahelles: Dux con pietra miliare<br />

Scultura Umberto Boccioni, Forme uniche della<br />

continuità nello spazio (1913) <strong>Il</strong> futurista più attivo nel<br />

campo della scultura è Umberto Boccioni, la cui ricerca<br />

pittorica corre sempre parallela a quella plastica Nel<br />

1912, lo stesso Boccioni pubblica il Manifesto tecnico<br />

della scultura futurista Punto d’arrivo di questa ricerca<br />

può essere considerato Forme uniche nella continuità<br />

dello spazio, del 1913: l’immagine, applicando le<br />

dichiarazioni poetiche di Boccioni stesso, è tutt’uno<br />

con lo spazio circostante, dilatandosi, contraendosi,<br />

frammentandosi e accogliendolo in se stessa Anche in<br />

L’Antigrazioso o La madre, immediatamente preceden-<br />

12<br />

te, sono presenti parametri scultorei simili a forme uniche<br />

nella continuità dello spazio, ma con ancora non<br />

risolti alcuni problemi di plasticità derivanti da influssi<br />

naturalistici<br />

Architettura Al centro dell’attenzione degli architetti<br />

futuristi c’è la città, vista come simbolo della dinamicità e<br />

della modernità All’inizio del 1914 Antonio Sant’Elia, il<br />

principale architetto, pubblica il Manifesto dell’Architettura<br />

Futurista, nel quale espone i principi di questa corrente<br />

Tutti i progetti creati da questi si riferiscono a città<br />

del futuro, con particolare attenzione alle innovazioni In<br />

contrapposizione all’architettura classica, vista come<br />

statica e monumentale, le città idealizzate dagli architetti<br />

futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento<br />

e i trasporti I futuristi, infatti, compresero immediatamente<br />

il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto<br />

successivamente nella vita delle città Nei progetti<br />

di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di questa<br />

novità L’utopia futurista è una città in perenne mutamento,<br />

agile e mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere<br />

in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è<br />

impregnata di dinamicità Anche l’utilizzo di linee ellittiche<br />

e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per<br />

una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una<br />

simmetria classicamente intesa <strong>Il</strong> Futurismo anticipa i<br />

grandi temi e le visioni dell’architettura e della città che<br />

saranno proprie del Movimento Moderno, anche se il<br />

Razionalismo italiano si perderà un po’ tra la diatriba del<br />

neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la<br />

purezza di un Giuseppe Terragni e non riuscirà ad avere il<br />

medesimo slancio innovatore, mentre una sua poetica a<br />

parte esprime Angiolo Mazzoni<br />

Ceramica Per le sue possibilità espressive, anche<br />

la ceramica interessa il movimento futurista In particolare<br />

i ceramisti dell’ISIA espressero lavori in sintonia<br />

con il nuovo movimento <strong>Il</strong> 7 settembre 1938 sulla Gazzetta<br />

del Popolo a firma Filippo Tommaso Marinetti e<br />

Tullio d’Albisola viene pubblicato il Manifesto futurista<br />

della Ceramica e Aereoceramica Fin dal 1925 il centro<br />

propulsore della ceramica futurista italiana fu<br />

Albissola Marina<br />

Musica In campo musicale gli unici rappresentanti<br />

di rilievo furono Francesco Balilla Pratella e Luigi<br />

Russolo, pittore oltre che musicista Fra gli esponenti<br />

di secondo rilievo si ricordano Francesco Casavola e<br />

Silvio Mix A Russolo in particolare si deve l’invenzione<br />

dell’Intonarumori, uno strumento che usava per<br />

mettere in pratica la sua teoria del rumorismo, ovvero<br />

di una musica nella quale ai suoni dovevano essere<br />

sostituiti i rumori<br />

Teatro I futuristi perseguono la rifondazione del<br />

concetto stesso di comunicazione teatrale Essi<br />

focalizzano la loro attenzione sulla relazione essenziale<br />

che si sviluppa fra testo, attori e pubblico, per recupe-


are non soltanto i valori di ogni singola componente,<br />

bensì anche il senso globale dall’interrelazione fra gli<br />

elementi Poiché lo scopo dei futuristi era anche quello<br />

di appoggiare l’ottimismo imposto dalla politica (al fine di<br />

nascondere i mali sociali), il teatro futurista promuoveva<br />

la commedia e la farsa, anziché la tragedia o il dramma<br />

borghese Tuttavia, nelle serate futuriste non era inusuale<br />

vedere il pubblico adirato a causa di spettacoli fatti di<br />

azioni deliranti e senza alcun legame con le istanze sociali<br />

Le cronache dell’epoca riportano notizie relative agli<br />

attori futuristi che sfuggono all’ira degli spettatori, scappando<br />

dal retro del teatro e ricoperti di uova marce<br />

Cinema Nel 1916 venne pubblicato il Manifesto della<br />

Cinematografia futurista, firmato da Marinetti, Carrà,<br />

Ginna, Balla, Chiti e Settimelli, che sosteneva come il cinema<br />

fosse “per natura” arte futurista, grazie alla mancanza<br />

di un passato e di tradizioni Essi non apprezzavano<br />

il cinema narrativo “passatissimo”, cercando invece<br />

un cinema fatto di “viaggi, cacce e guerre”, all’insegna di<br />

uno spettacolo “antigrazioso, deformatore, impressionista,<br />

sintetico, dinamico, parolibero” Nelle loro parole c’è tutto<br />

un entusiasmo verso la ricerca di un linguaggio nuovo<br />

slegato dalla bellezza tradizionale, che era percepita come<br />

un retaggio vecchio e soffocante<br />

Gastronomia Grazie alla completezza di questo movimento,<br />

viene influenzata anche la gastronomia Nel 1914<br />

il cuoco francese Jules Maincave aderì al Futurismo, proponendo<br />

quindi l’accostamento di nuovi sapori ed elementi<br />

fino ad allora “separati senza serio fondamento”<br />

Questo comprendeva accostamenti come filetto di montone<br />

e salsa di gamberi, noce di vitello e assenzio, banana<br />

e groviera, aringa e gelatina di fragola <strong>Il</strong> 20 gennaio<br />

1931 Marinetti pubblicò il Manifesto della Cucina<br />

futurista, sulla rivista “Commedia” Secondo Marinetti<br />

bisognava eliminare la pastasciutta, così come forchetta<br />

e coltello e condimenti tradizionali, e incoraggiare<br />

l’accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi<br />

Scrive Marinetti:<br />

Vi annuncio il prossimo lanciamento della<br />

cucina futurista per il rinnovamento totale<br />

del sistema alimentare italiano, da rendere<br />

al più presto adatto alle necessità dei nuovi<br />

sforzi eroici e dinamici imposti dalla razza<br />

La cucina futurista sarà liberata dalla<br />

vecchia ossessione del volume e del peso<br />

e avrà, per uno dei suoi principi, l’abolizione<br />

della pastasciutta La pastasciutta, per<br />

quanto gradita al palato, è una vivanda<br />

passatista perché appesantisce, abbrutisce,<br />

illude sulla sua capacità nutritiva, rende<br />

scettici, lenti, pessimisti È d’altra parte<br />

patriottico favorire in sostituzione il riso<br />

13<br />

<strong>Il</strong> Futurismo nel suo tempo<br />

Nota: Libera interpretazione della stesura pubblicata su internet da Wikipedia<br />

È normale che il Futurismo, nascendo in un’epoca<br />

decadente, abbia avuto tantissime contraddizioni All’immobilismo<br />

scolastico e accademico ereditato dalle “Tre<br />

corone” della poesia decadente (Carducci, Pascoli e D’Annunzio)<br />

i futuristi oppongono la dinamicità, il distruttivismo<br />

e, all’armonia e alla raffinatezza, contrappongono il<br />

disordine delle parole Secondo i futuristi, questi poeti<br />

devono essere completamente rinnegati perché incarnano<br />

esattamente i quattro ingredienti intellettuali che il<br />

Futurismo vuole abolire: la poesia morbosa e nostalgica;<br />

il sentimento romantico; l’ossessione della lussuria; la<br />

passione per il passato In contraddizione con il Futurismo<br />

è stata anche la corrente crepuscolare Infatti, il Crepuscolarismo,<br />

nonostante che con il Futurismo condivida<br />

l’idea di interartisticità, ha però una concezione della<br />

vita completamente diversa: i futuristi inneggiano alle innovazioni,<br />

i crepuscolari sono avversi a una modernità<br />

che aliena l’individuo; i futuristi sono prepotenti, dinamici,<br />

chiassosi, i crepuscolari assumono toni dimessi, pacifici<br />

e malinconici; i futuristi esaltano il caos e le attività<br />

delle grandi città, i crepuscolari amano l’intimità, le “piccole<br />

cose di pessimo gusto”, gli affetti familiari e una vita<br />

tranquilla; i futuristi sono sempre protesi verso un “domani”<br />

esaltante, i crepuscolari guardano al passato e alle<br />

piccole cose quotidiane Ma il vero confronto non andrebbe<br />

fatto con i crepuscolari, bensì con le altre avanguardie<br />

(Cubismo, Astrattismo, Dada, Surrealismo, Metafisica),<br />

dove il Futurismo risulta essere un fenomeno lontano<br />

dal panorama di vera innovazione del linguaggio<br />

artistico Infatti, se le provocazioni dei futuristi erano fine<br />

a se stesse, utopiche forse, i nuovi linguaggi provocatori<br />

delle altre avanguardie rispondevano a necessità oggettive<br />

e impellenti (denuncia dei problemi sociali, della guerra,<br />

dello sfruttamento dell’Uomo sull’Uomo, della conquista<br />

della libertà individuale e collettiva )<br />

La forma Temi innovativi e originali come quelli del<br />

Futurismo richiedono giustamente forme nuove e la sintassi<br />

tradizionale decadentista non è di certo adeguabile<br />

alla dinamicità di questa nuova avanguardia A proporre<br />

una nuova forma adeguata ai contenuti del<br />

Futurismo è Marinetti, il quale, pubblicando il Manifesto<br />

Tecnico della Letteratura futurista, proclama:<br />

bisogna distruggere la sintassi disponendo<br />

i sostantivi a caso, come nascono <br />

si deve abolire l’aggettivo <br />

si deve abolire l’avverbio <br />

abolire anche la punteggiatura <br />

siccome ogni specie di ordine è fatalmente<br />

un prodotto dell’intelligenza e guardinga,<br />

bisogna orchestrare le immagini disponendole<br />

secondo un maximum di disordine


Massoneria e Prima Guerra mondiale<br />

Affrontare il tema della guerra, anche se si parla<br />

della Prima Guerra mondiale, potrebbe far nascere l’idea<br />

di una trattazione del rapporto fra la Massoneria, volta<br />

al bene ed al progresso dell’umanità, con la violenza<br />

esercitata dagli Stati quale strumento di potere e di diplomazia<br />

Questo non è l’intenzione con cui ho affrontato<br />

la preparazione della tavola, che ho elaborato non<br />

quale esaltazione della guerra quanto, piuttosto, con<br />

l’obiettivo di evidenziare alcuni personaggi della storia<br />

d’Italia, Fratelli massoni, che hanno combattuto durante<br />

il conflitto per delineare alcuni aspetti della loro vita<br />

militare, e non solo Fratelli che, a mio avviso, sono<br />

meritevoli di riconoscenza per i loro comportamenti profani<br />

che non sono altro che la logica applicazione dei<br />

principi della Massoneria Tengo a ricordare che essere<br />

massoni e lavorare al bene ed al progresso dell’umanità<br />

non vuol dire condividere il pacifismo senza se e<br />

senza ma Cito ad esempio un grande Fratello massone,<br />

sulla cui figura credo che tutti volgono il loro pensiero<br />

con ammirazione, mi riferisco al generale Giuseppe<br />

Garibaldi, che credendo in ideali di pace, fautore<br />

dell’emancipazione dei popoli e degli uomini riteneva<br />

che è sempre giusta la guerra che ha lo scopo di cacciare<br />

gli invasori e rovesciare i tiranni Ritengo che la<br />

Prima Guerra mondiale possa rientrare tra queste Vorrei<br />

ricordare che i fratelli Garibaldi parteciparono da<br />

volontari alla guerra già dal 1914, nonostante le notevoli<br />

difficoltà burocratiche frapposte dal governo francese,<br />

e che alcuni di loro perderanno la vita nel conflitto<br />

È giusto altresì evidenziare che esistono testimonianze<br />

di Fratelli massoni, non solo italiani, che preferirono<br />

farsi assegnare a reparti non combattenti<br />

Questo non per spirito pacifista ma quale tentativo<br />

di evitare d’essere autori dell’uccisione di un altro<br />

Fratello massone Le figure che vorrei ricordare sono<br />

quelle d’Italo Balbo, uomo politico e giornalista,<br />

coraggioso combattente durante la <strong>Grande</strong> Guerra e<br />

di Ettore Viola di Ca’ Tasson, capitano degli Arditi,<br />

Medaglia d’Oro al Valore Militare e deputato, cui<br />

sono legato per aver curato un volume sulla sua<br />

vita militare, basato su un racconto di qualità ove<br />

l’autore mostra la sua passione e il suo impegno al<br />

servizio del proprio Paese non mostrando alcun rancore<br />

per i nemici evidenziandone addirittura il meritevole<br />

valore<br />

Italo Balbo Nato a Quartesana (FE) il 6 giugno 1896,<br />

morto a Tobruk (Libia) il 28 giugno 1940 abbattuto per<br />

errore da una batteria c/a della Marina italiana Repubblicano,<br />

interventista e massone della Gran Loggia di<br />

Piazza del Gesù Soldato semplice volontario, già dal 19<br />

maggio 1915 nel Corpo dei volontari ciclisti-automobili-<br />

Antonino Zarcone<br />

14<br />

sti della III Zona costiera, fu chiamato alle armi il 21<br />

settembre 1916, prestando servizio prima al 3° Reggimento<br />

d’artiglieria da campagna poi – dopo aver frequentato<br />

il Corso allievi ufficiali di complemento alla<br />

Scuola militare di Modena ed essere stato nominato<br />

aspirante ufficiale di complemento il 28 aprile 1917 –<br />

assegnato al Corpo degli alpini in zona di guerra dal<br />

1° maggio 1917 al 22 marzo 1919 Prima con il Battaglione<br />

“Val Fella” poi con il Battaglione “Monte<br />

Antelao” e con il Battaglione “Pieve di Cadore” quale<br />

comandante del plotone arditi Nel corso del conflitto,<br />

concluso con il grado di tenente, fu decorato<br />

di due Medaglie d’argento al Valor militare:<br />

Giovane animato da puri ideali, fornì<br />

continue prove di grande sprezzo del<br />

pericolo e d’elevato entusiasmo Comandante<br />

di un reparto d’arditi, segnava la<br />

via luminosa del dovere ai reparti del<br />

proprio battaglione nell’attacco di una<br />

posizione nemica strenuamente difesa<br />

da numerose mitragliatrici, riuscendo<br />

primo fra tutti a porre piede nella trincea<br />

avversaria Arrestato dal fuoco micidiale<br />

del nemico lo slancio ammirevole<br />

delle successive ondate, egli rimaneva<br />

solo tra i morti e feriti e fingendosi<br />

ferito a morte, riusciva più tardi con<br />

l’aiuto delle tenebre a raggiungere le<br />

nostre posizioni Monte Valderosa, 27<br />

ottobre 1918<br />

Comandante di un plotone arditi, incaricato<br />

di compiere uno speciale servizio<br />

d’esplorazione notturna in un periodo<br />

ed in un terreno oltremodo insidiosi e<br />

contro nemico particolarmente attivo,<br />

inorgoglito per un recente buon successo<br />

conseguito, dimostrò sempre grande<br />

coraggio personale e brillanti qualità<br />

di soldato e di comandante Spesso per<br />

assolvere il proprio mandato s’impegnò<br />

anche contro un nemico superiore in<br />

forza, attaccandolo con tale impeto da<br />

rendere poi necessario l’intervento delle<br />

nostre mitragliatrici ed anche della<br />

nostra artiglieria per disimpegnarlo,<br />

specialmente lodevole fu l’azione da lui<br />

svolta nella notte del 14 agosto, segnalata<br />

anche sul bollettino di guerra del<br />

Comando Supremo del 15 – Dosso<br />

Casina luglio-agosto 1918


E di una Medaglia di Bronzo al Valore Militare:<br />

Con coraggio e spirito d’abnegazione,<br />

guidava una pattuglia di pochi ardimentosi,<br />

contribuendo a favorire la riuscita<br />

di una azione dimostrativa a fondo, costringendo<br />

il nemico ad esaurire le proprie<br />

munizioni Determinatosi da parte<br />

dell’avversario, l’abbandono delle posizioni<br />

occupate, alla testa del plotone<br />

d’assalto, contribuiva efficacemente all’inseguimento<br />

e nell’attacco di una forte<br />

retroguardia nemica, con slancio e coraggio<br />

irresistibile ne scuoteva la resistenza,<br />

catturando 40 prigionieri, 2 mitragliatrici<br />

e un cannone da trincea<br />

Monte Valderosa, 30 ottobre 1918<br />

Non ricorderei tutte le sue successive vicende politiche,<br />

alcune delle quali sindacabili Vorrei però evidenziare<br />

che il 24 agosto 1919 Italo Balbo fu il fondatore del settimanale<br />

“L’Alpino”, tuttora esistente, con lo scopo di mantenere<br />

lo spirito di fratellanza e promuovere la solidarietà<br />

fra gli ex combattenti<br />

Idrovolanti Savoia-Marchetti S 55 X in volo<br />

Da Sottosegretario – dal 6 novembre 1926 all’11<br />

settembre 1929 – poi Ministro dell’Aeronautica fino<br />

al 1933 fu organizzatore e pilota della Crociera del<br />

Mediterraneo orientale nel 1928, della Crociera del<br />

Mediterraneo orientale nel 1929, della Crociera Italia-Brasile<br />

nel 1930/1931 – per cui fu decorato con la<br />

Medaglia d’Oro al Valore aeronautico – e della Crociera<br />

aerea transatlantica del Decennale che si tenne<br />

tra il 1° luglio ed il 12 agosto 1933:<br />

Ministro dell’Aria, preparava ad Orbetello,<br />

per oltre un anno ed in silenzio,<br />

uomini ed apparecchi per la Crociera<br />

Transatlantica A preparazione materiale<br />

e morale ultimata, assumeva il comando<br />

della Squadra e, attraverso poche tappe<br />

difficili e fortunose, effettuava, con<br />

15<br />

undici apparecchi su quattordici, il<br />

grande volo oceanico, mai prima tentato<br />

in formazione, suscitando l’ammirazione<br />

dell’Italia e del mondo Esempio<br />

altissimo di perizia e d’ardimento Orbetello<br />

– Rio de Janeiro, 17 dicembre<br />

1930 – 15 gennaio 1931<br />

Dopo aver organizzato la Crociera del Decennale,<br />

nel 1933, fu “esiliato” da Mussolini in Libia quale Governatore<br />

Fortemente contrario alla promulgazione delle<br />

vergognose leggi razziali, anche in Colonia ebbe modo<br />

di mettersi in evidenza per capacità organizzative e<br />

morali come dimostra la Croce al Merito della Croce<br />

Rossa Italiana concessa il 21 giugno 1939:<br />

In segno di gratitudine perché con alto<br />

spirito di comprensione dei nobili fini<br />

della CRI ne volle sorreggere sempre con<br />

apprezzamento cordiale e con ben inteso<br />

appoggio, le opere dirette all’esplicazione<br />

degli umanitari programmi dell’associazione<br />

nelle province della Libia<br />

In Libia provvide all’organizzazione dei primi reparti<br />

paracadutisti e a svolgere un intensa attività di<br />

pacificazione col mondo arabo e mussulmano Benito<br />

Mussolini, che lo aveva continuamente accusato di<br />

“essere rimasto sempre massone”, alla notizia della sua<br />

morte affermò:<br />

Italo Balbo Un bell’alpino, un grande<br />

aviatore, un autentico rivoluzionario<br />

<strong>Il</strong> solo che sarebbe stato capace<br />

di sostituirmi<br />

Ettore Viola Nato a Fornoli di Villafranca (MS) il 21<br />

aprile 1894 e morto a Roma il 25 febbraio 1986 Soldato<br />

di leva dal 1914, nell’88° Reggimento Fanteria “Friuli”<br />

combatté, durante la guerra 1915/1918, già dal suo inizio<br />

Dopo aver frequentato il corso per ufficiale di complemento<br />

nell’Arma di Fanteria il 1° novembre 1915 fu<br />

assegnato al 75° Reggimento di Fanteria “Napoli” dal<br />

1915 Ferito più volte in combattimento nei pressi di<br />

Monfalcone nel 1916, promosso per Merito di Guerra e<br />

Decorato di due Medaglie d’Argento al Valore Militare<br />

fu inviato in Sicilia per l’addestramento delle truppe<br />

Dopo Caporetto chiese ed ottenne di ritornare al fronte<br />

dove assunse il comando del VI Reparto d’Assalto<br />

Per la conquista di Ca’ Tasson, in cui sostenne numerosi<br />

contrattacchi, è nuovamente ferito meritando l’Ordine<br />

Militare di Savoia:<br />

Comandante di una compagnia d’assalto,<br />

preparò accuratamente e diresse con<br />

perizia un’ardua azione di sorpresa<br />

contro un munitissimo saliente nemico<br />

Sprezzante d’ogni difficoltà Alla testa


dei suoi uomini nei quali aveva saputo<br />

trasfondere il suo ardente entusiasmo,<br />

superati i reticolati nemici si slanciava<br />

con impeto irresistibile e coraggio<br />

indomabile sulla trincea che rapidamente<br />

con intenso lancio di bombe sconvolse<br />

annientandone il presidio Fatto segno<br />

a munitissimo fuoco di mitragliatrici<br />

e fucileria ed attaccato da forze superiori,<br />

dopo una lotta corpo a corpo, fu<br />

costretto a ritirarsi riportando dei prigionieri<br />

Rimasto ferito non leggermente<br />

si rammaricava di dover per qualche<br />

tempo abbandonare il proprio reparto<br />

Mirabile suscitatore d’energie ed esempio<br />

costante d’ardimento e d’alto sentimento<br />

del dovere Ca’ Tasson, Monte<br />

Grappa, 18 maggio 19l8<br />

E la Medaglia d’Oro al Valore Militare:<br />

Capitano del VI Reparto d’assalto, Comandante<br />

di una Compagnia d’Arditi la<br />

condusse brillantemente all’attacco di<br />

un portanti posizioni nemiche, sotto un<br />

intenso fuoco d’artiglieria e di mitragliatrici<br />

avversarie Avute ingenti perdite<br />

nella Compagnia, magnifico esempio<br />

d’audacia ed ardimento, con un piccolo<br />

numero d’uomini continuò nell’attacco<br />

e giunse per primo, con soli tre<br />

dipendenti, nella posizione da occupare<br />

Caduti molti ufficiali d’altri reparti<br />

sopraggiunti, assunse il coniando di<br />

quelle truppe, e con esse e con i pochi<br />

superstiti della sua Compagnia respinse<br />

in una notte undici furiosi contrattacchi<br />

nemici, sempre primo nella lotta<br />

Rimasto solo, circondato dagli avversari<br />

e fatto prigioniero, dopo tre ore si liberò<br />

con un fulmineo corpo a corpo della<br />

scorta che lo accompagnava e, rientrato<br />

nelle nostre linee, con mirabile<br />

entusiasmo riprese immediatamente il<br />

comando di truppa, respingendo con<br />

fulgida tenacia nuovi forti contrattacchi<br />

del nemico, incalzandolo per lungo<br />

tratto di terreno e infliggendogli gravissime<br />

perdite Monte Grappa 16-17<br />

settembre 1918<br />

Legionario fiumano fu fra i fondatori dell’Istituto<br />

del Nastro Azzurro nel 1923 Fu eletto deputato per la<br />

XXVII Legislatura del Regno (1924-29) per il Collegio<br />

della Toscana e Presidente Nazionale dei Combattenti<br />

dal luglio 1924 Nel Congresso d’Assisi del 1924 si<br />

oppose all’adesione totale dell’Associazione combattenti<br />

al fascismo Dopo l’affare Matteotti, mentre i so-<br />

16<br />

cialisti passarono sull’Aventino, rimase in Parlamento<br />

opponendosi decisamente alla promulgazione delle leggi<br />

liberticide Costretto ad emigrare in Sud America visse<br />

facendo l’agricoltore ed il mercante d’arte Scoppiata la<br />

Seconda Guerra mondiale si prodigò, anche pagando<br />

in proprio, affinché fosse riservata migliore sorte all’Italia<br />

ed agli italiani cercando di far distinguere le responsabilità<br />

del fascismo Rientrato in Italia dopo la<br />

liberazione della Capitale, riprese la presidenza dell’Associazione<br />

Nazionale Combattenti e reduci Consultore<br />

Nazionale e Deputato della I e della II Legislatura<br />

repubblicana (1948-58) per le Circoscrizioni d’Aquila<br />

e Roma, negli anni Cinquanta si rese protagonista<br />

per aver promosso la prima indagine volta a denunciare<br />

l’affarismo e promuovere la moralizzazione del<br />

Parlamento, subendo un’aggressione da parte d’alcuni<br />

deputati democristiani Spese i rimanenti anni<br />

della sua vita e gran parte dei suoi beni in attività<br />

associative e filantropiche<br />

Infine vorrei ricordare un episodio, scritto sul libro<br />

di Jo Benigno: Occasioni mancate, in cui viene ricordato<br />

l’intervento fatto nell’agosto del 1943 da un rappresentante<br />

della Massoneria, tramite il Ministro della<br />

Guerra, per l’abolizione della legge Federzoni del 1925<br />

sull’abolizione della Massoneria (pag 102) <strong>Il</strong> Ministro<br />

si era recato da Badoglio e temendo che questi lo ritenesse<br />

massone – proponendo abolire una legge<br />

liberticida per interesse personale e non come necessità<br />

– aveva iniziato il suo discorso precisando di non<br />

essere mai stato iscritto alla Massoneria Badoglio lo<br />

interruppe affermando testualmente: Gnanca mi nonostante<br />

fosse noto che il Maresciallo era stato a suo<br />

tempo un Fratello massone di grado elevato Dichiarazione<br />

che toglie ogni dubbio sul presunto intervento<br />

della Massoneria per proteggere, dopo Caporetto,<br />

Badoglio che non fu processato come Capello – anche<br />

lui Fratello massone – ma che definitivamente stabilisce<br />

come il comportamento di Badoglio non fu certamente<br />

quello di un Fratello massone


Isolamento dell’anziano e del paziente<br />

inguaribili di fronte alla morte<br />

<strong>Il</strong> nostro tempo, in anni recentissimi, ha visto la<br />

nascita ed il rapido sviluppo di un nuovo interesse<br />

culturale Infatti la riflessione sui problemi della morte,<br />

sui problemi del morire, su come si è affrontato nel<br />

passato e su come si può affrontare oggi l’ultimo viaggio,<br />

si è imposta attraverso una ricca serie di studi,<br />

attraverso la riscoperta di testi che sull’argomento erano<br />

già stati precedentemente pubblicati, attraverso il<br />

sorgere di molteplici iniziative volte a cercare, sul piano<br />

pratico, un approccio efficace alla situazione limite e la<br />

corrispondente opportuna psicoterapia di preparazione<br />

alla morte Si sono costituite società di tanatologia, gruppi<br />

psicoterapeutici specifici che indirizzano la propria<br />

attività tanto al campo delle malattie terminali quanto a<br />

quello dell’ultima età Questo non vuol affermare che i<br />

nostri anni abbiano inventato il problema della morte<br />

nè significa che per la prima volta si vada alla ricerca di<br />

modi più opportuni per affrontarlo<br />

Henry Peach Robinson, Fading Away: La paura della Morte<br />

Oggi, oltre all’evento morte, predomina e diviene<br />

materia di studio e di dibattito etico e scientifico il “problema<br />

del come morire” <strong>Il</strong> problema della morte e del<br />

morire è antico come la storia dell’uomo La morte, infatti,<br />

è e rimane l’evento universale e irrefutabile per<br />

eccellenza Basti focalizzare nella mente per un attimo<br />

questo concetto; pensare a quanto infimo appaia il<br />

numero dei viventi a paragone dell’immenso stuolo dei<br />

defunti che l’umanità ha lasciato e lascia di giorno in<br />

giorno dietro di sè nel suo cammino Sotto quest’aspetto<br />

la vita appare come un’inflorescenza effimera, un<br />

rapido sbatter di palpebre alla luce, nel grande buio del<br />

nulla e dell’assenza Non vi è dunque da stupirsi se, di<br />

fronte a questo misterioso fenomeno, per millenni e<br />

millenni alla morte è stato attribuito un carattere “sacro”<br />

e se l’idea della sopravvivenza dei defunti, o del<br />

loro riapparire al mondo dei viventi sotto mutate spoglie,<br />

sia comune alle civiltà più diverse e alle più diverse<br />

forme di religione<br />

Alessandro Torsellini<br />

17<br />

Oggi tuttavia una parte del genere umano, parte che<br />

peraltro è in progressivo aumento, considera la morte<br />

come una fine; si tratta di coloro la cui cultura si è formata<br />

e consolidata sulla base del razionalismo e dell’illuminismo<br />

rinascimentali e settecenteschi e, più tardi, del<br />

materialismo marxista e di quello positivista Seguendo<br />

una tendenza prevalsa anche in molti altri ambiti della<br />

vita umana che la Tradizione ha sempre visto di dominio<br />

e competenza della morale e della religione (vedi ad esempio<br />

la sofferenza psichica, i problemi della coppia, il funzionamento<br />

della famiglia, la pratica sessuale, ecc), anche<br />

la gestione della morte (mi si passi la brutta espressione)<br />

sta diventando una specifica competenza professionale<br />

Anche la morte sembra, infatti, entrare in quel<br />

processo di laicizzazione e desacralizzazione che ha toccato<br />

gli ambiti sopramenzionati Sono appunto la desacralizzazione<br />

e la banalizzazione biologica che incidono<br />

sulla psicologia dell’ “Homo tecnologicus”, portando all’esorcizzazione<br />

della morte attraverso la sua negazione<br />

più completa e concreta ed attraverso la ricerca dell’immortalità<br />

Sebbene sia ovvio che nessun uomo finora è<br />

riuscito ad evitare di morire – e che prevedibilmente ciò<br />

non avverrà nel prossimo futuro – è sorprendente l’interesse<br />

del pubblico, e quindi dei mass-media, per tutte<br />

quelle idee, ipotesi ed anche imprese tecnologiche che<br />

adombrano la possibilità di sconfiggere la morte: ibernazione,<br />

sostituzione progressiva degli organi malati, individuazione<br />

e poi eliminazione dei fattori genici, nutrizionali<br />

e ormonali dell’invecchiamento, trapianto dell’encefalo,<br />

clonazione (come riproduzione di un sé corporeo<br />

identico), possibilità di recuperare capacità rigenerative<br />

proprie di forme di vita filogeneticamente più primitive<br />

E così via In realtà, all’interno dell’odierno disorientamento<br />

generale riguardo alla morte, solo questa<br />

posizione appare coerente con la filosofia di vita oggi<br />

imperante Negare la morte, rifiutare il pensiero della<br />

morte, sono atteggiamenti tipici della così diffusa ottica<br />

della produttività<br />

Da questo punto di vista la morte (e con la morte la<br />

vecchiaia) appare come un fenomeno meccanico; la sostituzione<br />

cioè di un pezzo usurato che ha già reso in<br />

base alle sue funzioni <strong>Il</strong> vecchio, che un tempo aveva<br />

costituito un simbolo di saggezza e quasi un modello<br />

ideale, ispira oggi compassione se non fastidio <strong>Il</strong> suo<br />

vero luogo, quando anche non sia rinchiuso negli appositi<br />

ospizi, di massa o di lusso, è un luogo d’emarginazione<br />

e la sua morte pone fine ad uno stato che sempre più<br />

appare d’inattività o improduttività progressiva Con ciò<br />

il carattere sacro che la morte sembra recare con sè e che<br />

è testimoniato da numerosi rituali collettivi, familiari, di


gruppo, tende a scomparire Di fronte alla morte l’individuo<br />

è sempre più solo, anche se affidato, in taluni casi,<br />

ad un gruppo di medici e specialisti che pur si prodigano<br />

per ritardare o lenire il momento della fine Se sempre più<br />

alta è la percentuale di coloro che muoiono lontani da<br />

casa propria, in ospedale o nei cronicari di vario genere,<br />

ciò avviene dietro lo schermo (che ha certo un suo fondamento<br />

reale), di una migliore attrezzatura per la malattia,<br />

ma chi si avvicina alla morte è di fatto respinto, allontanato:<br />

muore, in un certo senso, prima che il cuore cessi<br />

di battere In realtà, se tentiamo di fare il punto almeno su<br />

di un aspetto del problema, è indubbio che i progressi<br />

della medicina e dell’assistenza ci costringono a dover<br />

gestire un numero spropositato di “senza speranza” in<br />

una situazione in cui le strutture tradizionalmente addette<br />

all’assistenza al morente (e cioè la famiglia, le comunità<br />

ristrette, la parrocchia, una o più persone care, ecc) non<br />

riescono più a farlo, sia perché la vita caotica odierna rende<br />

sempre più difficile reperire il tempo necessario per tale<br />

assistenza, sia prevalentemente per la cultura attuale che,<br />

sempre più condizionata da valori economici, esorcizza il<br />

pensiero della morte affrontando la vita con competitività<br />

e aggressività con obbiettivi inconsci d’onnipotenza<br />

Durer: I Quattro cavalieri dell’Apocalisse<br />

Tutto ciò conduce purtroppo a quel fenomeno che<br />

oggi viene definito come “medicalizzazione della morte”,<br />

fenomeno che oltretutto sappiamo costituire un<br />

carico economico rilevante e che le prospettive indicano<br />

sempre più gravoso per il futuro Basti pensare che<br />

le previsioni dell’Unione Internazionale contro il cancro<br />

parlano di una patologia neoplastica ogni tre persone<br />

in Europa Ed è appunto sulla base di questa constatazione<br />

che, di fronte alle difficoltà psicologiche incontrate<br />

dai medici delle strutture nella gestione dei<br />

pazienti neoplastici, emerge paradossalmente la necessità<br />

di una nuova disciplina che prepari ed aiuti il medi-<br />

18<br />

co nel rapporto psicologico medico-paziente neoplastico<br />

Questa è la “psicooncologia”, disciplina neonata<br />

che vede già riuniti specialisti in congresso<br />

Non da poco si organizzano congressi nazionali ed<br />

internazionali sul tema “Progressi in Psicooncologia”,<br />

giustificando la nascita della psicooncologia come “risposta<br />

al disagio che il medico oncologo prova nell’affrontare<br />

pazienti neoplastici Da ciò l’utilità di introdurre<br />

esperti psicologi e psichiatri che possano aiutare a<br />

capire problemi molto difficili da gestire quali l’assistenza<br />

e, soprattutto, la comunicazione della diagnosi<br />

al paziente ed il conseguente rapporto psicologico-professionale<br />

Anche in campo cardiologico si rendono<br />

evidenti gli effetti negativi del senso d’isolamento fisico<br />

e purtroppo molto spesso affettivo, che pervade<br />

chi, per vari motivi, viene escluso o fortemente limitato<br />

nelle sue relazioni socioaffettive Nasce così oggi, di<br />

conseguenza, la “psicocardiologia” o cardiologia comportamentale<br />

che sottolinea la stretta correlazione tra<br />

fattori psicosociali e patologia cardiaca Numerosi studi<br />

condotti nell’arco d’alcune decadi dimostrano che i<br />

fattori di rischio psicosociale si associano in maniera<br />

non contraddittoria alla coronaropatia aterosclerotica<br />

così come quelli più comunemente conosciuti e rispondenti<br />

a meccanismi bioorganici evidenziabili sperimentalmente<br />

Risulta peraltro evidente che in questo meccanismo<br />

di causa-effetto la depressione rappresenta,<br />

come dato statisticamente provato, un passaggio intermedio<br />

quasi sempre presente Se questo stato del tono<br />

dell’umore è facilmente giustificabile nel paziente neoplastico<br />

inguaribile, nell’anziano, tra i fattori di rischio<br />

che determinano la comparsa della depressione, si dimostrano<br />

influenti eventi stressanti come la morte del<br />

coniuge, ma è l’isolamento sociale che rappresenta la<br />

causa principale E l’isolamento sociale è proprio una<br />

delle condizioni che si aggravano proprio nei periodi di<br />

festività come il Natale, la cui celebrazione è per loro particolarmente<br />

legata agli affetti e alla famiglia E poiché il<br />

fenomeno si va progressivamente aggravando nel tempo,<br />

visto il profondo cambiamento nel tenore di vita delle<br />

famiglie, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, in<br />

occasione del 53° Congresso tenutosi a Firenze (26-29<br />

novembre 2008) propone la creazione di una nuova figura<br />

professionale sociosanitaria, il “case manager”, che<br />

identifichi sul territorio i pazienti anziani in situazione critica,<br />

per far sì che, oltre a venire incontro ai loro bisogni<br />

sanitari, venga proposta una soluzione ai loro problemi<br />

sociali prevenendo in tal modo la depressione con le sue<br />

conseguenze comportamentali e fisiopatologiche<br />

Evidentemente oggi si avverte la necessità di aggiornarsi<br />

e di specializzarsi, attuazione di una generica<br />

tendenza alla plurisuperspecializzazione anche in un tipo<br />

di rapporto professionale che necessita molto più dell’impulso<br />

umano che dell’aggiornamento scientificopsicologico<br />

Quasi sempre, infatti, sembra fondamentale<br />

far sentire al malato una vicinanza, un sostegno mo-


ale, una sicurezza che il medico può dare, anche senza<br />

aver partecipato a congressi, con il solo contatto della<br />

mano, a pazienti assetati di vita, d’affetto e di conforto<br />

Quella che, con termine senz’altro abusato, s’indica<br />

come “morte dolce” implica, infatti, non solo l’eliminazione<br />

del dolore, ma anche e sopratutto l’effetto<br />

psicorilassante della vicinanza di persone care che<br />

sopperiscano con l’affetto ed il sostegno morale alle<br />

carenze e sofferenze del fisico La linea attuale d’approccio<br />

al problema di chi, come l’anziano invalido<br />

o il malato inguaribile e terminale è costretto all’isolamento<br />

dal contesto sociale e psicoaffettivo, dovrebbe<br />

essere quella dell’assistenza domiciliare La<br />

famiglia dovrebbe cioè tornare ad essere la struttura<br />

più idonea all’assistenza di questi soggetti Se da<br />

una parte risulta evidente il paradosso di una proporzione<br />

inversa tra l’affinamento del supporto tecnologico<br />

al trattamento sanitario del malato inguaribile<br />

e il senso di solitudine profonda che troppo<br />

spesso caratterizza l’ultimo periodo della sua vita, è<br />

peraltro altrettanto evidente che, anche prescindendo<br />

dalla situazione irreversibile o incurabile, il prolungamento<br />

della vita media ottenuto per merito dello<br />

stesso avanzamento della scienza medico-chirurgica<br />

finisce per assumere una coloritura ambigua Al prolungarsi<br />

individuale della durata della vita si accompagna,<br />

contraddittoriamente, un’esclusione sociale,<br />

affettiva e quindi una sofferenza morale Lo iato che<br />

separa giovani da anziani e vecchi assume pressoché<br />

le forme di uno iato razziale (quando non razzista);<br />

la stessa trasmissione dell’esperienza e della<br />

cultura sembra soffrirne Al di là dell’apparato tecnico-produttivo,<br />

che impone, di fatto, le sue leggi,<br />

sembra che quanto provenga dallo “ieri”, dai morti,<br />

dai vecchi, dai morenti, non abbia alcun senso se<br />

non in negativo L’effimero, il transeunte, il quotidiano,<br />

sembrano dominare in maniera crescente l’orizzonte<br />

individuale e collettivo<br />

La vita degli uomini tende, di fatto, ad assumere<br />

connotati esclusivamente biologici, così come quella<br />

di un fiore che sboccia e muore, o di una libellula<br />

che esce dall’uovo, vola in uno spazio ristretto e<br />

chiude gli occhi in poche ore Concorre a tutto ciò,<br />

in questi nostri ultimi anni, dopo l’orrore dei campi<br />

di sterminio del nazionalsocialismo e dopo Hiroshima<br />

e Nagasaki, il senso che effimera possa essere<br />

non solo la vita individuale, ma quella d’interi popoli<br />

e, in particolare, d’intere culture L’uomo arriva<br />

addirittura ad avvertire che la morte definitiva dell’intera<br />

umanità domina l’orizzonte In maniera ancora<br />

in larghissima misura inconscia e sommersa, la<br />

presenza sul capo di ognuno di noi di un potenziale<br />

d’alcune tonnellate di tritolo o di un imminente disastro<br />

ecologico che credo condizioni gran parte del<br />

nostro modo di vivere, individuale e collettivo Fenomeni<br />

vistosi come il diffondersi delle droghe pesanti,<br />

l’incremento verticale dell’uso e abuso d’an-<br />

19<br />

siolitici e psicofarmaci in genere, lo stesso diffondersi<br />

di una violenza sadica e masochistica, il decadere<br />

generalizzato del concetto di “Legge” o quello<br />

di “Valore”, hanno, a mio parere, come componente<br />

essenziale, l’incubo dell’apocalisse atomico-ecologica<br />

Vivere più o meno consciamente con questa<br />

prospettiva significa avere la morte al proprio fianco<br />

Guardare i bambini che giocano e chiedersi se<br />

potranno divenire adulti ed avere a loro volta bambini<br />

apre un interrogativo angoscioso ed angosciante,<br />

proposto peraltro quasi quotidianamente dagli<br />

attuali mezzi d’informazione E lo stesso orizzonte<br />

del nostro rapporto con la morte tende a configurarsi<br />

in maniera del tutto nuova e drammatica E non è<br />

certo casuale che, insieme agli intellettuali umanisti,<br />

agli artisti ed ai fisici che ben sanno di che cosa si<br />

tratta, siano anche i medici che, con proprie associazioni<br />

e modalità (tanatologi, esperti per l’eutanasia,<br />

consiglieri per la bioetica), si organizzano per<br />

arginare quei mali del mondo che sembrano accrescersi<br />

ineluttabilmente in progressione esponenziale:<br />

pericolo e morte nucleare, sovrapopolazione e<br />

deficit di risorse energetiche e alimentari, inquinamento<br />

atmosferico e del suolo, ripercussioni letali<br />

da “buco d’ozono” e dell’“effetto serra”, conseguenze<br />

di errori in manipolazioni genetiche, e così via<br />

Solitudine<br />

Per questi motivi medicina e cultura hanno finalità<br />

comuni: quella di opporsi materialmente ai danni fisici<br />

provocati dai mali del mondo, ma anche e sopratutto<br />

quella di vincere il profondo senso di smarrimento e di<br />

solitudine di fronte all’ineluttabilità di questi eventi,<br />

operando una vera collaborazione fraterna tra uomini e<br />

popoli Solo così può procedere la strenua lotta per la<br />

vita, affinché la morte, in un ritmo che appartiene al<br />

destino umano e naturale, non la interrompa drammaticamente<br />

e bruscamente, ma, in un certo senso, la coroni<br />

Per questo scopo vi è ancora, seppur forse per poco,<br />

spazio alla speranza, alla fede ed alla carità, che non<br />

sono soltanto virtù cristiane, ma luoghi di forza del<br />

nostro essere uomini e massoni


Uno dei nostri valori fondanti è il mutuo aiuto tra gli<br />

appartenenti, quello che va sotto la definizione più ampia<br />

di solidarietà Ricordate il secondo dovere?<br />

Soccorrere i vostri Fratelli, di prevenire le loro necessità,<br />

assisterli con i vostri consigli e col vostro affetto<br />

Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate<br />

qualità rare, sono tra noi soltanto il compimento<br />

di un dovere gradito<br />

<strong>Il</strong> Libero Muratore compie questo dovere senza ostentazione<br />

e il suo aiuto rimane avvolto dal riserbo Ricordarsi<br />

sempre la rappresentazione di quel momento, quando<br />

non si possedevano più i metalli, tolti ancora prima<br />

dell’iniziazione Uno dei significati è lo stato di disagio la<br />

nudità di fronte a tutti, essere spogliato di tutto, ripartire<br />

da uno stato nuovo dove l’essere accolto, aiutato dagli<br />

altri è la nuova condizione Su questo ed altri doveri al<br />

libero muratore viene richiesta una “promessa” financo<br />

una “promessa solenne” per aiutare il Fratello in stato di<br />

bisogno <strong>Il</strong> mutuo aiuto è il contributo di un uno per un<br />

altro qualcuno; è lo strumento che esalta e trasforma una<br />

potenziale azione sia materiale, ma anche spirituale, in<br />

risorsa effettiva a disposizione di una comunità e da convogliare<br />

nel momento di necessità su chi ha reale bisogno<br />

Questa risorsa effettiva a disposizione, richiede di<br />

soffermarci, di esplicitarla meglio o di inquadrarla nella<br />

nostra peculiarità d’Istituzione massonica Per risorsa s’intende<br />

un potenziale che ha ogni uomo, rappresentata dalla<br />

sua disponibilità interiore ed affettiva, ma anche risorsa<br />

di un Fratello in termini di conoscenze di materie specifiche,<br />

conoscenze in ragione del suo stato culturale e professionale<br />

A disposizione è pertanto la conoscenza da<br />

parte di qualcuno di questa potenziale risorsa Ecco che<br />

il potenziale derivante, di risorsa effettiva a disposizione,<br />

se unito a tante altre, è di gran lunga una ricchezza enorme<br />

che è di conseguenza appartenente a tutti gli aderenti<br />

ad un determinato contesto<br />

<strong>Il</strong> contesto di cui si parla è l’istituzione massonica e<br />

pertanto ha le sue regole e percorsi preordinati Così che,<br />

anche per l’impiego delle risorse a disposizione, la figura<br />

centrale dalla quale non si può prescindere è il Maestro<br />

Venerabile È per il suo tramite che transita la richiesta<br />

d’aiuto è per suo tramite che si mettono in campo risposte<br />

derivanti dal potenziale dei singoli Fratelli della propria<br />

Officina e qualora occorra da altre Officine Questo<br />

“mutuo aiuto” in molti casi, all’esterno della comunità<br />

massonica, è visto come un aspetto fortemente negativo,<br />

di chiusura di un mondo entro un reticolato, è visto anche<br />

come il privilegiare a scapito di altri <strong>Il</strong> massone, nel<br />

mondo profano, nello sviluppo delle attività di tutti i giorni,<br />

doverosamente privilegia il Fratello, in quanto Fratello<br />

È chiaro che nell’aiutare si debba valutare le creden-<br />

Solidarietà e Massoneria<br />

Moreno Milighetti<br />

20<br />

ziali, la meritocrazia, che si tratti d’uomo giusto e di buoni<br />

costumi e che eccelle nell’ambito della sua arte, mestiere,<br />

professione, la condivisione della Fratellanza e la comunanza<br />

iniziatica e questo lo fa a parità di condizioni È<br />

nella consapevolezza che ci fosse un Fratello da aiutare,<br />

che si mette in moto la catena solidaristica, ma questo<br />

giammai deve andare a scapito di qualche altro, sarebbe<br />

in questo caso un’ingiustizia <strong>Il</strong> mutuo aiuto si concretizza<br />

nel rapporto di ciò che possiamo fare noi, singoli Fratelli,<br />

alla richiesta d’aiuto avanzata dal Maestro Venerabile per<br />

qualche Fratello che versa in difficoltà Nel mondo profano<br />

oggi, più che in altri momenti, i metalli quelli reali ed<br />

essenziali per molti scarseggiano, non sempre gli interessati<br />

hanno la forza di esprimersi con un grido d’aiuto,<br />

spesso vivono la condizione di disagio nel silenzio, nella<br />

riservatezza, ed è qui che i Fratelli debbono avvertire lo<br />

stato di disagio e trasmetterlo al Maestro Venerabile Ed<br />

è lui, il “conduttore della Loggia”, che deve chiamare in<br />

soccorso tutti coloro che potranno fare qualcosa per quel<br />

Fratello che versa in uno stato di disagio<br />

<strong>Il</strong> momento particolare che viviamo, per molti drammatico,<br />

impone ancora più marcatamente di cogliere le<br />

difficoltà e provare a dare risposte, anzitutto sensibilizzando<br />

tutti, innestando la complicità virtuosa dei Maestri<br />

Venerabili Oggi è necessario ed inderogabile, affrontare<br />

la tematica con maggiore impegno perché lo stato di bisogno<br />

investe molti Fratelli della Comunione toscana e<br />

non solo, ed il Maestro Venerabile, quale “primo” della<br />

Loggia, deve sapere leggere, con l’aiuto dei Fratelli, quelle<br />

situazioni che richiedono l’accorrere dei Fratelli stessi,<br />

della Loggia o anche d’altre Logge Certamente non potremo<br />

dare risposte a tutti o completamente esaurienti<br />

Però si possono creare dei meccanismi che potranno venire<br />

incontro alle situazioni più drammatiche Spesso anche<br />

il solo parlare aiuta chi è nella difficoltà di una malattia,<br />

chi è nella difficoltà di una situazione conviviale familiare,<br />

chi è in una crisi economica Spesso il parlare con<br />

chi realmente ti ascolta, aiuta anche a fare riscoprire le<br />

proprie energie e a darti una nuova carica Tutto questo<br />

lo potremmo sintetizzare con la parola – solidarietà – ovvero<br />

comprensione, avere un atteggiamento attivo, disinteressato,<br />

atto a comprendere e contribuire a risolvere i<br />

disagi Occorre porre un’attenzione maggiore nell’ascoltare,<br />

occorre creare condizioni per una disponibilità ad<br />

intervenire nelle situazioni di difficoltà, occorre garantire<br />

sempre il più assoluto riserbo, nel rispetto della dignità<br />

dei singoli <strong>Il</strong> Lavoro deve anche potersi incentrare<br />

nel senso di “responsabilità” per noi stessi, per<br />

gli altri e per l’Istituzione nella quale siamo impegnati<br />

Sta a noi uomini iniziati sapere vedere e sapere dare<br />

risposte, solo così si realizza il senso reale di fratellanza<br />

In sostanza la solidarietà tanto invocata, non è filosofia,<br />

ma azione concreta


Ci sono realtà che restano accessibili solo in profondità<br />

e solo a chi si rende capace di conoscerle vivendole<br />

in umiltà e con amore La Massoneria è fra<br />

queste <strong>Il</strong> massone, senza reticenze, può dichiarare la<br />

sua appartenenza ad amici, parenti e conoscenti, nella<br />

famiglia e nell’ambito del lavoro Spesso una certa stampa<br />

ama riempire le prime pagine riportando episodi, veri<br />

o presunti tali, nei quali la Massoneria è tirata in ballo,<br />

non sempre a proposito, con il solo scopo di denigrarne<br />

l’immagine Sarebbe lungo, nonché tristissimo e<br />

noioso, l’elenco degli episodi che dimostrano con quanta<br />

e quale animosità si è cercato, da parte di questa<br />

stampa, di distruggere, minandolo alla base, il rispetto<br />

e l’onore della Massoneria attribuendole con evidente<br />

malafede la paternità d’opere e fatti che appartengono<br />

ad uomini che di essa si sono voluti servire, quale copertura,<br />

approfittando della sua riservatezza Questi<br />

uomini spesso non danno la dovuta importanza alla<br />

ritualità gestualità, arredamenti e paramenti; la spiegazione<br />

di tale comportamento è che questi uomini scherniscono<br />

ciò che non comprendono<br />

A margine di queste considerazioni, consentitemi di<br />

richiamarmi, con una nota personale, alla mia esperienza<br />

degli ultimi dieci anni, in Loggia e fuori, con Fratelli<br />

e profani, durante i quali ho sempre tentato di promuovere<br />

un dialogo aperto, indirizzato anzitutto alla ricerca<br />

dell’aiuto necessario ad illuminarmi Questa ricerca mi<br />

ha portato ad assaporare, insieme alla dolcezza della<br />

vera fraternità, l’amarezza delle lacerazioni del disinganno<br />

e della cattiveria, che tolgono alla vita il senso dell’armonia<br />

e della solidarietà Così ho capito che la Massoneria<br />

ha formato la mia esistenza e mi ha sorretto nei<br />

momenti dolorosi ed in quelli esaltanti Se si opera bene<br />

la Libera Muratoria penetra in noi, nella nostra struttura<br />

e le fa perdere ogni aspetto egoistico per aumentare<br />

La Ricerca<br />

Pietro Becattini Amoretti<br />

L’origine esoterica dell’Arte gotica<br />

21<br />

l’umanità e l’amore L’uomo si sente, in tal modo, libero<br />

e compreso La Massoneria è diversa dalle altre associazioni<br />

e non può essere di tutti, ma solo di chi le<br />

dedica se stesso rispetto a tutto il resto che è costituito<br />

da orgoglio, superbia, cinismo e tutto ciò che ci<br />

rende imperfetti e avidi Seguendo l’invito di Socrate<br />

nosce te ipsum si riconosce nell’uomo una grande ignoranza<br />

e da questa consapevolezza sorge la necessità<br />

della ricerca spirituale ed esoterica che ci dia identità e<br />

dignità<br />

Ma alla base di tutto è necessario che esista la libertà,<br />

che è un bene inscindibile, perché in sua assenza<br />

non può esistere la libera moratoria, ed il termine<br />

libertà deve essere inteso non per se stessi, ma per<br />

tutti Quindi, per comprendere la Massoneria si deve<br />

tener conto della sua “componente operativa” cioè<br />

dell’opera di scavo e smussamento che dobbiamo compiere<br />

su di noi per liberarci dai desideri Non è ammissibile<br />

allora la ricerca, da parte di alcuni, di raggiungere<br />

successi profani attraverso il paragonarsi con gli<br />

altri, il comportarsi senza lealtà e con arroganza, magari<br />

per superare situazioni di frustrazione del proprio<br />

ambito familiare, ricorrendo a denigrazioni e false accuse<br />

verso i fratelli, dimenticando in tal modo i principi<br />

di solidarietà e correttezza<br />

In realtà la Massoneria opera all’interno delle Logge<br />

e della coscienza, dove, prescindendo dalle distorsioni<br />

personali, ciascuno è solo con se stesso, al di<br />

fuori delle passioni profane Emerge così il segreto iniziatico,<br />

che è intrinseco nell’associazione e nei singoli,<br />

perché ha per scopo quello di valorizzare ciò che sta<br />

dentro di noi in contrapposizione a tutto ciò che è profano<br />

Questa ricerca conduce ad avvicinarsi al GADU<br />

per scoprirne e svelarne l’architettura


Alchimia ed Iniziazione nella Tradizione<br />

Nel lungo cammino che l’iniziato deve seguire per<br />

arrivare alla Luce, una delle strade che il Sapere della<br />

Tradizione ha indicato al neofita fin dalla più remota<br />

antichità è l’Alchimia, parola che in tutti noi richiama<br />

concezioni correnti e spesso largamente preconcette,<br />

se non fuorvianti, che presentano l’Alchimia come una<br />

specie di precursore primitivo, empirico e grossolano<br />

della “moderna” Chimica: niente di più sbagliato È evidente<br />

che se pensiamo all’Alchimia come una disciplina<br />

che, sulla base di presunte corrispondenze tra micro<br />

e macrocosmo, si proponeva di riuscire ad operare la<br />

trasmutazione di metalli vili in oro, siamo fuori strada, e<br />

non possiamo cogliere l’aspetto propriamente esoterico<br />

della disciplina, che però possiamo intuire considerando<br />

che in realtà lo scopo principale dell’Arte era quello<br />

di giungere alla trasmutazione dell’operatore (l’Alchimista),<br />

portandolo da una condizione esistenziale umana<br />

“vile”, ad un’umanità “nobile” o “aurea”: è evidente<br />

allora il carattere propriamente iniziatico dell’esperienza<br />

alchemica, che solo i profani possono interpretare<br />

riduttivamente come trasmutazione del piombo in oro,<br />

fallendo in pieno il vero significato dell’Arte, che è propriamente<br />

ed esclusivamente Esoterico<br />

Ermete (Mercurius) Trismegisto<br />

raffigurato in un mosaico presente nel Duomo di Siena<br />

La Dottrina Alchemica è costitutiva di un’esperienza<br />

squisitamente iniziatica, rappresentata convenientemente<br />

da simboli che opportunamente significano, ed<br />

al tempo stesso velano ad occhi non preparati, le varie<br />

operazioni e gli ingredienti costitutivi del lungo, elaborato<br />

e complesso processo per ottenere la pietra<br />

filosofale, quel “lapis philosophorum” che è l’obiettivo,<br />

lo scopo finale della <strong>Grande</strong> Opera, ovviamente<br />

appannaggio esclusivo degli iniziati più capaci e diligenti<br />

Delineare il profilo di questa particolare disciplina<br />

nella Storia Iniziatica esorbita le mie modeste possi-<br />

Aristide Pellegrini<br />

22<br />

bilità ed i limiti di questo scritto, ma è nozione comune<br />

che l’Alchimia, probabilmente presente come esperienza<br />

spirituale già dall’origine del pensiero razionale dell’uomo,<br />

abbia trovato una prima sistematica organizzazione<br />

nell’antico Egitto, con quella figura largamente<br />

mitica d’Ermete Trismegisto, considerato giustamente<br />

il personaggio fulcro nella storia delle esperienze<br />

esoteriche dell’umanità<br />

È stato detto che alla base dell’Alchimia ci siano<br />

esperienze operative di tipo artigianale, legate alle prime<br />

pratiche siderurgiche compiute in area Egizia, ma<br />

assai rapidamente all’aspetto tecnico operativo si associò<br />

una riflessione filosofica tesa alla ricerca della<br />

“materia prima”, portando l’esperienza operativa decisamente<br />

nel campo metafisico con la definitiva adozione<br />

di forme mistiche a carattere esoterico e misterico,<br />

che conservano ancora oggi il loro valore simbolico e<br />

didattico come indicazioni d’esperienze capaci di far<br />

progredire l’iniziato sulla Via Ho avuto la fortuna di<br />

poter leggere un’opera dell’antica Alchimia, quel trattato<br />

Sulla virtù di Zosimo di Panopoli, un alchimista<br />

egizio del III-IV secolo dopo Cristo che scriveva in greco,<br />

la lingua universale dell’epoca; l’opera affascinò<br />

Carl Gustav Jung che ad essa dedicò un lungo studio,<br />

anche per la circostanza che in quell’opera si racconta<br />

una serie di sogni, densi di complessi contenuti allegorici,<br />

spesso espressivi di una proiezione di contenuti<br />

psichici inconsci sulla materia e sui processi che l’iniziato<br />

è chiamato a compiere È indubbio merito di Jung<br />

aver riportato in epoca moderna l’attenzione su Zosimo,<br />

sulla base della felice intuizione che il simbolismo<br />

alchemico ha un senso compiuto e che, insieme alle<br />

operazioni così astruse degli alchimisti, è inerente al<br />

processo di evoluzione e di completezza interiore: in<br />

altre parole, quelle visioni rappresentano un autentico<br />

itinerario iniziatico Pur risultando ad una prima lettura<br />

come un coacervo alquanto sconclusionato di visoni<br />

oniriche “casuali” e di una coerenza almeno problematica,<br />

ad una riflessione più meditata appaiono significati<br />

importanti ed assai profondi di quelle visioni, apparentemente<br />

così oscure e bizzarre: si tratta d’esperienze<br />

esoteriche espresse tramite simboli, ed è questa complessa<br />

simbologia che a mio parere costituisce il contenuto<br />

ed il valore profondo di quel testo, e che ne ha<br />

decretato la grande diffusione tra gli iniziati fino al VII<br />

secolo dopo Cristo Leggendo questo breve testo si<br />

comprende la grande importanza che gli è stata attribuita:<br />

da Zosimo in poi l’Alchimia prende definitivamente<br />

le distanze da ogni istanza “operativa” precedente, e<br />

dichiara apertamente la sua funzione di teoria naturalistico-metafisica<br />

squisitamente esoterica, e tale resterà;


il sogno narrato diventa una tecnica affabulatoria che<br />

Zosimo utilizza per rendere incomprensibili ai non iniziati<br />

le operazioni ed i loro significati, rendendoli così<br />

accessibili solo a che è iniziato, e già esperto di Alchimia,<br />

escludendo completamente i profani<br />

La lettura di quest’opera per noi che viviamo nel<br />

XXI secolo è indubbiamente complessa, ma è immediata<br />

la percezione di trovarsi di fronte ad uno scritto<br />

esoterico, destinato agli inziati, ed incentrato sul contrasto<br />

tra opposti, tra Corporeo e Spirituale, presente<br />

già nella tradizione precedente, ma destinato a successive<br />

e profonde trattazioni in tutta la Filosofia Occidentale,<br />

esoterica e non Senza entrare nel dettaglio ed<br />

evitando di perdersi nello sterminato mondo della<br />

simbologia presentata, in quella che si potrebbe definire<br />

una vera e propria anarchia di simboli, prenderò qui<br />

in considerazione qualche aspetto propriamente<br />

esoterico colto nel trattato Sulla virtù, che ha diretta<br />

relazione con esperienze iniziatiche vissute all’interno<br />

del nostro Ordine e quindi sicuramente anche alla nostra<br />

portata Nel trattato si parla in vari luoghi dell’acqua<br />

che bolle nell’Atanor dell’alchimista, il crogiolo<br />

delle trasmutazioni fisiche, ma soprattutto mistiche, acqua<br />

che testimonia e rappresenta il passaggio dallo stato<br />

corporeo a quell’etereo-spirituale, passaggio ritenuto<br />

ineludibile per un’effettiva esperienza iniziatica; questo<br />

passaggio esprime il legame tra spirito ed acqua,<br />

che si trasforma in vapore per poi ricondensarsi in acqua,<br />

simboleggiando allegoricamente quella circolarità<br />

del processo conoscitivo così propria alla visione del<br />

Sapere tradizionale<br />

L’acqua è equiparata allo spirito, è un elemento primordiale<br />

capace di agire sulla qualità della materia e di<br />

operare una trasformazione spirituale, come nelle immersioni<br />

purificatrici che ancora oggi si praticano regolarmente<br />

in India, nel Gange, e di cui si ha una testimonianza<br />

nel Battesimo cristiano Ma in Alchimia ogni<br />

elemento presentato ha una doppia natura: come l’acqua<br />

purifica e dà la vita, così può anche uccidere: in<br />

questa duplice possibilità Zosimo introduce il simbolo<br />

dell’Ouroboros, il serpente che si divora la coda, rappresentante<br />

quella circolarità di cui parlavo prima ed<br />

espressiva rappresentazione intuitiva di dinamiche d’auto-annientamento<br />

rigeneratore <strong>Il</strong> serpente nell’atto di<br />

mangiare la propria coda simboleggia una fase<br />

d’autodistruzione, mentre l’unione della coda con le<br />

fauci indica un’autofecondazione: quindi il congiungersi<br />

delle fauci e della coda contiene il principio maschile<br />

attivo e quello femminile passivo, che richiamano la<br />

circolarità dell’alternanza tra la vita e la morte, di quel<br />

circuito inesauribile di morte e rinascita che muove e<br />

determina la perpetua trasformazione del mondo e dell’anima<br />

umana, e dunque, in ultima analisi, il ritmo dell’ordine<br />

cosmico, al quale l’iniziato deve tendere a conformarsi<br />

L’acqua delle visioni di Zosimo rappresenta<br />

così il processo di trasformazione ed insieme d’eleva-<br />

23<br />

zione spirituale, da attuarsi mediante il contatto con<br />

l’acqua contenuta come materia prima nei corpi e nei<br />

metalli, ma anche come scintilla d’origine divina nell’anima<br />

dell’iniziato, che attraverso questa deve prendere<br />

atto e coscienza dell’identità micro-macrocosmica<br />

L’Acqua Divina diventa quindi l’Alfa e l’Omega<br />

dell’Opus, ma la sua cognizione nel sogno di Zosimo<br />

viene perturbata da scene drammatiche, che testimoniano<br />

la difficoltà cosciente di recepire compiutamente<br />

il processo di metamorfosi introspettiva, testimoniando<br />

che l’irrompere dell’inconscio si carica inevitabilmente<br />

di significati inquietanti e spaventosi, dovuti all’intervento<br />

dei meccanismi censori della coscienza, indotti<br />

dal Freudiano Super-Io, che presentano come terrifico<br />

e minaccioso tutto ciò che proviene dal profondo e che<br />

riesca a superare i meccanismi di difesa che tendono a<br />

relegarvelo<br />

<strong>Il</strong> sogno terrifico di Zosimo richiama la discesa agli<br />

Inferi, fase ritenuta necessaria in quanto preparatoria e<br />

propedeutica per aspirare a raggiungere stati superiori<br />

d’autocoscienza e di perfezionamento spirituale: per rinascere<br />

ai Misteri, l’iniziato deve dapprima morire allo<br />

stato profano, un rito di passaggio presente in tutte le<br />

Tradizioni religiose ed iniziatiche, compresa ovviamente<br />

la Tradizione Iniziatica presente nel nostro Ordine; il<br />

rito d’iniziazione ha successo soltanto quando il candidato<br />

sia morto alla condizione precedente, quando abbia<br />

definitivamente abbandonato la vita e soprattutto<br />

la condizione profana condotta fino a quel momento<br />

Attraverso l’iniziazione, il neofita rinasce, pur continuando<br />

apparentemente a costituirsi come fenomeno<br />

vita nel medesimo corpo mortale posseduto nel precedente<br />

stato profano, ma in realtà diventando un individuo<br />

ontologicamente nuovo, sostanzialmente migliore<br />

Quindi l’Acqua Divina, il “Lapis Philosophorum” sono<br />

solo sinonimi con i quali si designa l’oggetto reale dell’Alchimia,<br />

che è il raggiungimento della Conoscenza<br />

Iniziatica, una trasposizione allegorica della trasformazione<br />

interiore realizzata dall’adepto ed anche, secondo<br />

Jung, la capacità di accettare ed integrare nel dominio<br />

della coscienza quei contenuti inconsci che abitualmente<br />

risultano rimossi, tendendo alla realizzazione della completezza<br />

dell’equilibrio interiore Ed anche nell’opera<br />

citata, la realizzazione del Lapis philosophorum viene<br />

delineata in tre fasi: una prima fase nera, intesa come<br />

una sorta di “morte profana” o “discesa agli inferi”;<br />

una fase bianca, costituita dal momento della<br />

rigenerazione mistica, dell’autentica rinascita<br />

iniziatica, ed infine l’ultimo stadio, la fase rossa,<br />

destinata a pochi e che indicava la compiuta realizzazione<br />

dell’Opus, l’ottenimento della Pietra<br />

Filosofale: è di tutta evidenza il parallelismo di una<br />

tale scansione trifasica dell’Opus con i tre gradi che<br />

anche nel nostro Ordine segnano l’iter iniziatico:<br />

Apprendista, Compagno, Maestro che indicano una<br />

progressiva evoluzione spirituale sulla Via iniziatica<br />

quali antichi riferimenti nella Tradizione


Nascita biologica naturale e iniziazione massonica<br />

Per analogia, in una presunzione conseguente si<br />

può accostare, anche se con sfaccettature diverse, in<br />

un coinvolgimento speculativo progettato da simboli<br />

e allegorie, la nascita biologica naturale umana, con<br />

l’iniziazione esoterica massonica Per essere ammessi<br />

nell’Istituzione massonica sono stati stabiliti dei requisiti<br />

attraverso una valutazione di prestazioni comportamentali<br />

e i criteri d’ammissione sono l’accettazione a<br />

subire una cerimonia d’iniziazione Si potrebbe identificare<br />

con quella biologica naturale, il simbolico passaggio<br />

da una condizione di cellula embrionale, che<br />

nel grembo materno subisce una continua metamorfosi<br />

prima di raggiungere la luce terrena com’essere umano,<br />

nella ritualità massonica rappresenta il primo dei<br />

quattro viaggi che deve affrontare il profano partendo<br />

dal chiuso Gabinetto di riflessione È il caso di affermare<br />

che il Gabinetto di riflessione è adoperato in una<br />

raffigurazione della terra come grembo materno, dove<br />

si alternano tristezze e gioie, diritti e doveri, nell’alternanza<br />

di morte e di vita che si sgrovigliano nel luogo<br />

ideale, per riflettere e meditare sulle ansie e traversie,<br />

sui pregiudizi e ipocrisie del mondo profano e scavare<br />

nelle oscure e profonde prigioni al vizio In varie società<br />

di popoli primitivi si adottano o si adottavano,<br />

metodi o meglio cerimonie per trasmettere il segreto<br />

degli usi e costumi della propria tribù ai giovani membri<br />

che escono dalla pubertà, con sistematici passaggi<br />

strani, penitenze fisiche, parole particolari e tante altre<br />

manifestazioni, di specifica vestizione, simbolici tatuaggi<br />

Molti antropologi nello spiegare questi particolari<br />

ed esoteriche cerimonie, adoperano schemi interpretativi<br />

che vanno dal rito iniziatico, preparazione alla predisposizione<br />

spirituale per la lettura del proprio inconscio,<br />

all’applicazione dei principi dettati dall’esperienza<br />

umana<br />

L’iniziazione massonica, però, non è solo un rito o<br />

una pratica segreta piena di mistero, ma è la migliore<br />

utilizzazione al trasferimento tra uomo oggetto e attore,<br />

ad essere conoscitore e anche mutante del pensiero<br />

e linguaggio conoscitivo È l’esperimento creativo<br />

di una corrispondente individuazione del Tempio interiore,<br />

nel quale fantasiosamente si ricostruisce la propria<br />

immagine umana in un’esoterica distinzione di<br />

valori affrancanti dai coincidenti e rumorosi metalli profani<br />

artefici di confusioni, discordie e ingiustizie La<br />

benda sugli occhi raffigura benissimo lo stato d’oscurità<br />

intellettiva, il cammino nell’oscura notte, della mancanza<br />

della luce necessaria a vedere con chiarezza il<br />

tragitto percorso e da percorrere La facoltà di dire che<br />

l’astuzia dello spirito in ognuno di noi è quella di usare<br />

l’arte per ricollegare le idee e le forme, per decifrare<br />

Ettore Coscarella<br />

24<br />

e interpretare le varie rappresentazioni dell’arcana figura<br />

con l’uso allegorico di uno strumento per conoscere<br />

con più chiarezza la verità: sarà il modello per<br />

tentare di leggere nel proprio microcosmo, per giungere<br />

al punto geometrico del vasto cosmo Metaforicamente<br />

la Massoneria invoglia ad interpretare l’estrazione<br />

del proprio Io fuori dalle tenebre dell’inconscio<br />

e portare al grado di conoscenza la propria identità:<br />

passare dalla conduzione di morte profana a una rinascita<br />

massonica Per questo motivo le difficoltà, lo<br />

smarrimento, che si prova nel Gabinetto di riflessione<br />

e in seguito durante i viaggi rituali, possono essere<br />

paragonabili all’esoterico processo che subisce il nascituro<br />

durante il parto La nascita biologica porta alla<br />

luce terrena, mentre l’Iniziazione è il passaggio obbligatorio<br />

per riuscire a sintonizzarsi con il microcentro,<br />

per realizzare nuovi obiettivi e interessi fondamentali<br />

per la libertà culturale, spirituale e individuale, nel percorso<br />

da affrontare nel mondo profano<br />

È vero che il Gabinetto di riflessione è figurato simbolicamente<br />

come il luogo dove muore il profano e<br />

rinasce il massone, però è di grande interesse saper<br />

che è l’inizio di una cerimonia a beneficio di un uomo<br />

vivo e non di un morto Se il materialismo non crede a<br />

una possibile sopravvivenza dell’essere umano, perché<br />

ritiene la morte come una finalità, il termine della<br />

sorte dell’uomo, la spiritualità (o la fantasia) riescono<br />

a riprodurre il fine (a volte utopistico) tra coincidenza<br />

della natura e l’autodeterminazione dell’uomo Nel Gabinetto<br />

di riflessione, nell’incubatrice simbolica, per la<br />

preparazione dello spirito, in un’esclusiva valutazione<br />

delle opportunità di scelta nell’affrontare un cammino<br />

sconosciuto, ben sapendo che non deriva da una fonte<br />

materiale È comunque, attratto da un sistema investigativo<br />

di un seducente e intrigante pensiero d’indagine<br />

sulla libertà, tolleranza e uguaglianza, in un cosciente<br />

desiderio di far parte e iniziare un percorso in<br />

un’Istituzione come quella massonica, la quale lo aiuterà<br />

a liberarsi delle catene vincolanti della sudditanza<br />

economica, sociale, psicologica e intellettiva, mettendogli<br />

a disposizione gli strumenti necessari e utili a<br />

rivelare possibili equivalenze con gli altri esseri umani<br />

Ulteriormente, è informato, che i viaggi esoterici, quelli<br />

simbolici della cerimonia d’Iniziazione, sono necessari<br />

per valutare la costanza e la sottomissione, di liberarsi<br />

degli orpelli profani e renderli produttivi nella spiegazione<br />

dei conflitti interiore e per razionalizzare un processo<br />

evolutivo, trasformando le contraddizioni profane<br />

in una costruzione, anche se a volte illusoria, all’interno<br />

di una logica individualista ma ferma e spiegabile<br />

di una diversità ideologica e culturale Si attende l’in-


segnamento di una strategia per far sfruttare e<br />

ottimizzare l’investigazione interiore con l’uso degli<br />

strumenti offerti da un’antica tradizione come la Massoneria,<br />

che professa tolleranza e fratellanza, nel rispetto<br />

della libertà altrui e nella ricerca della verità fuori<br />

da dogmi limitativi, con deduttivo pensiero umano nell’identificazione<br />

non arbitraria della storia umana, attenuando<br />

le rispettose sofferenze umane ed essere in<br />

condizioni di riconoscere anche attimi d’esaltazione,<br />

in una manifesta razionalità di conoscenze e di comunicazione,<br />

senza confondere il reale dallo spirito, usando<br />

l’arte d’interpretazione del simbolo come mediazione<br />

di una reale conoscenza, nel confronto tra l’incomprensibile<br />

e la realtà profana Le varie manifestazioni<br />

delle prospezioni dell’inconscio quando risalgono in<br />

superficie, per non confondersi nella valutazione dei<br />

valori e delle condotte umane, hanno necessità di riuscire<br />

nella distinzione del diritto e la morale nel rispetto<br />

della libertà individuale oltre che collettiva<br />

Per ottenere la sovranità della speculazione e acquisire<br />

la tecnica esoterica, trova disponibile nel Tempio<br />

massonico, simboli, immagini e utensili, che<br />

rispecchiano l’ideale diritto di caratterizzare il proprio<br />

pensiero nella naturale e ragionevole utilità sociale Non<br />

è per caso che nel secondo viaggio, quello con più<br />

ostacoli e più rumoroso ha la possibilità d’incontrare<br />

l’acqua, la quale, data la sua capacità di dissolvenza,<br />

enuncia un’investigazione contemplativa a vedere altro<br />

e oltre della semplice raffigurazione immediata dell’immagine<br />

simbolica Siffatta allegoria dell’acqua è ricorrente<br />

nella fase più importante nell’iniziazione<br />

massonica e nel primo vero viaggio che si svolge nel<br />

Tempio iniziatico, dopo la macerazione nelle profonde<br />

viscere della terra, in un tormentato stato fisico, si presenta<br />

al cospetto del Secondo Sorvegliante con gli<br />

occhi bendati, che raffigura lo stato d’oscurità intellettiva,<br />

il cammino nell’oscura notte, della mancanza della<br />

luce necessaria a vedere con chiarezza il tragitto da<br />

percorrere È probabile che sono delle sensazioni scaturite<br />

dalle reazioni esistenti in uno stato di conflitto<br />

derivante dalla creazione, dalle particolari ansie e<br />

incomprensioni dell’umanità profana che si accentuano<br />

sempre di più nelle varie lotte sostenute nella sua<br />

mutazione, prodotto dell’atavica paura dell’uomo, presenti<br />

quando il mare profondo si agita e i neri ricordi<br />

creano duri combattimenti interiori La conoscenza<br />

iniziatica non può essere rivelata, resta un mistero,<br />

perché si serve di determinati simboli, composti d’immagini,<br />

analogie, esempi metaforici, ecc i quali interpretati<br />

con informazioni e analisi, secondo dello sviluppo<br />

interiore della propria coscienza, proiettati sempre<br />

e con assiduità al vivere profano e possibilmente<br />

rendere l’uomo contemplativo, virtuoso Ciò che il profano<br />

considera della dinamica della vita, anche se vista<br />

con un equilibrato movimento di varie esperienze<br />

umane, ha perpetuamente un limitato valore di conoscenze<br />

e determinate conformazioni del pensiero uma-<br />

25<br />

no, contrariamente all’iniziato che sceglie percorsi stabiliti<br />

a livello denotativo e d’esplicita interpretazione<br />

profonda del simbolo, da un linguaggio antropologico<br />

nella rivendicazione di un mondo ideale di serenità intellettuale<br />

e fisica<br />

Si potrebbe ipotizzare, che l’astuzia dello spirito in<br />

ognuno di noi, sarà utile riguardo all’uso dell’arte per<br />

ricollegare le idee e le forme, per spiegare le varie rappresentazioni<br />

dell’arcana figura e servendosi della metafora<br />

come strumento per conoscere con più chiarezza<br />

la verità: sarà il modello per tentare di leggere nel<br />

proprio microcosmo, per raggiungere il punto geometrico<br />

terreno per navigare nel vasto cosmo dell’intelletto<br />

Nei rituali massonici codesta arte è esistente, è<br />

l’investigazione fantasiosa sugli arnesi e simboli presenti<br />

nel Tempio, però ha bisogno di inscenare particolari<br />

e innocenti riti per inculcare una ritualità, pur<br />

ritenuta superata e insignificante dal mondo profano,<br />

per abituare il neofita ad un’interpretativa lettura<br />

esoterica Tanto è vero che nel secondo viaggio il profano,<br />

condotto dal Maestro Esperto alla porta del Tempio,<br />

in uno stato confusionario, dimesso e condizionato,<br />

con il cappio al collo, nell’allegorica ritrazione delle<br />

passioni umane, la camicia aperta sul petto per manifestare<br />

la sincerità e la franchezza nei confronti dei Fratelli;<br />

il pantalone alzato al livello del ginocchio e calzata<br />

una sola scarpa, come dimostrazione concreta di<br />

tenacia nell’affrontare e superare le prove stabilite dalla<br />

cerimonia d’iniziazione massonica e l’impegno nella<br />

faticosa ricerca del vero; gli occhi bendati, per ricevere<br />

la Luce che lo illumini nel percorso futuro del sapere e<br />

possa scoprire l’incomprensibile mistero, della ragione<br />

e intelligenza, nella comprensione del libero pensiero<br />

Sono prove di particolare interesse e utilizzate per verificare<br />

la verticalità del profano nella sua immersione<br />

nel mare iniziatico, il quale raggiunge il fondo della<br />

propria individualità per scoprire l’essenza del reale,<br />

l’acqua controllata dal Secondo Sorvegliante per essere<br />

lavato dalle scorie del metallo accumulate nel luogo<br />

che per eccellenza simula la grotta oscura della meditazione<br />

e macerazione interiore Là dove si abbandonano<br />

i rumorosi metalli dell’avidità e della cupidigia, che<br />

tanto condizionano le azioni umane<br />

Le parti cellulari d’acqua danno forma alla vita che<br />

rinasce: è il segmento che dal passaggio di disordine,<br />

di caos, (lo confermano i rumori e gli ostacoli, che s’incontrano<br />

col cammino nel Tempio) a quello d’ordine,<br />

di perfezionamento, d’arginatura per arrivare poi, dopo<br />

il viaggio dell’Aria, al Fuoco del Maestro Venerabile<br />

distruttore d’ogni passione meschina e ogni superstizione<br />

profana, là dove il postulante muore e si prepara<br />

a rinascere Con la spada fiammeggiante che simula il<br />

simbolo dell’universalità del pensiero, il Maestro Venerabile<br />

gli chiede di giurare sulla Bibbia, non con lo<br />

scopo di attribuire una posizione preminente ad una<br />

specificata religione, perché quel Libro è globalmente


identificato come messaggero d’antica sapienza Sul<br />

Vangelo di Giovanni, reputato l’antesignano che prevede<br />

l’avvenimento che dividerà il mondo, che squarcerà<br />

la tenebra, perché Giovanni l’Evangelista è quello<br />

che raccoglie la torcia illuminante e identificatrice della<br />

dottrina del Verbo che marca l’avvento della Verità, la<br />

quale assimilata gradualmente s’infonde all’Universo<br />

intero Sono prove, nel passato considerate assai severe,<br />

che simboleggiano la tradizionale purificazione,<br />

l’elevazione dello spirito sulla materia, una ritualità<br />

adottata per simboleggiare che la vera scienza, il veritiero<br />

sapere, è l’umiltà e per tale motivo è fatto<br />

inginocchiare sul ginocchio destro al cospetto dell’altare,<br />

non per farsi perdonare dalle ingiustizie o misfatti<br />

individuali o sociali propinati di continuo nella vita<br />

profana, ma unicamente per identificarsi nella veste<br />

d’uomo libero e di buoni costumi, un atto d’ubbidienza<br />

a ricevere l’illuminazione per ascendere alla conoscenza<br />

del mistero<br />

È presumibile che il profano, giunto a questo gradino,<br />

sia cosciente del suo desiderio a far parte della massonica,<br />

Istituzione collettiva ma addebitata alla ricostruzione dell’individualità<br />

spirituale, aiutandola con lo studio della<br />

simbologia a rendere fruttifero il proprio ego interiore e<br />

provocare il processo evolutivo che trasforma le contraddizioni<br />

profane in una costruzione, ferma e spiegabile<br />

di una diversità ideologica e culturale Sembra assurdo<br />

credere che la comparsa di segni, arnesi simbolici e strumenti<br />

vari, abbiano la capacità a originare delle premesse<br />

per un processo di cambiamento al modo di vivere la<br />

propria vita interiore, ma se la speculazione massonica<br />

sul simbolo è utilizzata a vedere oltre alla semplice immagine<br />

visiva funzionante, adatta a suscitare uno stadio<br />

d’illuminazione capace di esplorare le ombre interiori, senza<br />

negare o nascondere la rea1tà del profano Conscio che,<br />

quando si cerca di interpretare specifici riferimenti<br />

introspettivi, l’entità individuale non riesce a leggere le<br />

varie comunicazioni che il fiume torrentizio fa emergere in<br />

superficie, disincagliando dalle confusioni nell’analisi<br />

umana delle esperienze profane, nel confronto delle responsabilità<br />

degli affetti e dell’amore Tuttavia, servendosi<br />

di determinati simboli, spesso esempi metaforici interpretati<br />

con informazioni e analisi, secondo lo sviluppo<br />

interiore e la coscienza individualistica, considera la dinamica<br />

della vita, con un equilibrato movimento delle varie<br />

esperienze umane e il disordine interiore, lo stato fetale<br />

del buio cavernicolo del crogiolo materno, il liquido diffusore<br />

(quello amniotico) di molecole ed energie si fonde e<br />

si ordina nello stato solido, realizzando il meraviglioso e<br />

misterioso esempio della vita umana<br />

Si potrebbe azzardare a dire che la legge che regola la<br />

realtà è Dio, che è ragione, logos, la coincidenza del fuoco<br />

eterno, principio di cui tutto derivi e in cui tutto si<br />

risolve Quando più ci si allontana dallo zero verso l’alto<br />

(dal dentro verso fuori), tanto più è forte il bisogno di<br />

comunicazione dell’uomo, il quale già nello stato<br />

26<br />

embrionale cerca il contatto con l’esterno per mezzo del<br />

cordone ombelicale Da dentro il pozzo materno tenta il<br />

collegamento con il reale, è l’albero della vita che comunica<br />

con terra-cielo; le radici si trattengono nella terra e il<br />

fusto, che rappresenta la forza, l’equilibrio con la chioma<br />

che è la rappresentazione del cosmo Ci si rende conto<br />

che non è né semplice né facile riuscire a decifrare il messaggio<br />

misterioso che trasmette il simbolo o la ritualità<br />

nel Tempio massonico, né la Massoneria pretende di dare<br />

spiegazioni di favore o ipotesi di varia natura psicologica,<br />

però, una cosa importante lo fa ed è quello di consegnare<br />

gli utensili da usare per discernere il bene dal male,<br />

con l’obbligo morale di fare bene e di evitare il male<br />

Usarli per distinguere con obiettività le particolari sfumature<br />

del bianco e del nero della scacchiera rappresentata<br />

nel Tempio, perché ogni pensiero umano è fatto di luce e<br />

di tenebre e si raffronta giornalmente con il bene e il male,<br />

in un’attenta valutazione di essere fornito di un limitato<br />

valore di conoscenze per appurare distorsioni in determinate<br />

conformazioni del pensiero e contrariamente all’iniziato,<br />

il quale sceglie o almeno analizza il possibile percorso<br />

della vita<br />

Solitamente il presuntuoso, nelle sue espressioni spesso<br />

contraddittorie, crede di capire tutto e dando come<br />

risultato la propria convinzione di essere sovrano custode<br />

del sapere e quindi non sente il bisogno di apprendere<br />

e di riuscire a controllare le schegge di rocce slegate<br />

una dall’altra che colpiscono in modo disordinato gli ideali<br />

educativi e la morale di una comune umanità, convinti<br />

che ognuna sia fine a se stessa Si dirà che chiunque di<br />

noi determina, come se fosse un dualismo nella stessa<br />

personalità, confronti non tanto necessari con Fratelli che<br />

hanno perduto la visione del Tempio non riuscendo a<br />

distinguere il bene dal male Vecchi paragoni fra il massone<br />

disposto a percorrere un tragitto spirituale ed esoterico<br />

e il massone che non vuole controllare il proprio umore e<br />

il disordine della profanità Ancora di più, quando sventura<br />

vuole, salga le gerarchie dell’Ordine o del Rito,<br />

anche superando le prove di un’iniziazione massonica<br />

Per possedere la dimestichezza dei misteri, pratica<br />

appieno il vizio dell’orgoglio e siede nel Tempio più<br />

come faccendiere che come Libero Muratore <strong>Il</strong> riconoscimento<br />

doveroso per l’iniziato, è uscire dalla folla per<br />

recuperare la propria individualità nell’insieme sociale,<br />

di prepararsi dall’intuitivo, alla razionalità, che con la<br />

propria spiritualità intellettuale traccerà, con l’aiuto della<br />

squadra, il righello e il compasso e traccerà le varie<br />

coordinate per trovare il punto geografico, il microcentro<br />

che rappresenta il raggiungimento della calma, la contemplazione<br />

per affrontare ogni problematica e vivere<br />

una serena vita reale L’utilità dell’uso di questi strumenti<br />

servirà per scomporre gli elementi devianti e placare<br />

le passioni interiori, acquisire l’equilibrio giusto<br />

nell’affrontare l’abisso delle cose, i limiti dell’ambiente,<br />

senza punire se stessi: l’acqua chiara, il fiume arginato<br />

trionfa, pronto ad affrontare con serenità di giudizio, lo<br />

scenario del reale profano


Affrontare il tema dell’uomo e dei suoi problemi<br />

attuali diventa un’impresa che rischia di sembrare ovvia,<br />

destinata a essere considerata un luogo comune;<br />

ma in realtà ciò non si può dire Se noi parliamo dell’uomo<br />

nel tempo presente il più delle volte, ci fermiamo<br />

a esaminarlo come un essere immerso in molteplici<br />

attività: in creazioni che comprendono un’ampia gamma<br />

dalle cose più semplici o apparentemente tali È<br />

ben vero, che l’umanità è stata sempre giudicata per<br />

quanto di tangibile avesse saputo concedere al giudizio<br />

storico, per le sue creazioni, i progressi, le opere<br />

d’arte destinate a sfidare i secoli, ma mai di preoccuparsi<br />

eccessivamente a penetrare i misteri dell’animo<br />

di un singolo uomo nella partecipazione alle varie creazioni<br />

Storici, economisti, filosofi hanno fornito giustificazioni<br />

religiose, economiche e affettive, con avvenimenti<br />

e realizzazioni che assumevano nel corso dei<br />

tempi significati storici e politici alterni; ma un’analisi<br />

introspettiva, compenetrante l’essenza esistenziale dell’individuo<br />

come la possiamo intendere in senso<br />

massonico, è stata affrontata raramente Intendo dire<br />

raramente, si badi bene, e non mai, perché in ogni tempo,<br />

a ricordo d’uomo, accanto alle esigenze ambientali<br />

e strumentali, la necessità cosiddetta spirituale ha sempre<br />

trovato il tramite, il pertugio segreto, per affiorare<br />

e comparire con impulsi ben delineati accanto a tutte<br />

le altre esigenze di preminente importanza, e in ogni<br />

tempo vi è stato chi si assunse il compito di interpretare,<br />

di analizzare, di elaborare e soprattutto di continuare<br />

a mantenere in vita questi impulso<br />

Quando si evidenzia un’azione, un evento<br />

inspiegabile e incomprensibile, si considera immediatamente<br />

come mistero e d’istinto si tende ad ignorarlo<br />

o nasconderlo nel più profondo inconscio, al<br />

fine di evitare di prendere in esame una visione sconvolgente<br />

al proprio modo di vivere È una condotta<br />

che porta inevitabilmente alla superstizione individuale<br />

o collettiva e sociale, condizionando il pensiero,<br />

la religione, l’ideologia L’insondabile,<br />

impalpabile mistero, anche se difficile a spiegarsi ha<br />

da sempre attratto l’uomo, il quale ha bramato continuamente<br />

come penetrarlo ed essere in grado di<br />

leggerlo, adottande simbologie diverse e convinte<br />

della trasformazione delle cose e della loro natura<br />

infinita, eterna Concettualmente e nel senso culturale,<br />

la Massoneria può ritenersi un’ideologia a riguardo<br />

dei suoi insegnamenti di comportamento<br />

d’azione sociale dell’essere umano, nel percorso individuale<br />

dell’osservazione analitica dei simboli che<br />

catturano, in un insieme di consapevole interesse,<br />

che aiutano a rivelare l’esatta conoscenza del bianco<br />

e nero, eliminando le confusioni dei prodotti dell’oscurità<br />

profana e definire l’esatta, razionale verità<br />

Indica come il percorso dell’uomo continua<br />

inarrestabile nella crescita fisica e intellettuale, da<br />

giovane adolescente ad apprendista anziano sino alla<br />

fine del difficile percorso terrestre<br />

27<br />

Nasce e cresce, tuttavia, nella sua mente, il suo<br />

interesse alla morte, all’epilogo della sua vita terrena;<br />

è costretto a scovare nelle tenebre dell’inconscio, nella<br />

conoscenza della propria identità per diventare uomo<br />

libero e di buoni costumi Sa benissimo che ancora<br />

non sarà in grado di sondare, di leggere quel particolare<br />

segreto o mistero, motivo per il quale in Massoneria<br />

per superare questo pericoloso stallo è necessario<br />

riempirsi di un’affabile concordanza e amorevolezza da<br />

generare con i rituali lavori, i quali necessariamente<br />

pervengono nel risveglio all’azione di vivacità, magari<br />

dibattendo anche al di fuori della Loggia stessa, sia<br />

con i Fratelli appartenenti all’Ordine e sia con quelli<br />

non conoscitori della nostra finalità È opportuno estendere<br />

i legami d’amore e di solidarietà fraterna, senza<br />

limitazione della ricerca del Vero, ma favorendo il progresso<br />

umano nella piena libertà della scelta morale<br />

del bene e del male, osteggiando l’indifferenza o meglio<br />

i continui tentativi di sottomissione o d’intollerante<br />

individualismo, apportatore di devianti insegnamenti,<br />

spesso snaturante la vera natura dei principi<br />

massonici Resto nella convinzione, che il massimo<br />

impegno di lavoro del Maestro è dibattere con chiarezza<br />

e comprendere bene l’importanza di trasmettere agli<br />

altri l’applicazione democratica a garantire i diritti della<br />

libertà e partecipare nel processo di miglioramento sociale<br />

oltre a quello più impegnativo della sua ricerca<br />

interiore, portatore di saggezza e di sapienza Può anche<br />

essere positivo il fermento in cui vive in questo<br />

periodo l’Ordine massonico, ma stare attenti della sfrenata<br />

partecipazione al proselitismo o alla formazione di<br />

Logge o manifestazioni pubbliche, a volte non attesta<br />

la solidarietà massonica né un maggior rispetto nei riguardi<br />

del profano, ma è esclusivamente ostentazione<br />

d’appartenenza, per sfruttarla in rendiconti personali<br />

La solidarietà massonica non solo è estrinsecazione di<br />

lotta comune a favore della libertà individuale d’espressione<br />

di pensiero e nella rivelazione spirituale, ma d’utile<br />

e reciproco contributo nel confronto con i Fratelli e<br />

aiuto (come soleva enunciare Pitagora nei confronti<br />

dei giovani adepti) a riconoscere il minerale adatto per<br />

produrre il mercurio Far sì che la tutela dei principi,<br />

dettati nei tre punti della fratellanza, siano sempre presenti<br />

e applicabili per eliminare incertezze sociali e intellettuali<br />

Non credo che si possa restare insensibili al richiamo<br />

dei succitati principi utili ad istituire chiarificatori<br />

dibattiti costruttori, non solo in un’attendibilità soddisfacente,<br />

ma anche un’opportunità di manifestazione<br />

d’idee e d’azioni La probabile scelta fatta all’epoca<br />

della nostra Iniziazione sarà stata quella di frenare l’irrompere<br />

di forze capaci a far deviare dalla Tradizione<br />

espressa dalla ritualità e dalla ricerca esoterica, tanto<br />

da impegnare ogni Massone di raccogliere, di<br />

estrapolare e annotare dal crogiolo del Tempio laico,<br />

anche innovatori fatti, se questi sono espressioni della<br />

nostra tradizione


<strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />

Notiziario<br />

Gran Loggia dell’anno massonico <strong>2009</strong> In un clima di ritrovata serenità si sono conclusi i lavori della Gran Loggia <strong>2009</strong> del<br />

<strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia, tenutasi a Rimini dal 3 al 5 aprile Nel procla marsi costruttori di sogni possibili, i massoni italiani<br />

vogliono offrire ancora oggi l’orizzonte della Libera Muratoria come laboratorio fattivo di sogni per la Società ha scritto nel<br />

telegramma inviato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Gran Maestro Gustavo Raffi che ha così concluso: Le<br />

assicuriamo che senza scendere sul terreno della politica o della religione, di fronte alla crisi in atto la Massoneria italiana darà<br />

il proprio contributo facendo valere la potenza luminosa del sogno contro le tenebre degli incubi In un Tempio gremito<br />

all’inverosimile, Fratelli e profani hanno applaudito più volte il Gran Maestro nel corso della sua allocuzione, cui è stato dato<br />

ampio risalto anche dalla stampa In molti, ha detto fra l’altro, si accontentano di una vita succube del consumismo, della<br />

pubblicità, del finto progresso; preferiscono i sogni televisivi, teleguidati, dove tutto è falso e posticcio () I progetti della politica<br />

non devono ridursi ai sondaggi, la politica deve tornare a sognare<br />

Sabato 4 aprile <strong>2009</strong> sono stati altresì insediati i vertici della Comunione risultati eletti – per il quinquennio <strong>2009</strong>-20013 – nella<br />

consultazione elettorale del 1 marzo <strong>2009</strong> e precisamente i Fratelli: Gustavo Raffi Gran Maestro; Massimo Bianchi e Antonio<br />

Perfetti Gran Maestri Aggiunti; Gianfranco De Santis 1° Gran Sorvegliante; Giuseppe Troisi 2° Gran Sorvegliante: Morris L Ghezzi<br />

<strong>Grande</strong> Oratore e Piero Lojacono Gran Tesoriere Alla dignità di Gran Segretario è stato nominato il Fratello Giuseppe Abramo<br />

Novità librarie e recensioni<br />

Giovanfrancesco Rustici – Le Compagnie del Paiolo e della Cazzuola Tommaso Mozzati, Casa Editrice Leo S<br />

Olschki, Collana Fondazione Carlo Marchi vol 22, Firenze 2008, cm 22,5×30, XIV-516 pp con 24 ill nt e 338 figg ft<br />

prezzo € 150,00 [ISBN 978 88 222 5725 3] La monografia monumentale di Tommaso Mozzati, di altissimo valore scientifico<br />

ed editorialmente curata in maniera splendida dalla Casa Editrice Olschki (tanto nomini …), rappresenta una pietra miliare<br />

nella comprensione di un eccezionale momento storico della cultura europea, ove Firenze ha svolto un ruolo non solo primario<br />

e fondamentale ma esclusivo Ben poche opere, dagli anni Sessanta dello scorso secolo, hanno dato un contributo così<br />

importante, accurato e, non certamente trascurabile, entusiasta e appassionato, allo studio del tardo Rinascimento e del<br />

Manierismo Recenti studi hanno dimostrato che proprio nel mondo artistico fiorentino, da Michelangelo al Pontormo, affiorò<br />

la natura eversiva e liberatoria della metafisica esoterica, compressa e perseguitata dal potere ecclesiastico La società occidentale<br />

ha percorso una strada di dolore e di sangue, attraverso la Riforma e le Rivoluzioni, per affermare un principio di libertà civile<br />

senza la quale non può esistere la libertà spirituale Quando le condizioni culturali, sociali e politiche lo permisero, gradualmente<br />

ciò che era necessariamente occulto fu rivelato È da questa indispensabile gradualità che derivano i limiti del “metodo storico”,<br />

secondo la definizione di Réne Guénon, La “Philosophia Perennis” può essere seguita più dal polline del suo pensiero, che<br />

feconda ogni evo, che dalla rigida analisi storica<br />

Ma una nuova storiografia, che esamina oggi gli influssi del pensiero metafisico negli avvenimenti umani, può trovare nuovi<br />

elementi, esumare le testimonianze sepolte negli archivi Può quindi riconsiderare la storia non soltanto come un susseguirsi delle<br />

necessità e delle sue conseguenti risoluzioni, fino a ritrovare quel fresco zefiro della Primavera botticelliana che potrebbe rinnovare<br />

umanamente una civiltà sempre più disumanizzata Questo testo è di particolare importanza non solo per gli specialisti, gli<br />

accademici e un pubblico colto di lettori, ma per la tradizione latomistica, che ritrova in esso le tracce di una protomassoneria<br />

italica e particolarmente fiorentina In questi specifici elementi ci è necessario chiosare, per i nostri particolari interessi di<br />

conoscenza massonica questo testo, che certamente si rivolge ad ambienti più scientifici o comunque diversi Proprio a Firenze<br />

e in quel tempo tornavano alla luce i concetti del neoplatonismo e di quella prisca religione, che pur non negando la salvezza<br />

cristiana, ammirava e affermava nello stesso tempo la spiritualità misterica del passato Le Arti, pur essendo organizzazioni<br />

pragmatistiche di mestiere, avevano nonostante ciò una loro connotazione religiosa e metafisica, in quanto, nella mentalità della<br />

loro epoca, ogni azione umana era retta solo nell’allineamento micro-macrocosmico, cioè nello svolgimento dell’azione umana come<br />

cosciente partecipazione a quella divina <strong>Il</strong> Sansovino ci ricorda come nelle associazioni artistiche, comunemente collegate a<br />

confraternite religiose, “s’operano cose religiose, perciò quasi come in Accademie o scuole pubbliche si impara”<br />

All’Arte degli Speziali erano ascritti tutti i pittori, scultori, architetti e artisti in genere, per la dipendenza delle materie prime<br />

ed è in lei che si poteva esprimere quella spiritualità tutta latomistica che si esprime simbolicamente negli strumenti del costruire<br />

e dell’ornare Negli ultimi anni del XIV secolo nell’Arte degli Speziali si formò una compagnia di Laudesi chiamata la Compagnia<br />

di San Luca Evangelista a cui potevano appartenere soltanto pittori, scultori, architetti e artisti in genere, e di cui naturalmente<br />

furono membri, Luca, Filippo e Filippino Lippi Questa Compagnia ebbe l’onore di una cripta funebre nella chiesa della SS<br />

Annunziata, opera del Montorsoli, la cui lastra tombale è ricca di simboli latomistici Negli ultimi decenni del XVI secolo la<br />

Compagnia formò le basi storiche della nuova Accademia del Disegno, sotto la protezione di Cosimo I, di cui il primo Provveditore<br />

fu Don Vincenzo Borghini, benedettino, Priore degli Innocenti, insigne umanista ed ermetista I nuovi tempi e l’assunzione da<br />

parte dei Medici del ducato prima, e del granducato poi, imponevano un più stretto controllo mediceo sulle organizzazioni di<br />

mestiere Sia Cosimo sia Francesco poi si glorificarono della loro qualità di patroni e “accettati”, nel Salone dei Cinquecento in<br />

Palazzo Vecchio dove sono ambedue effigiati, in mano la squadra e il compasso dei costruttori La Compagnia del Paiolo e poi<br />

quella della Cazzuola, che già il De Castro, nel XIX secolo, riteneva di prodromi latomistici, differivano dalle Compagnie di<br />

Gonfalone o Stendardo o dalle Potenze popolari di quartiere, solo per l’origine e la predominanza dei membri artistici Conosciamo,<br />

attraverso l’opera di Ludovica Sebregondi Tre Confraternite fiorentine e il Deo Gratias di Artusi e Patruno la composizione di tali<br />

forme di associazionismo fiorentino <strong>Il</strong> Mozzati ci dona molte preziose annotazioni inedite della persistenza concettuale e<br />

simbolica fra le due Compagnie studiate e l’ipotizzata protomassoneria fiorentina <strong>Il</strong> legame concettuale è certamente l’emetismo<br />

di Cosimo e il neoplatonismo di Lorenzo de Medici La Philosophia Perennis, quella stessa di cui un ramo non minore è la<br />

Massoneria, ripete qui i suoi massimi assiomi: la libertà spirituale dell’uomo come identificazione con il divino, la liberazione dalla<br />

materia come elemento di disidentificazione, con i mezzi stessi che questa, ombra di Dio, concede all’uomo: il corpo e la mente<br />

Le Accademie Platoniche di Firenze e di Roma, che Inigo Jones, Gran Maestro della Massoneria del Seicento inglese affermava<br />

esser state il “modello” della Libera Muratoria”, formarono anche la forma dell’Accademia del Disegno di Cosimo I, che fu la<br />

prima entità proto-massonica manifestata nella storia La persistenza simbolica e strutturale, affermata poi potentemente nella<br />

simbologia dell’Accademia del Disegno è messa particolarmente in evidenza dal Mozzati nel capitolo Delle Compagnie del Paiolo<br />

e della Cazzuola come forme di organizzazione sociale<br />

Caratteristica è l’importanza data alla Cena non solo come mezzo di aggregazione sociale, ma come effettiva comunione di<br />

fraternità e ancor più di formazione eggregorica, che concerne l’assommarsi esponenziale delle qualità dei membri e commensali in<br />

28


un unico ente Da ciò deriva l’apparente “democraticità” delle strutture compagnoniche che il Mozzati mette in luce in cui la<br />

dicotomia fra Ospiti e Commensali è di fatto abolita simbolicamente, ma permaneva comunque socialmente L’acuta osservazione<br />

sulla caratteristica del numero dei membri delle Compagnie, sempre corrispondenti a multipli di tre o di quattro, corrisponde alle<br />

qualità del ternario, triade divina per eccellenza e del quaternario, numero dell’opposizione degli elementi che forma la materia Si<br />

potrebbe ipotizzare che le rosette a tre o quattro petali che ornano le facciate dei palazzi fiorentini del ‘400 e del ‘500 abbiano lo<br />

stesso significato, indicando fra l’altro una predilezione per il pitagorismo o per il neoplatonismo dei costruttori o dei committenti<br />

Come riporta in una nota il Mozzati, il Vasari riferisce di un certo ordine di grado nelle Compagnie Nella primitiva formazione<br />

delle Compagnie, composte da ventiquattro membri, dodici dovevano appartenere alle Arti Maggiori, dodici alle Minori Gli<br />

appartenenti alle Arti Maggiori dovevano vestirsi da muratore, quelli delle Arti Minori da manovali Si intravede qui la tripartizione<br />

gerarchica in Maestri, Muratori e Manovali<br />

Ma la caratteristica fondamentale di persistenza simbolica si nota nella composizione generale dei membri della Compagnie,<br />

che appartenevano trasversalmente a tutte le categorie sociali La composizione generica delle Confraternite era spesso limitata agli<br />

appartenenti allo stesso mestiere, mentre gli artisti “accettavano”, secondo la dizione massonica, anche altre categorie Un’altra<br />

caratteristica proto-massonica consiste in alcune rappresentazioni orrifiche, che per quanto comuni di alcune famose cene<br />

manieristiche, costituiscono un “luogo teatrale” universale, una sorta sacra o catartica rappresentazione, in cui l’irruzione selvaggia,<br />

simile alla funzione del trickster descritta dagli antropologi, è trasmessa anche attraverso la beffa, così celebrata nella letteratura<br />

antica fiorentina La persistenza simbolica propriamente detta – in quest’ambito – è quella dell’uso degli strumenti dell’Arte<br />

Muratoria La Squadra e il Compasso, come allegorie del passaggio dalla costruzione materiale a quella spirituale, non erano usati<br />

soltanto dai costruttori, ma ad esempio, anche dai tipografi, ma il loro abbinamento è esclusivamente massonico <strong>Il</strong> primo esempio<br />

del simbolismo della squadra e compasso, che due amorini iniziano a incrociare, (a indicare graficamente il sigillo salomonico) si<br />

trova nel dipinto di Santi di Tito La fondazione del Tempio di Salomone nella Cappella dell’Accademia del Disegno, e nella lastra<br />

del sepolcro degli Artisti dell’Accademia Da massoni, non possiamo che prendere accuratamente nota delle cognizioni così inedite<br />

e particolari che Mozzati ha trascritto, nella speranza che la storiografia ufficiale che così degnamente rappresenta possa proseguire<br />

nel tempo queste labili ma indicative tracce di una storia che non sempre è seguita e commentata come sarebbe auspicabile<br />

(Recensione del Fratello Vittorio Vanni)<br />

Massoneria, Carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano (1905) Oreste Dito Anastatica<br />

con introduzione di Aldo Alessandro Mola, Arnaldo Forni Editore, Sala Bolognese, 2008 I-XVI, i-x e 441 pagine Un libro<br />

fondamentale e ancora valido per comprendere la storia del nostro Risorgimento che non fu solo l’epopea dei grandi nomi<br />

consacrati nei monumenti e in medaglie commemorative, ma fu opera anche corale della gente comune, i nomi della quale giacciono<br />

sepolti in Archivi di Stato, in “processi economici” che nessuno ha avuto la voglia o la curiosità di scandagliare per scriverne la<br />

storia che è anche storia d’Italia Ci pensò Oreste Dito nel 1905, a regno assodato, con questo libro che è una radiografia delle<br />

decine di sette, derivanti in parte dalla Massoneria napoleonica, in parte dalla Carboneria murattiana e apertesi a ventaglio per<br />

creare quell’humus favorevole all’Unità Sette sempre perdenti, effimere, ma pronte a ricostituirsi e unite soltanto nell’ideale di<br />

Patria Ugo Foscolo, uno che se ne intendeva di sette segrete, ebbe a dire che “per fare l’Italia occorreva disfare le sette”, ma<br />

aggiungeva vieppiù che “occorreva unificarle in un’unica associazione”, per raggiungere lo scopo prefissato da esse Fu così che la<br />

Massoneria rifiorente nel nuovo regno si assunse inconsapevolmente o consapevolmente questo mandato, radunando al suo<br />

interno quel gran partito democratico amato da Giuseppe Mazzoni – vedi Guglielmo Adilardi: Memorie di Giuseppe Mazzoni<br />

Pacini, 2008 – Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Dolfi e molti altri, teso alla realizzazione di un Risorgimento da loro giudicato<br />

imperfetto «Per questo la Massoneria “partito dello Stato” e quindi leale verso le istituzioni era fatalmente bersaglio dei nemici<br />

del Risorgimento, dell’unificazione nazionale e della Corona» come ricorda Mola nella introduzione Quando Oreste Dito entrò in<br />

Massoneria (1895) il Gran Maestro Adriano Lemmi scrisse di suo pugno una lettera di “benvenuto” (XIII-XV) Erano tempi<br />

quelli, in cui non il numero era privilegiato, ma la qualità (Recensione del Fratello Guglielmo Adilardi)<br />

Loggia Concordia 1861-2000 I massoni a Firenze Olinto Dini, Polistampa Editore Firenze <strong>2009</strong>, pagine 230, prezzo €<br />

18,00 A seguito della prima e incompleta pubblicazione di Gildo Valeggia sulla Loggia Concordia, Olinto Dini ha ridato verità<br />

storica a questo consesso massonico nella Firenze postunitaria Emblematica è la rivoluzione pacifica della Toscana all’alba del<br />

1859, attraverso il contributo fattivo di personaggi della sinistra quali il Dolfi e il Mazzoni Nel risveglio la Loggia Concordia<br />

divenne la capo fila di varie altre consorelle che si riconoscevano principalmente nel partito democratico dalle molte anime e dalle<br />

molte teste Nelle pagine di Olinto Dini viene messo in luce come agli albori la Concordia disvelò subito attraverso i suoi uomini<br />

più capaci le proprie intenzioni riformatrici e moderniste con un programma assai nutrito non solo dalla forte intenzione di<br />

completare l’Unità d’Italia, ma pure da progetti concreti per migliorare lo stato sociale delle classi più povere In questo senso le<br />

iniziative verso una maggiore libertà associativa, verso la beneficenza Non mancò alla Loggia Concordia di interessarsi della<br />

diffusione di libri per l’educazione del popolo e la creazione di un giornale, “<strong>Il</strong> Tesoretto”, al cui interno vi erano dispense di<br />

diritto, di economia, scienze, tutte tendenti all’ emancipazione del popolo soggiogato dal pretismo ottuso Giornale che fu il padre<br />

di tutti i fascicoli a dispense di seguito imitati da altre testate Sin dal 1861 Giuseppe Giacomo Alvisi, ex Venerabile della<br />

Concordia, per far fronte alla congiuntura che aveva colpito la Toscana istituì le prime cooperative di consumo alimentare e la<br />

creazione della prima banca popolare Nel 1864, considerato il successo della Banca Popolare, Alvisi studiò con i Fratelli della<br />

Concordia l’istituzione di una Società Concordia – Banca del Popolo, nel cui preambolo mise in risalto la matrice massonica<br />

L’avvento del fascismo con la firma dei Patti Lateranensi fu il segnale della fine dello stato laico a cui tanto aveva contribuito la<br />

Loggia Concordia e la Massoneria nel suo insieme; con la legge sull’abrogazione del diritto di associazione del 1925 fu la fine della<br />

democrazia e l’inizio della persecuzione dei massoni in particolare e degli antifascisti La Massoneria nella lotta al fascismo non<br />

indietreggiò e pagò il suo contributo di sangue come mette bene in evidenza nel saggio l’autore Olinto Dini nel saggio ripercorre<br />

molto più minutamente ed estensivamente la vita della Loggia Concordia fino ai giorni nostri Inevitabilmente diventa così storia<br />

d’Italia Ma il testo non risente, come era da prevedersi nel trattare la parte più a noi vicina, dell’effetto “cronaca”, essendo<br />

assicurato dall’autore un giusto focus per un giudizio distaccato: mi riferisco in particolare al capitolo che tratta la vicenda della<br />

Propaganda massonica, la quale vicenda viene inserita giustamente in un contesto non soltanto nazionale<br />

Tuttavia fa molta chiarezza circa la persecuzione e diffamazione che migliaia di massoni subirono con la successiva inchiesta<br />

del magistraro Agostino Cordova teso a ricercare connivenze fra mafia e massonerie che comportarono enormi spese per la<br />

giustizia (furono sequestrati in tutta Italia 800 faldoni di documentazione massonica) e finendo il tutto in una bolla di sapone<br />

Quello che emerge di positivo da tale lavoro è che raramente la storia della Massoneria viene scritta da massoni e sappiamo per<br />

esperienza diretta che la storia scritta da altri non è la storia della Massoneria, ma storia di ideologie che non appartengono ad essa<br />

e pertanto sono storie di parte se non proprio di partigiani Un altro pregiudizio storico che il libro svelle è che le battaglie che i<br />

massoni intrapresero per il compimento dell’Unità d’Italia ed il miglioramento dell’Umanità afflitta non furono battaglie ascrivibili<br />

all’ideologia massonica, ma lotte attribuibili ai singoli individui come uti singuli e scissi dalla componente massonica Tant’è che<br />

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su tale scia uno storico professionale ebbe a sostenere che tutto ciò che fece Garibaldi (Primo Massone d’Italia) per il nostro<br />

Risorgimento non ebbe alcuna attinenza con la sua iniziazione massonica (Montevideo 1844); salvo poi, voltando pagina,<br />

attribuire ai massoni di ieri e di oggi unicamente occupazioni di posti, carriere abusive, inganni, delitti, colpi di mano, complotti<br />

E quant’altro di sinistro alcuni storici siano stati capaci di ascrivere nel passato e in questi ultimi trent’anni ai massoni nella più<br />

corriva e pappagallesca scia di barruelliana memoria o, quando erano in buona, di gramsciana e superata ideologia (Recensione del<br />

Fratello Guglielmo Adilardi)<br />

Manifestazioni in Toscana<br />

CXL anniversario della RL “Benedetto Cairoli” (119) all’<strong>Oriente</strong> di Arezzo Sabato 18 aprile, alle ore 17, con il<br />

patrocinio del Comune di Arezzo e del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana, nella Sala del Consiglio Comunale in<br />

Piazza della Libertà si è svolto il Convegno “La Loggia Benedetto Cairoli nella città di Arezzo: storia e prospettive” Dopo i saluti<br />

del Sindaco Giuseppe Fanfani, dell’Assessore alla Cultura Camillo Brezzi e del Presidente del Collegio Circoscrizionale Stefano<br />

Bisi, si sono svolti gli interventi di Michele Coradeschi “Storia della Loggia Cairoli”, Luigi Armandi “I massoni della Cairoli<br />

nella società aretina” e di Morris L Ghezzi “Prospettive della Libera Muratoria” Le conclusioni sono state tratte dal Gran<br />

Maestro Gustavo Raffi Un’agape fraterna, aperta a tutti, al Circolo Artistico di Corso Italia 108 ad Arezzo, ha degnamente<br />

concluso una giornata intensamente vissuta, densa di storici e patriottici riferimenti<br />

RL “Niccola Guerrazzi” (665) all’<strong>Oriente</strong> di Follonica <strong>Il</strong> 31 maggio <strong>2009</strong> dalle ore 1000 si è svolta a Follonica nell’Aula<br />

Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale di Follonica in Piazza 1° maggio la Cerimonia di premiazione del Concorso “Domani<br />

è … ” indetta, per l’undicesimo anno consecutivo, dalla prestigiosa Officina follonichese<br />

Presidenza<br />

Gustavo Raffi – Gran Maestro del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />

Massimo Bianchi – Gran Maestro Aggiunto Vicario del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />

Mauro Lastraioli – Gran Maestro Onorario del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani<br />

Stefano Bisi – Presidente del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana<br />

Blasco Mucci – Moderatore, Direttore responsabile de “<strong>Il</strong> <strong>Laboratorio</strong>” rivista della Massoneria Toscana<br />

Vittorio Vanni – Organizzatore e Discussant delle Rubriche alle “Giubbe Rosse” di Firenze: Incontri con il <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong><br />

d’Italia; Lettere e Simboli; L’Opera al Rosso; Progetto Domani<br />

Commissione giudicatrice<br />

Eros Rossi – Presidente<br />

Anna Maria Signori – Docente Istituto di Istruzione Superiore di Massa Marittima<br />

Pierdanilo Carretta – Docente Emerito – Liceo Scientifico di Follonica<br />

Massimo Corti – Docente Universitario<br />

Giuseppe Rea – Docente Istituto Tecnico Commerciale di Follonica<br />

Giuliano Giuggioli – Maestro Pittore<br />

Autorità e Ospiti<br />

Claudio Saragosa – Sindaco del Comune di Follonica<br />

Alberto Marenzi – Vice Sindaco del Comune di Follonica<br />

Sabrina Gaglianone – Assessore Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Follonica<br />

Alessandro Agostinelli – Dirigente del Comune di Follonica<br />

Miria Magnolfi – Direttrice Biblioteca Comunale di Follonica<br />

Emilio Mezzetti – Dirigente Istituti Superiori di Follonica<br />

Tommaso Imperio – Dirigente Istituti Polo Liceale di Grosseto<br />

Nicola Ottaviano – Dirigente Istituti Superiori di Massa Marittima<br />

Stampa<br />

Corrispondente, per Follonica, del quotidiano La Nazione<br />

Corrispondente, per Follonica, del quotidiano <strong>Il</strong> Tirreno<br />

Corrispondente, per Follonica, del quotidiano Corriere di Maremma<br />

Svolgimento del programma<br />

• <strong>Il</strong> Moderatore presenta i componenti la Presidenza: Gustavo Raffi, Massimo Bianchi, Mauro Lastraioli, Stefano Bisi e Vittorio<br />

Vanni<br />

• <strong>Il</strong> Moderatore rivolge un saluto e un ringraziamento, da parte della Comunione Massonica Toscana, alla Commissione<br />

giudicatrice, alle Autorità, agli Ospiti e alla Stampa<br />

• Stefano Bisi svolge la relazione introduttiva<br />

• Blasco Mucci illustra sinteticamente il libro che viene dato in omaggio agli studenti<br />

• Eros Rossi consegna agli studenti che hanno partecipato un attestato, il fascicolo degli elaborati premiati e un libro in omaggio<br />

invitandoli a rimanere presso il tavolo della Presidenza per le successive premiazioni:<br />

Istituto di Istruzione Superiore di Massa Marittima<br />

Paola Abballe, Alberto Agostini, Azzurra Agostini, Rejdzo Bedzeli, Edoardo Beneventi, Luca Benifei, Mirko Benini,<br />

Lorenzo Biagini, Alessio Bilenchi, Gianni Brachini, Lorenzo Breyer, Giuseppe Domenico Caramia, Stefano Cavallo, Giacomo<br />

Cecchetti, Mirko Cheli, Samuele Ciacci, Francesco Cianferotti, Lorenzo Fanciulletti, Dario Gabbricci, Ciro Guazzino, Lisa<br />

Mancini, Federigo Martini, Nicola Melis, Mirko Dilani, Valentina Montemaggi, Emanuel Nella, Marco Nesti, Simone<br />

Pazzagli, Dario Tonelli, Valerio Vannetti<br />

Liceo Scientifico di Follonica<br />

Adele Acquisti, Alessandra Aquino, Martina Calcagno, Maria Olga Galliera<br />

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Istituto Tecnico Commerciale di Follonica<br />

Erica Alongi, Silvia Asta, Erica Gamberucci, Chiara Ligi, Giada Priami, Elisa Toninelli<br />

Polo Liceale di Grosseto<br />

Stefano Alboretti, Candida Bertaccini, Ludovica Cellini, Erica Giomi, Gianmarco Gori, Francesco Ruggeri, Michael Schmid,<br />

Antonella Ziccardi<br />

Liceo Artistico di Grosseto<br />

Lorenzo Babboni, Bianca Bagnoli, Joel Baldo, Veronica Barsotti Magnani, Giulia Bergamaschi, Giada Bernardini, Frederick<br />

Betteridge, Natalia Boncioli, Nicole Bovicelli, Edoardo Brezzi, Manuela Caoduro, Carlotta Caprini, Tommaso Cardelli, Maria<br />

Carnevale, Martina Cavassi, Davide Chiaranda, Michela Ciarpi, Riccardo Cipriani, Ambra Comparini, Marco Conoci, Alessandro<br />

Conti, Irene Corridori, Elisa Coppola, Beatrice Cresti, Michelangelo D’Elia, Jacopo Di Domenico, Filippo Di Gristina, Elias<br />

Eberle, Edoardo Figara, Linda Giovani, Chiara Giulianotti, Azzurra Guerrini, Anastasia Gurova, Alessandro Iseppi, Lisa Leonardelli,<br />

Andrea Lipparini, Arianna Mazzilli, Antonella Mencarini, Giulia Morabito, Giulia Nelli, Noemi Nelli, Rosita Parenti, Giulia<br />

Pastorelli, Veronica Pellegrini, Edoardo Pennesi, Benedetta Petrilli, Marco Ronconi, Alessandra Scarponi, Edoardo Segato,<br />

Carlo Settembrini, Sofia Sironi, Chiara Manganelli, Sara Terracciano, Francesca Ugolini, Bianca Vigni, Leonardo Viti<br />

Premiazioni<br />

• Vittorio Vanni, Organizzatore e Discussant delle Rubriche alle “Giubbe Rosse” di Firenze: Incontri con il <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong><br />

d’Italia; Lettere e Simboli; L’Opera al Rosso; Progetto Domani, consegna i premi speciali per la Sezione narrativa, consistenti<br />

in un assegno di € 250,00 ciascuno a: Erica Giomi, Liceo Classico “Carducci-Ricasoli”, Grosseto; Valentina Montemaggi,<br />

Liceo Classico “B Lotti”, Massa Marittima; Paola Abballe, Istituto di Istruzione Superiore “B Lotti”, Massa Marittima<br />

• Stefano Bisi, Presidente del Collegio Massonico Toscano, consegna il secondo premio per la Sezione narrativa, consistente<br />

in un assegno di € 400,00 a: Francesco Ruggeri, Liceo Classico “Carducci-Ricasoli”, Grosseto<br />

• Mauro Lastraioli, Gran Maestro Onorario del GOI consegna il primo premio per la Sezione narrativa, consistente in un<br />

assegno di € 500,00 a: Maria Olga Galliera, Liceo Scientifico “C Cattaneo”, Follonica<br />

• Sabrina Gaglianone, Assessore Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Follonica, consegna il premio speciale per<br />

la Sezione grafica, consistente in un assegno di € 250,00 a: Sara Terracciano, Liceo Artistico “A Aldi”, Grosseto<br />

• Claudio Saragosa, Sindaco del Comune di Follonica, consegna il primo premio per la Sezione grafica, consistente in un<br />

assegno di € 500,00 a: Edoardo Figara, Liceo Artistico “P Aldi”, Grosseto<br />

• Massimo Bianchi, Gran Maestro Aggiunto Vicario del GOI, consegna ad un Dirigente degli Istituti Superiori un assegno di<br />

€ 250,00, da destinarsi alle attività didattiche<br />

• <strong>Il</strong> Moderatore invita in ordine al tavolo della Presidenza i componenti la Commissione giudicatrice, le Autorità, gli Ospiti,<br />

i rappresentanti della Stampa – con la facoltà di svolgere un intervento – ai quali consegna il fascicolo degli elaborati premiati<br />

e un libro in omaggio<br />

• Gustavo Raffi, Gran Maestro del GOI, svolge un suo intervento a conclusione della cerimonia<br />

• <strong>Il</strong> Moderatore dichiara ufficialmente chiusa la manifestazione<br />

Avvenimenti in Toscana<br />

Elevate le Colonne della RL “Randolfo Pacciardi” (1339) all’<strong>Oriente</strong> di Giuncarico Domenica 22 marzo, alle ore 10,<br />

nella Casa massonica di Cittavecchia a Massa Marittima, si è svolta la cerimonia di innalzamento delle Colonne della nuova Loggia<br />

del <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia – Palazzo Giustiniani all’<strong>Oriente</strong> di Giuncarico (Antica Valle del Bruna) La creazione di questa nuova<br />

Loggia, è stata mossa dalla volontà e dall’intento di celebrare la figura di questo storico personaggio, nato a Giuncarico (GR) nel<br />

1899, personaggio che nel corso della sua vita, seppe testimoniare e difendere valori civili e principi massonici, impegnandosi in<br />

ogni maniera per tradurli nella operatività professionale, politica ed istituzionale L’apprezzamento, la stima e la considerazione<br />

che rimangono ancora oggi di lui, dopo 110 anni dalla nascita hanno dunque fatto si che Fratelli del GOI di alcune Officine di<br />

Grosseto, Firenze e Campiglia Marittima, decidessero di creare un perenne ricordo di questo illustre e coraggioso Fratello<br />

Pacciardi peraltro entrò a far parte della Massoneria a soli venti anni (era il 1919), nella Loggia grossetana “Ombrone” Pur<br />

svolgendo la nuova Officina i suoi lavori, nella Casa massonica di Grosseto, appartenente al GOI, la Tornata di innalzamento della<br />

Loggia si è svolta, per desiderio dei fondatori, nell’antico Tempio di Massa Marittima stracolmo di Fratelli, provenienti anche da<br />

altre regioni, alla presenza del Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, di Grandi Rappresentanti, Grandi Ufficiali, Consiglieri<br />

dell’Ordine, del Vice Presidente del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana Moreno Milighetti, di numerosissimi<br />

Maestri Venerabili dei vari Orienti della Toscana e il Presidente del Collegio Stefano Bisi, fungente da insediante che ha dato corso<br />

alla cerimonia Un rito suggestivo e ben curato, vissuto con forte pathos e commozione che la testimonianza su Randolfo Pacciardi<br />

– espressa dal <strong>Grande</strong> Ambasciatore Italiano in America del Rito di York Franco Valgattarri – ed il brano polifonico realizzato, nel<br />

testo da Paolo Pisani e nella musica dal compositore e musicologo Alberto Fierli, hanno ancora di più alimentato<br />

<strong>Il</strong> Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, felice di questa nuova “nascita”, ha portato i saluti affettuosi del Gran Maestro<br />

Gustavo Raffi che, solo un improvviso contrattempo familiare, ne ha preclusa la presenza Manifesto la gioia del nostro Gran<br />

Maestro e di tutti noi – ha dichiarato Bianchi – ricordando come lui sia particolarmente legato alla persona di Randolfo Pacciardi<br />

sia per condivisioni ideali che di amicizia Un’amicizia che venne testimoniata anche nell’aver lui stesso tenuta la orazione funebre<br />

al momento del trapasso Una Loggia nuova – ha aggiunto – che evidenzia la vivacità e la sensibilità della Massoneria in<br />

Toscana, cosa che ci inorgoglisce perché, come in questo caso, vive ilo presente, guarda al passato e si proietta nel futuro,<br />

attualizzando ed esaltando figure e valori inestinguibili<br />

Al termine, per la regia dei Fratelli della Loggia massetana “Vetulonia” e dell’Associazione gli “Uniti” (nonché delle stesse<br />

loro mogli e compagne che si sono affettuosamente e con apprezzato successo, prodigate nell’arte della cucina), si è tenuta nei<br />

locali della Casa massonica un’agape festosa per tutti i convenuti Brindisi augurali sono stati elevati al lavoro che attende la<br />

nuova Loggia, alla gloria del <strong>Grande</strong> Architetto dell’Universo, del Gran Maestro, del Capo dello Stato ed alla fedeltà alla<br />

Repubblica ed alle Leggi dello Stato Una data quella del 22 marzo <strong>2009</strong>, importante per la storia della Massoneria maremmana<br />

e nazionale, perché significativa di una materializzata volontà di mantenere vivi oltre agli aspetti esoterici e simbolici della<br />

massoneria, anche quei valori, quelle memorie storiche e quei personaggi che a volte rischiano di essere soffusi o addirittura<br />

dimenticati (Comunicazione del Fratello Paolo Pisani, RL “Randolfo Pacciardi” (1339) <strong>Oriente</strong> di Giuncarico)<br />

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Elevate le Colonne della RL “Francesco Xaverio Geminiani” (1345) all’<strong>Oriente</strong> di Lucca Venerdì 27 marzo, alle ore<br />

18 presso l’Hotel Cristallino in Viale Diaz 10 a Montecatini Terme, alla presenza del GM Gustavo Raffi, del GMA Massimo<br />

Bianchi e del GMO Mauro Lastraioli, il Presidente del Collegio Stefano Bisi sono state innalzate le Colonne della RL “Francesco<br />

Xaverio Geminiani” (1345) all’<strong>Oriente</strong> di Lucca, installandone il Maestro Venerabile e i Dignitari di Loggia Geminiani fu il primo<br />

massone italiano: iniziato a Londra nella RL “Queen’s Head” nel 1725, vi fondò la “Philo Musicae et Architecturae Societas<br />

Apollini”, associazione a protezione dei musicisti e degli architetti, aperta solo a massoni Contribuì inoltre a diffondere in Italia<br />

la cultura massonica: nel 1728 era infatti già intestatario di un mandato che lo autorizzava ad istituire a Napoli una Loggia regolare<br />

La scelta del nome di questa Loggia è anche un omaggio agli emigranti lucchesi, che lasciarono l’Italia in anni di difficoltà<br />

economiche, in armonia con l’opera dell’associazione “Lucchesi nel Mondo” cui fanno riferimento 1200000 lucchesi Trascriviamo<br />

sinteticamente la prolusione che il primo MV dell’Officina, Fratello Marco Maddaleni, ha svolto al termine della cerimonia:<br />

Si innalzano le Colonne di una Loggia che con la sovranità che gli è concessa, lavorerà all’unisono con tutti i Fratelli che la<br />

compongono, Apprendisti, Compagni d’Arte e Maestri Sovranità sempre nel rigoroso rispetto dell’Osservanza degli Antichi<br />

Doveri, della Costituzione, e dei Regolamenti dell’Ordine del GOI Cercheremo di essere promulgatori e irremovibili difensori<br />

della Libertà e dei Diritti dell’Uomo Lontani da visionari e da falsi idealisti <strong>Il</strong> nostro modo di pensare e la nostra Laicità,<br />

rinnegano l’Oscurantismo e la prepotenza dei dogmi, strumenti di oppressione nelle mani dei forti per colpire e soggiogare i<br />

deboli Onoreremo e ricorderemo gli eroi del Risorgimento e tutti coloro, che con il patriottismo nel cuore, hanno donato la vita<br />

per questa nostra Repubblica Italiana Così come ricorderemo Giordano Bruno, arso vivo non invano in Campo de’ Fiori Egli,<br />

uomo libero e libero pensatore, con l’estremo sacrificio ha scosso e illuminato quelle menti, ancora affossate dal buio e<br />

dall’oppressione del potere temporale Al contrario del fanatismo e dell’estremismo cercheremo di tenere alti i principi della<br />

tolleranza e del ragionamento Non ritraendoci dal confronto e restando lucidi e scevri dalle provocazioni profane, lavorare e<br />

affrontare compatti, e con fermezza, l’ignoranza e l’arroganza, con l’arma dell’esempio<br />

Noi consideriamo la Massoneria Universale Da soli non siamo nessuno, ma tutti insieme, uniti in Catena d’Unione, compatti<br />

esprimeremo la Forza, la Bellezza e la Sapienza, per il bene e il progresso dell’Umanità La Massoneria non è né una Scuola né una<br />

Chiesa, ma è un metodo attraverso il quale, con l’ausilio di un sistema di rituali, aiuta a trovare un equilibrio e una conoscenza<br />

intima di se stessi, assolutamente fuori dal comune Cercheremo di percorrere il nostro cammino nella pienezza della Tradizione<br />

iniziatica e del Rituale, indispensabile vademecum per gli addetti ai lavori per approfondire la nostra conoscenza esoterica, ognuno<br />

con l’apporto del proprio contributo con umiltà e spirito di servizio, ma anche con una grande carica interiore che fraternamente ci<br />

unisce sempre di più Cari Fratelli presenti, ritengo che se veramente analizzeremo sorridendo i dissapori e i metalli dietro le nostre<br />

spalle, come nella bisaccia di Fedro, e considerarci veramente Fratelli, allora avremo sconfitto gran parte dell’ignoranza di chi,<br />

servo di subdoli poteri e di despoti manovratori, vuole sfuocare le nostre gesta e i nostri lavori dipingendoli con tinte fosche e<br />

spregevoli Se la nostra unione e la nostra compattezza sarà vera, forte, trasmessa e percepita fuori come tale, i nostri principi di<br />

Libertà, di Morale e di Virtù, inizieranno ad echeggiare chiari al di là dei nostri Templi e la diffidenza pubblica ancora rivolta al<br />

nostro lavoro si trasformi in un nuovo sprone o in un appiglio sicuro in questo mondo alla deriva Proseguiamo nella costruzione<br />

della <strong>Grande</strong> Opera, facciamoci apprezzare per come veramente siamo Viva la Massoneria e viva il <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia!<br />

Attività e Comunicazioni da parte del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana<br />

<strong>Il</strong> Notiziario de “<strong>Il</strong> <strong>Laboratorio</strong>” contiene soltanto le “news” che non sono state precedentemente pubblicate sul<br />

sito collegiotoscano@ucomit del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana preposto a questa specifica I<br />

Fratelli possono accedere alla struttura richiedendo “password” e “username” al mail sovraspecificato “<strong>Il</strong><br />

<strong>Laboratorio</strong>” è però, a sua volta, a disposizione per adempiere ad ogni richiesta, dei Fratelli e delle Officine, che sia<br />

pertinente a una “memoria storica”<br />

Dal passato riemerge prestigioso Antonio Cocchi A cura del Collegio della Toscana, si è tenuto il 29 maggio, alle ore<br />

1730 presso la Casa massonica di Firenze in Borgo Albizi 18, la presentazione al pubblico dell’opera di digitalizzazione di una<br />

parte dell’Archivio Cocchi Antonio Cocchi si può considerare il primo massone italiano, affiliato alla Loggia inglese a Firenze il<br />

4 agosto 1732 Medico, ricercatore, naturalista, il Cocchi rappresenta per i più un personaggio sconosciuto la cui statura<br />

finalmente riemerge proprio dalla riscoperta e valorizzazione del suo immenso archivio Alla presentazione del lavoro, a cura di<br />

Stefano Bisi e di Riccardo Viligiardi della Giunta del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana, ha partecipato la<br />

Professoressa Donatella Lippi, docente di Storia della Medicina all’Università di Firenze che ha introdotto la manifestazione con<br />

la sua prolusione “<strong>Il</strong> personaggio Antonio Cocchi” <strong>Il</strong> Fratello Adalberto Scarlino è successivamente intervenuto sul tema: “<strong>Il</strong><br />

massone Antonio Cocchi” soffermandosi sul lavoro svolto dalle Logge di quel tempo a Firenze<br />

L’opera svolta, resa possibile dalla collaborazione instauratasi tra il Collegio e la Presidenza della Facoltà di Medicina di<br />

Firenze (l’Archivio Cocchi è presso la Biblioteca della stessa Facoltà), sarà dato in custodia all’Archivio storico del <strong>Grande</strong><br />

<strong>Oriente</strong> d’Italia-Palazzo Giustiniani ove rimarrà a disposizione dei ricercatori<br />

Necrologi<br />

Gaetano (Tanino) Tucci All’età di 95 anni compiuti, l’8 aprile <strong>2009</strong>, è passato all’<strong>Oriente</strong> Eterno il Fratello Gaetano Tucci,<br />

il più anziano, come appartenenza al <strong>Grande</strong> <strong>Oriente</strong> d’Italia in quanto iniziato il 4 maggio 1945 in Cosenza Laureato in Economia<br />

e Commercio, entrò giovanissimo nelle Ferrovie Italiane e ne percorse tutti i gradini fino a divenire Direttore generale Fondatore<br />

della Loggia “Giordano Bruno” (667) all’<strong>Oriente</strong> di Firenze, ne fu Maestro Venerabile Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato<br />

assolse vari incarichi e giunse al 33° Fu Segretario particolare di Lino Salvini nella ricomposizione della Loggia Propaganda<br />

Massonica <strong>Il</strong> 10 maggio 1993 fu Primo Gran Principale del Sovrano Arco Reale di Gerusalemme sotto l’Obbedienza della Gran<br />

Loggia Madre del Mondo di Londra, nella quale era Gran Cancelliere l’attuale nostro Gran Maestro Gustavo Raffi <strong>Il</strong> 5 dicembre<br />

1992 fu fra i fondatori della Loggia di Studi e Ricerche sulla Libera Muratoria “Lino Salvini” (1125) all’<strong>Oriente</strong> di Firenze, prima<br />

Loggia di Studi in Italia e sua Officina fino alla dipartita per le Valli Celesti, nonché fondatore con altri Fratelli e Presidente dell’Istituto<br />

di Studi Storici Lino Salvini, che ha oltre venti pubblicazioni e numerose borse di studio al suo attivo È stato anche autore di due<br />

volumi editi dall’Istituto Salvini: Massoni Italiani nella Filatelia e Grandi della Terra nella filatelia massonica Un Fratello che, per<br />

chi lo conobbe, lascia un vuoto incolmabile fra le Colonne del Tempio (Testimonianza del Fratello Guglielmo Adilardi)<br />

Mezzanotte in punto<br />

Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto Ma fatelo sedere su una stufa<br />

per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora Questa è la relatività (Albert Einstein)<br />

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