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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA "EL PRA' DE FIEMME ...

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<strong>UNIVERSITA'</strong> <strong><strong>DE</strong>GLI</strong> <strong>STU<strong>DI</strong></strong> <strong>DI</strong> <strong>PADOVA</strong><br />

FACOLTA' <strong>DI</strong> AGRARIA<br />

<strong>DI</strong>PARTIMENTO TERRITORIO E SISTEMI AGRO - FORESTALI<br />

Relatore:<br />

Tesi di laurea in Scienze forestali<br />

"<strong>EL</strong> <strong>PRA'</strong> <strong>DE</strong> <strong>FIEMME</strong>":<br />

UNA PROPOSTA PER LA TUT<strong>EL</strong>A<br />

Prof. PAOLO SEMENZATO<br />

E LA VALORIZZAZIONE<br />

Laureando:<br />

ANNO ACCA<strong>DE</strong>MICO 1997/1998<br />

FRANCESCO GILMOZZI


1 INTRODUZIONE....................................................................................................................3<br />

2 DATI STORICI SUL PRATO <strong>DI</strong> <strong>FIEMME</strong>.....................................................................6<br />

2.2 RICERCA STORICA........................................................................................................6<br />

2.1 ARCHIVIO FOTOGRAFICO.....................................................................................16<br />

3 CONOSCENZA D<strong>EL</strong>LA SITUAZIONE ESISTENTE.............................................20<br />

3.1 PREPARAZIONE D<strong>EL</strong>LA CARTOGRAFIA <strong>DI</strong> BASE......................................20<br />

3.2 INDAGINE PEDOCLIMATICA...............................................................................23<br />

3.3 INDAGINE SULLA VEGETAZIONE....................................................................37<br />

3.3.1 VALUTAZIONE FITOPATOLOGICA STRUTTURALE..............................39<br />

3.3.1.1 INTRODUZIONE.................................................................................................39<br />

3.3.1.2 I TIGLI SECOLARI..............................................................................................43<br />

3.3.1.2.1 Interventi precedenti...............................................................................................43<br />

3.3.1.2.2 Esami su tessuti e organi.......................................................................................44<br />

3.3.1.2.3 Considerazioni ed esami strutturali (VTA)..........................................................47<br />

3.3.1.2.4 Schede di valutazione.............................................................................................55<br />

3.3.1.3 GLI IPPOCASTANI. ............................................................................................73<br />

3.3.1.3.1 Esami su tessuti e organi.......................................................................................73<br />

3.3.1.3.2 Esami strutturali...................................................................................................74<br />

3.3.1.4 I PINI NERI............................................................................................................76<br />

3.3.1.4.1 Esami strutturali...................................................................................................76<br />

3.4 ALCUNE CONSI<strong>DE</strong>RAZIONI SULLA FAUNA .................................................82<br />

3.5 GLI UTENTI E LE LORO ESIGENZE (QUESTIONARIO)...........................85<br />

4 <strong>EL</strong>EMENTI <strong>DI</strong> VALUTAZIONE PER LE STRATEGIE <strong>DI</strong> GESTIONE.........93<br />

5 PROPOSTE <strong>DI</strong> GESTIONE..............................................................................................97<br />

6 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................. 111<br />

2


1 INTRODUZIONE<br />

Un progetto di gestione di un'area come quella del parco di Cavalese,<br />

caratterizzata da notevole valore naturalistico-storico e legata intimamente alla vita<br />

passata e presente della comunità circostante, comporta una serie di studi e valutazioni<br />

che necessariamente, per i diversi aspetti presi in considerazione, vanno sviluppati<br />

secondo procedure che si articolano in momenti e con metodi distinti.<br />

Secondo questa prospettiva la prima parte della Tesi si articola in una sequenza di<br />

capitoli volti ognuno ad approfondire una tematica specifica, mentre è lasciato alla parte<br />

finale il compito di elaborare e connettere i diversi dati per una pianificazione non intesa<br />

come prassi che si esaurisce con l'applicazione del piano, ma che sia processo ciclico e<br />

continuativo di conservazione attiva del territorio, attraverso fasi di controllo del<br />

divenire del sistema e dell'efficacia degli interventi per mezzo del confronto tra lo stato<br />

ideato e valutato e le funzioni prospettate a beneficio della collettività locale.<br />

.<br />

L'obbiettivo generale che è valso da stimolo e che ha guidato passo per passo ogni<br />

ulteriore approfondimento è quello di individuare tutti gli strumenti opportuni per<br />

conservare e valorizzare il parco, quale luogo storico ricco al suo interno di valori ritenuti<br />

di pregio tra cui i tigli secolari riconosciuti e protetti quali alberi monumentali, e quindi<br />

fornire delle strategie di intervento tecnicamente, e socialmente più opportune.<br />

Per quanto questa scelta possa sembrare "estranea" ad un lavoro sostanzialmente<br />

"tecnico", il forte legame che unisce questo luogo alla storia della Valle di Fiemme ha<br />

reso necessario dapprima indagare su il suo ruolo nel passato, su quali fossero gli<br />

elementi o le ricorrenze che ne sono all'origine.<br />

La ricerca storica, quando possibile arricchita con documentazioni fotografiche, è<br />

sembrata un passo indispensabile sia per valutare le trasformazioni avvenute nell'ultimo<br />

secolo sia per individuare quali siano stati in passato le funzioni riservate a quest'area e<br />

quali fossero gli elementi architettonici e naturalistici più importanti da valorizzare e<br />

tutelare. Alla luce dei risultati di questa indagine è stato possibile privilegiare alcuni<br />

3


elementi interni al parco e focalizzare l'interesse intorno ad essi e agli spazi che li<br />

ospitano: Prato di Fiemme, Banco della Resòn, tigli secolari.<br />

Passando poi all'analisi della situazione esistente si è avvertita primariamente la<br />

necessità di disporre di una cartografia di base, tale da permettere una schematica ma<br />

completa "visione" di ogni zona considerata e delle sue componenti.<br />

Questa operazione, realizzata con un teodolite elettronico e i cui dati sono stati<br />

trasferiti successivamente al computer, è sembrata uno strumento importante in quanto<br />

rendeva possibile un alto grado di manipolabilità di informazioni importanti ma<br />

difficilmente sintetizzabili in altro modo.<br />

I rilievi sul suolo del parco, lo studio dei tipi di vegetazione presenti e l'indagine<br />

sulla fauna prevalente fanno parte di un corollario indispensabile per la conoscenza<br />

precisa del luogo sul quale si intende operare e perciò questi sono, a sommi capi, gli<br />

argomenti intorno ai quali si è svolta la parte centrale del lavoro.<br />

Disporre di una scheda pedologica è sembrato uno strumento imprescindibile al<br />

fine di valutare le condizioni all'interno delle quali bisognava operare e le carenze intorno<br />

alle quali prevedere degli interventi di miglioramento.<br />

Lo studio sui tipi di vegetazione si articola idealmente in due parti:<br />

un primo approccio volto ad un censimento delle specie presenti;<br />

uno studio approfondito delle caratteristiche dei Tigli, dei Pini neri e degli<br />

Ippocastani comuni, realizzato attraverso il metodo del VTA, e finalizzato all'analisi<br />

del loro grado di sicurezza nei confronti della popolazione che frequenta il parco.<br />

L'obbiettivo dell'indagine sulla fauna è stato quello di stabilire le specie di<br />

vertebrati presenti allo scopo di fornire indicazioni utili ad una corretta gestione e<br />

fruizione di un area che, tra le altre, ha la possibilità di porsi come punto privilegiato di<br />

incontro fra l'uomo e la natura.<br />

4


Un progetto di intervento in un area così fortemente legata al vissuto della<br />

popolazione non poteva dunque astenersi da un reale confronto con le idee e le opinioni<br />

dei fruitori e da questa considerazione è sorta la necessità di elaborare un questionario<br />

che testasse la volontà e le esigenze intorno alle quali elaborare e programmare gli<br />

interventi.<br />

La preparazione del questionario si è valsa di tutte le fasi precedenti della ricerca e<br />

se anche non sempre le opinioni espresse dagli intervistati ben si accordano con le<br />

esigenze "tecniche" finalizzate alla tutela e alla valorizzazione del parco quel che<br />

comunque va sottolineato è la forte volontà della collettività di interagire, capire e<br />

discutere intorno alle scelte su questo luogo.<br />

La parte finale, quella dedicata alle strategie di gestione vere e proprie, costituisce<br />

una proposta indirizzata alle istituzioni competenti di soluzioni pratiche ai problemi<br />

individuati attraverso i diversi momenti di questo lavoro che più che un punto di arrivo<br />

vorrebbe rappresentare per esse un punto di partenza intorno al quale orientare<br />

un'azione di riqualificazione territoriale fedele, ma anche propositiva, rispetto alle eredità<br />

del passato.<br />

5


2 DATI STORICI SUL PRATO <strong>DI</strong> <strong>FIEMME</strong> 1<br />

2.1 RICERCA STORICA<br />

Il Prato di Fiemme trae la sua originalità dall'importante funzione storica che ha<br />

esercitato in passato per la Comunità di Fiemme, esso, infatti, ospita al suo interno<br />

importanti elementi che ne testimoniano il profondo legame con la vita degli abitanti in<br />

quanto simboli della attività politica e religiosa di tutta la collettività.<br />

Partendo da questa considerazione pare evidente che un qualsiasi progetto di<br />

intervento su quest'area che voglia essere rispettoso della tradizione deve partire da una il<br />

più possibile dettagliata analisi storica volta a mettere in luce quali siano state le sue reali<br />

funzioni nel succedersi dei secoli.<br />

Nella Valle di Fiemme, sulle terrazze fluvioglaciali del versante settentrionale,<br />

terminanti con pareti e duomi di porfido quarzifero derivanti da colate ed esplosioni di<br />

vulcani di tipo fissurale, si stabilirono unità familiari d'origine retica, (appartenenti ad una<br />

popolazione che, entrata in contatto con la civiltà degli Etruschi, era stata da questa<br />

considerevolmente influenzata linguisticamente e culturalmente), di cui si conservano<br />

radici di alcuni vocaboli ancora in uso nel linguaggio della Valle: bòra - tronco d'albero;<br />

dàsa - frasca verde d'abete; kròz - roccia; zòndra - macchia di rododendro, etc. 2 .<br />

Le particolari disposizioni dei dossi favorirono gli insediamenti sia per la<br />

protezione naturale che offrivano, consentendo la fortificazione dei villaggi chiamati<br />

castellieri, sia perché rappresentavano appropriati luoghi di culto.<br />

Sicuri indizi di un insediamento di quest'epoca nella zona dell'attuale Parco dei<br />

Tigli, area che risponde perfettamente alle caratteristiche sopra elencate, sono stati<br />

rinvenuti nell'estate del 1950 in occasione di uno scavo lungo il viale di accesso per la<br />

sostituzione di una conduttura d'acqua. Il materiale ritrovato consiste in frammenti di<br />

piccole olle globose con orlo esoverso prive di ornamenti, qualche frammento di piatti o<br />

1 Nel Libro delle Consuetudini della Magnifica Comunità di Fiemme, cap. 117 del libro del Comun, l'attuale Parco della<br />

Pieve o Parco dei Tigli viene chiamato "semplicemente" Prato di Fiemme.<br />

2 Per i riferimenti linguistici: R.Morandini, LA MILLENARIA REPUBBLICA I FEU<strong>DI</strong> LE VICINIE E LE<br />

MINIERE D<strong>EL</strong>LA VALLE <strong>DI</strong> <strong>FIEMME</strong>, Cavalese (TN) 1996. Pag.10.<br />

6


ciotole svasate con l'orlo non espanso e un frammento di argilla cruda con due<br />

scanalature cilindriche riconducibile all'intonaco delle capanne di graticci dell'Età del<br />

Ferro 3 .<br />

Col IV secolo a.C. nella Valle iniziò la penetrazione di genti di stirpe celtica, i Galli<br />

Cenomanni, del cui substrato linguistico rimane traccia evidente nel lessico del dialetto<br />

locale: brik - posto ripido pericoloso; brènta - tinozza; bèna - contenitore di vimini per il<br />

letame; brenz - abbeveratoio; skotòn - aiutante di malga, etc. 4 .<br />

Dovunque si diffusero, i Celti portarono col loro linguaggio proprie istituzioni<br />

giuridiche, adatte ad una costituzione economica e sociale primitiva, in cui l'agricoltura<br />

cominciava appena a svilupparsi accanto alla pastorizia e la vita dell'individuo si<br />

identificava con la vita sociale del gruppo.<br />

Queste società erano basate sulle famiglie che venivano in contatto tra loro solo in<br />

certi periodi dell'anno in punti di concentramento temporanei, ma fissi: luoghi nei quali<br />

non soltanto si celebravano gli atti di culto, ma si tenevano altresì le adunanze politiche e<br />

giudiziarie nelle date stagionali stabilite dal calendario celtico.<br />

In particolare nel primo giorno di ogni stagione (tra cui il 1° di maggio) cadeva<br />

una festa solenne in cui vi era anche una riunione generale, alla quale partecipavano tutte<br />

le famiglie: di qui l'importanza predominante delle feste nella religione naturistica celtica<br />

in cui l'elemento commemorativo era fornito dalla figura dell'eroe ovvero dell'antenato<br />

del gruppo etnico, assunto come proprio nume protettore (cui si sostituì con il<br />

cristianesimo un santo) 5 .<br />

3 P.Leonardi, LA VALLE <strong>DI</strong> <strong>FIEMME</strong> N<strong>EL</strong> TRENTINO DALLA PREISTORIA ALL'ALTO ME<strong>DI</strong>OEVO, Manfrini,<br />

Calliano (TN) 1991. Pag.387.<br />

4 R.Morandini, ibidem. Pag.10<br />

5 La religione dei Galli venne alterata dall'influsso romano: i loro Dei furono associati, dopo la conquista, alle divinità<br />

romane, perdendo la loro personalità e, almeno in parte, trasformandosi.<br />

Ma, il culto celtico alle manifestazioni della natura sentite come depositarie di una potenza misteriosa (alberi,<br />

foreste, monti, le di divinità del cielo, del sole), ha dovuto tuttavia sopravvivere, più o meno riconoscibile, nelle credenze<br />

popolari dove il mito permaneva come espressione dell'intimo vincolo dell'uomo con la natura: il loro ricordo dura nelle<br />

leggende di spiriti e di demoni che popolavano le selve (il luogo di culto di una divinità facilmente si identificava con il luogo<br />

di abitazione della medesima).<br />

Dato il carattere di conservatorismo proprio di tutte le religioni è intuibile che i luoghi sacri siano continuati ad<br />

esistere (probabilmente ridotti in più stretti limiti, spesso a pochissimi alberi su di un altura, secondo quanto era imposto<br />

dalle esigenze dell'agricoltura), anche quando i templi fabbricati divennero d'uso generale presso i popoli civili.<br />

Numerosi testi testimoniano quanta cura i Romani ponessero alla conservazione dei boschi sacri e ciò spiega come<br />

essi abbiano potuto conservare il loro ruolo fino agli ultimi tempi del paganesimo, fino a quando cioè allo zelo religioso dei<br />

cristiani si aggiunsero le esortazioni dei vescovi e le tassative disposizioni delle autorità ecclesiastiche e civili per la<br />

distruzione degli alberi e dei boschi sacri.<br />

Il fatto che fino a tutto il secolo IX non vi sia raccolta di leggi ecclesiastiche e civili che non ripeta tali disposizioni<br />

dimostra che il culto in parola, sia pure ridotto a pratica superstiziosa, durò assai più a lungo di quanto si potrebbe credere.<br />

7


Pochi anni prima di Cristo, con la conquista romana (15 a.C.), l'organizzazione<br />

collettiva della Valle subì dei cambiamenti derivanti dall'introduzione dell'istituto della<br />

proprietà privata, distinta da quella collettiva inalienabile, "Bona Demanialia<br />

Universitatis", destinata, quest'ultima, a soddisfare i bisogni della popolazione.<br />

Il progresso civile ed economico di cinque secoli di "Pax romana" consolidò le<br />

consuetudini che si preservarono dagli effetti delle invasioni degli Unni, dei Visigoti e<br />

degli Ostrogoti grazie all'isolamento della Valle e alla risolutezza dei suoi abitanti nel<br />

mantenere le consuetudini di vita comunitaria.<br />

Nuovi e fondamentali elementi di sostegno all'impalcatura sociale furono<br />

introdotti dai Longobardi che, ingrossatisi con schiere di Gepidi, Bulgari e di altre genti,<br />

conquistarono questi territori nel 568.<br />

Nella "Gastaldia" di Fiemme, uno dei distretti tributari in cui era diviso il Ducato<br />

di Trento, s'insediò un presidio di soldati ("Arimanni") che, limitandosi alla riscossione<br />

delle imposte, permise lo svolgersi dell'amministrazione pubblica in assemblee, secondo<br />

le antiche consuetudini, contribuendo a mantenere l'eguaglianza fra gli strati sociali e a<br />

sviluppare una forma ante litteram di democrazia popolare della Valle di Fiemme.<br />

Durante quest'epoca il diritto longobardo contribuì con le proprie costumanze ad<br />

una maggior definizione dell'ordinamento giuridico ed amministrativo della "Comunità":<br />

è possibile notare alcune di queste influenze nel diritto di pascolo, nella concezione del<br />

diritto civile, nella distinzione tra lesioni con o senza sangue (riguardanti la giustizia) e in<br />

molti termini, ancora in uso, propri dell'esercizio del potere e dei rapporti giuridici (lo<br />

Scario, il Gastaldione, le Arimannìe, i Gazzi) 6 .<br />

Vennero agevolati l'agricoltura ed il commercio di legname con la valle dell'Adige<br />

ed il conseguente sviluppo degli affari comuni determinò la necessità di eleggere stabili<br />

esecutori della volontà degli abitanti della valle espressa nelle assemblee generali.<br />

Il legame con le antiche credenze ostacolò la penetrazione del cristianesimo cui<br />

gradualmente i Longobardi si convertirono, agli inizi del VII secolo, grazie alla politica di<br />

Teodolinda, che riconosceva nell'elemento romano-cattolico una forza alla quale<br />

Di fronte ad un tale profondo radicamento di queste credenze pagane tra la gente di montagna (più decentrata) si cercò<br />

successivamente di aggirare il problema semplicemente sostituendo il culto della Madonna al preesistente culto reso nei<br />

boschi sacri a divinità pagane.<br />

6 Marius De Biasi, LE PIETRE D<strong>EL</strong> GIU<strong>DI</strong>ZIO, Ora (BZ) 1997. Pag.22-26.<br />

8


appoggiarsi, e di Liutprando (712-744) ossequiente ai dettami della religione e alle leggi<br />

della Chiesa.<br />

Con il successivo governo dei Franchi (774) si istituì la Marca di Trento che,<br />

governata dal vescovo divenuto vassallo dell'imperatore con l'investitura del Pastorale e<br />

della spada, venne unita, con la contea di Bolzano, al ducato di Carinzia nel 976.<br />

Con i Franchi iniziò l'opera di germanizzazione dell'Alto Adige, e con lo sviluppo<br />

del sistema feudale sorsero alcune famiglie di vassalli maggiori, i signorotti di Appiano e<br />

di Egna, che ampliarono i loro possedimenti anche in Valle.<br />

Per evitare la sopraffazione dei dinasti feudali e mantenere l'unità che il popolo di<br />

Fiemme aveva forgiato nei secoli ci si rivolse per protezione al signore territoriale, il<br />

Vescovo, riconosciuto come principe del Sacro Romano Impero nel 1027.<br />

In seguito a questa richiesta di protezione il vescovo Gebardo, cancelliere<br />

dell'Imperatore Enrico, il 14 luglio 1110 si decise a giungere con loro a una transizione,<br />

nota sotto il nome di "Patti Gebardini", in cui i rappresentanti di Fiemme trattarono in<br />

qualità di uomini liberi, da pari a pari.<br />

Poco più tardi si costruirono molte chiese. Quella di Cavalese venne consacrata<br />

dal vescovo Altemanno l'11 maggio 1134 7 , costituendo così la Pieve di Fiemme sul colle<br />

antico di S. Maria alla Lasta, luogo in cui si condensa la storia della libertà della Comunità<br />

ed in cui sono nate quelle radici che hanno formato l'Albero della Vita di Fiemme; la<br />

sacralità del luogo è comprovata dalla continuità religiosa degli edifici sacri succedutesi<br />

nel tempo 8 .<br />

Sotto il porticato della chiesa si convocò la "Comun" in alcuni momenti<br />

significativi della storia di Fiemme: il 12 aprile 1267, quando si nominarono le persone<br />

delegate a "comperare" la pace e concordia con Mainardo II Conte del Tirolo; il 5 luglio<br />

1270, quando fu elaborato il primo Statuto forestale di Fiemme, riguardante i legnami ed<br />

i boschi della Valle, allo scopo di evitare che questi potessero cadere nelle mani dei<br />

7 Sull'origine di questa chiesa fa da pittoresca corona la leggenda del falciatore del prato di S. Maria, riportata da:<br />

Nino Franzelin, <strong>FIEMME</strong> ATTRAVERSO I SECOLI, Saturnia, Trento 1936. Pag.87.<br />

8 A lato della Pieve dell'Assunta sorse nel 1829 il Tempio neoclassico dei Sette Dolori di Maria sul cui altare<br />

troneggia il simulacro della Beata Vergine Addolorata prima conservata nella cripta della precedente chiesa di S. Michele<br />

Arcangelo del XVI secolo. La Pietà divenne meta di molti devoti specialmente quando si esponeva alla venerazione in<br />

occasione di pubbliche calamità quali le terribili siccità del 1832, 1839 e 1849, l'imperversare del colera nel 1836 e nel 1855, e<br />

nelle due guerre mondiali. Candido Degiampietro, BRICIOLE <strong>DI</strong> STORIA, <strong>DI</strong> CRONACA E MOMENTI <strong>DI</strong> VITA<br />

<strong>FIEMME</strong>SE, Pizzini, Villalagarina (TN) 1986. Pag.98, 99, 122-124.<br />

9


feudatari, ed altri ancora, in cui interveniva ogni capo famiglia vicino, ed in tale forma si<br />

mantennero almeno sino al XVI secolo 9 (più tardi tutti i capi famiglia non si<br />

convocavano che per cose d'estrema importanza e perciò queste adunanze presero il<br />

nome di "Comuni generali straordinari", mentre quelle ordinarie si tenevano due volte<br />

l'anno).<br />

A confermare l'origine storica del Prato di Fiemme come luogo di convergenza<br />

comunitaria, sede delle manifestazioni civili e religiose, delle fiere, delle riunioni generali,<br />

c'è anche il fatto che su di esso sorge il parlamento all'aperto (oggi chiamato "Banco della<br />

Resòn"), all'ombra dei secolari maestosi tigli, che pur andando riferito per la sua struttura<br />

attuale al Medioevo, ricorda per la sua geometria e posizione, alcune costruzioni<br />

megalitiche di origini molto lontane nel tempo, probabilmente restaurata o addirittura<br />

ricostruita nel corso dei secoli 10 .<br />

Attorno ad un tavolo rotondo in pietra si trovano due anelli concentrici in sei<br />

blocchi di granito che servivano da sedili in occasione della convocazione dell'assemblea<br />

generale dei capofamiglia, divisi in quattro settori: la Comunità infatti, per facilitare il<br />

godimento e l'equa ripartizione dei beni comuni e rendere più agile l'amministrazione, si<br />

suddivise in quattro Quartieri, nei quali erano riunite le Regole o centri abitati con<br />

propria amministrazione tenuta dai Regolani di Regola.<br />

L'organo esecutivo, composto dallo Scario e da 9 Regolani "de Comun", che si<br />

serviva dell'attività dei 9 Saltari "de Comun", durava in carica un solo anno e la sua<br />

elezione veniva indetta ogni 1° maggio, dopo una messa celebrata alla Pieve di S. Maria<br />

alla Lasta, dai 26 Regolani di Regola convocati a Cavalese 11 .<br />

Lo Scario, oltre a essere capo dell'esecutivo, era giudice di prima istanza e per<br />

l'esercizio di questa sua funzione sedeva nel "Banco della Resòn"; a lui poteva essere<br />

fornita assistenza consultiva dai Giurati di "Consiglio".<br />

Il potere giudiziario era esercitato anche da 4 Giurati di Banco che, come quelli di<br />

"Consiglio" prestavano giuramento al Gastaldione (poi Vicario) Vescovile in visita,<br />

secondo i "Patti", due volte l'anno, visite in occasione delle quali venivano accolte le<br />

9 Giorgio Del vaj, NOTIZIE STORICHE D<strong>EL</strong>LA VALLE <strong>DI</strong> <strong>FIEMME</strong>, Comitato Diocesano, Trento 1903. Pag.58, 63.<br />

10 P.Leonardi, LA VALLE <strong>DI</strong> <strong>FIEMME</strong> N<strong>EL</strong> TRENTINO DALLA PREISTORIA ALL'ALTO ME<strong>DI</strong>OEVO,<br />

Manfrini, Calliano (TN) 1991. Pag.390.<br />

11 Candido Degiampietro, Storia di Fiemme e della Magnifica Comunità, Cavalese (TN) 1997. Pag.39.<br />

10


cause di seconda istanza che dal 1322 vennero evase da un Vicario con domicilio stabile<br />

a Cavalese. Il luogo destinato a tali funzioni era abitualmente il "Banco della Resòn" al<br />

Parco della Pieve o l'aula magna del Palazzo vescovile o, dopo la sua costruzione<br />

avvenuta nel secolo XVI, nella "Lozza" o "Banco della Resòn", la costruzione esagonale,<br />

davanti all'odierno palazzo della Comunità, che fu sede definitiva del Tribunale di<br />

Fiemme ed ufficio dell'organo esecutivo sino al 1831.<br />

Il "Banco della Resòn" al parco fu abbandonato completamente per i processi ma<br />

rimase il luogo designato per lo svolgimento del potere legislativo affidato a tutti i<br />

capofamiglia (capi-fuoco) della Valle che lì si radunavano due volte l'anno il 1°maggio e<br />

il 15 agosto nei Placiti o Comun Generali.<br />

"Scario e Giurati sedavano, divisi per Quartiere, sui sedili di pietra (…) Dietro<br />

ciascun settore, prendevano posto i rispettivi capi-fuoco, che avevano voce in capitolo<br />

nelle discussioni e nelle votazioni. Più arretrati, assistevano gli altri "Vicini" (…). In caso<br />

di cattivo tempo, il luogo usato per il convegno, era l'atrio della parrocchiale, che aveva il<br />

vantaggio di essere vicinissimo al precedente. Qualche rara volta, i Comun general si<br />

tennero nell'aula magna dell'attuale palazzo della Comunità, messa a disposizione dal<br />

Vicario, altre volte, invece, ebbero luogo nella "Lozza", nel qual caso, la maggior parte<br />

dei capi-fuoco stava assiepata nella piazzetta antistante l'edificio, data la sua scarsa<br />

capacità 12 ".<br />

Nell'adunanza del 1°maggio lo Scario uscente rendeva pubblico il nome di quello<br />

neoeletto ai Vicini, ed i Saltari segnalavano l'avvenuta elezione all'intera vallata col suono<br />

della campana maggiore della parrocchiale, confermando così l'importanza del<br />

complesso secolare immerso nei tigli sul dosso della Lasta.<br />

Per garantire il governo democratico della Valle e per difendere i privilegi e il<br />

patrimonio collettivo degli abitanti di Fiemme, le consuetudini furono messe per iscritto<br />

la prima volta nel 1480, poi vi fu la stesura del "Quadernollo" nel 1533 e del "Nuovo<br />

ordine dei boschi" nel 1590 e, infine, il completamento di tali norme scritte si ebbe con<br />

la redazione degli "Statuti di Fiemme" (il Libro delle consuetudini) nel 1613, composti da tre<br />

libri:<br />

12 Candido Degiampietro, CRONACHE <strong>FIEMME</strong>SI ATTRAVERSO I SECOLI, Manfrini, Calliano (TN) 1975. Pag.67.<br />

11


I Libro del Comun - per il governo economico e politico della Valle;<br />

II Libro del Civil - disciplinava le cause civili presso il tribunale ordinario;<br />

III Libro del Criminal - o Codice penale della Valle di Fiemme.<br />

La parte riguardante il Comun è quella in cui si trovano i maggiori riferimenti<br />

all'attuale zona del Parco dei Tigli, essa infatti contemplava, tra l'altro, le norme da<br />

seguire per l'elezione del Massaro e del Campanaro della Chiesa di S. Maria di Cavalese<br />

Pieve di Fiemme (Cap.20,23), gli ordinamenti riguardanti l'archivio della Comunità<br />

tenuto nella sagrestia piccola della stessa chiesa (Cap.27-29), le modalità da osservare per<br />

convocare i Comun Ordinari sul Prà di S. Maria (Cap.30,32).<br />

Essa conteneva inoltre le norme per le feste della chiesa (il giorno della sagra della<br />

Pieve di Fiemme era il 10 settembre) e per le processioni, che confluivano alla Pieve nei<br />

giorni del Corpus Domini, di S. Maria di settembre, e il giorno della consacrazione della<br />

stessa Pieve (Cap.100,101).<br />

Gli ultimi capitoli si riferivano alle disposizioni da osservare per la grande fiera<br />

annuale tenuta sul Prato di Fiemme dal giorno della Natività della Madonna a quello di<br />

consacrazione della Chiesa di S. Maria (8-10 settembre).<br />

Questo appuntamento dovette rappresentare un momento particolarmente<br />

importante per tutta la collettività, in esso infatti ciascuno, vicino o straniero che fosse,<br />

poteva liberamente intervenire con "tende, osterie e botteghe" per barattare, vendere o<br />

comprare merci e bestiame, usando le misure ed i pesi della Comunità, tutelati dalla<br />

presenza dei 36 "soldati" cui era affidata la guardia e la custodia della fiera.<br />

Sul Prato, accanto al tiglio piantato nel 1593 da Michel Bordatio, ai giovani era<br />

inoltre concesso di tenere un unico ballo 13 mantenendo così un'antica ed utile usanza<br />

della Fiera di Fiemme (Cap.117-122) che consentiva l'incontro e la conoscenza fra tutti i<br />

giovani della Valle favorendo lo sbocciare di numerosi matrimoni. Le consuetudini<br />

rimasero in vigore sino al principio del XIX secolo quando, con la pace di Lunéville, il<br />

13 Dove ora si trova la Cappella di S. Giuseppe, costruita a spese della Comunità nel 1727 grazie all'opera di<br />

persuasione dell'arciprete don Giovan Antonio Manci e del predicatore P. Casimiro che volevano sradicare l'annuo ballo in<br />

quanto "peccaminoso"(una precisa illustrazione dei fatti si trova in: Candido Degiampietro, CRONACHE <strong>FIEMME</strong>SI<br />

ATTRAVERSO NOVE SECOLI, Manfrini, Calliano (TN) 1975. Pag.75, 76).<br />

Nell'antico Hellas il tiglio era dedicato ad Afrodite mentre i Germani vi onoravano Freya, la dea dell'amore, della<br />

fortuna e della fertilità: sotto il tiglio, albero dell'amore, avveniva il ballo, una tradizione mantenuta ancora oggi nel bavarese,<br />

a Limmersdorfer Stufenlinden, l'ultima domenica di agosto. Attraverso il cristianesimo l'antica "Freya-Linden" diventò<br />

"Maria-Linden" (ad esempio, la Madonna di Tschenstochau, monumento nazionale della Polonia, è stata dipinta su legno di<br />

tiglio).<br />

12


Trentino passò a far parte dell'Austria che nel 1805 proibì le assemblee generali dei<br />

capifamiglia definendole "illecite combriccole di popolo" 14 ed in seguito introdusse<br />

propri ordinamenti basati sui Comuni, decretando di fatto la fine della Repubblica<br />

millenaria in Fiemme e con essa del ruolo privilegiato del Prato di Fiemme.<br />

Se l'indagine dei documenti e dei reperti permette di individuare le ragioni che<br />

hanno determinato l'importanza del Prà di Fiemme per la vita e l'organizzazione della<br />

Comunità, essa poco ci dice dei motivi che hanno portato il tiglio a diventare il simbolo<br />

di questo luogo.<br />

La mancanza di un documento storico in grado di chiarire l'epoca e le ragioni che<br />

hanno portato gli abitanti a scegliere questa pianta porta necessariamente a ricercare<br />

quale sia stato il significato attribuitogli in passato dalle genti che influenzarono con le<br />

loro credenze questa valle.<br />

Nel pensiero mitologico si può scoprire uno strato comune molto arcaico nel<br />

quale gli alberi erano gli agenti privilegiati della comunicazione fra tre mondi (gli inferi, la<br />

terra e il cielo) e costituivano le manifestazioni per eccellenza della presenza divina:<br />

grazie a quell'intermediario privilegiato che è l'albero il mondo diventa intelligibile.<br />

Di tale sistema cosmologico, trasmesso dalle tradizioni di secolo in secolo, di<br />

civiltà in civiltà, non sussistono oggi che rari frammenti sparsi.<br />

Nel patrimonio indoeuropeo è comune l'idea di far nascere l'uomo dal legno: ne<br />

ritroviamo allusioni in Omero e in Esiodo nell'espressione "discorrere della quercia e<br />

della roccia", che per loro significava risalire fino alle leggende sull'origine degli uomini,<br />

usciti dalla quercia e dalla roccia<br />

Questa associazione è corrente nella maggior parte delle più remote tradizioni, da<br />

quelle cretesi, che influenzarono tutto il bacino del Mediterraneo, a quelle nordiche: "La<br />

pietra, uguale a se stessa da quando i più antichi progenitori l'hanno eretta o hanno<br />

inciso su di lei i loro messaggi, è eterna, è il simbolo della vita statica, mentre l'albero,<br />

soggetto a cicli di vita e di morte ma dotato del dono incredibile della perpetua<br />

rigenerazione, è il simbolo della vita dinamica" 15 .<br />

14 Antonio Zieger, La Magnifica Comunità di Fiemme, Cavalese (TN) 1996. Pag.93.<br />

15 Jacques Brosse, MITOLOGIA <strong><strong>DE</strong>GLI</strong> ALBERI, Rizzoli, Milano 1994. Pag.14,15.<br />

13


Il ricordo più suggestivo che sia giunto fino a noi della mitologia nordica è<br />

l'Albero cosmico di Yggdrasill, asse e sostegno del mondo che costituisce il filo<br />

conduttore di una serie coerente di tradizioni e miti sacri. Yggdrasill significa corsiero di<br />

Ygg, uno dei nomi di Odino (Wodan), il padre di tutti gli dei, divenuto maestro di<br />

saggezza grazie ad una prova iniziatica con l'Albero.<br />

Alla fine del primo secolo, Tacito descrive il santuario dei Sennoni, popolo<br />

germanico occidentale che occupava un vasto territorio tra l'Elba e la Vistola (che<br />

condivideva luoghi di origine, affinità di costumi e corrispondenza di istituzioni<br />

giuridiche e politiche con i Longobardi), come una foresta sacra in cui si raccolgono, per<br />

mezzo di delegati, i popoli della medesima stirpe che da lì ebbe principio. Terminate le<br />

cerimonie il tribunale dei Germani, come quello dei Celti, si riuniva sotto una pianta, a<br />

imitazione degli dei che tenevano consiglio sotto il frassino Yggdrasill 16 .<br />

L'albero diventa allora non soltanto un modello di saggezza per l'uomo, ma il suo<br />

più remoto antenato, la sua stessa origine 17 .<br />

Nei paesi scandinavi, germanici e celtici il tiglio era considerato l'antenato di un<br />

clan, di una famiglia, e per tale motivo fu, oltre che albero gentilizio (il viale di tigli,<br />

riservato ai potenti della terra, annunciava la presenza del palazzo, specialmente nel XVII<br />

secolo), albero di giustizia.<br />

In questo senso potrebbero essere interpretati anche i tigli del Prato di Fiemme.<br />

16 Dei popoli germanici occidentali, refrattari ad ogni tentativo di evangelizzazione, si occuperanno i re franchi, per<br />

annettere il loro territorio al regno franco e convertirli al cristianesimo. Accadeva che dove prima erano stati dei boschi sacri<br />

venissero fondati dei monasteri. Si fondarono così conventi che divennero famosi, come quello di Corvey nel 822, costruita<br />

sopra un antico tempio pagano dedicato ad uno dei figli di Wodan e Frigga, caratterizzato da un lungo filare di tigli sul viale<br />

di accesso come ricorda Friedrich Wilhelm Weber nel suo Dreizehn linden.<br />

17 Le idee forza prodotte dall'albero ci rimarrebbero estranee se non riportassimo alla memoria i benefici che in tempi<br />

antichi procurava agli uomini.<br />

Per quanto riguarda il valore del tiglio per gli uomini del passato va ricordato che i Greci conoscevano le proprietà<br />

calmanti dei fiori del tiglio, ne facevano anzi risalire l'uso ai tempi di Cronos. La ninfa Filiria, figlia di Oceano, concepì dal<br />

padre di Zeus un bambino mostruoso, e per la vergogna chiese di essere mutata nell'albero che da allora porta il suo nome, il<br />

tiglio. Questo figlio, il centauro Chirone, acquistò il dono oracolare e diventò un illustre guaritore: potere che gli veniva dalla<br />

madre, essendo il tiglio uno dei più antichi rimedi conosciuti.<br />

Per Plinio, invece, il tiglio è uno degli alberi "felici" perché dalle fibre della corteccia si ricavavano montature per le<br />

corone dedicate a Venere, carta stuoie, corde, bende per fasciare le ferite dei guerrieri.<br />

Queste svariate utilizzazioni si sono perpetuate per moltissimo tempo in tutta Europa ed è facile comprendere<br />

come un albero dai vantaggi così cospicui sia stato venerato ovunque.<br />

Erodoto riferisce che presso gli sciiti, gli enarei profetizzavano arrotolando e srotolando tra le dita tre strisce di<br />

corteccia di tiglio. La loro effeminatezza li metteva in stretto rapporto col tiglio, che in tutte le mitologie è l'albero femminile<br />

per eccellenza. Questo spiega perché Sigfrido, l'eroe dei Nibelunghi, dopo aver ucciso il drago Fafnir, guardiano del tesoro<br />

di Odino, si bagna del sangue del mostro e diventa perciò invulnerabile salvo nel punto in cui era caduta la foglia di tiglio.<br />

Nella leggenda di Filemone e Bauci, che conosciamo attraverso le Metamorfosi di Ovidio, il marito viene trasformato in<br />

quercia e la moglie in tiglio. In Lituania, per ottenere buoni raccolti, gli uomini offrivano sacrifici alle querce mentre le mogli<br />

ne facevano ai tigli.<br />

14


In Belgio, tra due vecchi tigli, chiamati "Groen Vierschaar", lungo la strada che va<br />

da Oudenaarde a Wortegem nella Fiandra orientale, si è conservato un "banco di<br />

giustizia". Il tiglio di Marche-en-Famenne (Provincia di Lussemburgo), davanti alla<br />

chiesa di Waha costruita nel 1050, sarebbe stato piantato a quell'epoca; quello di Mettet,<br />

chiamato "zoccolo di san Nicola", del XIV secolo; infine quello accanto alla chiesa di<br />

Thiaumont che passa per il discendente di un tiglio "cristianizzato" da san Willibrod,<br />

fondatore dell'abbazia di Echternach, nel VIII secolo 18 .<br />

In Svizzera, a Friburgo, è celebre il "tiglio di Morat" sotto cui si teneva una corte<br />

di giustizia nel secolo XVI.<br />

In Francia, nel parco di Breteuil, a Choisel, vi è un tiglio di oltre cinquecento anni;<br />

più vecchio è il grosso tiglio (nove metri di circonferenza) nella piazza di Samoëns in<br />

Alta Savoia, piantato nel 1436 in testimonianza delle franchigie accordate al borgo dal<br />

duca di Savoia Amedeo VIII; l'enorme tiglio di Brieulles-sur-Bar, che ha una<br />

circonferenza di nove metri e mezzo sarebbe anteriore.<br />

Tutti questi record sono ampiamente battuti da alcuni tigli tedeschi, come quello<br />

di Neustadt (Württemberg), che nel 1831 aveva già una circonferenza di dodici metri, ed<br />

ha indubbiamente passato il millennio, perché era già rinomato per la sua grossezza nel<br />

1229; quello di Upsted, presso Hannover, che ha un diametro di otto metri, è citato in<br />

un documento del 1100 e sarebbe stato piantato verso l'anno 800. Tra i tigli, che al pari<br />

delle pietre indicavano i luoghi venerandi in cui si teneva giudizio, sono da rilevare la<br />

"Gerichtslinde" (Tiglio del giudizio) di Basdorf, presso Itter, i cui rami erano sostenuti da<br />

un'impalcatura del XVI secolo 19 , quella di Kasberg bei Gräfenberg, nominata già in fonti<br />

scritte del 1373, e quella di Rottweil in Schwaben sotto la quale si tenne "giudizio" fino al<br />

1774 20 .<br />

La consuetudine di riunirsi sotto un tiglio per prendere delle decisioni importanti<br />

si riscontra spesso anche nella nostra penisola, dall'altopiano di Asiago, come ricorda<br />

Mario Rigoni Stern, a Pontelandolfo (Benevento), come narra Annibale Paloscia.<br />

18 Jacques Brosse, GLI ALBERI STORIA E LEGGEN<strong>DE</strong>, Allemandi 1996.<br />

19 Marius De Biasi, LE PIETRE D<strong>EL</strong> GIU<strong>DI</strong>ZIO, Ora (BZ) 1997. Pag.46.<br />

20 Dalla rivista Baum-Zeitung: Zeitschrift für Baumerhaltung, Natur & Umwelt, aprile 1996.<br />

15


2.2 ARCHIVIO FOTOGRAFICO<br />

La pagoda dietro il<br />

cimitero. Il prato è<br />

ancora nudo, senza<br />

douglasie e frassini.<br />

16<br />

Nel Prato di Fiemme, a<br />

cavallo tra il XIX e XX<br />

secolo, ai tigli secolari si<br />

aggiunsero altri tipi di<br />

piante, principalmente<br />

ippocastani, protetti , nella<br />

loro messa a dimora, da alti<br />

steccati.<br />

Nel 1899 il "Banco della Resòn" si presenta attorniato da sei giovani abeti e da una recinzione. Sulla<br />

sinistra si nota il filare di tigli, tra i quali il più maestoso appare quello di fronte alla cappella.<br />

Nel 1914 è evidente la rapida crescita del filare di pini e la riduzione della chioma del grande tiglio.


1<br />

Il Prato di Fiemme. Due vedute panoramiche di inizio secolo.<br />

La zona antistante la chiesa è stata adibita a cimitero per i caduti della I guerra mondiale; a sinistra si<br />

nota il giovane filare di pini neri e a destra tigli, aceri e frassini si antepongono ad una macchia di<br />

conifere, oggi quasi completamente scomparsa, nella zona circostante l'attuale tennis.<br />

2<br />

Sessant'anni dopo il "Prato" presenta un notevole incremento di essenze arboree<br />

Messa a dimora di tre filari di piante nel prato Viale di ippocastani che terminava<br />

che diverrà area ricreazionale per bambini. all'entrata del "parco"<br />

17


Nuova base in pietra del<br />

zampillo d'acqua in una<br />

cartolina del 1940.<br />

Negli anni '40 il "Prato" assunse definitivamente la funzione<br />

di parco. L'ombra offerta dalle piante permise la collocazione<br />

di numerose panchine<br />

18<br />

Il prato di Fiemme è stato sede di riunioni<br />

anche in questo secolo. Nell'immagine il<br />

comizio del 12 ottobre 1913 per la scelta del<br />

percorso che la tramvia avrebbe dovuto<br />

effettuare.<br />

Cartolina del 1921.<br />

L'ampia fontana che un tempo adornava la<br />

zona tra il Banco della Reson ed il viale di<br />

accesso.<br />

Prato di Fiemme 1935.<br />

La tradizione di pascolare in<br />

questo luogo ha radici lontane.


Tre immagini del grande tiglio presso il Banco della Reson negli anni trenta. Nella prima si nota che<br />

l'imponente pianta non presenta ancora segni di attacco fungino. Nella seconda e nella terza si nota la<br />

progressiva alterazione del tronco.<br />

1 2<br />

Cartolina degli anni '50 nella<br />

quale risalta l'ultimo filare,<br />

adiacente a quello dei tigli,<br />

messo a dimora nell'area<br />

antistante la chiesa.<br />

19<br />

3<br />

Il filare di tigli alla<br />

fine degli anni '40.


3 CONOSCENZA D<strong>EL</strong>LA SITUAZIONE ESISTENTE<br />

3.1 PREPARAZIONE D<strong>EL</strong>LA CARTOGRAFIA <strong>DI</strong> BASE<br />

Lo strumento utilizzato per il rilievo topografico è un teodolite elettronico Nikon<br />

dtm 720 con stazione totale dotata di stistema operativo dos per la memorizzazione dei<br />

dati di rilievo, ed avente risoluzioni di lettura di 5"/10" per le misure angolari e di 0.2/1<br />

mm per le misure delle distanze mediante onde.<br />

Le operazioni topografiche conducono alla determinazione della posizione relativa<br />

di alcuni punti rispetto ad altri, ognuno dei quali, giacendo sulla superficie terrestre, è<br />

definito da tre elementi: gli angoli azimutali e zenitali e la distanza, ovvero tre coordinate<br />

misurabili con il teodolite.<br />

Il rilievo topografico del parco è stato diviso in due parti distinte: la<br />

determinazione di una rete di appoggio e il rilievo dei punti di dettaglio. La prima<br />

costituisce l'ossatura generale del rilievo e consente di determinare la posizione reciproca<br />

di un certo numero di punti a cui poi si riferiscono le operazioni di dettaglio.<br />

Fra i vari schemi di reti che collegano i punti di appoggio si è scelto quello della<br />

poligonale chiusa di otto vertici situtati in modo che da ognuno di essi, oltre ai due<br />

vertici adiacenti, si possano rilevare i punti di dettaglio del terreno circostante. La<br />

chiusura della poligonale, assieme alla esecuzione di misure sovrabbondanti, ha permesso<br />

un irrigidimento dello schema di rilievo che evita la propagazione degli errori, aumenta la<br />

precisione delle incognite che lo strumento adatta a tutte le misure fatte nel miglior<br />

modo possibile.<br />

Questo criterio, detto di compensazione, non può essere applicato alle due<br />

poligonali aperte secondarie realizzate per accedere alle zone più remote, anche se le<br />

misure sovrabbondanti dei punti di dettaglio e dei vertici di congiunzione alla poligonale<br />

principale consentono una determinazione delle incognite in modo che l'insieme degli<br />

scarti sugli angoli e lunghezze sia il più verosimile o probabile; inoltre, gli errori in<br />

quest'ultima rete rimangono più localizzati e quindi sono meno gravi.<br />

20


Per il rilievo di dettaglio è stata determinata la dislocazione degli edifici presenti<br />

nel parco, dei giochi , dei vari sentieri e camminamenti e di ciascuna delle 835 piante,<br />

misurandone l'angolo azimutale al centro di ogni fusto e registrandone la distanza a lato.<br />

I dati del rilievo sono stati trasferiti al computer per via seriale direttamente dal<br />

teodolite elettronico ed elaborati con il software topografico Quasar che permette il<br />

calcolo e la conversione dei dati di campagna in coordinate cartesiane e il caricamento<br />

diretto dei punti nel software AutoCAD Release 14 con il quale è stata redatta la<br />

planimetria del parco.<br />

Ad integrazione del rilievo si è sovrapposto alla planimetria, caricandolo come<br />

blocco, il rilievo fotogrammetrico, realizzato di recente dal Comune di Cavalese per la<br />

stesura del nuovo Piano Regolatore Generale, cercando di far combaciare la maggior<br />

parte degli elementi misurati sul terreno con gli stessi rilevati con la fotogrammetria, dalla<br />

quale sono stati ricavati gli andamenti altimetrici del suolo.<br />

Ad ogni oggetto creato in AutoCAD vengono assegnate tre proprietà: layer,<br />

colore e tipo di linea. L'assegnazione delle proprietà migliora il modo in cui si può gestire<br />

il disegno poiché fornisce un sistema per visualizzare selettivamente le varie forme che<br />

compongono il disegno stesso in base alle esigenze correnti.<br />

21


Con questo proposito a ciascuna delle specie di piante presenti nel parco è stato<br />

assegnato un simbolo, creato come blocco 21 , da inserire sui relativi punti di dettaglio e da<br />

posizionare su un layer specifico.<br />

Questa operazione risulta di particolare interesse in quanto permette di essere più<br />

efficienti nell'attribuire significato ai propri disegni dando la possibilità di evidenziare i<br />

tigli secolari e di isolare dal contesto alcune piante come ad esempio quelle che<br />

necessitano di particolari interventi.<br />

21 Un blocco è un simbolo con nome che si aggiunge a un disegno, un simbolo che si disegna solo una volta e che poi viene<br />

usato illimitatamente. Le dimensioni del blocco possono essere adattate a quelle dell'oggetto al quale si riferisce, nel nostro<br />

caso quelle della chioma.<br />

22


3.2 INDAGINE PEDOCLIMATICA<br />

Premessa<br />

L'antico suolo del parco dovrebbe conservare, ad eccezione dell'epipedon, i<br />

caratteri originali del processo pedogenetico, ed andrebbe conservato se non altro per<br />

quanto ci può raccontare da una sua "lettura scientifica". La compilazione di una scheda<br />

pedologica può quindi risultare di notevole interesse scientifico - storico e aggiungere<br />

nuove conoscenze all'area su cui sorge il Banco della Resòn<br />

I termini e i parametri di valutazione utilizzati per la descrizione del profilo sono<br />

quelli indicati dal sistema di classificazione FAO - Unesco. Per la classificazione del<br />

suolo oltre a questo sistema è stato considerato quello della "Soil Taxonomy" adottato<br />

dall'United State Dypartment of Agricoltur (USDA).<br />

Descrizione della stazione in cui è stato effettuato il rilievo pedologico.<br />

Profilo: CAPA 0099 Data del rilievo: 23 settembre 1998<br />

Cavalese Rilevatori: Francesco Gilmozzi<br />

Parco comunale Dott. Dino Dibona<br />

Planimetria<br />

di<br />

Cavalese<br />

Localizzazione: Regione Trentino-Alto Adige - Provincia di Trento - Comune: Cavalese.<br />

23<br />

Parco


Località: Centro urbano - Parco della Pieve.<br />

Localizzazione per punti di riferimento: il profilo è stato aperto nel tratto a copertura erbacea<br />

libero da presenze arboree, in un punto venti metri a sud del Banco della Resòn.<br />

Quota: 993 m s.l.m.<br />

Bioma (zonale): foresta pluviale temperata a Fagus sylvatica e Abies alba.<br />

Zona fitoclimatica (sec.Pavari): Fagetum (sottozona del Fagetum freddo).<br />

Orizzonte delle formazioni forestali: formazioni dell'orizzonte montano. Cenosi originali a<br />

Fagus sylvatica L., Abies alba Mill. e Picea excelsa Link.<br />

Fascia altitudinale: montana.<br />

Pendenza media: superficie pianeggiante leggermente ondulata con pendenza ′ 5%.<br />

Esposizione: nel punto in cui è stato aperto il profilo, nessuna esposizione prevalente.<br />

Matrice pedogenetica: roccia compatta a lastre di origine ignea di colore rossastro: lave<br />

riolitiche e trachitiche in duomi e colate.<br />

Geomorfologia: roccia in posto.<br />

Figura pedogeomorfica: unità 2 (seepage slope), contraddistinta dall'evoluzione meccanica e<br />

chimica per movimenti laterali e sottosuperficiali dell'acqua del suolo, con processi<br />

evolutivi potenzialmente elevati.<br />

Ambiente: area urbana caratterizzata dalla presenza dell'antico Banco della Resòn, oggi<br />

Parco Comunale di Cavalese.<br />

Paesaggio: antropico; parco cittadino con la presenza di alberature. Alcuni alberi di Tilia<br />

platyphyllos Scop. molto vecchi, vanno considerati beni storici e paesaggistici di grande<br />

importanza.<br />

Resilienza del suolo: da media a alta per la presenza di un "solum" a fertilità elevata.<br />

L'abbassamento dei valori di resilienza sono connessi all'introduzione di piante,<br />

24


specialmente arboree, estranee all'ambiente naturale, alcune anche appartenenti a specie<br />

esotiche.<br />

Stima del periodo di ritorno: plurisecolare.<br />

Rocciosità superficiale: assente.<br />

Pietrosità superficiale: assente.<br />

Erosione superficiale: idrica, diffusa, comune.<br />

Rischio di erosione del suolo al taglio delle piante arboree: bassa per la presenza di copertura<br />

erbacea colma e della compattazione dell'epipedon dovuta al calpestio (zona a<br />

destinazione ricreativa).<br />

Regime di temperatura del suolo: mesic.<br />

Regime di umidità del suolo: perudic.<br />

Sistema paesaggistico (sec. Pignatti): Dolomiti interne.<br />

Drenaggio: buono fino a circa 55 cm di profondità<br />

Saturazione idrica: non saturo.<br />

Qualità dell'acqua: dolce.<br />

Influenza delle attività umane: elevata, trattandosi di centro cittadino.<br />

Deterioramento fisico del suolo dovuto all'influenza umana: da medio a elevato, con disturbi<br />

dovuti al calpestio, attualmente consistente, all'occasionale passaggio di mezzi meccanici,<br />

all'impermeabilizzazione delle superfici asfaltate, all'apporto di materiale litico (ghiaie)<br />

diverso da quello del substrato pedogenetico presente sul posto.<br />

Uso del suolo: Parco comunale alberato.<br />

25


Vegetazione: copertura erbacea colma con specie adatte a supportare il calpestio,<br />

mantenuta rasa dagli interventi di giardinaggio; piante arboree (di cui le più vicine al<br />

punto in cui è stato aperto il profilo appartengono alle specie Tilia platyphyllos Scop.,<br />

Aesculus ippocastanum L., Acer pseudoplatanus L., Picea excelsa Link., prevalentemente<br />

disposte a filare con copertura disuguale per tratti dell'area.<br />

Stato del complesso suolo-soprassuolo: l'area è mantenuta e curata a fini ricreativi; il suolo non<br />

presenta segni di sconvolgimenti recenti; il soprassuolo erbaceo viene trattato con<br />

successo con adeguate tecniche di giardinaggio; cure insufficienti per il soprassuolo<br />

arboreo.<br />

Periodo vegetativo: da fine aprile a inizio ottobre (gg. 170 circa).<br />

Profondità effettiva del "solum": media.<br />

Profondità esplorata dalle radici: fino a poco più di 60-80 cm di profondità, le più profonde<br />

esclusivamente legnose.<br />

Sistema di prelievo dei campioni: lungo l'intero profilo, da limite a limite, senza alcuna<br />

interruzione verticale, secondo le indicazioni del sistema di classificazione adottato. Il<br />

materiale terroso prelevato viene indicato con le lettere progressive dell'alfabeto,<br />

iniziando dall'orizzonte minerale superficiale.<br />

NOTE: il profilo viene aperto all'interno del Parco comunale, avendo attenzione di non<br />

interferire con gli apparati radicali delle piante arboree, in un punto pianeggiante,<br />

rappresentativo dei suoli intorno al Banco della Ragione.<br />

26


Descrizione del profilo<br />

(Osservazioni di campagna all'apertura del profilo)<br />

Orizzonti e strati Profilo: CAPA 0099<br />

(moist condition) Cavalese, 980923<br />

L cm < -1; spessore esiguo; residui vegetali erbacei, pochi quelli arborei, foglie di<br />

Tilia platyphyllos Scop., Acer pseudoplatanus L., Picea excelsa Link.<br />

O cm < -1; spessore esiguo; condizionato dai lavori di giardinaggio e di asportazione<br />

del materiale biologico; distribuzione irregolare e discontinua; colore bruno scuro;<br />

molto umido.<br />

A cm 0 - 16; colore bruno molto scuro (10YR - value 3/1 chroma - very dark gray);<br />

umido; scheletro assente; tessitura media, franco sabbiosa (sandy loam);<br />

aggregazione glomerulare da molto fine e media fortemente sviluppata; basso<br />

addensamento delle particelle; friabile; non adesivo; non plastico; non calcareo;<br />

macroporosità planare e canalicolare comune, con macropori da molto fini a<br />

medi, pochi canali grossi da anellidi; molte radici erbacee molto fini e fini, radici<br />

legnose fini molto poche; limite inferiore ondulato chiaro.<br />

Bw cm 16 - 43; colore da bruno a bruno scuro (10YR - value 3/2 chroma - very dark<br />

grayish brown); poco umido; scheletro molto poco (2%), costituito da ghiaie e<br />

sassi in elementi apparentemente monolitici con diametro massimo fino a 15 mm;<br />

tessitura media, franco sabbiosa (sandy loam); aggregazione glomerulare e<br />

poliedrica angolare fine e media fortemente sviluppata; basso addensamento delle<br />

particelle; molto friabile; moderatamente adesivo; non plastico; non calcareo;<br />

macroporosità planare e canalicolare da molto fine a media comune, presenza di<br />

canali scavati da anellidi più numerosi che nell'orizzonte soprastante; radici<br />

erbacee comuni molto fini e fini comuni, poche radici legnose fini; limite inferiore<br />

lineare diffuso.<br />

27


CB cm 43 - 63; colore bruno giallognolo scuro (10YR - value 3/4 chroma - dark<br />

grayish brown); poco umido, scheletro assente; tessitura media franco sabbiosa<br />

(sandy loam); aggregazione poliedrica angolare da fine a grossa fortemente<br />

sviluppata; basso addensamento delle particelle; molto friabile; adesivo;<br />

moderatamente plastico; debolmente calcareo; macroporosità planare e<br />

canalicolare da fine a media comune con screziature più scure all'interno della<br />

porosità canalicolare; poche radici legnose vive e morte molto fini e fini con<br />

andamento subverticale; limite inferiore lineare chiaro.<br />

RCk cm 63 - >80; colore da bruno giallastro scuro a bruno (10YR - da value 4/4<br />

chroma a value 5/3 chroma - dark yellowish brown/brown); poco umido;<br />

materiale litico fortemente disaggregato e alterato (alterazione chimica prevalente)<br />

con colori molto diversi e distribuiti in modo discontinuo; tessitura grossolana,<br />

sabbioso franca (loamy sand); aggregazione massiva; alto addensamento delle<br />

particelle; poco friabile; non adesivo; non plastico; calcareo; macroporosità<br />

vescicolare diffusa; poche radici legnose fini vive e morte solo nella parte più<br />

vicina alla superficie del suolo; substrato pedogenetico; limite inferiore<br />

sconosciuto.<br />

(Osservazioni effettuate sul suolo secco all'aria)<br />

Orizzonti e strati Profilo: CAPA 0099<br />

(dry condition) Cavalese, 980923<br />

A cm 0 - 16; colore bruno scuro (5YR value 3/2 chroma - dark reddish brown);<br />

aggregazioni glomerulare fine e media fortemente sviluppata; buona stabilità degli<br />

aggregati; consistenza debole (tenero).<br />

Bw cm 16 - 43; colore bruno molto chiaro (5YR value 4/3 chroma - reddish brown);<br />

aggregazione poliedrica fine e media fortemente sviluppata; alta stabilità degli<br />

aggregati; consistenza forte (duro).<br />

28


CB cm 43 - 63; colore bruno (5YR value 4/6 chroma - yellowish red); aggregazione<br />

poliedrica da molto fine a grossa fortemente sviluppata; alta stabilità degli<br />

aggregati; consistenza debole (tenero).<br />

RCk cm 63 - >80; colore da giallo (10YR value 7/6 chroma - yellow) a rosso<br />

giallognolo (5YR value 5/6 chroma - yellowysh red); aggregazione da molto fine a<br />

media fortemente sviluppata; alta stabilità degli aggregati; consistenza debole<br />

(tenero).<br />

Analisi fisico - chimiche<br />

29<br />

Profilo: CAPA 0099<br />

Cavalese, 980923<br />

Orizzonti e strati: A Bw CB RCk<br />

Profondità in cm: 0-16 16-43 43-63 63->80<br />

(spessore) (16) (27) (20) (>17)<br />

Scheletro % ass. 2 ass. ass.<br />

Sabbia % 74 64 71 79<br />

Limo % 21 27 18 14<br />

Argilla % 5 9 11 7<br />

pH (H2O) 6,36 6,76 7,32 7,46<br />

Carbonati totali g/Kg 24 18 14 18<br />

Sostanza organica % 7,4 2,7 0,7 0,2<br />

Carbonio organico % 4,3 1,5 0,4 0,1<br />

Azoto totale % 0,36 0,13 0,02 < 0,01<br />

Rapporto C/N 11,9 12,0<br />

Capacità di scambio 24,0 15,7 8,9 9,8<br />

cationico meq/100g


Orizzonti diagnostici<br />

Caratteristiche diagnostiche del livello "A".<br />

- scheletro assente<br />

Terra fine:<br />

- spessore superiore a 10 cm;<br />

- colore molto scuro;<br />

Classificazione del suolo<br />

- struttura glomerulare fortemente sviluppata;<br />

- pH debolmente acido;<br />

- basso contenuto in argilla;<br />

- tessitura media franco sabbiosa;<br />

- moderatamente calcareo;<br />

- povero in sostanza organica per un suolo forestale,<br />

molto ricco in sostanza organica per un suolo agrario;<br />

- alto contenuto in carbonio organico (suolo agrario);<br />

- molto ricco in azoto totale (suolo agrario);<br />

- rapporto C/N non equilibrato;<br />

- bassa capacità di scambio cationico;<br />

30<br />

Profilo: CAPA 0099<br />

Cavalese, 980923<br />

Profondità: cm 0 - 16<br />

La forte compattazione, il basso contenuto in argilla, il basso contenuto in sostanza<br />

organica per un suolo forestale naturale, ma altissimo per un suolo agrario, ecc., sono<br />

caratteristiche dell'epipedon antropico.<br />

orizzonte A mollic<br />

(16)


Caratteristiche diagnostiche del livello subsuperficiale "B".<br />

- scheletro molto poco, presumibilmente estraneo al substrato pedogenetico.<br />

Terra fine:<br />

- spessore maggiore inferiore a 50 cm;<br />

- colore scuro;<br />

- basso contenuto in argilla;<br />

- tessitura media franco sabbiosa;<br />

- aggregazione fortemente sviluppata;<br />

- pH neutro;<br />

- moderatamente calcareo;<br />

- molto povero in sostanza organica per un suolo forestale,<br />

buon contenuto in sostanza organica per un suolo agrario;<br />

- medio contenuto in carbonio organico (suolo agrario);<br />

- mediamente dotato in azoto totale (suolo agrario);<br />

- rapporto C/N non equilibrato;<br />

- bassa capacità di scambio cationico;<br />

- elevata saturazione in basi.<br />

Orizzonte con caratteri cambici (tessitura, struttura, ecc.).<br />

Caratteristiche del livello subsuperficiale "C".<br />

- scheletro assente;<br />

Terra fine:<br />

31<br />

Profondità: cm 16-43<br />

orizzonte B cambic<br />

(27)<br />

Profondità: cm 43-63<br />

(20)


- colore chiaro;<br />

- maggiore contenuto in argilla rispetto agli orizzonti sovrastante e sottostante;<br />

- pH debolmente alcalino;<br />

- moderatamente calcareo;<br />

- tessitura media franca;<br />

- struttura fortemente sviluppata;<br />

- capacità di scambio cationico molto bassa;<br />

- rapporto C/N equilibrato;<br />

Orizzonte di transizione, con caratteristiche intermedie tra l'orizzonte diagnostico B<br />

cambico e lo strato pedogenetico, con prevalenza del secondo.<br />

Caratteristiche del livello "D" profondo.<br />

32<br />

strato-orizzonte CB<br />

Profondità: cm 63->80<br />

(>17)<br />

- colori chiari dal giallo al rosso cupo, sub.pedogenetico fortemente disgregato e alterato;<br />

- tessitura grossolana sabbioso franca;<br />

- aggregazione massiva;<br />

- pH debolmente alcalino;<br />

- attività biologica inesistente o scarsamente presente;<br />

- alterazione chimica dominante del litotipo in posto;<br />

- moderatamente calcareo;<br />

- capacità di scambio cationico molto bassa;<br />

Strato pedogenetico di disgregazione e alterazione della roccia in posto moderatemente<br />

calcareo.<br />

strato RCk


Orizzonti e aspetti diagnostici del suolo:<br />

orizzonte A mollic<br />

orizzonte B cambic<br />

strato-orizzonte CB<br />

strato RCk<br />

Litic properties<br />

Anthropic properties<br />

Suolo mediamente profondo, a reazione prevalentemente neutra, interessato da<br />

compattazione antropica, con soprassuolo non naturale, presenza litologica entro 125<br />

cm dalla superficie.<br />

Classificazione: RUPTI EUTRIC CAMBISOL (CMe)<br />

Rupti: indica la presenza di roccia compatta entro 125 cm dalla superficie<br />

Eutric: nel senso di suolo a buona fertilità.<br />

Cambisol: distingue un suolo con un orizzonte "B" cambico.<br />

Classificazione USDA.: Inceptisol Ochrept Eutrochrept Rendollico.<br />

cm 0 - 16<br />

cm 16 - 43<br />

cm 43 - 63<br />

cm 63 - 80<br />

Riproduzione schematica del profilo del suolo<br />

33<br />

orizzonte A<br />

orizzonte Bw<br />

strato - orizzonte CB<br />

strato RCk


Munsell soil color charts<br />

(colori del suolo rilevati in campagna)<br />

Climogramma di Walter e Lietn per la zona di Cavalese<br />

(rilevazioni del periodo 1920-1978 per le precipitazioni e 1961-1978 per le temperature)<br />

piovosità mm<br />

value<br />

120<br />

100<br />

Temperatura media del mese più caldo (luglio): + 16.9 °C<br />

Amplitudine termica: 18 °C<br />

Temperatura media del mese più freddo (gennaio): - 1.1 °C<br />

Temperatura media annua: + 7.8 °C<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8<br />

chroma<br />

Mese con piovosità massima: mm 106 (luglio)<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

34<br />

Hue 10YR<br />

G F M A M G L A S O N D<br />

mesi dell'anno<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

temperatura °C


Mese con piovosità minima: mm 31 (gennaio)<br />

Piovosità totale annua: mm 817<br />

Riepilogo delle principali caratteristiche fisico - chimiche<br />

(riferimento dei parametri per suoli agrari e forestali)<br />

per i suoli agrari per i suoli forestali<br />

Epipedon = profondo Epipedon = poco profondo<br />

Tessitura = medio impasto Tessitura = franca<br />

Sostanza organica = molto ricco Sostanza organica = povero<br />

pH = neutro<br />

Calcare attivo = normale<br />

Carbonio organico = ricco Carbonio organico = povero<br />

Azoto totale = ricco Azoto totale = povero<br />

Rapporto C/N = buono Rapporto C/N =non equilibrato<br />

C. S. C. = bassa<br />

T.S.B. = alto<br />

Alta fertilità agronomica Bassa fertilità forestale<br />

Considerazioni conclusive<br />

Il suolo del parco di Cavalese, di cui è stato analizzato il profilo pedologico aperto<br />

in un'area non interessata da interventi antropici sconvolgenti recenti e classificato come<br />

Rupti Eutric Cambisol (CMe), presenta le caratteristiche generali che vengono<br />

sintetizzate nella seguente descrizione.<br />

L'orizzonte superficiale del suolo (epipedon) "A", presenta i segni evidenti<br />

dell'antropizzazione (calpestio e compattazione), ma non pare sia mai stato sconvolto<br />

con arature o simili interventi agronomici; il recupero alla naturalità del suolo in tempi<br />

medio-lunghi pare possibile, a condizione che vengano attuati accorgimenti atti a<br />

35


imuovere quanto di artificiale ed esotico è stato introdotto recentemente nel<br />

soprassuolo e mantenendo sul posto il materiale organico dovuto alla coresi delle piante<br />

arboree e al disseccamento delle piante erbacee. Potrebbero così comparire nuovamente<br />

e spontaneamente nel parco le specie florali tipiche della zona. La compattazione da<br />

calpestio non è eliminabile, ma andrebbe evitato il passaggio di mezzi meccanici di<br />

qualsiasi tipo al di fuori delle stradine sterrate. L'asfaltatura andrebbe eliminata dall'area<br />

del parco.<br />

L'orizzonte subsuperficiale "B" appare ben sviluppato e strutturato, la reazione<br />

neutra determina un'alta fertilità agronomica; la fertilità forestale rimane comunque bassa<br />

e probabilmente è dovuta al processo erosivo superficiale innescato dagli interventi<br />

umani (ringiovanimento dei suoli). Una più corretta e attenta scelta nell'introduzione<br />

degli elementi del soprassuolo porterebbe in tempi medio-lunghi ad un ulteriore sviluppo<br />

della potenza e dell'equilibrio fisico e chimico dell'intero "solum" (orizzonti "A" e "B").<br />

Gli strati profondi che costituiscono il substrato pedogenetico, denotano una<br />

alterazione chimica prevalente sulla disgregazione meccanica, con evidenti favorevoli<br />

condizioni di potenziale ulteriore sviluppo del suolo.<br />

La roccia compatta a meno di 125 cm dalla superficie del suolo, condiziona ben<br />

poco il soprassuolo, dove le fitoassociazioni naturali porterebbero all'esclusione delle<br />

sole specie arboree con apparato radicale iperipogeo.<br />

Il suolo analizzato e descritto con la presente scheda pedologica, si inserisce a<br />

pieno titolo tra le presenze antropiche e naturali di grande valore storico del parco di<br />

Cavalese; questo suolo, infatti, costituisce una preziosa e insostituibile testimonianza dei<br />

processi di evoluzione dei suoli di origine antica, non solo per l'area urbana, ma anche<br />

per buona parte della campagna e dei boschi circostanti i cui suoli derivano da substrati<br />

pedogenetici simili. Tempi e modalità per raggiungere l'equilibrio e la fertilità attuale del<br />

profilo pedologico esaminato, sono "scritti" all'interno del suolo e nella storia di Cavalese<br />

e del suo parco.<br />

Il suolo esaminato e descritto nella presente scheda pedologica andrebbe<br />

conservato integro, favorendone nel contempo il naturale sviluppo, quale prezioso<br />

"testimone" del passato, per le ricerche e i confronti pedologici futuri.<br />

36


3.3 INDAGINE SULLA VEGETAZIONE<br />

Il soprassuolo del parco della Pieve anticamente era costituito solo dai tigli che ora<br />

compongono il filare che costeggia il viale di accesso principale alla chiesa, il nucleo<br />

accanto al Banco della Resòn e i tre nuclei che fiancheggiano il complesso monumentale;<br />

il rimanente territorio era adibito principalmente a pascolo.<br />

Dalla fine del secolo scorso iniziò la costruzione del soprassuolo con impianti di<br />

specie arboree ordinati prevalentemente in file. Le specie maggiormente impiegate<br />

furono (le specie esotiche sono indicate con la lettera E):<br />

Pino nero (Pinus nigra Arnold) che, pur essendo specie frugale di rapido<br />

accrescimento, è specie esotica (le sue "razze geografiche" sono presenti in un vasto e<br />

frazionato areale circummediterraneo che si estende dalla Crimea alla Spagna e<br />

all'Africa minore) che soffre per il carico da neve. Nel parco ne sono stati censiti 199;<br />

- E -;<br />

Ippocastano comune (Aesculus hippocastanum L.), specie propria dell'Europa orientale,<br />

dai Balcani al Caucaso, introdotta nel 1576 nell'Europa centrale. Ve ne è un numero<br />

complessivo di 165; - E -;<br />

Frassino Europeo (Fraxinus Excelsior L.), frequente in tutta Italia specialmente nelle<br />

regioni settentrionali sino a (1100) 1700 m nelle Alpi. Nel parco sono 132;<br />

alle quali si aggiungono le seguenti specie:<br />

Abete rosso (Pieca excelsa Link) tot. n° 27;<br />

Acero argenteo (Acer saccharinum L.) - E - tot. n° 1;<br />

Acero porporino (Acer pseudoplatanus L. cultivar 'Atropurpureum') " 5;<br />

Acero di monte (Acer pseudoplatanus L.) " 38;<br />

Acero riccio (Acer platanoides L.) " 12;<br />

37


Abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii Mirbel.) - E - " 15;<br />

Ciliegio selvatico (Prunus avium L.) - E - " 1;<br />

Faggio comune (Fagus sylvatica L.) " 4;<br />

Faggio porporino (Fagus sylvatica forma purpurea Ait.) tot. n° 1;<br />

Larice europeo (Larix decidua Mill.) " 95;<br />

Maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum Mill.) " 2;<br />

Olmo montano (Ulmus glabra Huds.) " 2;<br />

Pino himalaiano (Pinus wallichiana A. B. Jacks) - E - " 3;<br />

Pino silvestre (Pinus sylvestris L.) " 10;<br />

Quercia rossa (Quercus rubra L.) - E - " 3;<br />

Robinia (Robinia pseudoacacia L.) - E - " 20;<br />

Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.) " 9;<br />

ed infine sono presenti tre specie ascritte al gen. Tilia, tutte proprie<br />

delle regioni temperate dell'emisfero boreale:<br />

Tiglio europeo (Tilia 3 europea L.) tot. n° 10;<br />

Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos Scopoli), di questa specie fanno<br />

parte i trenta tigli secolari del parco " 67;<br />

Tiglio selvatico (Tilia ulmifolia Scopoli), specie presente nella valle,<br />

di facile adattabilità, vive sporadica, o più raramente in gruppi, e<br />

si innalza sino a 1500 m " 14;<br />

Nel parco sono quindi presenti 23 specie arboree, per un totale di 832 piante,<br />

mentre è quasi inesistente lo strato arbustivo, essenziale nell'arricchire le biocenosi di<br />

insetti, uccelli e micromammiferi.<br />

38


3.3.1 VALUTAZIONE FITOPATOLOGICA STRUTTURALE<br />

3.3.1.1 INTRODUZIONE<br />

La perizia è composta da una serie di esami tra cui quello strutturale che avviene<br />

attraverso l'attuazione del metodo di valutazione visuale dell'albero noto come Visual<br />

Tree Assessment. Il VTA facilita il compito di assumersi la responsabilità nei confronti<br />

degli alberi attraverso nuovi percorsi per la valutazione della loro sicurezza che si basano<br />

sulla conoscenza della auto-ottimizzazione biomeccanica della loro struttura.<br />

Secondo l'assioma della tensione costante, infatti, "qualsiasi costruzione meccanica<br />

è leggera quanto possibile e salda quanto necessario quando subisce un carico<br />

equilibrato, cioè quando tutti i punti della sua superficie si trovano a sostenere la stessa<br />

tensione" 22 ; questa regola definisce il progetto biologico dell'albero quale costruzione<br />

ottimale tendente ad una suddivisione equilibrata dei carichi che esso cerca di conservare<br />

e di ripristinare quando viene alterata, evitando così la formazione di potenziali punti di<br />

rottura (il cambio è in grado di quantificare l'aumento della tensione e quindi depositare<br />

materiale) o di altre zone a carico ridotto (con conseguente spreco di materiale). Esso<br />

porta al massimo la possibilità di sopravvivenza con la sua continua opera di riduzione<br />

delle tensioni meccaniche e di ottimizzazione della sua struttura con una crescita<br />

adattativa, creando un disegno a struttura leggera che sia il migliore possibile, limitando<br />

in modo significativo il carico esterno e quindi il tasso di rottura.<br />

Un albero sufficientemente vitale non si rassegna di fronte a forze esterne (vento,<br />

interventi di potatura, etc.) che turbano l'equilibrio di una vita distruggendo la tensione<br />

costante così attentamente protetta. Esso ripara le sue ferite manifestando dei percorsi<br />

ben definiti a seconda delle esigenze necessarie a mantenere la tensione costante.<br />

Molti punti di cedimento vengono indicati dalla comparsa di un sintomo da<br />

interpretare e valutare dal punto di vista biomeccanico; gli alberi, nel loro linguaggio<br />

22 Claus Mattheck e Helge Breloer, La stabilità degli alberi, Il Verde Editoriale, Milano, settembre 1998. Pag.35.<br />

39


corporeo, lanciano dei segnali di avvertimento che l'addetto alla sicurezza, attraverso uno<br />

sguardo attento, dovrebbe essere allenato a riconoscere per valutare il potenziale di<br />

pericolosità ad essi connesso e quindi mantenere in vita quell'esemplare che ne ha le<br />

potenzialità, applicando il principio vincolante del minimo intervento, e decidere nel<br />

momento e nel modo giusto quando sostituire un vecchio albero minacciato di crollo<br />

con uno più giovane che garantisce meno rischi.<br />

La procedura per la valutazione dell'albero secondo il metodo V.T.A. può essere<br />

sintetizzata in cinque fasi:<br />

A. Controllo visuale tradizionale<br />

biologico:<br />

meccanico:<br />

-vitalità: fogliame o rami secchi, crescita stentata, corteccia<br />

mancante, collari indicanti rotture imminenti, scarsa<br />

riparazione delle ferite;<br />

-stato fitosanitario: fuoriuscita di liquido da ferite aperte, corpi fruttiferi<br />

-sintomi di difetti<br />

fungini, o altri indicatori di presenza di parassiti;<br />

meccanici: costruzioni di riparazione, come la costolatura, sintomo<br />

di difetto dovuto ad una fenditura nell'albero, ed il<br />

rigonfiamento, indicatore di carie o di legno in<br />

decadimento;<br />

-corteccia: l'osservazione della morfologia della corteccia è<br />

essenziale nel metodo V.T.A. poiché essa è l'indicatore<br />

meccanico più sensibile alle tensioni locali elevate<br />

evidenziando spesso difetti dell'albero molto tempo<br />

prima che il cambio possa produrre strutture di<br />

riparazione;<br />

40


- ferite; collari d'abscissione; posizioni inclinate ed altri difetti morfologici.<br />

Se non si riscontrano segnali preoccupanti l'esame è terminato.<br />

B. Indagine approfondita dei sintomi di difetti riscontrati<br />

Percussione con un martello (quello ad impulsi da risultati migliori e<br />

documentabili) per stimare il punto debole e l'espansione assiale che nella maggior<br />

parte dei casi raggiunge il suo massimo nel punto di maggior formazione del sintomo.<br />

In alternativa il resistografo consente, oltre all'individuazione di un'anomalia<br />

interna, anche la sua quantificazione e il suo posizionamento.<br />

C. Conferma definitiva dei difetti preoccupanti attraverso perforazioni con il succhiello ed analisi delle<br />

carote di legno con il frattometro<br />

Il frattometro (foto 1) è uno strumento che sottopone a tensione una carota di<br />

legno, la spezza indicandone su una scala il momento di flessione M e registra<br />

l'angolo ö descritto dalla carota appena prima di spezzarsi, parametri grazie ai quali ci<br />

si può fare rapidamente un'idea della plasticità del materiale (allo stesso risultato si<br />

perviene calcolando la superficie sottesa dalla curva M (ö) che rappresenta il lavoro<br />

che deve essere applicato per rompere la carota di legno, un importante parametro<br />

per misurare la resistenza del legno alla rottura).<br />

Una sola misurazione permette dunque di essere<br />

abbastanza informati sul comportamento meccanico del<br />

campione e sullo spessore di parete residua effettivamente<br />

portante, mentre l'esame dello spessore dei suoi anelli ci<br />

fornisce indirettamente delle informazioni sulla valutazione<br />

della resistenza residua, ovvero sulla vitalità dell'albero.<br />

D. Valutazione dei difetti utilizzando i criteri di sicurezza del V.T.A.<br />

I valori frattometrici relativi ai difetti vengono confrontati con i parametri di<br />

rottura del metodo V.T.A., agevolando così l'indagine sulla condizione di sicurezza<br />

della pianta 23 .<br />

23 Il V.T.A. confronta la sicurezza di un albero con difetti, a quella di un albero privo di difetti e che tuttavia secondo natura<br />

può anche spezzarsi. Questo metodo aiuta quindi a ridurre gli incidenti prevedibili e solo a comprendere quelli imprevedibili,<br />

41<br />

1


Grazie a nuovi studi in campo, infatti, si è potuto suddividere i carichi di rottura<br />

relativi a ciascuna specie in tre livelli: un settore verde relativamente sicuro, un settore<br />

giallo ove si consiglia una riduzione della chioma che diventa indispensabile nel<br />

settore rosso, quando non sia poi necessario ricorrere all'abbattimento dell'albero.<br />

Specie arboree Momento di rottura in unità frattometriche<br />

Latifoglie Verde Giallo Rosso<br />

Acero 120-89 88-58 57-27<br />

Quercia 120-89 88-58 57-27<br />

Frassino 80-59 58-38 37-18<br />

Tiglio 60-46 45-30 29-14<br />

Robinia 120-89 88-58 57-27<br />

Faggio 120-89 88-58 57-27<br />

Ippocastano 70-52 51-34 33-16<br />

Olmo 110-82 81-54 53-26<br />

Conifere<br />

Douglasia 7-6 5-4 3-2<br />

Abete rosso 20-15 14-10 9-5<br />

Pino 15-12 11-8 7-4<br />

Larice 15-12 11-8 7-4<br />

Attraverso la valutazione dei valori frattometrici si può determinare inoltre il modello<br />

di degradazione tipico della carie e il livello di danno causato, prevedendo se ciò darà<br />

luogo ad una frattura netta o a una friabile:<br />

Momento di Angolo di Effetto della carie Proprietà del legno<br />

frattura frattura<br />

Grande Piccolo Basso Elevata rigidità - Elevata forza<br />

Grande Grande Distruzione lignina Bassa rigidità - Elevata forza<br />

Piccolo Piccolo Distruzione cellulosa Elevata rigidità - Bassa forza<br />

Piccolo Grande Distr. lignina e cellul. Bassa rigidità - Bassa forza<br />

E. Esito delle indagini col frattometro e provvedimenti conseguenti<br />

Nel caso in cui i difetti meccanici siano stati provocati da forze violente, allora, un<br />

adattamento alla crescita non può produrre un sintomo nell'immediato; si deve quindi<br />

il sistema a costruzione leggera della natura ammette infatti una quota di fallimento naturale, anche di alberi sani, per<br />

preservare a basso costo la specie.<br />

42


da un lato valutare se la vitalità dell'albero porterà presto ad una crescita di<br />

riparazione e, dall'altro, verificare con i diagrammi V.T.A. se nel frattempo le riserve<br />

meccaniche dell'albero riescono a "tamponare" il temporaneo indebolimento della<br />

costruzione. Se dalla valutazione del difetto si ha la prova di un alto rischio di rottura<br />

e l'albero è scarsamente vitale, allora è da sostituire. Se deve essere assolutamente<br />

risparmiato perché è un esemplare raro, carico di storia, allora la sicurezza ambientale<br />

può essere garantita recintandolo, eseguendo una potatura di contenimento della<br />

chioma, solo in caso di carie compartimentata, o un ancoraggio supplementare con<br />

opportuni cablaggi o ancora con tecniche dendrochirurgiche.<br />

3.3.1.2 I TIGLI SECOLARI.<br />

3.3.1.2.1 Interventi precedenti<br />

I tigli secolari sono stati oggetto, in questo secolo di due principali interventi di<br />

"risanamento".<br />

Negli anni '50 molti di essi subirono drastiche capitozzature, secondo la moda di<br />

quegl'anni, ed alla base dei loro tronchi vennero aperti dei fori per asportare il materiale<br />

marcescente che si era accumulato nelle cavità.<br />

Un ulteriore ed accurato intervento di manutenzione straordinaria è stato eseguito<br />

nei mesi di ottobre e novembre 1995 con operazioni di potatura e dendrochirurgia. In<br />

questa occasione sono stati eliminati i disseccamenti apicali e le branche secche,<br />

pericolanti o che presentavano carie interne pericolose ai fini della stabilità, alleggerendo<br />

così le chiome dal carico di branche malate e restituendogli compattezza e vigore<br />

attraverso tagli di ritorno. Sono state rifilate vecchie ferite marcescenti ed effettuati<br />

interventi di scalvatura, slupatura, pulizia delle zone cariate ed apertura di camini di<br />

tiraggio per consentire l'asciugatura del legno ripulito dai marciumi. Un progetto di<br />

recupero, quest'ultimo, la cui relazione finale evidenzia, oltre che un ottimismo sulla<br />

ripresa vegetativa, la necessità di garantire l'incolumità agli utenti del parco attraverso<br />

degli indispensabili controlli annuali sul "comportamento" dei tigli, ed è proprio in<br />

43


elazione a questa necessità che ritengo interessante applicare in questo contesto il<br />

metodo V.T.A..<br />

3.3.1.2.2 Esami su tessuti e organi<br />

Il ragno bimaculato quale fattore limitante la vitalità dei tigli.<br />

Nella seconda metà di luglio su alcuni tigli secolari (5, 7, 8, 11, 12, 14, 26, 30) si<br />

evidenziarono sintomi di danno alle foglie quali l'assunzione di una colorazione giallastra<br />

o bronzea, arrivando in casi limitati alla filloptosi agli inizi di agosto, quando i sintomi<br />

coinvolsero quasi tutto il viale (i tigli 6, 10, 13, 27).<br />

Sulle foglie è stato così eseguito al binoculare un esame delle forme mobili,<br />

individuando la fauna colpevole del danno e quella utile:<br />

Tetranychus urticae Koch (Ragnetto rosso comune o bimaculato)<br />

Acari appartenenti alla famiglia Tetranychidae, cosmopoliti e polifagi (si<br />

conoscono più di 150 piante che possono ospitarli 24 ), vivono sulla pagina inferiore delle<br />

foglie dove la loro attività di suzione del contenuto citoplasmatico cellulare provoca una<br />

diminuzione dell'attività fotosintetica, un aumento della traspirazione, l'ingiallimento e la<br />

bronzatura delle foglie (foto 1e 2), filloptosi ed un possibile disseccamento di interi rami.<br />

Le femmine svernanti, subovali e di color arancio (foto 3) 25 , dal mese di marzo,<br />

quando la temperatura raggiunge gli 8-10°C, cominciano a migrare verso le essenze che<br />

germogliano precocemente; qui si nutrono per poi deporre le uova. Alle larve esapode<br />

seguono due stadi ninfali e infine gli adulti, lunghi 0.5-0.6 mm, dalla tipica colorazione<br />

giallo-verdastra e con il dorso ornato da vistose setole.<br />

Le prime 3-4 generazioni vivono quasi esclusivamente su piante erbacee, le<br />

successive anche sulle arboree. Si sviluppano rapidamente e possono pullulare in poco<br />

tempo, svolgendo dalle 7 alle 10 generazioni l'anno, dato l'incremento esponenziale delle<br />

progenie con la temperatura, favorita dal riverbero del calore dal terreno alla chioma, che<br />

24 S.Zangheri-G.Pellizzari Scaltriti, Parassitologia animale dei vegetali, CLEUP, Padova 1981. Pag.143.<br />

25 S.Zangheri-G.Pellizzari Scaltriti, ibidem. Foto di copertina.<br />

44


crea un'ambiente ideale sulla superficie fogliare 26 (il T.urticae è euriterme, attivo tra 8.8 e<br />

43.8°C e con l'optimum tra 13 e 35°C).<br />

Durante la stagione estiva questi acari sono fototropici positivi (solo con foglie già<br />

alterate) e geotropici negativi, al contrario delle femmine svernanti che tra settembre e<br />

ottobre migrano verso le parti basse delle piante rifugiandosi sotto le cortecce,<br />

sopportando temperature inferiori ai -20°C.<br />

1 3<br />

2<br />

Eotetranychus tiliarius Chant<br />

Tetranichide che vive prevalentemente sul tiglio ma anche sull'ippocastano e<br />

sull'acero; di colore giallo-verde, lungo 0.4 mm, è in grado di compiere da 3 a 5<br />

generazioni all'anno. Osservazioni precedenti hanno accertato che i suoi attacchi sono<br />

favoriti da condizioni di carenza idrica 27 ed inducono, se ripetuti per più anni, la caduta<br />

anticipata delle foglie e l'indurimento dell'apice dei rami.<br />

Amblyseius finlandicus Oud.<br />

Acari appartenenti alla famiglia Phytoseiidae, efficaci predatori di acari fitofagi,<br />

specialmente di Tetranichidi di cui hanno le stesse dimensioni; il corpo è piriforme, di<br />

colore biancastro traslucido, ornato di setole corte.<br />

Essi vivono sulla pagina inferiore delle foglie, nascosti soprattutto lungo la<br />

nervatura centrale, e caratteristico è il loro movimento fatto di rapidi spostamenti più<br />

veloci di quelli della preda che trafigge per suggerne i liquidi corporali.<br />

26 Johannes von Malek, Baumpflege: Pflanzung und Pflege von Stra⇓en ba⎫men, Stuttgart, 1985. Ulmer-Fachbuch pag.175.<br />

27 Hartmann-Nienhaus-Butin, Farbaltes Waldschden: Diagnose von Baumkrankheiten. Stuttgart: Ulmer, '88. Pag.220.<br />

45


Questi fitoseidi presentano variabilità nel regime dietetico: oltre a acari<br />

Tetranichidi, Eriofidi e Tenuipalpidi, possono cibarsi a spese di neonati di cocciniglie,<br />

stadi giovanili di Aleurodidi, uova, neonati di insetti, nettare e funghi 28 .<br />

Presentano 5 stadi di sviluppo: uovo, larva esapoda, protoninfa, deutoninfa e<br />

adulto. Lo svernamento è sostenuto dalle femmine feconde che, entrate in diapausa, si<br />

rifugiano nelle anfrattuosità della corteccia (la mortalità invernale può essere molto<br />

elevata, specialmente nei periodi di freddo più intenso; appaiono dannosi soprattutto i<br />

freddi precoci).<br />

Insetti predatori<br />

Predatori meno specifici rispetto ai Fitoseidi.<br />

Sulle foglie dei tigli sono presenti Antocoridi del genre Orius, larve di coleotteri<br />

coccinellidi quali Stethorus punctillum Weise che sono voraci predatori di acari Tetranichidi<br />

(succhiano e liquefano i liquidi corporei prima dell'ingestione).<br />

La maggior lentezza nel completare il loro ciclo biologico rispetto ai Tetranichidi<br />

fa sì che gli acari riescano a raggiungere livelli numerici superiori alla soglia di danno<br />

prima che gli insetti riescano a svolgere la loro azione di contenimento.<br />

Considerazioni sull'efficacia dei predatori nel contenere l'espandersi del Tetranychus urticae<br />

L'importante presenza di Amblyseius finlandicus non risulta però sufficiente a<br />

realizzare il controllo biologico. Questo può accadere perché diversi fattori, come la<br />

mancanza di fonti alternative di cibo, possono limitare in primavera, quando le presenze<br />

di T.urticae sono ancora scarse, lo sviluppo e l'affermazione delle popolazioni di A.<br />

finlandicus che tendono ad assumere consistenza solo nel corso dell'estate, ovvero quando<br />

il controllo non può piu essere efficace 29 . La sua azione parziale è inoltre giustificata dalla<br />

caratteristica di una dieta differenziata (non specifica).<br />

Gli insetti, pur essendo anch'essi importanti (in particolare le specie del genere<br />

Orius), non competono sufficientemente col potenziale biotico degli acari poiché<br />

28 S.Zangheri-G.Pellizzari Scaltriti, Parassitologia animale dei vegetali, CLEUP, Padova 1981. Pag.220.<br />

29 Giulio Schreiber-Paolo Camporese, I fitoseidi e il loro ruolo nel controllo biologico degli acari fitofagi (II), Informatore<br />

fitopatologico 7-8 / 1990.<br />

46


sopraggiungono quando le popolazioni di questi ultimi si sono già ampiamente<br />

affermate.<br />

Per valutare la necessità di intervenire con un trattamento acaricida saranno<br />

opportuni dei campionamenti primaverili-estivi delle popolazioni di acari (scegliendo le<br />

foglie alla base del germoglio in primavera, a metà del getto in estate, e contando al<br />

binoculare le forme mobili, non trascurando la fauna utile, o stabilendo la percentuale di<br />

foglie occupate) che permettino di individuare la soglia di dannosità e quindi il momento<br />

di intervento e il tipo di prodotto da preferire.<br />

La lotta primaverile-estiva agli acari si pratica solo nel momento di effettiva<br />

necessità cioè quando l'infestazione in atto supera la soglia di dannosità, ed escludendo<br />

nei trattamenti principi attivi ad alta tossicità e persistenza per rispettare al massimo la<br />

fauna utile ed in particolare l'Amblyseius finlandicus su cui i trattamenti hanno un effetto<br />

fortemente negativo 30 riducendo sensibilmente il suo valore potenziale nel controllo<br />

biologico del Tetranychus urticae.<br />

3.3.1.2.3 Considerazioni ed esami strutturali (VTA)<br />

I tigli secolari sono tutti caratterizzari da tronchi completamente cavi<br />

conseguentemente al decadimento del legno provocato da carie bianca molto ben<br />

compartimentata.<br />

Inizialmente la carie bianca provoca soprattutto una degradazione della lignina<br />

causando una diminuzione della rigidità 31 senza che ciò implichi necessariamente una<br />

diminuzione proporzionale della compattezza del legno; quest'ultimo diventa più<br />

sensibile al piegamento e rimane resistente. La prevalente delignificazione provoca una<br />

rottura netta ma con un angolo di curvatura grande, specialmente nel tiglio e di<br />

conseguenza il cedimento avviene con maggior gradualità rispetto a quello provocato da<br />

carie bruna e a più alti carichi di flessione, dal momento che si verifica una maggior<br />

30 C.Duso, Biological Control of Tetranychid Mites in Peach Orchards of Northern Italy:Role of Amblyseius andersoni (Chant)<br />

and Amblyseius finlandicus (Oud.) (Acari: Phytoseiidae), Akadémiai Kiad⌠, Budapest: Acta Phytopathologica et<br />

Entomologica Hungarica 27 (1-4), 1992. Pag.211-217.<br />

47


deformazione (l'energia di rottura è superiore). La carie bianca, quindi, è meno<br />

pericolosa di quella bruna in quanto quest'ultima, degradando la cellulosa, determina una<br />

rottura friabile e repentina che avviene in modo imprevedibile.<br />

Il cedimento dei tigli secolari potrebbe manifestarsi in diversi modi.<br />

Potrebbe svilupparsi un appiattimento della sezione provocato dalle tensioni di<br />

flessione che si trasformano sul lato superiore in trazione e sul lato inferiore in<br />

compressione; la loro componente diretta radialmente verso l'interno cresce all'aumento<br />

della curvatura appiattendo così la sezione che tenderà a piegarsi sempre di più sino a<br />

che il tronco cavo, a causa della scarsa resistenza trasversale del legno, si divide per la sua<br />

lunghezza, in corrispondenza della curva, formando almeno quattro piccole travi<br />

incurvate che tenderanno a scomporsi sempre più con l'aumento del carico della<br />

flessione, verso una perdita totale della portata (Claus Mattheck evidenzia come delle<br />

imbottiture anche morbide, come il legno decomposto, annullano l'appiattimento della<br />

sezione in modo sorprendente, e pone come esempio l'elasticità del sambuco favorita<br />

dalla imbottitura interna; da queste considerazioni ne deriva quindi l'idea di proteggere i<br />

vecchi alberi cavi con scarso spessore di parete residua spruzzandovi dentro una schiuma<br />

antifungina).<br />

L'appiattimento della sezione, caratterizzato da fenditure longitudinali a livello<br />

delle fibre dello strato neutro della sezione del tronco cavo, è un evento meno grave<br />

dell'improvvisa rottura per flessione, contrassegnata dalla rottura localizzata delle fibre<br />

sul lato di compressione, e si può verificare anche con tronchi cavi aventi pareti dallo<br />

spessore notevole.<br />

I tigli cavi con pareti straordinariamente sottili, riscontrabili solitamente quando le<br />

chiome sono notevolmente ridotte da ripetute potature, si potrebbero invece ammaccare<br />

e rompere in seguito a scarsa resistenza alla tensione trasversale. In queste ammaccature<br />

la portata tende a diminuire improvvisamente, senza che ciò avvenga seguendo il<br />

decorso tipico e tranquillo riscontrabile nel caso dell'appiattimento della sezione<br />

trasversale, determinando un cedimento instabile con conseguente scomposizione in<br />

numerose "barre" caricate di punta che di seguito cedono per il piegamento. Questo<br />

31 Ponendo in analogia il legno col cemento armato, si considera la cellulosa corrispondente all'acciaio, perché resistente alla<br />

48


cedimento viene definito imbozzamento flessionale ed ha un alta probabilità di<br />

verificarsi in una struttura a "guscio chiuso" con parete sottile che possiede quindi un<br />

elevato potenziale di pericolosità anche se la sua resistenza residua è indipendente dalla<br />

direzione del vento a differenza della sezione trasversale aperta del guscio che cambia il<br />

suo potenziale autodistruttivo a seconda della direzione del vento. L'imbozzamento<br />

provoca danni particolarmente pericolosi in quanto non si manifesta attraverso una<br />

forma di segnale premonitore.<br />

Per valutare la stabilità delle piante la domanda a cui bisogna rispondere è dunque<br />

se i risultati dei tentativi messi in atto dall'albero per riparare alla cavità provocata da<br />

carie possano bastare a mantenere costante la tensione sulla superficie dell'albero,<br />

nonostante il difetto; per sapere questo dobbiamo conoscere la sezione trasversale<br />

residua effettivamente portante dell'albero. Il presupposto per lasciarlo in vita è la prova<br />

che la sezione trasversale difettosa non cederà per una rottura da flessione normale o per<br />

collasso della sezione.<br />

Per questa prova Mattheck, insieme ai collaboratori esterni, è stato propenso ad<br />

uno studio empirico sul campo con il quale determinare lo spessore residuo ammissibile<br />

della perete. Questi esperti hanno verificato, in Germania, Inghilterra e U.S.A., più di<br />

900 alberi cavi con cedimenti e in piedi, tracciando il rapporto dello spessore di parete<br />

esterna residua rispetto al raggio del tronco cavo (t/R) 32 , attraverso il valore assoluto del<br />

raggio R.<br />

Lo studio ha dimostrato che la caduta degli alberi cavi, dovuta ad imbozzamento<br />

flessionale o alla rottura per appiattimento della sezione trasversale, e da essi non<br />

prevedibile poiché si tratta di una modificazione spontanea della forma, si ha a partire da<br />

valori t/R inferiori 0.32 - 0.30.<br />

tensione ma flessibile, e la lignina al cemento, perché rigida e più sensibile alla tensione.<br />

32 Il parametro t/R è stato scelto in quanto nella teoria dell'imbozzamento flessionale si trova sempre un fattore di<br />

dipendenza t/R della tensione critica dell'imbozzamento che si verifica in quel caso. Tipi di legno diversi subiscono, sulla<br />

base di un rapporto unitario t/R, cedimenti che si verificano secondo quanto stabilito in semplici equazioni matematiche - il<br />

caso della flessione semplice ha come risultato un rapido aumento di una linea curva caratteristica in cui non entrano i dati<br />

del materiale: essa è la derivata seconda dell'aumento di sollecitazione rispetto ai relativi spessori di parete tra t/R = 0.2 e 0.3<br />

-.<br />

Sicuramente la residua sezione trasversale portante, che viene caratterizzata dal rapporto t/R, è una valida misura di<br />

riferimento per stimare il rischio di rottura che avviene sia secondo il modello del "piegamento del tubo flessibile" sia per<br />

imbozzamento flessionale , ed assume quindi un ruolo importante tra i criteri di valutazione preventiva del V.T.A..<br />

49


t/R<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

Alberi cavi che presentano una chioma ridotta cadono spesso in presenza di valori<br />

t/R inferiori (molti alberi ancora eretti con t/R inferiori a 0.2 erano privi di parti<br />

sostanziali della chioma, alcuni avevano un ramo, altri nessuno ed altri ancora erano<br />

morti).<br />

Si può quindi dimostrare l'esclusione del cedimento dei tigli secolari utilizzando il<br />

criterio t/R > 0.3, e tollerando un maggior assottigliamento della sezione trasversale,<br />

anche con t/R ′ 0.2, per due motivi principali:<br />

questi corpulenti tigli dalla "pelle" sottile hanno subito una radicale potatura di<br />

contenimento della chioma, non rappresentando per questo un grande potenziale di<br />

danno in quanto sottoposti a minor carico che in precedenza (inoltre, occorre<br />

ricordare che il carico da vento che i tigli subiscono è stato ridotto dalla rapida<br />

crescita del filare frangivento costituito da pino nero).<br />

i tigli, secondo Troll 33 , allargano i loro raggi perifericamente nella corteccia<br />

sviluppando delle "ancore triangolari" che funzionano da "rinforzatori radiali" che,<br />

comprimendo il legno, ritardano le fratture longitudinali 34 :<br />

12<br />

4<br />

19<br />

14<br />

9<br />

21<br />

28<br />

29<br />

16<br />

33 Troll W., Allgemeine Botanik, Enke Verlag. Stuttgart, 1959.<br />

34 E.Strasburger e altri,<br />

0,1<br />

Trattato di botanica per le università, foto di pag. 204.<br />

50<br />

26<br />

6 3<br />

25<br />

20<br />

24<br />

10<br />

23<br />

tiglio n°…<br />

t R


13<br />

7<br />

11<br />

8<br />

17<br />

30<br />

Oltre alla determinazione dello spessore residuo attraverso delle perforazioni con<br />

il succhiello incrementale, è necessaria una valutazione quantitativa della portata residua<br />

del legno attraverso il frattometro, grazie al quale si può confermare che la compattezza<br />

della parete esterna residua di tutti i tigli risulta sufficiente a garantire loro stabilità.<br />

I valori frattometrici dei momenti di rottura, infatti, rientrano, per tutti i tigli, nel<br />

settore verde, evidenziando una buona qualità del legno, una buona possibilità di<br />

sopravvivenza (quando l'albero produce un buon legno allora non ha rinunciato alla lotta<br />

per la vita), e una relativa sicurezza; mentre gli angoli di rottura relativamente alti<br />

denotano la presenza di molte fibre di cellulosa sane e quindi bassa rigidità; entrambe i<br />

valori, quindi, sono indice di una rottura non drammatica e prevedibile:<br />

2<br />

22<br />

15<br />

Tiglio n° 1<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 30 32 34 31 32<br />

U.F. campione 52 49 44 48 51 49<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 30 31 31 34 34 32 32 34 31 35 34<br />

U.F. campione 52 50 50 56 54 56 57 51 48 50 48<br />

Tiglio n° 2<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 46 37 32 36 30 34 38 38 35 32 36<br />

U.F. campione 63 57 57 54 60 53 70 70 58 54 53<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 30 31 32 34 36 38 36 38 34 38 35 34<br />

U.F. campione 51 53 53 49 56 55 56 59 48 48 50 48<br />

Tiglio n° 3<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

5<br />

51<br />

27<br />

18<br />

tiglio n° 1


angolo di rottura 32 32 34 34 34 38 34 32 34 36 38 35 36<br />

U.F. campione 58 56 54 54 54 56 51 47 52 52 54 49 49<br />

Tiglio n° 4<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 28 42 40 30 34 36 35 35 37 33<br />

U.F. campione 44 48 53 48 48 51 51 51 50 49<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 30 32 30 29 31 32 32 30 30 31 39 34 38 40 35<br />

U.F. campione 52 67 53 51 59 53 57 49 49 52 70 61 61 63 58<br />

Tiglio n° 5<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 29 34 34 38 39 39 37 33 36<br />

U.F. campione 51 56 49 50 52 52 53 49 49<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 38 34 36 34 30 34 32 34<br />

U.F. campione 50 56 58 58 59 52 51 49 46<br />

Tiglio n° 6<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 32 34 34 30 32 30 29 34 36<br />

U.F. campione 54 49 52 52 46 46 48 45 50 48<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 34 34 28 29 31 32 34 32 36 32<br />

U.F. campione 53 54 57 46 46 48 48 50 50 50 47<br />

Tiglio n° 7<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 29 32 34 36 34<br />

U.F. campione 58 50 54 55 55 53<br />

Tiglio n° 8<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 32 36 34 34 34 30 32<br />

U.F. campione 45 45 48 48 48 50 46 45<br />

Tiglio n° 9<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 30 34 30 34 32 30 28 32 30 40 38 32 32 36 38 38 34<br />

U.F. campione 48 48 56 56 54 46 46 46 44 44 50 50 50 49 52 56 58 50<br />

Tiglio n° 10<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 38 32 32 32 32 36 38 38 39 34 34<br />

U.F. campione 56 56 52 52 52 48 54 54 58 58 50 50<br />

52


Tiglio n° 11<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 35 34 32 32 32 34<br />

U.F. campione 54 58 54 48 48 50 50<br />

Tiglio n° 12<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 29 30 32 30 34 34<br />

U.F. campione 54 54 54 50 48 48<br />

Tiglio n° 13<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 38 34 34 34 34<br />

U.F. campione 54 50 50 51 50<br />

Tiglio n° 14<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 28 32 34 32 32 32 34 34 34<br />

U.F. campione 46 50 54 46 54 50 50 52 50<br />

Tiglio n° 15<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 34 32 34 32 28 28 40 39 39<br />

U.F. campione 57 57 57 58 61 57 57 50 50 52<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 37 34 34 32 32 30 38 38 40<br />

U.F. campione 58 60 60 58 58 58 55 55 55 56<br />

Tiglio n° 16<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 34 34 34 34 29 14 34 34 29<br />

U.F. campione 48 52 48 48 48 45 12 45 47 50<br />

Tiglio n° 17<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 34 38 32 31 34 34<br />

U.F. campione 50 50 58 55 53 53 50<br />

Tiglio n° 18<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 38 36 36 42 36<br />

U.F. campione 56 53 55 58 56<br />

Tiglio n° 19<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 29 38 38 32 35 37 38 38 36 42 42 36 36 36<br />

53


U.F. campione 50 58 56 52 50 54 54 54 57 51 55 50 51 50<br />

Tiglio n° 20<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 32 34 34 32 39 32 38 38 44 40<br />

U.F. campione 50 56 54 50 50 56 50 54 54 58 58<br />

Tiglio n° 21<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 36 36 30 31 32 36 32 34 39 34 34 30 32<br />

U.F. campione 47 53 53 50 52 52 56 58 58 62 57 56 56 54<br />

Tiglio n° 22<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 34 36 37 44 44 34<br />

U.F. campione 52 55 55 55 58 58 54<br />

Tiglio n° 23<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 37 32 30 32 29 29 31 31 32 30 30 34 34 36 36 36 34<br />

U.F. campione 56 57 57 58 55 55 56 55 55 52 52 50 50 52 52 56 52<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 34 32 30 32 32 30 32 32 42 40 38 32 32 34 36 36<br />

U.F. campione 58 57 55 52 54 54 54 54 52 56 55 62 60 55 56 56 56<br />

Tiglio n° 24<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 28 31 31 32 31 31 29 32 32 32 32 32 34 34 34 31 30 32<br />

U.F. campione 56 56 56 52 53 53 59 60 58 59 60 56 54 54 56 56 54 54<br />

Tiglio n° 25<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 39 34 38 38 38 36 37 38 34 34 36 36<br />

U.F. campione 57 54 54 54 52 52 51 54 53 53 56 54<br />

Tiglio n° 26<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 36 36 32 30 36 36 34 36 36 36<br />

U.F. campione 56 55 55 52 53 53 49 49 50 50 51<br />

Tiglio n° 27<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 32 48 44 16 32 37 32 34 34<br />

U.F. campione 52 54 61 58 12 53 58 51 51 53<br />

Tiglio n° 28<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

54


angolo di rottura 38 38 38 34 38 34 39 32 32<br />

U.F. campione 51 45 48 52 52 50 50 49 44<br />

Tiglio n° 29<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 31 29 33 33 30 34 34 34 31 31 31 31 33<br />

U.F. campione 49 49 51 51 52 51 51 43 45 45 50 49 50<br />

Tiglio n° 30<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 28 32 32 32 32 36 30 32<br />

U.F. campione 50 47 47 50 50 50 51 49<br />

3.3.1.2.4 Schede di valutazione.<br />

Ø : 1.93 m<br />

h : 21 m<br />

h 1°palco: 3.8 m<br />

Controllo visuale biologico<br />

Tiglio n° 1<br />

1 2 3<br />

- vitalità: la chioma, leggera ed equilibrata, presenta una buona vigoria<br />

vegetativa (rapido accrescimento dei germogli degli ultimi tre anni) ed<br />

è costituita da quattro branche principali alla cui base sono evidenti<br />

riscoppi di rami epicormici.<br />

La riparazione delle ferite è buona in ciascuno dei punti di taglio in<br />

particolare nella grande fessura longitudinale triangolare dove il<br />

55<br />

spinta<br />

vento<br />

tensione<br />

trasversale


tessuto ha avvicinato i due estremi più bassi riducendo la bruschezza<br />

di deviazione dei flussi di forza e quindi migliorando la distribuzione<br />

delle sollecitazioni; costituisce eccezione il recente taglio trasversale<br />

dove il callo compare solo ai margini e non nella zona centrale in cui il<br />

tessuto non è vitale.<br />

E' mancante più del 10% della corteccia del tronco (foto 1).<br />

- stato fitosanitario: sulla parete esterna del tronco prosperano piccoli corpi fruttiferi di<br />

Controllo visuale meccanico<br />

- sintomi di difetti<br />

funghi saprofiti, mentre oltre il 60% della parete interna è costituito da<br />

tessuto apparentemente morto su cui si notano gallerie di insetti<br />

scoltidi e micelio della carie bianca. Il suolo nella cavità è ricco di<br />

rifiuti e residui di cemento (la cavità fu riempita con questo materiale).<br />

meccanici: vi è un marcato allargamento del piede dell'albero in seguito alla<br />

formazione della grande cavità conseguente al processo di carie<br />

bianca. Le inserzioni delle radici, con la loro posizione orizzontale che<br />

si trasforma salendo in fibre del tronco, rappresentano "travi della<br />

sventura" (una parte di albero piegata quando viene raddrizzata risente<br />

al suo interno di sollecitazioni della sezione trasversale che non<br />

possono essere recepite dal "sistema di misurazione dell'albero"<br />

situato nel cambio perché le sollecitazioni della tensione verso<br />

l'esterno sono pari a zero) soprattutto in alberi a radici superficiali.<br />

La parete del tronco presenta delle "ammaccature" dove la portata<br />

tende a diminuire improvvisamente: la grande fessura longitudinale,<br />

quella circolare a "finestra", la notevole porzione di tessuto in corso di<br />

degenerazione sul lato opposto e le fenditure longitudinali visibili<br />

dall'interno. "Punti di forza" sono rappresentati invece dalle numerose<br />

strutture di riparazione alla base delle branche principali e ai margini<br />

delle fessure.<br />

- ferite: un recente taglio ha lasciato una estesa superficie esposta di oltre 2<br />

metri di lunghezza.<br />

56


Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

Nella perforazione della parete apparentemente non vitale, sottostante il recente<br />

taglio trasversale, si è constatato uno spessore della parete residua di 6 cm, e quindi un<br />

t/R molto basso di 0.06 (il tronco è però sottoposto ad un carico notevolmente inferiore<br />

al passato per l'eliminazione della chioma sovrastante la parete), mentre il frattometro ha<br />

rilevato, in entrambe i campioni, una buona qualità del tessuto legnoso, i cui valori<br />

rientrano nel settore verde di relativa sicurezza, evidenziando la volontà della pianta a<br />

sopravvivere.<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 30 32 34 31 32<br />

U.F. campione 52 49 44 48 51 49<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 30 31 31 34 34 32 32 34 31 35 34<br />

U.F. campione 52 50 50 56 54 56 57 51 48 50 48<br />

Considerazioni finali<br />

Pur essendo vero che, quanto più grande è il raggio<br />

esterno dell'albero tanto più sottile potrà essere lo spessore<br />

della parete (la tensione si distribuisce su una superficie<br />

residua maggiore), con il crescere dell'assottigliamento<br />

aumenta il pericolo di imbozzamento flessionale con<br />

sfaldature assiali (vedi disegno). Tensioni tangenziali di spinta<br />

potrebbero provocare una risalita della fessura longitudinale<br />

sostenuta da tensione trasverale. Sollecitazioni trasverali, inoltre, potrebbero ripartire<br />

l'intera spinta sulla parete sottile della base scampanata in modo tale da provocare la<br />

delaminazione delle radici ovvero spezzare le "funi" nel loro punto di collegamento<br />

superiore con una conseguente inclinazione e rottura del tronco cavo.<br />

57


Tutti questi eventi sono però ben contrastati dalla compattezza della parete<br />

esterna residua, che risulta sufficiente a garantire stabilità al tiglio, e da una buona<br />

vigoria.<br />

Si rende necessario un controllo visivo a scadenza annuale unitamente ad<br />

un'indagine strumentale.<br />

Controllo visuale biologico<br />

Tiglio n° 2<br />

58<br />

Ø : 1.21 m<br />

h :24 m<br />

h 1° palco: 5 m<br />

compressione<br />

- vitalità: vi è una lenta riparazione delle ferite provocate da remoti interventi<br />

di potatura su grosse branche ai cui margini però si nota l'esplosione<br />

di rami epicormici in rapido accrescimento. La colorazione autunnale<br />

delle foglie è tardiva rispetto agli altri tigli. Il tessuto di cicatrizzazione<br />

sviluppatosi in passato lungo l'apertura del tronco è molto buono. La<br />

pianta presenta quindi una buona vigoria vegetativa.<br />

- stato fitosanitario: la superficie esposta della cavità denota del micelio di carie bianca,<br />

gallerie di scolitidi e residui di cemento alla base. Un indice di presenza


Controllo visuale meccanico<br />

- sintomi di difetti<br />

di parassiti è un foro realizzato in alto sul tronco principale dal picchio<br />

rosso maggiore.<br />

meccanici: è in corso un appiattimento della porzione basale del tronco cavo sul<br />

cui lato anteriore la "gambetta" destra sembra rompersi lateralmente<br />

come evidenzia la lacerazione della corteccia, indice di una tensione<br />

locale molto elevata che il cambio sta cercando di compensare con la<br />

produzione di una struttura di riparazione.<br />

- posizione inclinata: leggeremente in avanti, sul lato dell'apertura del tronco cavo.<br />

Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

Il succhiellamento nel punto di lacerazione della corteccia sul lato di compressione<br />

ha evidenziato la mancanza di fenditure interne e valori frattometrici del campione<br />

elevati; inferiori sono i valori sul lato di tensione ma rientranti nel settore verde.<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura<br />

U.F. campione<br />

46<br />

63<br />

37<br />

57<br />

32<br />

57<br />

36<br />

54<br />

30<br />

60<br />

34<br />

53<br />

38<br />

70<br />

38<br />

70<br />

35<br />

58<br />

32<br />

54<br />

36<br />

53<br />

(lato di compressione)<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura<br />

U.F. campione<br />

30<br />

51<br />

31<br />

53<br />

32<br />

53<br />

34<br />

49<br />

36<br />

56<br />

38<br />

55<br />

36<br />

56<br />

38<br />

59<br />

34<br />

48<br />

38<br />

48<br />

35<br />

50<br />

34<br />

48<br />

(lato di tensione)<br />

Considerazioni finali<br />

L'evidente rastremazione della pianta, caratterizzata da un immediato<br />

cambiamento dei diametri del tronco nell'area di inserzione delle due branche principali,<br />

è l'indice dell'adattamento ottimale dell'architettura del tiglio per poter assicurare una<br />

distribuzione uniforme delle sollecitazioni da flessione a cui è esposto (verso il basso,<br />

dove si verifica il massimo momento di flessione, l'ispessimento<br />

del tronco è maggiore).<br />

Il rischio di imbozzamento del guscio sul lato anteriore, già<br />

incominciato con l'appiattimento e con la compressione sulla<br />

59


"gambetta" destra ( vedi figura), è evitato, almeno nel breve periodo, grazie all'alta qualità<br />

dei tessuti legnosi.<br />

Dato il buon equilibrio della chioma, con rami slanciati verso l'alto, e la buona<br />

vitalità della pianta che porterà presto ad una crescita di riparazione, il rischio è quindi<br />

basso. In ogni caso i sintomi relativi alla "gambetta" destra sono da controllare<br />

periodicamente in quanto questa è la zona maggiormente sollecitata dall'imbozzamento<br />

anteriore.<br />

Un aiuto potrebbe venire dalla collocazione in questo punto da sacche di sabbia<br />

che consentirebbe di distribuire meglio le sollecitazioni e mantenere così in posizione<br />

eretta la pianta.<br />

Controllo visuale biologico<br />

Tiglio n° 4<br />

60<br />

Ø : 0.80 m<br />

h :18.50 m<br />

h 1° palco: 4.50 m<br />

compressione<br />

trazione<br />

- vitalità: la buona vigoria vegetativa delle due branche rimanenti della chioma<br />

è evidenziata dalla forte crescita dei germogli degli ultimi tre anni e<br />

dallo scoppio di giovani rami epicormici alla base delle branche stesse.<br />

Una estesa superficie aperta recentemente ha una struttura di<br />

riparazione sufficiente (spessore di circa 3 cm).


- stato fitosanitario: sulla parete interna del tronco cavo a sezione aperta è visibile del<br />

Controllo visuale meccanico<br />

- sintomi di difetti<br />

micelio della carie bianca, gallerie e fori di scolitidi, piccolissimi corpi<br />

fruttiferi fungini saprofiti alla base della cavità su sostanza morta.<br />

meccanici: la cavità del tronco ha un angolo di apertura superiore a 120°. La<br />

sezione dell'albero, a differenza degli altri tigli secolari, non è<br />

equamente cava per tutta l'altezza del fusto bensì vi è un passaggio<br />

graduale tra la zona apicale del tronco e la zona basale, più sottile .<br />

- ferite: all'apice del fusto una superficie esposta si estende in lunghezza di<br />

circa 1 metro e in larghezza di 20 cm.<br />

- posizione inclinata: leggermente all'indietro.<br />

- corteccia: alla base del tronco cavo, sul lato opposto alla sua apertura, c'è una<br />

fenditura a V della corteccia sul lato in tensione ed una sua ripiegatura<br />

trasversale su quello in compressione.<br />

Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

Nelle perforazioni delle pareti con sintomi corticali si è constatata l'assenza di<br />

fenditure interne sia sul lato di tensione che su quello di compressione, quest'ultimo con<br />

valori frattometrici elevati: prova della capacità dell'albero di migliorare la resistenza nei<br />

punti di maggior tensione.<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura<br />

U.F. campione<br />

28<br />

44<br />

42<br />

48<br />

40<br />

53<br />

30<br />

48<br />

34<br />

48<br />

36<br />

51<br />

35<br />

51<br />

35<br />

51<br />

37<br />

50<br />

33<br />

49<br />

(lato di tensione)<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura<br />

U.F. campione<br />

30<br />

52<br />

32<br />

67<br />

30<br />

53<br />

29<br />

51<br />

31<br />

59<br />

32<br />

53<br />

32<br />

57<br />

30<br />

49<br />

30<br />

49<br />

31<br />

52<br />

39<br />

70<br />

34<br />

61<br />

38<br />

61<br />

40<br />

63<br />

35 (l. di compres.)<br />

58<br />

Considerazioni finali<br />

La morfologia della corteccia, la disposizione della chioma,<br />

l'inclinazione del tronco, la sua sezione trasversale molto aperta e<br />

61


non equamente cava fanno presupporre un rischio di cedimento localizzato della sezione<br />

alla base del tronco per rottura delle fibre sul lato di compressione (vedi figura). Il<br />

frattometro ha però rilevato la buona qualità dei tessuti legnosi presenti nei punti critici<br />

(laddove si hanno le maggiori tensioni si sono determinate delle alte resistenze).<br />

Si rende necessario un controllo visivo a scadenza annuale, unitamente ad<br />

un'indagine strumentale, al fine di rilevare aggravamenti delle condizioni nel breve<br />

periodo.<br />

La fenditura obliqua della corteccia sul lato in tensione induce a ritenere che in<br />

seguito ad una eventuale caduta dell'albero nel lungo periodo resterebbe in piedi uno<br />

spuntone aguzzo attaccato alla base; questo fenomeno, denominato "orecchio del<br />

diavolo", si verifica con carico combinato di flessione semplice del tronco e torsione.<br />

M<br />

Controllo visuale biologico<br />

barra di<br />

compressione<br />

Tiglio n° 5<br />

62<br />

Ø : 1.32 m<br />

h :21.40 m<br />

h 1° palco: 4.20 m<br />

fune di traino<br />

- vitalità: in questo secolo la pianta ha subito drastici interventi di potatura a<br />

cui ha reagito con tessuti di riparazione idonei e con il graduale<br />

riscoppio di numerosi rami epicormici che, in continua ma lenta<br />

crescita, si sviluppano lungo il tronco e le ramificazioni contribuendo<br />

ad accrescere la vigoria vegetativa della chioma le cui branche hanno<br />

M


però una vegetazione più scarsa nelle parti terminali; il fogliame è<br />

soggetto a ingiallimento precoce. Tutti questi fattori indicano che la<br />

pianta è sotto stress.<br />

L'esame dendrocronologico sulle carote di legno rileva, però, una<br />

crescita migliore negli ultimi anni (nel centimetro più esterno vi sono 7<br />

anelli annuali mentre nei restanti 8 cm vi sono, in media, 13 anelli per<br />

centimetro). La vitalità è media.<br />

- stato fitosanitario: dalla piccola cavità basale e da una vecchia ferita di ispezione è<br />

Controllo visuale meccanico<br />

- sintomi di difetti<br />

visibile, all'interno del tronco cavo, una forte presenza di micelio (carie<br />

bianca) e materiale decomposto, mentre all'esterno si notano molte<br />

tumefazioni batteriche, fori di scolitidi, e "vene" di decolorazione,<br />

dovute alla fuoriuscita di flusso batterico, su cui prosperano carpofori<br />

di funghi saprofiti.<br />

Il fogliame è soggetto a ingiallimento e bronzatura per l'attacco<br />

dell'acaro Tetranichus uritcae.<br />

meccanici: I rami inferiori orientati a nord sembrano troppo lunghi e pesanti ma<br />

non presentano punti potenziali di rottura alla loro base; un ramo<br />

rivolto verso il basso ed insistente sul viale presenta sul lato di<br />

compressione fessure che procedono trasversalmente attraverso le<br />

placche corticali; la branca superiore ha invece una sezione trasversale<br />

aperta verso l'alto e, imbozzandosi all'indietro, ha raggiunto una<br />

posizione quasi orizzontale.<br />

Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

Il frattometro ha rilevato, in entrambe i campioni, una buona qualità del tessuto<br />

legnoso e valori che rientrano nel settore verde (46 - 60 U.F.) di relativa sicurezza,<br />

evidenziando la volontà della pianta a sopravvivere.<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

63


angolo di rottura 29 34 34 38 39 39 37 33 36<br />

U.F. campione 51 56 49 50 52 52 53 49 49<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 38 34 36 34 30 34 32 34<br />

U.F. campione 50 56 58 58 59 52 51 49 46<br />

Considerazioni finali<br />

Le due branche inferiori pur apparendo ad alto rischio di stabilità denotano forme<br />

adattate e subordinate ai carichi di flessione: la parte basale dell'inserzione dei rami<br />

costituisce una barra di compressione, del tutto simile a quella dei piccioli di molte foglie,<br />

che si contrappone al momento flettente e che fa pensare ad una tenuta ancora<br />

sufficiente; i rami sono inoltre caratterizzati da piegature ad arco che, non essendo<br />

raddrizzate, non subiscono quelle forti sollecitazioni all'interno della sezione trasversale<br />

che sono tipiche delle "travi della sventura".<br />

L'imbozzamento verso il basso della branca superiore deve essere tenuto sotto<br />

ordinario controllo verificando, là dove è massimo l'appiattimento localizzato della<br />

sezione trasversale, che non vi siano lacerazioni corticali per piegamento della barra<br />

posteriore in quanto questo sintomo è indice della fase terminale dell'imbozzamento<br />

stesso.<br />

Per ora la tenuta è garantita dagli spigoli superiori aperti del ramo (abbondante<br />

callo cicatriziale) che, come nel picciolo del girasole con profilo a U, funzionano da funi<br />

di traino resistenti ai carichi da tensione.<br />

Si rende necessaria, invece, la potatura del vecchio ramo rivolto sul viale ed<br />

inclinato verso il basso essendo esso ad alto rischio per la frattura corticale nel punto di<br />

maggior tensione di flessione.<br />

La vigoria, e quindi la resistenza, delle branche è compromessa dal Tetranichus<br />

urticae che, oltre a sottrarre linfa, interrompe anticipatamente l'attività vegetativa ed anche<br />

con basse popolazioni fa aumentare lo stress per carenza d'acqua nei periodi di massima<br />

traspirazione esponendo i rami ad un maggior rischio di rottura. E' necessario, quindi,<br />

intervenire tempestivamente nel controllo di questo acaro.<br />

64


Controllo visuale biologico<br />

Tiglio n° 6<br />

65<br />

Ø : 1.11 m<br />

h :19.50 m<br />

h 1° palco: 3.50 m<br />

- vitalità: la chioma presenta una buona vigoria vegetativa evidente dalla<br />

densità delle foglie nelle ramificazioni terminali, dai numerosi rami<br />

epicormici sviluppatisi in corrispenza dei punti di taglio più alti, e dalla<br />

buona riparazione delle ferite, provocate da vecchi interventi di<br />

ispezione e di potatura su grosse branche, ad eccezione di una estesa


superficie di taglio dove il callo compare solo ai margini laterali, ed<br />

una cavità centrale è indice di un sicuro ingresso di carie.<br />

- stato fitosanitario: dalla ferita basale di ispezione si vedono nella cavità residui di<br />

Controllo visuale meccanico<br />

- sintomi di difetti<br />

biomassa e cemento; sulla parete interna del tronco, nella sua porzione<br />

terminale, prosperano carpofori di funghi saprofiti e si nota del<br />

micelio della carie bianca, fori e gallerie di insetti scolitdi.<br />

La fuoriuscita di flusso batterico ha colorato di bianco alcune parti<br />

della corteccia del tronco cavo.<br />

L'ingiallimento precoce del fogliame è invece conseguenza<br />

dell'attacco del Tetranichus urticae.<br />

meccanici: delle tre grandi branche cave quella rivolta sul viale ha sezione<br />

trasversale aperta verso l'alto che un buon callo di cicatrizzazione sta<br />

chiudendo.<br />

La parete del tronco presenta due cavità dove la portata tende a<br />

diminuire improvvisamente in quanto si riduce l'ampiezza della<br />

superficie ed aumentano le sollecitazioni per la deviazione dei flussi di<br />

forza.<br />

Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

I valori frattometrici dei momenti di rottura rientrano nel settore verde,<br />

evidenziando una buona qualità del legno, una relativa sicurezza ed una buona<br />

possibilità di sopravvivenza; gli angoli di rottura relativamente alti denotano, a loro<br />

volta, la presenza di molte fibre di cellulosa sane e quindi bassa rigidità:<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 32 32 34 34 30 32 30 29 34 36<br />

U.F. campione 54 49 52 52 46 46 48 45 50 48<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

66


angolo di rottura 34 34 34 28 29 31 32 34 32 36 32<br />

U.F. campione 53 54 57 46 46 48 48 50 50 50 47<br />

Considerazioni finali<br />

Le due cavità del tronco non possono essere ritenute dei punti ad alto rischio di<br />

rottura poiché l'incremento locale nelle sollecitazioni ai bordi delle cavità è determinato<br />

dalla forma e dalla bruschezza di deviazione del flusso di forza e il foro di ispezione,<br />

appuntito longitudinalmente, taglia la forza morbidamente ed elegantemente, più del<br />

grande foro circolare il cui callo però presenta una componente di crescita che sta<br />

ottimizzando la forma, ora più ellittica, con l'obiettivo di ridurne le sollecitazioni.<br />

Le forme delle sezioni trasversali del tratto più vicino all'inserzione dei rami, che<br />

ricordano le travi a doppia T ben conosciute in ingegneria civile, sono ottimizzate per le<br />

sollecitazioni alla flessione ed allontanano il pensiero di un loro alto rischio di stabilità<br />

anche se rimane necessario un controllo che verifichi la presenza di sintomi di difetti<br />

meccanici.<br />

Queste forme sono spiegabili grazie all'assioma della tensione costante: la pianta<br />

smette di addizionare più legno nel mezzo, nell'area delle fibre neutrali alla flessione,<br />

mentre aggiunge più materiale, sviluppandosi di più, dove sono maggiori i carichi di<br />

tensione e di compressione; la forma è quindi il risultato della distribuzione specifica<br />

delle sollecitazioni alla flessione.<br />

Nel loro centro le branche del tiglio sono cave ma ciò, considerata la resistenza<br />

alla flessione, non né compromette la stabilità poiché in quest'area "sottocaricata" il<br />

legno è materiale sprecato (la natura tollera questo spreco nel caso di alberi, immobili,<br />

ma fornisce i mammiferi con ossa spesso cave nell'area delle fibre neutrali alla flessione<br />

(r=o), evitando così materiale non funzionale a portare carichi).<br />

67


Controllo visuale biologico<br />

Tiglio n° 15<br />

68<br />

¬: 1.27 m<br />

h: 21.50 m<br />

tensione<br />

compressione<br />

trasversale<br />

compressione<br />

- vitalità: un ottimo tessuto cicatriziale è visibile ai margini dell'apertura del<br />

tronco cavo lungo il quale si sviluppano numerosi rami epicormici<br />

vigorosi tra cui i più grandi sono slanciati verso l'alto mentre quelli più


giovani si orientano orizzontalmente a sud; l'accrescimento dei loro<br />

germogli è rapido, soprattutto negli ultimi 3-5 anni. Vitalità buona.<br />

- stato fitosanitario: l'enorme superficie di esposizione all'interno del tronco cavo appare<br />

Controllo visuale meccanico<br />

priva di indicatori di presenza di funghi o altri parassiti.<br />

- posizione inclinata: all'indietro. Il tronco cavo possiede una sezione trasversale aperta per<br />

meno di 120° nella prima metà della sua altezza e per più di 120° nella<br />

seconda metà.<br />

Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

Nelle prove fattometriche si sono constatati momenti ed angoli di rottura elevati<br />

sia sul lato di tensione che su quello di compressione: prova della capacità dell'albero di<br />

migliorare la resistenza nei punti di maggior tensione.<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 34 32 34 32 28 28 40 39 39<br />

U.F. campione 57 57 57 58 61 57 57 50 50 52<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 37 34 34 32 32 30 38 38 40<br />

U.F. campione 58 60 60 58 58 58 55 55 55 56<br />

Considerazioni finali<br />

L'imbozzamento all'indietro di quest'albero ha un decorso lento e costante che è<br />

iniziato con l'appiattimento della porzione basale, dove sono maggiori le tensioni di<br />

flessione, e terminerà con la lacerazione per piegamento della barra posteriore.<br />

In questo caso specifico, l'imbozzamento del guscio sul lato posteriore dovrebbe<br />

avere la massima tenuta per due motivi, il primo di carattere generale ed il secondo<br />

dovuto alla morfologia di questo tiglio:<br />

1° osservando la natura si scoprono molte piante con imbozzature all'indietro in cui<br />

la sezione aperta è in posizione quasi orizzontale con tenuta ancora sufficiente per<br />

l'effetto fune dell'angolo superiore della sezione; si scopre inoltre che molti piccioli<br />

69


delle foglie tendono ad avere la sezione trasversale aperta verso l'alto con i spigoli<br />

superiori aperti che funzionano da funi di traino;<br />

2° la porzione del tronco dove le sollecitazioni sono massime ha un'apertura minima<br />

della sezione trasversale mentre le fratture causate da piegature e da imbozzamento<br />

sono molto più probabili quando la cavità ha un angolo di apertura superiore a 120°.<br />

Poiché il fattore di sicurezza degli alberi sotto carico di flessione (S) è circa 4.5<br />

(valore che necessita di ulteriori conferme) 35 , è sufficiente , ma necessario, un controllo<br />

visivo a scadenza annuale unitamente ad un'indagine strumentale.<br />

m<br />

Controllo visuale biologico<br />

Tiglio n° 23<br />

flessione<br />

compressione<br />

70<br />

flessione a causa del proprio peso<br />

fenditura<br />

tensione<br />

¬ : 1.50 m<br />

h :22.50<br />

h 1° p: 3.60 m<br />

- vitalità: la chioma presenta una buona vigoria vegetativa evidente sia nelle<br />

porzioni terminali delle branche, ricche di ramificazioni fornite di<br />

35 Claus Mattheck e Helge Breloer, La stabilità degli alberi, Il Verde Editoriale, Milano, settembre 1998.Pag.230.


fogliame in gran quantità, sia dall'esplosione di diversi rami epicormici<br />

dentro e fuori l'apertura basale del tronco cavo.<br />

La riparazione delle ferite è sufficiente in ciascuno dei punti di taglio<br />

vecchi e nuovi, mentre è molto buono il tessuto cicatriziale<br />

sviluppatosi lungo l'apertura basale.<br />

- stato fitosanitario: sulla parete interna del tronco cavo è visibile del micelio dell'agente<br />

Controllo visuale meccanico<br />

- sintomi di difetti<br />

della degradazione del legno (carie bianca) e alcuni carpofori bianchi di<br />

basidiomiceti saprofiti. Alla base della cavità si è depositata una massa<br />

notevole di sostanza marcescente.<br />

meccanici: questo tiglio a doppio tronco presenta su una delle due ramificazioni<br />

principali una ripiegatura da compressione della corteccia che<br />

potrebbe evidenziare l'applicazione di una tensione di carico tendente<br />

a divaricare lievemente i due tronchi causando forti sollecitazioni nel<br />

punto di giunzione che rappresenta, quindi, un punto potenziale di<br />

rottura.<br />

Il ramo più basso di questa branca è inclinato verso il basso ed il suo<br />

deperimento è evidente sia dalla cavità visibile da una potatura recente<br />

sia dalla modesta presenza di fogliame nella porzione terminale del<br />

ramo. Alla sua inserzione si nota una fenditura nella corteccia prodotta<br />

dalle tensioni di trazione che si sono formate in quel punto. Ulteriore<br />

sintomo è fornito dalla corteccia che nella parte inferiore del ramo<br />

presenta una struttura più massiccia rispetto a quella del lato superiore.<br />

- ferite: i punti di taglio, più o mento recenti, hanno un ¬ massimo di 15 cm.<br />

Valutazione della stabilità strutturale del tronco attraverso l'analisi dei campioni con il frattometro.<br />

I valori frattometrici dei momenti e degli angoli di rottura rientrano nel settore<br />

verde in entrambe i campioni, evidenziando una buona qualità del legno e una relativa<br />

sicurezza nella stabilità strutturale del tronco.<br />

71


cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 37 32 30 32 29 29 31 31 32 30 30 34 34 36 36 36 34<br />

U.F. campione 56 57 57 58 55 55 56 55 55 52 52 50 50 52 52 56 52<br />

cm profondità 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

angolo di rottura 34 34 32 30 32 32 30 32 32 42 40 38 32 32 34 36 36<br />

U.F. campione 58 57 55 52 54 54 54 54 52 56 55 62 60 55 56 56 56<br />

Considerazioni finali<br />

La disposizione della chioma, la leggera inclinazione della ramificazione e la<br />

ripiegatura trasversale della sua corteccia sul lato di compressione fanno presupporre un<br />

pericolo di allontanamento dei tronchi l'uno dall'altro grazie a carichi di trazione per i<br />

quali questo tipo di doppio tronco non è stato "progettato" e il cui cedimento o rottura è<br />

fondamentalmente non prevedibile.<br />

Da diversi elementi si può però ritenere che questo tiglio non rappresenti un<br />

grande potenziale di pericolo:<br />

la mancanza di una fessura nel fondo dell'incavo;<br />

la buona vitalità;<br />

il fatto che la corteccia evidenzia difetti molto tempo prima che il cambio possa<br />

produrre strutture di riparazione;<br />

la compattezza della parete esterna residua del fusto sottostante l'inserzione dei<br />

tronchi, dotata di una più grande circonferenza su cui sono trasmessi sia i momenti di<br />

flessione indotti dal tronco divaricato e dai suoi rami laterali rivolti a sud sia le<br />

sollecitazioni di compressione assiale della chioma superiore e delle branche laterali.<br />

Come soluzione temporanea, molto efficace contro questo tipo di rottura, si può<br />

applicare l'imbrigliatura a trazione (introdotta da Schr⎞der K. nel 1990) per limitare i<br />

grandi movimenti oscillatori della parte alta dei tronchi.<br />

E' inoltre necessario eliminare il ramo inclinato verso il basso sia per i segnali<br />

corticali sia per la fenditura del "baffo cinese" ( il baffo cinese è una saldatura del cambio<br />

tra il ramo e il fusto) che un foro radiale ha verificato aver già interessato il legno.<br />

72


3.3.1.3 GLI IPPOCASTANI.<br />

3.3.1.3.1 Esami su tessuti e organi<br />

Sugli ippocastani si notano i sintomi di danno causati dal<br />

fungo Guignarda aesculi (Peck.) Stew. la cui intensità (10 - 20% delle<br />

foglie) determina una riduzione della superficie fogliare<br />

fotosintetizzante non tale da essere un rischio di indebolimento per la pianta e<br />

compromettere la vigoria per l'anno successivo.<br />

Le aree necrotiche dovute all'attività del fungo sono di color giallo-citrino, di<br />

forma variabile e con contorni in parte sfumati; su di esse al microscopio si osservano i<br />

più scuri picnidi del fungo.<br />

I sintomi potrebbero essere confusi con quelli ben più gravi del minatore fogliare<br />

Cameraria ohridella Deschka & Dimic recentemente rinvenuto in regione (a Dobbiaco nel<br />

73


1994 36 e a Mezzolombardo nell'estate del 1998 37 ). Le mine scavate dal fitofago hanno,<br />

però, contorno sempre netto: inizialmente sono rotondeggianti mentre successivamente<br />

appaiono oblunghe ad andamento sinuato; osservate controluce lasciano trasparire le<br />

larve (o le crisalidi giallo-verrdi con placche dorsali trasversali marroni).<br />

Questo microlepidottero Gracillariide, lungo 3 mm, presenta antenne lunghe<br />

quanto il corpo, ali anteriori brune con striature bianco-argentee e ali posteriori grigie e<br />

frangiate. Esso compie in genere 4 generazioni all'anno e sverna per lo più come crisalide<br />

nelle mine delle foglie cadute a terra.<br />

I suoi attacchi possono determinare una drastica riduzione dell'attività<br />

fotosintetica e filloptosi anticipata, quindi, nel caso si diffondesse in Valle di Fiemme,<br />

sarà opportuno seguire le infestazioni e monitorare gli adulti con trappole a ferormoni<br />

per posizionare gli eventuali trattamenti di controllo (buoni risultati ha dato la lotta con<br />

diflubenzuron e triflumuron immessi poco prima delle ovodeposizioni) 38<br />

3.3.1.3.2 Esami strutturali<br />

Nel compiere la valutazione visuale degli ippocastani è importante considerare che<br />

nel parco di Cavalese è frequente una torsione dei loro fusti dovuta, nella maggior parte<br />

delle piante, alla recisione del getto dominante al momento della messa a dimora (foto 1)<br />

che ha portato alla formazione di una crescita a spirale nell'area della branca adiacente.<br />

Poiché né un flusso di forza significativo né un flusso di linfa viene dal getto<br />

reciso dominante non c'è necessità di una formazione verticale di fibre, che sarebbero<br />

fuori luogo e porterebbero a un disegno strutturale errato, bensì esse si sviluppano lungo<br />

un flusso di forza introdotto dalla branca adiacente. E' quindi plausibile un inclinazione<br />

delle fibre rispetto all'asse del getto reciso attorno al quale si sviluppa un collare di fibre<br />

formato dalla stessa branca 39 .<br />

36 P.Zandigiacomo-F.Pavan-S.Zangheri-I.Clabassi-G.Stasi, Un minatore fogliare danneggia gravemente gli ippocastani in Friuli-<br />

Venezia-Giulia, Verde ornamentale - Notiziario ERSA, 5/97. Pag.14.<br />

37 Angeli G., Apollonio N., La minatrice degli ippocastani Cameraria ohridella D.&D., Terra Trentina, 1999 in press.<br />

38 P.Zandigiacomo-F.Pavan-S.Zangheri-I.Clabassi-G.Stasi, ibidem. Pag.16.<br />

39 C.Mattheck e H.Kubler, The internal optimization of Trees, Verlag Berlin Heidelberg 1997. Pag.53,54.<br />

74


Altri ippocastani presentano una torsione dei loro fusti che allinea le fibre del<br />

legno nella direzione a spirale della sollecitazione dovuta al vento dominante da ovest<br />

nord-ovest (foto 2 e 3) e irrigidisce l'albero come una fune grazie ad una conseguente<br />

tensione nella direzione delle fibre e compressione perpendicolare ad esse.<br />

1 2<br />

La crescita distorta dei fusti, quindi, non è condizionata dal punto di vista genetico<br />

ma è un adattamento della forma a un senso di trazione in modo che il carico esterno sia<br />

il più basso possibile 40 . Questa strategia di flessibilità consente agli alberi esposti a un<br />

forte vento di diminuire il braccio sottoposto a rotazione e il momento di torsione<br />

esterno (allo stesso modo, per realizzare questa strategia di flessibilità, può bastare la<br />

disposizione dei ramoscelli più esterni in direzione del vento diminuendo la superficie<br />

trasversale della chioma e quindi le tensioni di flessione e il rischio di rottura del tronco).<br />

L'inserzione dei rami in questi alberi rappresenta un rischio a causa della brusca<br />

curvatura assunta dalle fibre per cui carichi di torsione, contrari alla direzione di crescita<br />

a spirale del fusto, provocano delle trazioni trasversali rispetto alle fibre del legno,<br />

riducendo la rigidità della struttura come una fune allentata, provocando così rotture a<br />

spirale.<br />

Questi ippocastani, quindi, subirebbero un sabotaggio nel momento in cui, a causa<br />

di interventi di riduzione delle chiome che ne cambino radicalmente le simmetrie come<br />

40 C.Mattheck e H.Kubler, Ibidem.Pag.58<br />

torsione<br />

compressione<br />

tensione<br />

75<br />

3<br />

4<br />

costolatura a naso<br />

compressione<br />

torsione<br />

tensione


capitozzature o diradamenti, venissero sottoposti al cambiamento delle condizioni di<br />

carico esterno che possono capovolgere le sollecitazioni di torsione fino a quel momento<br />

sostenute.<br />

Anche in branche con difetti minimi sono state riscontrate rotture in vicinanza di<br />

tagli di potatura, in modo particolare sull'ippocastano, in coincidenza di elevate<br />

temperature e clima secco che sembra "asciughino" il tessuto indebolendo lo xilema<br />

facendogli perdere forza dal punto di vista strutturale 41 .<br />

La rottura da torsione può avvenire anche dopo che sono cadute delle piante nella<br />

zona circostante modificando il carico del vento.<br />

Rotture identiche sono quelle in corrispondenza di fenditure radiali a spirale<br />

individuabili dalle rispettive costolature "a naso" e che rappresentano superfici di rottura<br />

a spirale quando l'albero viene caricato da torsione in direzione opposta a quella del<br />

fusto in quanto la fenditura inclusa, prima innocua per la compressione ai suoi bordi,<br />

viene sollecitata da una trazione trasversale e spaccata.<br />

I sintomi di questi ultimi difetti meccanici si riscontrano nel parco in 7 ippocastani<br />

che sono quindi da considerare potenzialmente pericolosi in quanto anche modesti<br />

carichi di torsione possono provocarne facilmente lo schianto (vedi planimetria a pag.<br />

80). Essi, inoltre, hanno una scarsa resistenza alla flessione statica il cui valore medio è di<br />

340 Kg/cm″ al 12% di umidità, rispetto ai 1220 Kg/cm″ della betulla, ai 990 Kg/cm″<br />

del frassino, ai 960 Kg/cm″ del tiglio, ai 950 Kg/cm″ degli aceri montano e riccio e ai<br />

930 Kg/cm″ del pino nero 42 .<br />

3.3.1.4 I PINI NERI.<br />

3.3.1.4.1 Esami strutturali<br />

41 A cura della Fondazione Minoprio, Seminario: La valutazione degli alberi a rischio, in ACER 3/1992. Pag.a3.<br />

42 Raffaello Nardi Berti, Contributi scientifico-pratici per una migliore conoscenza ed utilizzazione del legno, Istituto del legno,<br />

Firenze 1993. Pag.127, 132, 135, 141, 142.<br />

76


Nella valutazione visuale dei pini neri formanti il fitto filare frangivento, è<br />

evidente, prima ancora dell'individuazione dei sintomi dei difetti meccanici, l'uso<br />

intelligente del materiale da parte di queste piante nel contrastare i carichi unilaterali del<br />

vento principale proveniente da ovest nord-ovest. La maggior parte di essi, infatti,<br />

presenta dei tronchi ovalizzati nella direzione del vento.<br />

La sezione trasversale ellittica, che i pini neri hanno sviluppato aggiungendo<br />

materiale di costruzione (anelli annuali più spessi) dove le sollecitazioni di compressione<br />

e tensione dovute alla flessione erano maggiori, subisce sollecitazioni inferiori a quelle<br />

presenti in una sez. trasversale circolare di area uguale (Mattheck 1995) dimostrando di<br />

offrire la maggior resistenza al carico di flessione preferenziale.<br />

Mentre questi carichi inevitabili sono distribuiti egualmente sulla superficie dei<br />

pini neri secondo l'assioma della tensione costante, quelli evitabili vengono elusi<br />

attraverso strategie di flessibilità o il gravitropismo negativo che minimizzano le<br />

sollecitazioni esterne raccorciando i "bracci delle leve" a cui sono applicati i pesi propri<br />

dei pini.<br />

Nei pini del parco le strategie di flessibilità, che consistono nel cedimento<br />

strategico per risparmiare l'aggiunta di ulteriore materiale, sono riscontrabili sia nella<br />

torsione di lunghi rami laterali nella direzione del vento sia nelle numerose rotture di<br />

branche avvenute, in condizioni meteorologiche eccezionali quali tempeste e forti<br />

smottamenti di neve, per ridurre il carico esterno; pericolo, quest'ultimo, che potrebbe<br />

ripresentarsi nuovamente.<br />

Il geotropismo, invece, è visibile negli autopiegamenti attivi di alcuni pini neri<br />

quali il riportarsi in posizione eretta dell'albero inclinato, depositando legno di reazione<br />

e, tra i casi di rottura delle cime, la direzione verticale assunta da un ramo laterale<br />

vigoroso (foto 1). Questa correzione della struttura presenta però un rischio derivante<br />

dalle sollecitazioni di tensione trasversale che, massime all'interno e quasi uguali a zero in<br />

superficie, non potendo essere identificate dal cambio potrebbero determinare una<br />

delaminazione improvvisa (meccanismo d'azione della "trave della sventura").<br />

77


1<br />

compressione<br />

laterale<br />

vento<br />

tensione<br />

laterale<br />

Alcuni pini neri presentano la rottura dei prolungamenti delle cime (vedi<br />

planimetria a pag. 81) causata dalla flessione, dallo slittamento del peso di un ramo che,<br />

sottoposto a un forte carico di neve, comportandosi come un remo, ha provocato nel<br />

tronco onde di compressione e tensione che sommandosi ai carichi di flessione, di<br />

torsione e del peso proprio del tronco sviluppano un'oscillazione in cui le tensioni<br />

massimali possono raggiungere la cima determinandone la rottura 43 (foto 2).<br />

Spesso questi cedimenti sono imprevedibili e, verificandosi anche in alberi sani e<br />

vigorosi, fanno parte di un tasso di rottura naturale.<br />

2<br />

Poiché la maggior parte dei pini neri è da tempo matura (105 anni in media) e<br />

manifesta una scarsissima capacità di crescita e di reazione alle avversità della natura, si<br />

rende necessario un controllo visuale ordinario che individui, per quanto possibile, i<br />

sintomi di difetti meccanici, facendo particolare attenzione alle inserzioni dei rami 44 .<br />

Molti pini neri presentano tronchi che, sollecitati in alto dal vento, hanno aggiunto<br />

legno intorno ai rami vecchi formando alla loro base un'apertura anulare non più<br />

riempita dai rami stessi, privi di stimolazione a crescere meccanicamente e a ottimizzare<br />

le loro forme (foto 3). Si sono formati così collari di abscissione da considerare sintomi<br />

43 Claus Mattheck e Helge Breloer, La stabilità degli alberi, Il Verde Editoriale, Milano, settembre 1998. Pag.73-75.<br />

44 Nelle inserzioni fasci di fibre provenienti dai rami entrano lateralmente e si rivolgono verso il basso ("codette") mentre le<br />

fibre longitudinali del tronco girano tutt'intorno ai rami consentendo lo scaricamento a terra dei flussi di forze provenienti<br />

dalla chioma e dal ramo.<br />

78<br />

3<br />

incavo anulare<br />

non riempito dal ramo


per punti di rottura potenziale dei rami vecchi sotto l'effetto del vento o il peso della<br />

neve.<br />

Questi rami rassegnati, senza voglia di vivere, devono essere recisi.<br />

Un'altra situazione a rischio riscontrabile su molti pini neri, nella quale è<br />

necessario intervenire, è l'inclinazione dei rami verso il basso, conseguenza di un debole<br />

collare formato dalle fibre del tronco, le quali vengono disposte annualmente in una<br />

nuova posizione; il ramo, a sua volta, dirige tutte le sue fibre prossime al tronco verso il<br />

basso e, come una piccola coda chiusa dal collare del ramo, le dirige all'interno del<br />

tronco; quando il ramo si inclina queste "codette" vengono tirate fuori dal collare e<br />

rivolte verso l'alto 45 .<br />

Nel parco vi sono poi alcuni pini neri i cui rami, sollecitati alla flessione, si sono<br />

accresciuti maggiormente sul lato rivolto verso il vento, ovvero sul lato del tronco<br />

soggetto a carichi di tensione. Le inserzioni di questi rami vitali rappresentano un segnale<br />

di rischio di rottura poiché le fenditure semicircolari formate dagli anelli di fibre dei<br />

tronchi che poggiano sui lati superiori dei rami si possono spezzare in corrispondenza<br />

degli assi centrali dei rami stessi determinando in alcuni casi il cedimento dei tronchi<br />

(questi tipi di rottura avvengono in particolare alle cime dei pini neri nel caso di carico da<br />

neve 46 ).<br />

45 Claus Mattheck e Helge Breloer, La stabilità degli alberi, Il Verde Editoriale, Milano, settembre 1998. Pag.217.<br />

46 Claus Mattheck e Helge Breloer, Ibidem.Pag.47.<br />

79


3.4 ALCUNE CONSI<strong>DE</strong>RAZIONI SULLA FAUNA<br />

L'obiettivo dell'indagine è stabilire le specie di Vertebrati presenti nel parco per<br />

fornire indicazioni utili ad una corretta gestione e fruizione dell'area.<br />

I dati, aventi valore prevalentemente qualitativo, sono stati acquisiti grazie a contatti<br />

diretti (avvistamento e riconoscimento con l'ausilio di mezzi ottici) nelle uscite<br />

quotidiane del periodo primaverile-estivo e in otto visite del periodo invernale; la<br />

presenza di specie con abitudini notturne è stata accertata attraverso apposite visite<br />

serali.<br />

A ciascuna specie dell'avifauna viene attribuita la categoria di accertamento della<br />

nidificazione dell'European Ornithological Atlas Committee 47 :<br />

P = nidificazione possibile: presenza senza alcuna indicazione di nidificazione;<br />

PR = nidificazione probabile: canto territoriale, difesa del territorio, parate nuziali;<br />

47 AA.VV. Servizio parchi e foreste demaniali, Progetto per la tutela e la valorizzazione del biotopo "Lona Lases", Trento 1996.<br />

82


C = nidificazione certa: nido con uova e/o piccoli, nido vuoto, giovani non<br />

inverno.<br />

volanti, trasporto materiale per il nido.<br />

Il simbolo ❄ invece contrassegna le specie di uccelli risultate presenti anche in<br />

classe: "Mammiferi"<br />

ordine: "Carnivori"<br />

famiglia: Mustelidae<br />

specie: Tasso (Meles meles)<br />

specie: Faina (Martes foina)<br />

famiglia: Canidae<br />

ordine: Chiroptera<br />

specie: Volpe (Vulpes vulpes)<br />

famiglia: "Vespertilionidi"<br />

ordine: Insectivora<br />

specie: Nottola (Nyctalus noctula) Pipistrello comune (Pipistellus kuhlii)<br />

famiglia: Talpidae<br />

ordine: Rodentia<br />

classe: "Uccelli"<br />

specie: Talpa (Talpa europaea)<br />

famiglia: Microtinae<br />

specie: Arvicola rossiccia (Clethrionomys glareolus)<br />

ordine: Columbiformes<br />

famiglia: Columbidae<br />

specie: Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto) P<br />

ordine: Passeriformes<br />

famiglia: Aegithalidae<br />

specie: Codibugnolo (Aegithalos caudatus) C ❄<br />

famiglia: Corvidae<br />

specie: Cornacchia nera (Corvus corone corone) PR ❄<br />

famiglia: Fringillidae<br />

83


specie: Cardellino (Carduelis carduelis) PR ❄ Fringuello (Fringilla coelebs) C ❄<br />

famiglia: Hirundinidae<br />

Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) PR ❄ Verdone (Carduelis chloris) PR ❄<br />

Fanello (Carduelis cannabina) C Verzellino (Serinus serinus) PR<br />

specie: Topino (Riparia riparia) C Balestruccio (Delichon urbica) P<br />

famiglia: Laniidae<br />

specie: Averla piccola (Lanius collurio) P Averla grande (Lanius excubitor) C ❄<br />

famiglia: Motacillidae<br />

specie: Ballerina bianca (Montacilla alba alba) PR<br />

famiglia: Muscicapidae<br />

specie: Pigliamosche (Muscicapa striata) PR<br />

famiglia: Paridae<br />

specie: Cinciallegra (Parus major) C ❄ Cincia mora (Parus ater) PR ❄<br />

famiglia: Passeridae<br />

Cinciarella (Parus caeruleus) PR<br />

specie: Passera mattugia (Passer montanus) PR ❄<br />

famiglia: Sittidae<br />

Passera oltremontana (Passer domesticus) PR ❄<br />

specie: Picchio muratore (Sitta europaea) C ❄<br />

famiglia: Sylviidae<br />

specie: Capinera (Sylvia atricapilla) C Regolo (Regulus ignicapillus) C ❄<br />

famiglia: Turdidae<br />

ordine: Piciformes<br />

specie: Tordela (Turdus viscivorus) P Pettirosso (Erithacus rubecula) C ❄<br />

famiglia: Picidae<br />

ordine: Strigiformes<br />

Codirosso (Phoenicurus phoenicurus) P Merlo (Turdus merula) C ❄<br />

Merlo dal collare (Turdus torquatus) PR<br />

specie: Picchio rosso maggiore (Picoides major) C ❄<br />

famiglia: Strigidae<br />

specie: Allocco (Strix aluco) C ❄<br />

84


Alla luce dei dati raccolti il parco ospita un numero apprezzabile di specie animali<br />

grazie alla sua estensione, alla presenza di una vegetazione arborea adulta e stramatura,<br />

alla sua varietà nella morfologia, nel microclima e nell'esposizione.<br />

Risulta particolarmente importante per il rifugio e la riproduzione della fauna la<br />

fascia marginale del settore sud sud-occidentale del parco a contatto con i prati da sfalcio<br />

e la campagna coltivata; in quest'area si concentrano le entità di maggior interesse:<br />

l'Allocco, la Capinera, il Picchio rosso maggiore, il Picchio muratore, ed anche la Volpe e<br />

il Tasso di cui sono state rinvenute le tane in prossimità della galleria.<br />

A tali entità vanno aggiunte altre specie che sono state osservate sorvolare e<br />

soffermarsi: la Rondine montana, la Rondine, lo Storno ed, in inverno, la Cesena, la<br />

Civetta nana e la Civetta capogrosso.<br />

Una nota di attenzione merita l'Upupa che con molta probabilità frequenta le<br />

zone marginali del parco in quanto nidifica sotto la galleria nella cavità di un muretto al<br />

termine del versante roccioso, lo stesso che ospita numerosissimi nidi di uccelli.<br />

3.5 GLI UTENTI E LE LORO ESIGENZE (QUESTIONARIO)<br />

Come già evidenziato nell'introduzione di questo lavoro si è deciso di affrontare il<br />

problema delle esigenze e dei desideri degli utenti attraverso la formulazione di un<br />

questionario. Questo è stato proposto ad un campione complessivo di 160 individui,<br />

divisi in 4 gruppi da 40 soggetti in base alle diverse fasce d'età.<br />

1. Quali sono i motivi che più spesso la portano a<br />

frequentare il parco?<br />

a. visitare la chiesa e/o il cimitero<br />

b. utilizzare le strutture sportive e ricreazionali<br />

c. godere dell'ombra e della tranquillità del luogo<br />

d. l'importanza storica del parco<br />

Il dato che emerge in maniera più evidente da<br />

85<br />

individui<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

a b c d<br />

> 60 anni 12 3 18 6<br />

40-60 anni 10 9 19 2<br />

20-40 anni 8 15 15 2<br />

< 20 anni 3 26 11 0<br />

risposte


queste risposte riguarda la scarsa attrattiva della<br />

componente storica del parco (solo il 6.3 % degli intervistati è interessato alla sua<br />

valenza culturale). Le percentuali più alte (39.3 % e 33.1 %) riguardano l'utilizzo delle<br />

strutture sportive e ricreazionali e il godere dell'ombra e della tranquillità, segno che<br />

ormai questo luogo è vissuto dalla popolazione più come un parco tradizionalmente<br />

concepito che come un luogo in cui si concentra la storia di tutta la Comunità.<br />

2. Il parco di Cavalese è un luogo di<br />

notevole importanza storica per la<br />

Comunità di Fiemme. Ritiene che le<br />

sue conoscenze sull'argomento siano:<br />

a. insufficienti<br />

b. discrete<br />

c. buone<br />

La maggioranza relativa degli<br />

interessati (42.5 %) ammette di possedere informazioni insufficienti sulla storia del<br />

parco e solo il 16.8 % è soddisfatto di quello che già conosce.<br />

E' interessante osservare che tra coloro che ritengono di avere conoscenze<br />

discrete o buone le maggiori percentuali sono tra gli adulti e fra i giovani al di sotto<br />

dei vent'anni anche se tra questi ultimi nessuno ha affermato di frequentare il parco<br />

per il suo valore storico.<br />

3. Quanto le interesserebbe approfondire<br />

le sue conoscenze sull'argomento?<br />

a. molto<br />

b. abbastanza<br />

c. per nulla<br />

Una percentuale altissima, l'88 %<br />

individui<br />

individui<br />

86<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

13<br />

22<br />

19<br />

14<br />

21<br />

12<br />

17<br />

15<br />

6<br />

6<br />

4<br />

11<br />

a b c<br />

16<br />

16<br />

10<br />

3<br />

risposte<br />

22<br />

23<br />

28<br />

23<br />

212<br />

14<br />

a b c<br />

risposte<br />

> 60 anni<br />

40-60 anni<br />

20-40 anni<br />

< 20 anni<br />

> 60 anni<br />

40-60 anni<br />

20-40 anni<br />

< 20 anni


degli intervistati, si dimostra interessato ad approfondire le conoscenze sulla storia<br />

del parco; eccezione rilevante è costituita dal 35 % dei giovani.<br />

4. Secondo lei, un progetto volto a rivalutare la componente storica del parco potrebbe<br />

essere uno strumento per favorire la conoscenza delle antiche tradizioni locali?<br />

a. si<br />

b. no<br />

Quasi all'unanimità si dimostra<br />

la consapevolezza che rivalutare la<br />

componente storica del parco<br />

significherebbe favorire la<br />

conoscenza delle antiche tradizioni locali della Comunità di Fiemme che aveva fatto<br />

di questo luogo uno dei punti cardine di moltissimi momenti di vita della collettività.<br />

5. Pensa che potrebbe essere interessante e utile trovare all'interno del parco degli<br />

strumenti informativi su di esso?<br />

a. si<br />

b. no<br />

La stragrande maggioranza<br />

degli intervistati ha evidenziato<br />

interesse nei confronti della possibilità di trovare all'interno del parco degli strumenti<br />

informativi su di esso a conferma del fatto che c'è una reale esigenza di ampliare le<br />

proprie conoscenze su questo argomento come messo già in luce dalle risposte alla<br />

terza domanda.<br />

87<br />

individui<br />

individui<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

40<br />

10<br />

5<br />

0<br />

5<br />

0<br />

si no<br />

risposte<br />

si no<br />

risposte<br />

< 20 anni<br />

20-40 anni<br />

40-60 anni<br />

> 60 anni<br />

< 20 anni<br />

20-40 anni<br />

40-60 anni<br />

> 60 anni


6. Quale tra i seguenti strumenti ritiene possa essere più adatto per informare sulle<br />

diverse caratteristiche del parco?<br />

a. depliants<br />

b. visite guidate<br />

c. tabelle informative<br />

Tra i diversi strumenti informativi<br />

proposti il più scelto è stata la tabella<br />

informativa (63 %) probabilmente<br />

perché questa garantisce la<br />

possibilità di usufruirne allo stesso modo in ogni momento della giornata e in ogni<br />

periodo dell'anno.<br />

7. Quali sono le notizie che a suo parere potrebbero suscitare maggiore interesse tra i<br />

visitatori?<br />

a. storiche<br />

b. naturalistiche<br />

c. entrambe<br />

Scopo di questa domanda era<br />

scoprire se accanto al valore storico<br />

del parco fosse riconosciuto anche il<br />

suo valore naturalistico; le risposte<br />

hanno messo in evidenza che la<br />

volontà di ampliare le proprie conoscenze coinvolge ambedue gli ambiti proposti<br />

quasi in ugual misura.<br />

individui<br />

individui<br />

88<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0<br />

6<br />

4<br />

2<br />

7<br />

15<br />

14<br />

9<br />

20<br />

11<br />

12<br />

10<br />

7<br />

23<br />

26<br />

26<br />

26<br />

a b c<br />

risposte<br />

11<br />

5<br />

4<br />

13<br />

14<br />

21<br />

27<br />

7<br />

a b c<br />

risposte<br />

> 60 anni<br />

40-60 anni<br />

20-40 anni<br />

< 20 anni<br />

> 60 anni<br />

40-60 anni<br />

20-40 anni<br />

< 20 anni


8. I tigli secolari sono uno degli elementi di maggior rilevanza storica e naturalistica<br />

presenti nel parco. Secondo lei, essi sono sufficientemente evidenziati nell'intero<br />

contesto rispetto al loro valore?<br />

a. si<br />

b. no<br />

La maggioranza degli intervistati<br />

riconosce che i tigli secolari sono<br />

poco valorizzati all'interno del parco, molti addirittura sono stati coloro che hanno<br />

ammesso di non saperli individuare con certezza.<br />

9. Un progetto volto a ripristinare l'antico splendore dei tigli giustificherebbe, a suo<br />

parere, l'abbattimento di altre piante che per le loro caratteristiche o per la loro<br />

posizione sono di ostacolo a questo fine?<br />

a. si<br />

b. no<br />

Nonostante la diffusa<br />

consapevolezza che i tigli secolari<br />

sono poco valorizzati rimane alta la<br />

percentuale di coloro che si opporrebbero all'abbattimento di altre piante che per la<br />

loro posizione o per le loro caratteristiche ostacolano il ripristino dello splendore di<br />

questi alberi monumentali.<br />

Questo atteggiamento conferma la necessità di informare ampiamente la<br />

popolazione sui motivi che guidano qualsiasi intervento.<br />

89<br />

individui<br />

individui<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

5<br />

0<br />

si no<br />

risposte<br />

si no<br />

risposte<br />

< 20 anni<br />

20-40 anni<br />

40-60 anni<br />

> 60 anni<br />

< 20 anni<br />

20-40 anni<br />

40-60 anni<br />

> 60 anni


10. Secondo lei c'è qualcosa che potrebbe rendere il parco ancora più piacevole e<br />

funzionale? Se si, che cosa?<br />

A quest'ultima domana molti sono stati coloro che hanno proposto suggerimenti ed<br />

idee, che qui elenco in ordine di frequenza:<br />

a. Il parco appare un corpo fondamentalmente estraneo alla vita della collettività e<br />

perciò si è evidenziata la volontà di accentuarne il "potenziale socializzante"<br />

attraverso iniziative di vario genere: ripristino dell'antica Fiera di Fiemme,<br />

organizzazione di rappresentazioni teatrali, concerti, ecc.<br />

b. Ricostruire la grande fontana circolare e ripristinare a lastricato il viale d'accesso.<br />

c. Estendere l'area del parco verso sud, sud-ovest per recuperare i vecchi sentieri fra<br />

i prati per S.Valerio e il fondovalle.<br />

d. Ristrutturare la pagoda.<br />

e. Porre più attenzione alla sicurezza della zona dei giochi: rialzo del muretto alla<br />

veduta panoramica, pavimentazione in gomma sotto i giochi.<br />

Ampliare quest'area dedicata ai più piccoli.<br />

f. Rivedere i servizi igenici pubblici in modo da permettere l'accesso anche agli<br />

anziani ed ai portatori di handicap. Curare maggiormente la loro pulizia.<br />

g. In primavera ed autunno permettere ancora il pascolo delle mucche sul prato<br />

com'era in passato.<br />

si<br />

65%<br />

90<br />

no<br />

35%


h. Introdurre sfumature cromatiche nelle zone marginali al fine di accentuarne<br />

l'importanza e la bellezza.<br />

i. Maggiore vigilanza e più severità per chi non rispetta le regole: vandalismo<br />

notturno, scarsissima abitudine da parte dei proprietari dei cani di pulire<br />

personalmente le feci dei loro animali.<br />

j. Riservare alle passeggiate dei cani una piccola area periferica, oggi non<br />

frequentata, a sud del parco.<br />

k. Prevedere un illuminazione notturna adeguata.<br />

l. Richiesta di personale qualificato addetto alla continua cura delle piante e del<br />

manto erboso.<br />

m. Maggiore cura delle panchine; l'introduzione, accanto ad esse, di qualche tavolino<br />

eviterebbe i pic-nic sull'unico tavolo esistente, il Banco della Reson, non preposto<br />

a questo scopo.<br />

n. Miglioramento dei punti di raccolta rifiuti.<br />

o. Creare un posto di primo soccorso od almeno installare alcune cabine telefoniche<br />

in punti di immediato accesso.<br />

p. Mettere casette-nido per uccelli nidificatori per aumentarne il numero e la varietà.<br />

q. Progettare aree a tema nell'area "non storica": percorsi botanici, luoghi privilegiati<br />

per la lettura, ecc.<br />

91


. Creare un laboratorio per bambini (e non) che informi sull'importanza degli alberi<br />

e sulle ricchezza della natura.<br />

Lettura delle risposte al questionario<br />

Dall'analisi delle risposte al questionario si evidenzia chiaramente che il valore<br />

storico del parco per la Comunità di Fiemme rimane in una posizione marginale (6,25%)<br />

tra i vari motivi che portano a frequentare questo luogo e ciò potrebbe dipendere anche<br />

dalle scarse conoscenze sui suoi elementi più importanti (Banco della Reson, tigli secolari<br />

ecc.): l'83% degli intervistati ammette infatti di saperne piuttosto poco.<br />

Molto alta è comunque la percentuale di coloro che si sono dichiarati interessati ad<br />

una più approfondita informazione (88%) e solo fra i giovani al di sotto dei 20 anni il<br />

35% si è dimostrato poco attratto da questa possibilità forse perché ritiene sufficienti le<br />

informazioni già in suo possesso o perché frequenta il parco soprattutto per altri motivi:<br />

si noti che nessun giovane ha risposto di frequentare il parco per la sua rilevanza storica<br />

mentre sono privilegiati i motivi ricreazionali-sportivi (65%).<br />

La stragrande maggioranza degli intervistati ha evidenziato di ritenere utile e<br />

interessante la possibilità di trovare nel parco strumenti atti ad informare su di esso sia<br />

dal punto di vista storico sia, in minor misura, dal punto di vista naturalistico; tra gli<br />

strumenti proposti a questo scopo i più considerati sono stati le tabelle informative<br />

(63%) e le visite guidate (25%).<br />

Per quanto riguarda più direttamente i tigli secolari, se pure una netta maggioranza<br />

degli intervistati sia d'accordo che essi sono poco evidenziati nell'intero contesto rispetto<br />

al loro valore d'altra parte rimane forte l'ostilità verso un intervento che preveda<br />

l'abbattimento di altre piante ritenute di ostacolo per il ripristino dello splendore delle<br />

piante secolari.<br />

Si noti che questo è l'unico vero punto problematico emerso dal questionario e<br />

ciò conferma il fatto che prima di una qualsiasi risoluzione di abbattimento è necessaria<br />

una capillare azione di informazione-discussione con la popolazione.<br />

92


Le risposte alla domanda 10, l'unica aperta, sono, per la loro varietà, difficilmente<br />

sintetizzabili ma sono comunque estremamente indicative sia di un certo disagio fra i<br />

visitatori per le strutture che mancano o che non sono efficienti, sia di una ricchezza di<br />

idee e suggerimenti poco considerata.<br />

4 Elementi di valutazione per le strategie di gestione<br />

Le relazioni di settore forniscono un quadro della situazione da cui è possibile<br />

estrarre gli elementi cardine ai fini della definizione delle strategie di gestione:<br />

A. Nel settore nord del parco sono concentrati gli elementi di maggior pregio ai fini<br />

della tutela e valorizzazione in quanto confermano l'origine storica del Prato di<br />

Fiemme come luogo di convergenza comunitaria, sede delle manifestazioni civili e<br />

religiose, delle fiere, delle riunioni generali:<br />

gli edifici sacri che, succedendosi nel tempo con continuità, comprovano la<br />

sacralità del luogo;<br />

il Banco della Resòn, un parlamento all'aperto in pietra, all'ombra dei tigli, sede<br />

di adunanze politiche e giudiziarie. Quest'associazione tra roccia e albero è una<br />

rara testimonianza delle più remote tradizioni del patrimonio indoeuropeo: la<br />

pietra è eterna, è il simbolo della vita statica, mentre l'albero, soggetto a cicli di vita<br />

93


e di morte ma dotato del dono incredibile delle perpetua rigenerazione, è il<br />

simbolo della vita dinamica;<br />

i tigli secolari, le uniche piante un tempo presenti, cariche di significato simbolico<br />

in quanto rappresenterebbero il remoto antenato dell'uomo, la sua stessa origine e<br />

per tale motivo un modello di saggezza e quindi albero di giustizia oltre che albero<br />

gentilizio (il viale di tigli riservati ai potenti della terra annunciavano la presenza<br />

del palazzo) nei paesi celtici, germanici e scandinavi.<br />

Il valore storico del parco rimane però oggi, tra i vari motivi che portano a<br />

frequentare questo luogo, in una posizione marginale per la comunità di Fiemme<br />

(6,25% e nessun giovane); ciò potrebbe dipendere dalle scarse conoscenze sui suoi<br />

elementi più importanti (83% degli intervistati). Molto alta è comunque la<br />

percentuale (88%) di coloro che si sono dichiarati interessati ad una più approfondita<br />

informazione.<br />

Partendo da queste considerazioni è evidente che qualsiasi progetto di intervento<br />

su quest'area deve essere rispettoso di questi elementi che conferivano un'identità<br />

spaziale alla popolazione.<br />

B. Tra le presenze antropiche e naturali di grande valore storico del parco si inserisce<br />

a pieno titolo il suolo in quanto costituisce una preziosa e insostituibile testimonianza<br />

dei processi di evoluzione dei suoli di origine antica; esso andrebbe quindi conservato<br />

integro, favorendone nel contempo il naturale sviluppo.<br />

Il suolo, classificato come Rupti Eutric Cambisol, presenta l'orizzonte superficiale<br />

"A" con segni evidenti dell'antropizzazione (calpestio e compattazione) ma non pare<br />

sia mai stato sconvolto con interventi agronomici; pare possibile il recupero alla<br />

naturalità in tempi medio-lunghi a condizione che si rimuova quanto di artificiale ed<br />

esotico è stato introdotto recentemente nel soprassuolo e mantenendo sul posto il<br />

materiale organico dovuto alla coresi delle piante arboree e al disseccamento delle<br />

piante erbacee. Potrebbero cosi comparire nuovamente e spontaneamente nel parco<br />

le specie florali tipiche della zona. La compattazione da calpestio non è eliminabile<br />

ma andrebbe evitato il passaggio di mezzi meccanici di qualsiasi tipo al di fuori delle<br />

stradine sterrate. L'asfaltatura andrebbe eliminata.<br />

94


La bassa fertilità forestale dell'orizzonte subsuperficiale "B", probabilmente<br />

dovuta al processo erosivo superficiale innescato dagli interventi umani, suggerisce<br />

un'attenta e corretta introduzione degli elementi del soprassuolo che porterebbe in<br />

tempi medio-lunghi ad un ulteriore sviluppo della potenza e dell'equilibrio fisico e<br />

chimico dell'intero "solum",<br />

La roccia compatta a meno di 125 cm dalla superficie del suolo, condiziona ben<br />

poco il soprassuolo, dove le fitoassociazioni naturali porterebbero all'esclusione delle<br />

sole specie arboree con apparato radicale iperipogeo.<br />

C. L'applicazione del metodo di valutazione visuale dell'albero VTA ha permesso la<br />

conoscenza dell'auto-ottimizzazione biomeccanica della loro struttura, confermando<br />

una relativa sicurezza nei tigli, e la descrizione dell'eventuale cedimento che potrebbe<br />

manifestarsi quando fallisce, segnalando i numerosi elementi di rischio che specie<br />

esotiche come il pino nero e l'ippocastano presentano.<br />

I tigli secolari, aventi tutti cavità ben compartimentate provocate da carie bianca,<br />

sono caratterizzati sia dall'aver subito una radicale potatura di contenimento, con un<br />

carico esterno ulteriormente ridotto dalla rapida crescita del filare frangivento, sia da<br />

raggi che allargandosi perifericamente nella corteccia sviluppano delle ancore<br />

triangolari che funzionano da rinforzatori radiali che, comprimendo il legno,<br />

ritardano le fratture longitudinali; per questo essi tollerano un forte assottigliamento<br />

della parete residua effettivamente portante (t/R < 0.3).<br />

Una valutazione quantitativa della portata residua del legno attraverso il<br />

frattometro conferma una compattezza di parete sufficiente a garantire loro stabilità:<br />

gli angoli e i momenti di rottura relativamente alti denotano la presenza di molte<br />

fibre di cellulosa sane e quindi bassa rigidità, una buona qualità del legno e quindi<br />

una buona possibilità di sopravvivenza e una relativa sicurezza che impone, però,<br />

una recinzione ed un controllo visivo a scadenza annuale, unitamente ad un'indagine<br />

strumentale, al fine di rilevare aggravamenti delle condizioni nel breve periodo.<br />

95


Negli ippocastani è invece frequente una torsione dei fusti che rappresenta un<br />

rischio all'inserzione dei rami a causa della brusca curvatura assunta dalle fibre per<br />

cui se sottoposti a cambiamento delle condizioni di carico esterno si<br />

determinerebbero rotture a spirale, le stesse che si possono verificare in<br />

corrispondenza di fenditure radiali a spirale individuabili dalle rispettive costolature<br />

"a naso" che rappresentano quindi superfici di rottura a spirale (quest'ultimi<br />

ippocastani sono da considerare potenzialmente pericolosi in quanto anche modesti<br />

carichi di torsione possono provocare facilmente lo schianto).<br />

Nei pini neri le strategie di flessibilità, che consistono nel cedimento strategico per<br />

risparmiare l'aggiunta di ulteriore materiale, provocano numerose rotture di branche<br />

mentre il gravitropismo negativo, con la correzione della struttura, porta al rischio<br />

derivante dalle sollecitazioni di tensione trasversale non identificabili dal cambio<br />

(delaminazione improvvisa); inoltre, carichi da neve hanno spesso sviluppato<br />

oscillazioni in cui le tensioni massimali raggiungevano la cima determinandone la<br />

rottura; cedimenti spesso imprevedibili.<br />

La maggior parte dei pini neri è da tempo matura e manifesta una scarsissima<br />

capacità di crescita e di reazione alle avversità della natura; si rende quindi necessario<br />

intervenire dando la precedenza alle situazioni a rischio, riscontrabili su molti di essi,<br />

individuando i sintomi di difetti meccanici, facendo attenzione alle inserzioni dei<br />

rami dove si sono formati collari di abscissione, da considerare punti di rottura<br />

potenziale di rami vecchi e rassegnati sotto l'effetto del vento o il peso della neve, ai<br />

rami inclinati verso il basso, conseguenza di un debole collare formato dalle fibre del<br />

tronco, e alle inserzioni di quei rami vitali che, sollecitati alla flessione, si sono<br />

accresciuti maggiormente sul lato del tronco rivolto verso il vento, in quanto essi<br />

rappresentano un segnale di rischio di rottura<br />

Rimane dunque stabilito che l'assetto meno pregevole del parco è collegato alla<br />

forte monotonia compositiva adottata nella costruzione del soprassuolo in questo<br />

secolo con impianti ordinati in file impiegando prevalentemente pino nero e<br />

ippocastano che presentano elementi di rischio e sono provvisti di potere limitante<br />

nei confronti delle risorse naturalistiche.<br />

96


Oggi, inoltre, non esiste una tensione culturale tra l'immagine propria di una parco<br />

che evolve verso assetti di forte artificiosità con piante esotiche e la memoria, ancor<br />

viva solo in rare componenti della popolazione, del Prato di Fiemme assolutamente<br />

diversa da quella che impronta la fisionomia dell'odierno paesaggio.<br />

L'avversione verso un intervento che preveda l'abbattimento delle piante esotiche<br />

ritenute di ostacolo per il ripristino dell'area rende necessaria una capillare azione di<br />

informazione-discussione con la popolazione sull'intervento stesso che dovrà<br />

avvenire in modo graduale.<br />

D. Alla luce dei dati raccolti il parco ospita un numero apprezzabile di specie di<br />

Vertebrati grazie all'estensione, alla presenza di una vegetazione arborea adulta e<br />

stramatura, alla sua varietà nella morfologia, nel microclima e nell'esposizione.<br />

Risulta particolarmente importante per il rifugio e la riproduzione della fauna, che<br />

qui si concentra nelle sue entità di maggior interesse (Allocco, Picchio rosso<br />

maggiore, Picchio muratore, Capinera, Tasso e Volpe), la fascia del settore sud e sud-<br />

occidentale, meno frequentata dai visitatori e a contatto con i prati da sfalcio e la<br />

campagna coltivata.<br />

Nella gestione di quest'area si dovranno privilegiare gli assetti connessi alla fauna<br />

ornitica importante per l'ambiente che contribuisce a creare.<br />

5 PROPOSTE <strong>DI</strong> GESTIONE<br />

La gestione prevede:<br />

A. Interventi di tutela dei tigli<br />

A.1 Nell'affrontare questo aspetto gestionale è indispensabile considerare<br />

l'atteggiamento deferente della popolazione nei confronti dei tigli secolari che<br />

contrasta con la passata propensione a gestire solo l'emergenza, dove le piante<br />

venivano soltanto denigrate per effetto del loro potenziale di pericolosità e la loro<br />

protezione finiva là dove essa poteva rappresentare un eventuale pericolo per gli<br />

97


esseri umani, con rischi spesso sopravvalutati sulla base di un concetto di eccessiva<br />

sicurezza. Per non scegliere quindi tra l'uomo e l'albero, ma bensì per trovare una<br />

soluzione per entrambe si rende necessaria l'attuazione del metodo di valutazione<br />

visuale dell'albero (Visual Tree Assessment) che facilita il compito di assumersi la<br />

responsabilità nei confronti dei tigli.<br />

Occorre a questo scopo un controllo a scadenza annuale, unitamente ad un<br />

indagine strumentale, al fine della loro salvaguardia e della prevedibilità dei pericoli<br />

derivanti da essi nel breve periodo. Si ritiene inoltre necessaria l'immediata recisione<br />

di due rami rivolti verso il basso dei tigli 5 e 23.<br />

A.2 Creazione di barriere capaci di effetto disincentivante il cui perimetro rispecchi<br />

quello sovrastante della chioma (ad eccezione di quelle superfici che andrebbero ad<br />

interferire con il viale di accesso e per le quali l'allestimento delle barriere sarà<br />

obbligato al suo margine); esse potrebbero essere in forma di steccati rustici (con<br />

cancello nel caso del nucleo di tigli del Banco della Resòn per consentire l'eventuale<br />

accesso) che evidenzino, anche attraverso cartelli, la funzione di tutela per la quale<br />

sono state progettate.<br />

All'interno di queste aree si provvederà alla dispersione di fiorume di fieni<br />

locali, ad uno sfalcio autunnale manuale mantenendo sul posto durante l'inverno il<br />

materiale organico dovuto al disseccamento delle piante erbacee e alla coresi dei tigli.<br />

Questi semplici interventi dovrebbero cosi portare alla ricomparsa di alcune<br />

specie florali tipiche della zona, ad un maggior contenuto in S.O. del suolo<br />

favorendo l'aggregazione, eviteranno un ulteriore costipamento diminuendo la<br />

difficoltà di avanzamento delle radici, impediranno che il suolo divenga nudo e<br />

suscettibile di formazione di crosta e di erosione, ricomponendo cosi nel tempo<br />

l'equilibrio fisico e chimico del "solum".<br />

ritorta ("stropa") per<br />

bloccare i correnti fra<br />

i montanti<br />

doppio montante<br />

98


A.3 Lotta al ragno bimaculato quale fattore limitante la vitalità dei tigli secolari.<br />

Per valutare la necessità di intervenire con un trattamento acaricida saranno<br />

opportuni dei campionamenti primaverili-estivi delle popolazioni di acari (scegliendo<br />

le foglie alla base del germoglio in primavera, a metà del getto in estate, e contando al<br />

binoculare le forme mobili, non trascurando la fauna utile, o stabilendo la<br />

percentuale di foglie occupate) che permettano di individuare la soglia di dannosità e<br />

quindi il momento opportuno per l'intervento e il tipo di prodotto da preferire.<br />

A.4 Rimozione della pavimentazione in asfalto del viale, segnalata come fattore di<br />

impatto diretto sui tigli secolari, e sostituzione con un lastricato come in passato.<br />

In questa operazione è opportuno deporre uno strato di pietre e terra vegetale<br />

di almeno 50 cm in modo da favorire l'avanzamento delle radici dei tigli e da evitare<br />

la rottura delle lastre per dilatazione termica.<br />

B. Riqualificazione ambientale<br />

correnti ¬ 10 cm<br />

Un piano di intervento decennale sulla vegetazione arborea può rendere graduale ed<br />

armoniosa l'evoluzione del soprassuolo liberandolo da assetti di forte artificiosità e<br />

favorendo le caratteristiche compositive più sintoniche con la natura del luogo.<br />

La progressiva eliminazione delle specie esotiche e la loro parziale sostituzione con<br />

specie autoctone potrà rimediare alla monotonia compositiva e rompere l'ordine degli<br />

impianti in file, conferendo un maggior senso del libero gioco delle forze della natura<br />

99<br />

cavicchi di legno


(vedi planimetria n°3), ma soprattutto potrà rimuovere gli elementi di rischio e le<br />

limitazioni alle risorse naturalistiche che queste specie comportano.<br />

B.1 Rimozione delle specie esotiche (vedi planimetria n° 1).<br />

Pini neri: si propone di rispettare una sequenza di taglio che dia la precedenza a quei<br />

pini neri su cui si sono riscontrate le situazioni a maggior rischio (ad esempio i pini in<br />

cui autopiegamenti attivi del tronco potrebbero determinare una delaminazione<br />

improvvisa e quelli i cui rami, sollecitati dalla flessione, si sono accresciuti<br />

principalmente sul lato rivolto verso il vento poiché potrebbero causare la rottura<br />

delle cime in particolare nel caso di carico da neve), seguiranno i soggetti che<br />

presentano la rottura della cima, i pini la cui asportazione non comporterà una<br />

modifica nell'assetto delle chiome e quelli che manifestano scarsissima capacità di<br />

crescita e di reazione alle avversità della natura<br />

Nel filare frangivento del settore nord del parco la modulazione degli interventi<br />

nel tempo potrà dar modo ai soggetti sostitutivi dei pini neri abbattuti di recuperare<br />

dimensioni idonee a mascherare le ferite aperte nel tessuto dell'alberatura ed eludere,<br />

almeno parzialmente, la variazione di carichi esterni a cui saranno soggetti i tigli<br />

secolari.<br />

Si rende inoltre necessaria, già dal primo anno, la recisione dei numerosi rami<br />

secchi, dei rami vecchi e rassegnati alla cui inserzione si sono formati collari di<br />

abscissione, e dei rami fortemente inclinati verso il basso.<br />

Ippocastani: la loro graduale eliminazione dovrà tener conto del rischio rappresentato<br />

sia dagli individui con costolature spiralate "a naso" sia dalla caduta delle piante nella<br />

zona circostante gli ippocastani con costolature da torsione che, modificando il<br />

carico da vento, potrebbe determinare la rottura da torsione; occorre inoltre<br />

considerare le esigenze di esbosco e i danni al manto erboso che questa fase<br />

comporta.<br />

100


Nel settore nord si rimuoveranno, per ragioni di sicurezza, dapprima le quattro<br />

piante con costolature "a naso" quindi, in altri due interventi successivi, tutte le altre<br />

restituendo così l'originaria dimensione prativa.<br />

Nel settore occidentale si asporteranno inizialmente quegli ippocastani che<br />

determinano un'ombra eccessiva e mascherano l'effetto scenico di alcuni tigli, aceri e<br />

frassini maestosi a cui sono sottoposti.<br />

Altre specie: per quanto riguarda le robinie la loro esclusione dovrà avvenire nei<br />

primissimi anni al fine di impedirne il forte potenziale di invasione soprattutto<br />

nell'area marginale sud-occidentale dove si è tenuti ad intervenire ripetutamente negli<br />

anni. Oltre ai rimanenti individui esotici e alle cultivar ancora presenti si consiglia di<br />

eliminare un esiguo numero di piante autoctone formanti un fitto soprassuolo nel<br />

settore orientale al fine di incrementare la penetrazione della luce ed incentivare la<br />

fruizione di quest'area.<br />

Si raccomanda la rimozione dei più recenti e non corretti impianti di tiglio<br />

europeo accanto a quelli secolari, lungo il filare e nel nucleo del Banco della Resòn,<br />

poiché la forza storica e paesaggistica propria dei tigli secolari non vada disturbata e<br />

svilita da nuovi inserimenti costituiti, peraltro, da una specie sofferente le gelate<br />

tardive, di scarsissima vitalità ma soprattutto diversa dal tiglio nostrano.<br />

Questi interventi selvicolturali potrebbero essere interpretati dai visitatori e<br />

dalla collettività locale come elementi tecnici in forte contrasto con la valenza<br />

tutelare della gestione; per eliminare tale rischio si suggerisce la collocazione di<br />

quadri analitici, organizzati con criterio cronologico, dai quali sia possibile percepire i<br />

cambiamenti del parco e gli obiettivi cui gli interventi sono finalizzati.<br />

B.2 Impianto di specie autoctone (vedi planimetria n° 2).<br />

La parziale sostituzione delle specie esotiche con quelle autoctone (abete<br />

bianco, acero di monte, tiglio selvatico, olmo montano, faggio, betulla, sorbo degli<br />

uccellatori, etc.) dovrà tener conto della loro evoluzione nel tempo, del periodo più<br />

adatto per i lavori di impianto (primavera), e soprattutto della qualità e provenienza<br />

101


dei materiali: le piante in pane di terra ed in vaso dovranno avere la zolla integra, le<br />

radici più grandi con pochi danni, non ingrossate od attorcigliate sotto il colletto,<br />

quelle piccole dovranno essere chiare.<br />

L'esecuzione dell'impianto dovrebbe avvenire con uno scavo il cui ¬ superi di<br />

almeno 50 cm quello della zolla o del contenitore; prima della deposizione occorre<br />

compattare il terreno su cui poggerà la pianta per formare un solido piedistallo e<br />

impedire il cedimento; dopo averne innaffiato lo strato superiore si può posizionare<br />

l'albero tenendo fuori il colletto dal terreno e rimuovere l'imballaggio e tutta la<br />

materia non biodegradabile. Inserire quindi in profondità nel terreno, esternamente<br />

allo scavo, due picchetti in legno a cui saranno collegati cavi in acciaio che<br />

ancoreranno la pianta con apposite fasce in gomma flessibile. Dopo aver ricoperto è<br />

consigliabile porre uno strato pacciamante e formare una vasca attorno alla pianta<br />

con una profondità minima di 10 cm.<br />

A queste informazioni ci si può riferire sia nell'esecuzione dei lavori sia nella<br />

stesura di capitolati d'appalto.<br />

B.3 Cura della vegetazione nell'area marginale meridionale<br />

L'importante segnalazione della fauna vertebrata in quest'area testimonia il<br />

permanere di condizioni ancora favorevoli alle specie dovute al maggior isolamento<br />

del luogo (l'assenza di sentieri ed una morfologia scoscesa del terreno determinano<br />

una scarsa frequenza dei visitatori), al contatto diretto con i prati e i coltivi, e ad una<br />

discreta presenza di arbusti.<br />

Andranno quindi potenziate le capacità ricettive di questa zona nei confronti<br />

della fauna cercando di costituire una fascia di protezione, inserendo specie arbustive<br />

ed arboree autoctone possibilmente produttrici di frutti e/o foglie eduli per la fauna<br />

(sambuco, nocciolo, sorbo degli uccellatori, etc.) e destinando il prato alla spontanea<br />

evoluzione. Questi provvedimenti disincentiveranno ulteriormente l'attraversamento<br />

dei visitatori in quest'area minimizzando il disturbo. A questo proposito, alcune<br />

102


tabelle informative sulla fauna, collocabili ai margini della stradina sottostante,<br />

assicurerebbero al visitatore una maggior comprensione delle risorse naturali e lo<br />

predisporrebbe ad arrecare il minor danno possibile.<br />

Si renderà necessario il periodico controllo dello stato di quest'area ed in<br />

particolare andrà curata l'evoluzione della vegetazione arbustiva nei punti più<br />

panoramici (collinetta a sud del tennis ed area sottostante) per continuare a godere<br />

del suggestivo scorcio sulla catena del Lagorai.<br />

Nel settore sud-orientale più estremo, invece, la collocazione di specie<br />

arbustive autoctone contribuirà a creare una barriera fisica con le scarpate sottostanti<br />

al fine di limitare la componente di rischio che coinvolge i visitatori che percorrono<br />

quest'area.<br />

B.4 Cura del prato<br />

Al termine dell'inverno, quando la neve è completamente disciolta, si asporta il<br />

materiale organico di coresi delle piante e tutto ciò che, trasportato dal vento e dalle<br />

piogge, si presenta sul terreno; mentre alla fine di aprile, quando le essenze prative<br />

entrano in vegetazione ed il prato inizia a rinverdire, è consigliabile procedere alla<br />

diffusione di fiorume di fieni locali qualora vi fossero chiazze meno inerbite.<br />

Nell'operazione estiva di sfalcio, che avviene ogni 10-15 giorni conviene<br />

lasciare sul terreno l'erba sfalciata al fine di diminuire l'evaporazione dell'acqua dal<br />

terreno. In carenza di precipitazioni atmosferiche estive si diminuirà la frequenza<br />

dell'operazione. L'ultimo sfalcio dovrebbe avvenire a fine agosto per far sì che in<br />

prossimità dei mesi invernali l'apparato radicale delle varie essenza prative sia<br />

protetto da una vegetazione di una certa altezza.<br />

C. Interventi di valorizzazione<br />

Gamma di interventi che mirano ad incentivare la fruizione culturale del parco<br />

C.1 Si suggerisce la dotazione di un insieme di tavole illustrative:<br />

all'entrata del parco quale segnale della sua valenza culturale e in modo tale da renderne<br />

esplicita la differenza tra la dimensione ricreativa e quella storica e naturalistica che va<br />

103


ispettata come una grande ricchezza della Valle di Fiemme. Sulla tavola dovrebbe<br />

essere riportata la planimetria del parco con ogni indicazione circa la collocazione<br />

degli elementi di pregio. Per questa tipologia informativa ci si può orientare verso una<br />

bacheca di grande formato: stendardo in ferro e ghisa, con pannello serigrafato in<br />

quadricromia su alluminio, oppure bacheca rustica in legno con pannello serigrafato<br />

in "Lexan".<br />

in prossimità del Banco della Resòn e del tiglio centrale (n°10) dell'antico filare; in questo caso la<br />

scelta può essere rivolta sia a bacheche di piccolo formato con scritte stampate su<br />

"Forex", con cippo in legno e bordi rinforzati in alluminio, sia a cippi informativi con<br />

supporto angolare di metallo con rete elettrosaldata e pannelli serigrafati su alluminio<br />

di cui uno laterale che riporti un testo semplificato per la lettura dei bambini.<br />

in prossimità di alcune piante arboree; i cartellini informativi delle specie presenti<br />

potrebbero essere in "Forex" con supporto, da interrare, in tondello di pino trattato<br />

in autoclave.<br />

C.2 Struttura per la fruizione culturale: la presenza del "ex lazzaretto" (edificio<br />

antistante la chiesa) va valutata come elemento da recuperare; occorrerebbe<br />

predisporre il locale al piano terra, adibito a deposito comunale, al servizio dell'attività<br />

didattica e divulgativa; dovrà essere dotato di materiale informativo intorno agli<br />

aspetti più importanti in modo tale da stimolare la comprensione del sito e dei modi<br />

con cui l'uomo si rapportava con la natura (documenti ed oggetti riguardanti il tiglio,<br />

la sua mitologia e le risorse che forniva all'uomo e agli animali).<br />

Si suggerisce di dotare il locale con banchi, chiavi di interpretazione floristica e<br />

faunistica, lenti di ingrandimento ed altri strumenti con cui i maestri potranno<br />

svolgere una didattica efficace a trasmettere nei giovani la cognizione dei valori qui<br />

presenti.<br />

C.3 Sviluppo della fruibilità ricreativa-culturale dell'area marginale occidentale.<br />

Quest'area, oggi non frequentata per l'eccessiva densità del soprassuolo,<br />

possiede ottimi caratteri di fruibilità, tra cui la morfologia e la gradevole<br />

104


ombreggiatura discontinua fornita dai larici, per cui l'allestimento di alcuni tavoli e<br />

panche, e cestini per limitare la pratica di gettare i rifiuti, incentiverebbe la sosta<br />

dei visitatori riducendo l'affollamento estivo che grava sull'area storica.<br />

Allo scopo di avvicinare gli abitanti e gli ospiti del paese alla conoscenza<br />

dell'illustre botanico di Cavalese Giovanni Antonio Scopoli, che diede il nome al<br />

Tilia platyphyllos, si propone di destinare in quest'area (vedi planimetria n°2) una<br />

fascia di prato in cui collocare alcune tra le specie da lui classificate (vedi Allegato<br />

n°1) molte delle quali sono reperibili nei giardini alpini "La Linnaea", "La<br />

Thomasia" e "La Rambertia", in quello di Saint Triphon e nel giardino Flore-Alpe<br />

a Champex, tutti situati in quell'angolo di Alpi svizzere che sta tra la Val d'Aosta e<br />

l'Alta Savoia francese.<br />

A questo proposito sarebbe importante la predisposizione di una segnaletica<br />

adeguata che preveda una bacheca di piccolo formato che dia notizia della vita<br />

dello Scopoli (Allegato n°1) e cartellini in alluminio pantografato identificativi<br />

delle diverse specie.<br />

C.4 Revisione dei materiali di pavimentazione dei sentieri per favorire<br />

l'attraversamento dei visitatori.<br />

Un intervento semplice ed efficace sarebbe l'applicazione, sul recente fondo<br />

formato da legante, di un manto di ghiaino di vario diametro pressato meccanicamente<br />

in modo da ottenere un percorso comodo da calpestare e di scarsa manutenzione.<br />

Allegato n° 1<br />

Tavola illustrativa su Giovanni Antonio Scopoli<br />

105


Medico e naturalista, Giovanni Antonio Scopoli<br />

nacque a Cavalese in Val di Fiemme nel giugno 1723 da<br />

Francesco Antonio, luogotenente e commissario di guerra del<br />

Principe Vescovo di Trento, e da Claudia Caterina dei<br />

Gramola.<br />

Laureatosi in medicina nell'università di Innsbruck nel<br />

1743 fu medico pratico prima nell'ospedale della sua patria<br />

quindi in quello di Trento e Venezia dove la vocazione per lo<br />

studio della botanica si manifestò nelle numerose visite agli orti<br />

botanici e agli speziali per sapere gli usi, i nomi ed i caratteri<br />

delle piante secondo il Sistema naturae di Linneo, e nelle<br />

escursioni botaniche sulle montagne circostanti Cavalese,<br />

raccogliendo e disegnando le piante alpine più rare 48 . Nel<br />

febbraio 1749 sposò Albina dè Miorini, figlia del segretario<br />

della Magnifica Comunità di Fiemme.<br />

Sostenne l'esame di medicina universale in Vienna nel<br />

1753 e fu nominato l'anno successivo medico fisico a Idria<br />

(nell'attuale Slovenia) dove rimase fino al 1770.<br />

Uomo di virtù severa, modesto, e così nobile nel<br />

fondo dell'animo, servì, senza compenso monetario, duemila individui legati alle miniere della regione,<br />

rivelandosi un pioniere nella medicina del lavoro per le sue indagini sulle condizioni di vita che<br />

causavano le malattie e per lo sviluppo di norme di prevenzione 49 .<br />

Il suo animo, afflitto dalla morte della moglie e dei figlioletti, cercò conforto e pace nella<br />

contemplazione e nello studio della natura con pericolose esplorazioni ove per molti giorni unico cibo<br />

consisteva in pane e latte. Fece così conoscere questa terra per i suoi tesori pubblicando due importanti<br />

opere che furono molto ammirate dai botanici e dagli entomologi del tempo e dallo stesso Linneo: la<br />

Flora Carniolica (Vienna 1760), in cui descrisse oltre 1500 piante della Carniola di cui non meno di 97<br />

fanerogame e 44 crittogame (esclusive Fungi) determinate per la prima volta, e l'Entomologia Carniolica<br />

(Vienna 1764).<br />

Successivamente fu professore di mineralogia e metallurgia nell'accademia montanistica di<br />

Schemnitz (nell'attuale Ungheria) dal 1769 al 1776, anno in cui fu chiamato a ricoprire le cattedre di<br />

chimica e botanica all'università di Pavia dove diede vita all'orto botanico e alle collezioni di storia<br />

naturale.<br />

Maestro e scrittore attivo descrisse la fauna e la flora lombarde e trentine nell'opera Deliciae florae<br />

et faunae insubricae (Pavia 1786-1788) in cui si trova un elenco di 123 scienziati illustri con i quali fu in<br />

corrispondenza, tra cui Linneo, N. dè Jacquin, Crantz e Dolomieu; egli era, infatti, membro di ben<br />

quindici Società scientifiche europee.<br />

In conseguenza della sua infaticabile attività ebbe indebolita la vista e dovette perdere l'occhio<br />

destro. Morì l'8 maggio 1788 all'età di 65 anni terminando così il suo grande tributo al risveglio delle<br />

scienze naturali.<br />

48 Guglielmo Voss, D<strong>EL</strong>LA VITA E <strong><strong>DE</strong>GLI</strong> SCRITTI <strong>DI</strong> GIOVANNI ANTONIO SCOPOLI, Rovereto 1884. Pag. 9.<br />

49 Piero Nicolao, GIOVANNI ANTONIO SCOPOLI, Calliano (TN) 1973. Pag. 17.<br />

106


Lista delle specie vegetali più diffuse e conosciute a cui lo Scopoli diede il nome:<br />

Nome<br />

scientifico<br />

Tilia platyphillos<br />

Tilia ulmifolia<br />

Nome<br />

italiano<br />

Tiglio<br />

nostrano<br />

Tiglio<br />

selvatico<br />

Senecio alpinus<br />

Senecio<br />

cordato<br />

Cirsium Cardo<br />

oleraceum<br />

Cirsium<br />

carniolicum<br />

giallastro<br />

Cirsium Cardo<br />

eriophorum lanoso<br />

Cirsium Cardo<br />

lanceolatum asinino<br />

Cirsium palustre Cardo<br />

palustre<br />

Cirsium acaule<br />

Cardo<br />

nano<br />

Cirsium arvense C.campe<br />

stre<br />

Cirsium C.zampa<br />

eristhales d'orso<br />

Cirsium Cardo<br />

spinosissimum spinosis.<br />

Trogopogon Barba di<br />

dubius becco<br />

Aster Margheri<br />

bellidiastrum ta alpina<br />

Eigeron Cespica<br />

polymorphus<br />

Centaurea<br />

bracteata<br />

alpina gl.<br />

Aspetto h (cm) Fiori<br />

arboreo<br />

arboreo<br />

107<br />

Periodo di<br />

fioritura<br />

Habitat<br />

Tiliaceae<br />

fino a<br />

40 m<br />

giallo-pallidi inizio luglio<br />

Sulle Alpi in<br />

boschi misti<br />

fino a<br />

30 m<br />

giallo-pallidi fine luglio<br />

Europa, fino<br />

alla Siberia<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

Compositae<br />

5-12<br />

gialli, in<br />

capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-150 bianco-gialli,<br />

in capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-150 bianco-gialli,<br />

in capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-80 rosa-violacei,<br />

in capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-150 roseo-viola,<br />

in corimbi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-120<br />

roseo- viola,<br />

in corimbi<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

10-30<br />

rosso-viola,<br />

in corimbi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

60-120 roseo-viola,<br />

in corimbi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

60-150<br />

gialli, in<br />

capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

20-50<br />

gialli, in<br />

capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

20-60<br />

gialli, in<br />

capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

10-20<br />

roseo-viola,<br />

in capolini<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

5-30<br />

gialli-viola,<br />

in capolini<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

20-70<br />

rosei, in<br />

capolini<br />

luglio -<br />

settembre<br />

luglio -<br />

settembre<br />

estate<br />

giugno -<br />

settembre<br />

estate -<br />

autunno<br />

maggio -<br />

giugno<br />

maggio -<br />

agosto<br />

luglio -<br />

settembre<br />

giugno -<br />

settembre<br />

luglio -<br />

agosto<br />

maggio -<br />

luglio<br />

giugno -<br />

luglio<br />

luglio -<br />

settembre<br />

estateautunno<br />

pascoli<br />

surconcimati<br />

prati<br />

paludosi<br />

pendii<br />

sassosi<br />

Pascoli, zone<br />

sassose<br />

Strade, siepi,<br />

pascoli<br />

Luoghi<br />

umidi<br />

Pascoli e<br />

prati aridi<br />

margini dei<br />

boschi<br />

radure<br />

umide<br />

alpeggi,<br />

macereti<br />

pendii<br />

soleggiati<br />

pascoli, zone<br />

rocciose<br />

pascoli rasi e<br />

sassosi<br />

boschi e<br />

prati aridi


Nome<br />

scientifico<br />

Salix glabra<br />

Salix elaeagnos<br />

Salix serpyllifolia<br />

Salix pratensis<br />

Salix alpina<br />

Sanguisorba<br />

minor<br />

Potentilla<br />

palustris<br />

Alchemilla<br />

arvensi<br />

Ostrya<br />

carpinifolia<br />

Asphodelus<br />

liburnicus<br />

Stellaria aquatica<br />

Nome<br />

italiano<br />

Aspetto h (cm) Fiori<br />

Salice<br />

glabro<br />

arbustivo<br />

Salicaceae<br />

80-150 giallo-verdi,<br />

in amenti<br />

Salice arboreo, fino a 8 bruni, in<br />

ripaiolo arbustivo m amenti<br />

Salice ser<br />

polino<br />

arbustivo<br />

strisciante<br />

10-20<br />

giallo-verdi,<br />

in amenti<br />

Salice<br />

rosso<br />

arbustivo<br />

fino a<br />

5-6 m<br />

giallo-verdi,<br />

in amenti<br />

Salice<br />

delle alpi<br />

arbustivo<br />

strisciante<br />

10-20<br />

giallo-verdi,<br />

in amenti<br />

Salva- erbaceo,<br />

strella m. eretto<br />

Cinque p.palustre,<br />

foglie strisciante<br />

Ventagli- erbaceo,ta<br />

na pezzante<br />

Carpino<br />

nero<br />

Asfodelo<br />

liburnico<br />

Tunica saxifraga Garofanina<br />

spaccasassi<br />

Tunica prolifera Garofanina<br />

annuale<br />

Dorycnium<br />

pentaphyllum<br />

arboreo,<br />

arbustivo<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

Rosaceae<br />

30-60<br />

108<br />

verdastri, in<br />

capolini<br />

15-30 porpora<br />

10-20<br />

Betulaceae<br />

fino a<br />

20 m<br />

Liliaceae<br />

20-60<br />

giallo-verdi,<br />

in racemi<br />

bianchi (Ξ),<br />

in amenti<br />

gialli, in<br />

racemi<br />

Periodo di<br />

fioritura<br />

maggio -<br />

giugno<br />

febbraio -<br />

aprile<br />

giugno -<br />

agosto<br />

febbraio -<br />

aprile<br />

giugno -<br />

luglio<br />

maggio -<br />

agosto<br />

giugno -<br />

luglio<br />

primavera,<br />

estate<br />

aprile -<br />

maggio<br />

maggio -<br />

luglio<br />

Caryophyllaceae<br />

adraiato-a<br />

scendente<br />

15-30<br />

bianchi, in<br />

cime dicoto.<br />

primavera,<br />

estate<br />

erbaceo,<br />

prostrato<br />

10-25 rosa<br />

giugno -<br />

settembre<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

30-50 rosa estate<br />

Papipilionaceae<br />

cespitoso 15-30<br />

bianchi, in<br />

capolini<br />

luglio -<br />

agosto<br />

Habitat<br />

pendii; lungo<br />

ruscelli<br />

letto dei<br />

torrenti<br />

morene,<br />

pascoli<br />

sulle ghiaie<br />

dei torrenti<br />

brecciai,<br />

morene<br />

luoghi aridi,<br />

sabbiosi<br />

terreno<br />

torboso<br />

pendii<br />

asciutti<br />

sporadico<br />

fino 1200 m<br />

prati e<br />

pascoli<br />

luoghi umidi<br />

luoghi aridi e<br />

soleggiati<br />

luoghi umidi<br />

lungo strada<br />

luoghi aridi e<br />

soleggiati


Nome<br />

scientifico<br />

Siler trilobum<br />

Nome<br />

italiano<br />

Myrrhis odorata Finocchi<br />

ella<br />

Sedum roseum Pinocchi<br />

na rosea<br />

Galium cruciata<br />

Gallium<br />

odoratum<br />

Galium vernum<br />

Erba<br />

croce<br />

Stellina<br />

odorosa<br />

Carex glauca<br />

Carice<br />

glauca<br />

Carex alba<br />

Carice ar<br />

gentina<br />

Carex ferruginea Carice<br />

ferrug.<br />

Agrostis alpina Cappellini<br />

d'alpe<br />

Genista radiata Ginestra<br />

stellata<br />

Onobrichis Lupinel-<br />

viciaefolia la<br />

Cytisus Citiso<br />

purpureus porporino<br />

Vicia grandiflora<br />

Aspetto h (cm) Fiori<br />

109<br />

Periodo di<br />

fioritura<br />

Umbelliferae<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-120<br />

ombrelle Ε<br />

fino a 25 cm primavera<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

50-100 bianchi<br />

giugno -<br />

agosto<br />

suffrutticoso<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

Crassulaceae<br />

20-30<br />

Rubiaceae<br />

10-60<br />

gialli orossi,<br />

in corimbi<br />

giallo-verdi,<br />

in verticilli<br />

10-30 bianchi<br />

10-30<br />

giallo-verdi,<br />

in verticilli<br />

Cyperaceae<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

20-60<br />

rosso-bruni,<br />

in spighe<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

10-30<br />

biancoargentei<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

30-60<br />

rosso-bruni,<br />

in spighe<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

Graminaceae<br />

20-60 rosso-bruni<br />

suffrutticoso<br />

Leguminose<br />

10-40<br />

gialli, in<br />

racemi<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

20-60<br />

purpurei, in<br />

racemi<br />

suffrutti- pochi purpurei, in<br />

coso dm racemi<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

15-50<br />

gialli, in<br />

racemi<br />

giugno -<br />

agosto<br />

aprile -<br />

giugno<br />

maggio -<br />

giugno<br />

primavera<br />

maggio -<br />

luglio<br />

maggio -<br />

giugno<br />

luglio -<br />

settembre<br />

estate -<br />

autunno<br />

maggio -<br />

giugno<br />

giugno -<br />

agosto<br />

maggiogiugnomaggiogiugno<br />

Habitat<br />

zone<br />

rupestri; raro<br />

pascoli e<br />

prati mont.<br />

luoghi<br />

rupestri<br />

nelle siepi e<br />

cespugli<br />

sottobosco<br />

del faggio<br />

boschetti e<br />

siepi<br />

prati, siepi,<br />

paludi<br />

suoli asciutti<br />

calcarei<br />

ter. erboso;<br />

umifero<br />

pascoli, zone<br />

rupestri<br />

pendici aride<br />

e sassose<br />

prati, pendici<br />

erbose<br />

Trentino e<br />

A.A.merid.<br />

nei campi<br />

piani


Nome<br />

scientifico<br />

Nome<br />

italiano<br />

Orchis tridentata orchidea<br />

screziata<br />

Campanula<br />

caespitosa<br />

Campanula<br />

linifolia<br />

Gentiana<br />

pannonica<br />

Pedicularis<br />

acaulis<br />

genziana<br />

rossigna<br />

Paederota lutea bonarota<br />

gialla<br />

Heliantemum<br />

tomentosum<br />

Arabis hirsuta<br />

Arabis arenosa<br />

Sisymbrium<br />

officinale<br />

Callitriche<br />

stagnalis<br />

Pinus mughus<br />

Eliantemo<br />

tomentoso<br />

arabetta<br />

di Scop.<br />

Erba<br />

cornacchia<br />

Gamberaja<br />

Pino<br />

mugo<br />

Aspetto h (cm) Fiori<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

Orchidaceae<br />

30-40 rosa-porpora<br />

in spighe<br />

Campanulaceae<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

10-25<br />

azzurroviolacei<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

10-30<br />

azzurri, in<br />

racemi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

Gentianaceae<br />

30-60<br />

110<br />

purpurei, in<br />

fascetti<br />

Scrophulariaceae<br />

erbaceo,<br />

cespitoso<br />

5-10<br />

bianco-rosei,<br />

solitari<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

10-30<br />

gialli, in<br />

racemi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

Cistaceae<br />

15-25 gialli<br />

erbaceo-ta<br />

pezzante<br />

Cruciferae<br />

3-15<br />

bianchi, in<br />

racemi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

20-50 bianco/rosei<br />

in racemi<br />

erbaceo,<br />

eretto<br />

30-60<br />

gialli, in<br />

racemi<br />

Callitrichaceae<br />

pianta<br />

acquatica<br />

5-30 piccolissimi<br />

arbustivo,<br />

prostrato<br />

Coniferinae<br />

1-3 m<br />

rosei o gialli,<br />

in gruppi<br />

Periodo di<br />

fioritura<br />

marzo -<br />

maggio<br />

estate<br />

giugno -<br />

agosto<br />

lugliosettembre<br />

primavera<br />

giugno -<br />

luglio<br />

giugno -<br />

settembre<br />

maggio -<br />

luglio<br />

maggio -<br />

luglio<br />

maggio -<br />

agosto<br />

maggio -<br />

ottobre<br />

giugno -<br />

luglio<br />

Habitat<br />

prati, radure<br />

rupi e detriti<br />

calc.-dolomit<br />

zone sassose<br />

e rupestri<br />

monti di<br />

Fiemme<br />

luoghi umidi<br />

Tr. sud-occ.<br />

luoghi<br />

rocciosi<br />

luoghi erbo<br />

so-sassosi<br />

prati, pareti,<br />

pinete rade<br />

muri, luoghi<br />

sassosi<br />

lungo strade,<br />

zone incolte<br />

stagni e lenti<br />

corsi d'acqua<br />

pendii di<br />

frana


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114

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