Il "Cesare Alfieri" da Istituto a FacoltЮ di Scienze ... - Storia di Firenze
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era considerata inadeguata. Dall'in<strong>da</strong>gine emergeva anche che i tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />
erano nel complesso piuÁ bassi per i laureati alla ``<strong>Cesare</strong> Alfieri''<br />
rispetto a quelli <strong>di</strong> altre FacoltaÁ <strong>di</strong> <strong>Scienze</strong> Politiche dell'UniversitaÁ italiana.<br />
185 CioÁ permetteva legittimamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che la FacoltaÁ era ancora un<br />
buon investimento in termini <strong>di</strong> sbocchi <strong>di</strong> lavoro, anche se spesso l'occupazione<br />
non era adeguata alle aspettative.<br />
Queste considerazioni che venivano fatte sulla base dell'in<strong>da</strong>gine del<br />
1994 e nel momento in cui veniva raggiunta la punta massima <strong>di</strong> iscrizioni<br />
alla FacoltaÁ, nell'anno accademico 1994-95, con oltre 5200 iscritti, teneva<br />
conto, in modo implicito, del fenomeno che stava <strong>di</strong>venendo quantitativamente<br />
esplosivo degli studenti fuori corso. Dalla metaÁ degli anni '80 per un<br />
decennio il numero dei fuori corso era cresciuto costantemente fino quasi<br />
ad eguagliare il numero degli iscritti in corso. Nell'ultimo anno accademico<br />
prima della riforma, il 2000-2001, il numero dei fuori corso aveva oltrepassato<br />
il numero degli studenti iscritti ai quattro anni legali <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Era sintomo<br />
<strong>di</strong> un malessere <strong>da</strong> interpretare e che aveva <strong>di</strong>verse origini. Esso era il<br />
riflesso del cambiamento della popolazione studentesca. <strong>Il</strong> numero degli<br />
studenti lavoratori, precari e non, aveva oltrepassato nel corso degli anni<br />
'90 quello degli studenti a tempo pieno. CioÁ implicava un inevitabile allungamento<br />
dei tempi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> laurea che con l'ultimo anno <strong>di</strong> corso del<br />
vecchio or<strong>di</strong>namento avevano sfiorato i sette anni, in me<strong>di</strong>a, per le laureande<br />
e oltrepassato largamente tale soglia per i laurean<strong>di</strong>.<br />
Ma questa non era la sola spiegazione. Anche i carichi <strong>di</strong> lavoro per la<br />
preparazione del singolo esame si erano <strong>di</strong>latati, a fronte <strong>di</strong> una preparazione<br />
<strong>di</strong> base degli studenti provenienti <strong>da</strong>lla scuola me<strong>di</strong>a superiore che si era<br />
abbassata. In particolare, il primo biennio che aveva il merito <strong>di</strong> conferire<br />
una soli<strong>da</strong> preparazione <strong>di</strong> base <strong>di</strong> natura istituzionale nelle cinque macro<br />
aree <strong>di</strong>sciplinari caratterizzanti gli stu<strong>di</strong> politici e sociali (giuspubblicistica,<br />
economica, storica, sociologica, politologica) costituiva un motivo <strong>di</strong> rallentamento<br />
degli stu<strong>di</strong>. Va anche ricor<strong>da</strong>to che nell'ultimo quin<strong>di</strong>cennio del<br />
secolo, la FacoltaÁ introdusse il principio che lo studente dovesse avere sostenuto<br />
almeno sette esami degli un<strong>di</strong>ci del primo biennio, prima <strong>di</strong> affrontare<br />
gli esami del secondo biennio. Inoltre, furono introdotti criteri <strong>di</strong> propedeuticitaÁ<br />
fra le materie della stessa area <strong>di</strong>sciplinare: non era possibile sostenere<br />
esami affini del secondo biennio se non erano stati superati i due<br />
esami della stessa area del primo biennio. CioÁ rispondeva a indubbi motivi<br />
<strong>di</strong> serietaÁ negli stu<strong>di</strong>, ma fu anche motivo <strong>di</strong> ulteriore rallentamento della<br />
185 Ivi, p. 54.<br />
SANDRO ROGARI<br />
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