inventario dell'archivio storico degli spedali riuniti di pistoia

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03.06.2013 Views

Spedali Riuniti aveva l’uso gratuito del quartiere, della mobilia, della carrozza ed il pieno rimborso delle spese in caso di viaggi o di visite per ragioni di servizio. Il motuproprio del 10 maggio 1741 limitò in parte le prerogative del commissario proibendogli di prendere a cambio ed a censo senza il consenso degli operai e del governo. Durante il governo del commissario Maggio, fu ingrandito l’Ospedale delle donne e durante il governo del Niccolini quello degli uomini. Sotto la Reggenza lorenese gli ospedali furono riformati anche dal punto di vista medico-assistenziale; fu nominata una commissione di medici, composta dai dottori Bertini, Franchi e Cocchi, con l’incarico di proporre le riforme da apportare ai metodi curativi ed assistenziali dell’ospedale di Santa Maria Nuova. Contemporaneamente venne inviato a visitare i più rinomati ospedali francesi il dottor Angelo Nannoni il quale, supportato anche dai suggerimenti del dottor Rayser, chirurgo della Camera Imperiale, fornì la base dei nuovi regolamenti per la medicheria, la chirurgia e l’amministrazione, approvati negli anni 1747- 1752. Per quanto riguarda più specificamente la storia del Ceppo, si ricorda la relazione del dottor Saverio Manetti 13 , incaricato dalla Reggenza e dai Commissari delegati sopra gli affari dello Spedale di Santa Maria Nuova, di verificare quali fossero le condizioni dell’ospedale pistoiese. La relazione di Manetti si divide in una parte introduttiva generale cui fanno seguito cinque parti o articoli riguardanti tutti gli aspetti dell’amministrazione ospedaliera. Il primo articolo riguardava ammissione dei malati, distribuzione dei letti e loro numero, pulizia, assistenza, numero delle monache impiegate e loro incombenze; il secondo le incombenze dei medici, il terzo tutto quello che concerneva le lezioni di anatomia ed i docenti e gli studenti delle stesse, il quarto il sistema della farmacia ed il quinto la questione del vecchio cimitero, considerato da alcuni troppo vicino all’ospedale. L’ospedale, a giudizio di Manetti pulito e ben ventilato, contava 41 letti per gli uomini e 50 per le donne, forniti di biancheria 14 . Gli ammalati venivano ammessi previa visita da parte dell’infermiere o, in sua mancanza, del giovane di Guardia. A ciascuno di essi al momento dell’ingresso, era fornita una veste di lana scura ed una camicia a maniche aperte. Gli uomini erano assistiti dagli studenti di chirurgia che, in caso di epidemia o di particolare necessità, erano affiancati da alcuni inservienti provvisori. Le donne erano invece assistite da 38 monache che si occupavano anche del servizio di cucina e biancheria. Altre sei monache si occupavano invece di servizi non legati 13 L. Bargiacchi, op. cit., pp. 225-237. 8

Spedali Riuniti all’assistenza e alcune di esse avevano persino qualche nozione di tipo chirurgico. Prestavano servizio in ospedale otto medici di ruolo, i quali si alternavano con turni di due medici per ciascun trimestre. I più anziani percepivano un emolumento di 40 staia di grano l’anno, mentre gli altri semplici regalie. Tutte le mattine i due medici in servizio procedevano alle visite degli ammalati, sia uomini che donne, secondo una lista preparata dall’infermiere ed accompagnati da un giovane speziale che annotava nel libro delle ricette i medicamenti prescritti. Spettava ai medici qualunque decisione circa la dieta dei malati e la loro dimissione, di cui si occupava materialmente l’infermiere. Non molto praticata risultava la dissezione dei cadaveri, che invece era ritenuto un esercizio assai utile per i chirurghi. Non si procedeva con regolarità neanche ad ispezionare le dispense dei medicinali, affidandosi completamente al maestro di spezieria. Prestavano servizio in ospedale cinque cerusici detti “maestri di grembiale”, ed un infermiere cui spettavano le operazioni di “grande chirurgia”, la lettura agli studenti della pratica chirurgica e le procedure relative all’ammissione, dimissione ed accoppiamento dei malati. L’Infermiere percepiva uno stipendio di 100 scudi l’anno, mentre i cerusici di 12 staia di grano l’anno. L’armamentario chirurgico viene giudicato da Manetti, scarso. Si osserva infatti come per la maggior parte esso consista in ferri per l’estrazione dei feti ed in bottoni da fuoco all’epoca ormai in disuso. Al contrario la spezieria viene giudicata ben fornita ed ordinata, gestita in maniera corretta da un maestro, coadiuvato da due apprendisti. Alla relazione del Manetti fece seguito una riforma dell’ospedale. In data 23 novembre 1767, in esecuzione del rescritto di S.A.R. del 12 novembre, vennero introdotti importanti miglioramenti tra i quali la possibilità data al camarlingo di aumentare, in caso di necessità, le monache e gli inservienti addetti all’assistenza degli ammalati; l’obbligo per i due medici anziani di controllare personalmente la composizione dei nuovi medicinali prescritti, di compiere visite periodiche alla dispensa dei medicinali, di rinnovare la strumentazione chirurgica ed anatomica. Venne inoltre previsto che il camarlingo fosse tenuto a vigilare sullo svolgimento delle lezioni provvedendo all’acquisto dei libri di anatomia per gli studenti che ne fossero sprovvisti, anche se tali testi rimanevano di proprietà dell’ospedale. L’infermiere infine avrebbe dovuto provvedere alla creazione di un erbario ad uso degli studenti. In seguito alla grave carestia verificatasi negli anni successivi al 1766-1767, la situazione 14 In casi di particolare affluenza gli ammalati venivano “accoppiati” cioè posti due per letto,“i gravi con i gravi, i casi di chirurgia separati dai febbricitanti”. Luigi Bargiacchi, Storia degli istituti di beneficenza, d’istruzione ed educazione in Pistoia e suo circondario dalle rispettive origini a tutto l’anno 1880, Firenze 1883, vol I, p.228. 9

Spedali Riuniti<br />

aveva l’uso gratuito del quartiere, della mobilia, della carrozza ed il pieno rimborso delle<br />

spese in caso <strong>di</strong> viaggi o <strong>di</strong> visite per ragioni <strong>di</strong> servizio.<br />

Il motuproprio del 10 maggio 1741 limitò in parte le prerogative del commissario<br />

proibendogli <strong>di</strong> prendere a cambio ed a censo senza il consenso <strong>degli</strong> operai e del governo.<br />

Durante il governo del commissario Maggio, fu ingran<strong>di</strong>to l’Ospedale delle donne e<br />

durante il governo del Niccolini quello <strong>degli</strong> uomini.<br />

Sotto la Reggenza lorenese gli o<strong>spedali</strong> furono riformati anche dal punto <strong>di</strong> vista<br />

me<strong>di</strong>co-assistenziale; fu nominata una commissione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci, composta dai dottori Bertini,<br />

Franchi e Cocchi, con l’incarico <strong>di</strong> proporre le riforme da apportare ai meto<strong>di</strong> curativi ed<br />

assistenziali dell’ospedale <strong>di</strong> Santa Maria Nuova. Contemporaneamente venne inviato a<br />

visitare i più rinomati o<strong>spedali</strong> francesi il dottor Angelo Nannoni il quale, supportato anche<br />

dai suggerimenti del dottor Rayser, chirurgo della Camera Imperiale, fornì la base dei nuovi<br />

regolamenti per la me<strong>di</strong>cheria, la chirurgia e l’amministrazione, approvati negli anni 1747-<br />

1752.<br />

Per quanto riguarda più specificamente la storia del Ceppo, si ricorda la relazione del<br />

dottor Saverio Manetti 13 , incaricato dalla Reggenza e dai Commissari delegati sopra gli affari<br />

dello Spedale <strong>di</strong> Santa Maria Nuova, <strong>di</strong> verificare quali fossero le con<strong>di</strong>zioni dell’ospedale<br />

pistoiese. La relazione <strong>di</strong> Manetti si <strong>di</strong>vide in una parte introduttiva generale cui fanno seguito<br />

cinque parti o articoli riguardanti tutti gli aspetti dell’amministrazione o<strong>spedali</strong>era. Il primo<br />

articolo riguardava ammissione dei malati, <strong>di</strong>stribuzione dei letti e loro numero, pulizia,<br />

assistenza, numero delle monache impiegate e loro incombenze; il secondo le incombenze dei<br />

me<strong>di</strong>ci, il terzo tutto quello che concerneva le lezioni <strong>di</strong> anatomia ed i docenti e gli studenti<br />

delle stesse, il quarto il sistema della farmacia ed il quinto la questione del vecchio cimitero,<br />

considerato da alcuni troppo vicino all’ospedale.<br />

L’ospedale, a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Manetti pulito e ben ventilato, contava 41 letti per gli uomini<br />

e 50 per le donne, forniti <strong>di</strong> biancheria 14 . Gli ammalati venivano ammessi previa visita da<br />

parte dell’infermiere o, in sua mancanza, del giovane <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>a. A ciascuno <strong>di</strong> essi al<br />

momento dell’ingresso, era fornita una veste <strong>di</strong> lana scura ed una camicia a maniche aperte.<br />

Gli uomini erano assistiti dagli studenti <strong>di</strong> chirurgia che, in caso <strong>di</strong> epidemia o <strong>di</strong><br />

particolare necessità, erano affiancati da alcuni inservienti provvisori.<br />

Le donne erano invece assistite da 38 monache che si occupavano anche del servizio<br />

<strong>di</strong> cucina e biancheria. Altre sei monache si occupavano invece <strong>di</strong> servizi non legati<br />

13 L. Bargiacchi, op. cit., pp. 225-237.<br />

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