editoriale scientology e la psichiatria - Centro Luigi Bini
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ARETÆUS news<br />
<strong>Centro</strong> Lucio <strong>Bini</strong> Newsletter<br />
Giugno 2008 Anno IV, Numero 2<br />
www.centrobini.it aretaeusnews@centrobini.it<br />
Non ho mai conosciuto Franco Basaglia, però i suoi<br />
scritti <strong>la</strong>sciano intendere che fosse animato da uno<br />
spirito combattivo e sognatore. Questo non significa che il<br />
suo <strong>la</strong>scito sia necessariamente positivo. Troppi hanno<br />
creduto fortemente nelle loro idee, sono spesso riusciti a<br />
farle promuovere anche se poi queste non hanno resistito<br />
all’usura del tempo e del giudizio storico. La legge 180, da<br />
lui concepita, venne approvata nel maggio di trent’anni fa<br />
in grande fretta per evitare un possibile scontro<br />
referendario con lo scopo di umanizzare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
psichiatrica. In realtà questo processo era iniziato già negli<br />
anni Cinquanta, quando nel giro di dieci anni, comparirono le<br />
prime efficaci terapie per i più gravi disturbi psichiatrici: litio,<br />
antipsicotici e antidepressivi (tutti ancora in uso). Trattamenti che<br />
hanno diminuito molto lo stigma nei confronti delle ma<strong>la</strong>ttie<br />
psichiatriche e hanno poi reso possibili le strutture alternative<br />
raccomandate dal<strong>la</strong> stessa 180. I provvedimenti legis<strong>la</strong>tivi erano<br />
disegnati sull’esperienza avanzata di alcuni psichiatri a Gorizia,<br />
Trieste, Arezzo, e da un giorno all’altro vennero imposti alle altre<br />
regioni italiane, del tutto impreparate a cambiamenti così radicali,<br />
soprattutto per <strong>la</strong> mancanza di strutture alternative di<br />
accoglienza e di personale. Fu una rivoluzione e, come spesso<br />
accade con i cambiamenti repentini, il suo inizio fu un vero e<br />
proprio disastro. Intanto, in molte regioni gli ospedali psichiatrici<br />
rimasero nell’illegalità per molti anni, altri si adeguarono troppo<br />
rapidamente. Come accadde a Cagliari, dove le porte<br />
dell’ospedale psichiatrico si aprirono (verso l’esterno) il giorno<br />
stesso dell’applicazione del<strong>la</strong> legge e molti pazienti se ne<br />
andarono senza sapere bene dove. Alcuni vagarono in giro per <strong>la</strong><br />
città e tornarono al<strong>la</strong> sera in ospedale, dove almeno avevano cibo<br />
(scarso e di cattiva qualità) e un letto (approssimativo). Altri si<br />
allontanarono, morirono di sete, annegarono o vennero investiti<br />
da automobili per le strade di notte. Qualcuno si suicidò<br />
consapevolmente o meno di quello che stava facendo. I più<br />
vennero affidati alle famiglie, ma soltanto un piccolo numero di<br />
parenti fu felice di riabbracciare uno zio, una cugina, un figlio,<br />
una sorel<strong>la</strong> che negli ultimi anni avevano visto una volta al mese<br />
nel migliore dei casi e di ospitarlo a casa, dove spesso non c’era<br />
una stanza in più ad accoglierlo. Con uno sforzo complicato da<br />
parte dello scarso personale si convinsero famiglie a tenersi il<br />
paziente ex-manicomiale in casa a patto di seguirlo a domicilio.<br />
L’enorme ingenuità, per usare un eufemismo, del<strong>la</strong> legge fu di<br />
attaccare l’ospedale psichiatrico, come se le mura fossero<br />
responsabili dell’assistenza (l’umanità ha sempre subito il fascino<br />
dei simboli). Per inciso, lo sono tanto poco che, a Cagliari, quelle<br />
stesse mura ospitano ora <strong>la</strong> Clinica psichiatrica universitaria e lo<br />
stesso <strong>Centro</strong> di Salute Mentale. Proprio negli stessi padiglioni<br />
dove <strong>la</strong> dignità umana veniva perduta oggi si riuniscono i nuovi<br />
<strong>editoriale</strong><br />
appuntamenti (2)<br />
Copyright © 2005-2008<br />
<strong>Centro</strong> Lucio <strong>Bini</strong><br />
(Continua a pagina 11)<br />
<strong>scientology</strong><br />
e <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong><br />
Sino a qualche anno fa, Scientology suonava alle orecchie di<br />
molti di noi come una delle tante stramberie made in USA, o<br />
al più come una delle miriadi di culti, sette o chiese esistenti in<br />
giro per il mondo. Ha certamente destato curiosità e interesse<br />
l’exploit di Tom Cruise di qualche anno fa, in occasione di<br />
trasmissioni televisive nelle quali era invitato per promuovere un<br />
suo film. Tra l’evangelico e il dionisiaco, saltava come un maniaco<br />
per gli studi, par<strong>la</strong>va con gli occhi sbarrati del<strong>la</strong> religione,<br />
spiegava con enfasi che gli scientologisti “sono gli unici che<br />
possono davvero aiutare” e derideva come un folle delle “persone<br />
oppressive” (in gergo, persone che non riconosco <strong>la</strong> grandezza di<br />
Scientology o, più o meno apertamente, vi si oppongono).<br />
Ma altri fattori hanno concorso a suscitare l’attuale interesse<br />
che ruota intorno a Scientology, come gli otto milioni di seguaci in<br />
tutto il mondo, 2.300 tra chiese e missioni, 107 paesi raggiunti<br />
dall’organizzazione (l’Italia, con 15.000 seguaci, è uno dei più<br />
importanti). Inoltre, sono oltre 60 milioni in tutto il mondo le<br />
copie vendute dei libri di L. Ron Hubbard (1911-1986), fondatore<br />
di Scientology e figura considerata al<strong>la</strong> stregua di un Dio da tutti<br />
gli scientologisti. A destare interesse è anche l’esorbitante somma<br />
di denaro che gira intorno all’organizzazione. Del resto lo stesso<br />
Hubbard indicava <strong>la</strong> via da seguire negli affari già nel 1972: “Fate<br />
soldi. Fate ancora più soldi. Fate in modo che gli altri producano<br />
in modo da fare soldi”. Il denaro, in effetti, riveste un ruolo<br />
fondamentale in ogni ambito di Scientology. Tranne il primo, i<br />
corsi di iniziazione sono invariabilmente a pagamento, e il loro<br />
costo è tanto più alto quanto più essi sono avanzati. A un adepto<br />
possono venire richieste somme molto forti per <strong>la</strong> frequentazione<br />
dei corsi, o gli può essere proposto di <strong>la</strong>vorare per <strong>la</strong> Chiesa per<br />
un sa<strong>la</strong>rio simbolico, usufruendo pertanto dei corsi gratuitamente<br />
o a prezzo ridotto. Se però lo “staff” abbandonerà l’incarico<br />
prima del<strong>la</strong> scadenza del contratto di col<strong>la</strong>borazione (che può<br />
essere di due anni e mezzo, di cinque anni o di un miliardo di<br />
anni nel caso dei membri del gruppo elitario “Sea Org”) sarà<br />
tenuto a pagare, se vuole continuare a usufruire di corsi e servizi,<br />
un “conto free-loader”, cioè l’ammontare a prezzo pieno di tutti i<br />
corsi e servizi fatti a condizioni agevo<strong>la</strong>te. Dai “listini delle<br />
donazioni obbligatorie” interni si può quantificare in circa 25mi<strong>la</strong><br />
euro il costo complessivo per raggiungere lo “stato di Clear”<br />
(ripulito, cioè, dal<strong>la</strong> mente reattiva, quel<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> mente<br />
formata di ricordi, sotto il livello di consapevolezza di una<br />
persona, di crimini commessi o di traumi fisici e mentali subiti sia<br />
nel<strong>la</strong> vita attuale che in quelle precedenti, che influenzano<br />
negativamente <strong>la</strong> sua “mente cosciente”), e in circa 250mi<strong>la</strong> euro<br />
quello per l’ottenimento del livello di OT VIII, il più alto<br />
(Continua a pagina 4)<br />
shneidman award (2) opinione (6) bipo<strong>la</strong>ri famosi (7) ancora sul<strong>la</strong> TEC (8) con parole mie (10) tanti auguri (12)
aretaeusnews@centrobini.it<br />
shneidman award 2008<br />
SUICIDOLOGIA<br />
LE MIE GIORNATE PASSATE A STUDIARE IL SUICIDIO<br />
Il suicidio non dovrebbe essere considerato un movimento<br />
di avvicinamento al<strong>la</strong> morte bensì il tentativo estremo di<br />
allontanarsi da un dolore psicologico divenuto<br />
insopportabile. Se tale dolore potesse essere alleviato quelle<br />
persone testimonierebbero <strong>la</strong> loro voglia di vivere.<br />
La suicidologia è <strong>la</strong> disciplina dedicata allo studio<br />
scientifico del suicidio e al<strong>la</strong> sua prevenzione. Il termine (e il<br />
concetto) fu usato per primo da Edwin Shneidman nel 1964 e<br />
da allora è stato impiegato in diversi ambienti per descrivere<br />
aspetti di un training specifico (Fellowship in Suicidology,<br />
1967); come parte di una nuova rivista scientifica (Bulletin of<br />
Suicidology, 1968) o come etichetta di un’organizzazione<br />
(American Association of Suicidology, AAS, 1968). Si tratta di<br />
una disciplina del comportamento che non include<br />
meramente lo studio del suicidio, ma enfatizza <strong>la</strong> sua<br />
prevenzione e quel<strong>la</strong> di tutti i comportamenti suicidari. In<br />
altre parole incorpora interventi clinici appropriati per<br />
prevenire il suicidio, una caratteristica non sempre esplicitata<br />
nel<strong>la</strong> miriade di contributi sul tema.<br />
L’AAS, fondata da Shneidman, è un’istituzione nel<br />
panorama internazionale dello studio e prevenzione del<br />
suicidio. I più grandi nomi del<strong>la</strong> suicidologia hanno diretto<br />
tale associazione e il più importante periodico sul suicidio<br />
(Suicide and Life-Threatening Behavior). Non capita di<br />
frequente di essere insignito con un riconoscimento inerente<br />
il suicidio come lo Shneidman Award dall’AAS con <strong>la</strong><br />
motivazione “Outstanding early career contributions to<br />
Suicidology”. È dunque comprensibile <strong>la</strong> mia emozione nel<br />
recarmi a Boston per <strong>la</strong> cerimonia ufficiale il 18 aprile 2008<br />
presso <strong>la</strong> Conferenza Annuale dell’Associazione e di essere<br />
presentato con tutti gli onori da Lanny Berman, Executive<br />
Director dell’AAS. Ancor di più, questo riconoscimento<br />
giunge in un preciso momento temporale di grande<br />
significato per il suicidio: <strong>la</strong> celebrazione dei 40 anni<br />
dell’Associazione e dei 90 anni di Edwin Shneidman. Mi<br />
sono dunque recato a Los Angeles per conoscere il vecchio<br />
professore, personaggio rappresentativo del<strong>la</strong> nostra<br />
disciplina. Ho potuto sentire dalle sue parole ciò che avvenne<br />
in quel fatidico giorno del 1949 in cui iniziò <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />
suicidologia, quando Shneidman <strong>la</strong>vorava come psicologo<br />
clinico presso il Brentwood Veteran Administration Hospital<br />
di Los Angeles. In quel partico<strong>la</strong>re giorno fu chiamato dal<br />
direttore dell’ospedale affinché scrivesse due lettere di<br />
condoglianze per le giovani mogli di due uomini che si erano<br />
tolti <strong>la</strong> vita durante il loro ricovero. Shneidman si recò presso<br />
l’ufficio del magistrato nel vecchio Los Angeles Hall of<br />
Records dove erano stati aperti i fascicoli inerenti alle morte<br />
appuntamenti<br />
10 Settembre 2008<br />
WORLD SUICIDE PREVENTION DAY<br />
(Giornata del<strong>la</strong> Prvenzione del Suicidio)<br />
Tema: “Pensare globalmente. Pianificare a livello nazionale. Agire localmente”.<br />
Questa frase, originariamente usata dal movimento per <strong>la</strong> salvezza dell’Ambiente, può ugualmente essere utilizzata per <strong>la</strong> prevenzione del<br />
suicidio:<br />
• sviluppare una consapevolezza globale del suicidio come una causa di morte prematura che può essere prevenuta;<br />
• descrivere le politiche per <strong>la</strong> prevenzione del suicidio incluse nelle strategie nazionali di prevenzione del suicidio;<br />
• evidenziare i programmi pratici di prevenzione che trasferiscono le politiche e i risultati delle ricerche nelle attività locali e di comunità.<br />
Informazioni dettagliate per <strong>la</strong> Giornata sono disponibili sul sito: www.iasp.info<br />
2 ARETÆUS news<br />
Maurizio Pompili durante <strong>la</strong> presentazione<br />
"Shneidman's suicidology: above and beyond research priorities"<br />
dei due uomini. Nell’aprire <strong>la</strong> documentazione egli notò che uno<br />
dei due fascicoli conteneva una nota di suicidio, un biglietto<br />
<strong>la</strong>sciato dal defunto prima di morire, mentre l’altro non lo<br />
conteneva. In quell’ambiente, fra migliaia di fascicoli, iniziò ad<br />
aprirne alcuni e notò che con una frequenza di circa 1 a 15 questi<br />
fascicoli riportavano una nota di suicidio. Gli tornò in mente il<br />
Metodo del<strong>la</strong> Differenza di Stuart Mill e dunque <strong>la</strong> possibilità di<br />
studiare quel materiale con un metodo scientifico. In quei minuti<br />
accadde qualcosa di unico. Resosi conto di essere circondato da<br />
fascicoli di suicidi avvenuti nei cinquant’anni precedenti (circa<br />
2000 note), decise di resistere al<strong>la</strong> tentazione di leggerle tutte,<br />
“altrimenti–ammetterà in seguito– avrei finito per trovarci ciò che<br />
io (soggettivamente) mi aspettavo. Avrei appreso molto sul<strong>la</strong><br />
miseria umana di ciascun soggetto, ma non avrei fatto nul<strong>la</strong> per<br />
porre le basi per lo studio del suicidio, un’area quasi inesistente”.<br />
Egli dunque fotocopiò oltre 700 note di suicidio, le mise da parte<br />
e non le lesse. In seguito, Shneidman pensò di confrontare in<br />
cieco le note che aveva trovato in quell’archivio con note simu<strong>la</strong>te<br />
scritte da persone non suicide. Il <strong>la</strong>voro che e<strong>la</strong>borò con l’aiuto di<br />
Norman Farberow fu il primo tentativo di studiare il suicidio, dal<br />
punto di vista psicologico, con un metodo scientifico. I loro sforzi<br />
furono premiati con contributi economici sempre crescenti e da<br />
quei primi passi nacque il primo centro per <strong>la</strong> prevenzione del<br />
suicidio, il Los Angeles Suicide Prevention Center che oltre al<br />
contributo di Shneidman e Farberow ebbe quello di Robert<br />
Litman.<br />
Nel corso di una vita dedicata al<strong>la</strong> ricerca, Shneidman ha<br />
concluso che l‘ingrediente base è il dolore mentale insopportabile<br />
che chiama psychache, “dolore del<strong>la</strong> psiche”. Shneidman<br />
suggerisce le domande chiave che possono essere rivolte ad una
persona che vuol commettere il suicidio sono “Dove senti<br />
dolore?” e “Come posso aiutarti?”. Se il ruolo del suicidio è<br />
quello di porre fine a un insopportabile dolore mentale, allora il<br />
compito principale di chi deve occuparsi di un individuo suicida<br />
che soffre a tal punto è quello di alleviare questo dolore. Infatti, se<br />
si ha successo in questo compito, quell’individuo che voleva<br />
morire sceglierà di vivere. Shneidman inoltre considera che le<br />
fonti principali di dolore psicologico ovvero vergogna, colpa,<br />
rabbia, solitudine, disperazione, hanno origine nei bisogni<br />
psicologici frustrati e negati. Nell’individuo suicida è <strong>la</strong><br />
frustrazione di questi bisogni e il dolore che da essa deriva, a<br />
essere considerata una condizione insopportabile per <strong>la</strong> quale il<br />
suicidio è visto come il rimedio più adeguato. Ci sono bisogni<br />
psicologici con i quali l’individuo vive e che definiscono <strong>la</strong> sua<br />
personalità e bisogni psicologici che quando sono frustrati<br />
inducono l’individuo a scegliere di morire. Potremmo dire che si<br />
tratta del<strong>la</strong> frustrazione di bisogni vitali; questi bisogni<br />
psicologici includono il bisogno di raggiungere qualche obiettivo,<br />
come trovare un amico o unirsi a un gruppo di persone; ottenere<br />
autonomia; opporsi a qualcosa; imporsi su qualcuno; essere<br />
accettati e compresi o ricevere conforto. Shneidman nel 1985<br />
propose <strong>la</strong> seguente definizione del suicidio: “Attualmente nel<br />
mondo occidentale, il suicidio è un atto conscio di autoannientamento,<br />
meglio definibile come uno stato di malessere<br />
generalizzato in un individuo bisognoso che alle prese con un<br />
problema, considera il suicidio come <strong>la</strong> migliore soluzione”.<br />
La suicidologia c<strong>la</strong>ssica considera dunque il suicidio come un<br />
tentativo, sebbene estremo e non adeguato, di porre fine al dolore<br />
insopportabile dell’individuo. Tale dolore converge in uno stato<br />
chiamato comunemente “perturbato” nel quale si ritrova<br />
l’angoscia estrema, <strong>la</strong> perdita delle aspettative future, <strong>la</strong> visione<br />
del dolore come irrisolvibile e unico. Il termine psychache tenta<br />
infatti di esprimere il dramma del<strong>la</strong> mente del soggetto che si<br />
suicida nel quale <strong>la</strong> colpa, <strong>la</strong> vergogna, <strong>la</strong> solitudine, <strong>la</strong> paura,<br />
l’ansia sono caratteristiche facilmente identificabili. Per questi<br />
motivi ha dunque necessità di porre fine a tale stato; il rischio di<br />
suicidio diviene grave, quando quel soggetto lo considera come <strong>la</strong><br />
migliore e unica soluzione per porre fine a quell’immenso dolore<br />
psicologico.<br />
Nel<strong>la</strong> concettualizzazione di Shneidman il suicidio è il risultato<br />
di un dialogo interiore; <strong>la</strong> mente passa in rassegna tutte le<br />
opzioni. Emerge il tema del suicidio e <strong>la</strong> mente lo rifiuta e<br />
continua <strong>la</strong> verifica delle opzioni. Trova il suicidio, lo rifiuta di<br />
nuovo; al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> mente accetta il suicidio come soluzione, lo<br />
pianifica, lo identifica come l’unica risposta, l’unica opzione<br />
disponibile.<br />
Si prova uno stato di costrizione psicologica, una visione<br />
tunnel, un restringimento delle opzioni normalmente disponibili.<br />
Emerge il pensiero dicotomico, ossia il restringimento delle<br />
opzioni a due soli rimedi: avere una soluzione specifica o totale<br />
(quasi magica) oppure <strong>la</strong> cessazione (suicidio). In questo modo<br />
più che il desiderio di morte si cerca <strong>la</strong> cessazione del flusso delle<br />
idee e del proprio stato di coscienza come risoluzione del dolore<br />
psicologico insopportabile. In questi termini, il suicidio si<br />
configura come <strong>la</strong> soluzione perfetta per le angosce insopportabili<br />
del<strong>la</strong> vita.<br />
Presso l’Unità Operativa Complessa di Psichiatria<br />
dell’Ospedale Sant’Andrea in Roma diretta dal Prof. Tatarelli si<br />
sta costituendo un ambu<strong>la</strong>torio dedicato ai soggetti a rischio di<br />
suicidio. Intorno a questa iniziativa ruota un folto gruppo di<br />
col<strong>la</strong>boratori che insieme a me si occupa di diffondere i<br />
fondamenti del<strong>la</strong> prevenzione del suicidio nell’ambito del<strong>la</strong><br />
comunità. Recentemente, un collega e col<strong>la</strong>boratore mi ha riferito<br />
quanto segue nel presentare a un presidio medico una breve<br />
brochure nel<strong>la</strong> quale abbiamo riassunti alcuni dati salienti sul<br />
suicidio, compresi i miti e i fatti del fenomeno “...dopo poco <strong>la</strong><br />
reazione di medici, infermieri e soprattutto del<strong>la</strong> psicologa è stata<br />
veramente incredibile. La psicologa ha chiesto di buttare tutto<br />
pensando che fosse “terribile” per chi passa di lì e già sta male,<br />
vedere certi argomenti. L'infermiera l'ha considerata come una<br />
cosa che può indurre al suicidio chi già è “debole” e il medico l'ha<br />
definita addirittura una possibile forma di deviazione-induzione<br />
mentale nei giovani che stanno ancora ultimando i processi<br />
cognitivi. Inutile dirti <strong>la</strong> validità di ogni mia spiegazione di fronte<br />
ai loro convincimenti, più di tutto mi ha sconvolto <strong>la</strong> psicologa. Il<br />
mio personale parere è che per il <strong>la</strong>voro sul territorio per quanto<br />
riguarda medici e personale para-medico sarà per noi più giovani<br />
molto difficile...”.<br />
Non ci stancheremo<br />
mai di ripetere che<br />
par<strong>la</strong>re di suicidio e<br />
chiedere sul suicidio<br />
sia senza dubbio<br />
l’azione migliore per<br />
prevenirlo.<br />
Sarà un duro <strong>la</strong>voro<br />
correggere i miti e le<br />
false convinzioni sul<br />
fenomeno. Il suicidio<br />
si può prevenire e <strong>la</strong><br />
miseria umana può<br />
essere compresa. A<br />
Edwin S. Shneidman, Ph.D. Professore Emerito<br />
noi spetta il compito<br />
di Tanatologia, UCLA, CA e Maurizio Pompili<br />
di cimentarci con le<br />
emozioni negative degli individui che pensano al suicidio e di<br />
come trovare quel ponte immaginario che può condurci al<strong>la</strong> vera<br />
comprensione del loro dramma interiore.<br />
Maurizio Pompili<br />
Premiato con lo Shneidman Award, Aprile 2008<br />
Ricercatore Ospedale Sant’Andrea, Università “La Sapienza”, Roma<br />
<strong>Centro</strong> Lucio <strong>Bini</strong>, Roma<br />
Bibliografia<br />
Shneidman, E. S. (1964). Grand old man in suicidology. A review of<br />
Louis Dublin’s Suicide: a sociological study. Contemporary<br />
Psychology, 9, 370-371.<br />
Shneidman, E. S. (1985). Definition of suicide. Aronson, Northvale.<br />
Shneidman, E. S. (1993). Suicide as psychache: A clinical approach to<br />
self-destructive behavior. Jason Aronson, Northvale.<br />
Shneidman, E. S. (1993). Suicide as psychache. The Journal of Nervous<br />
and Mental Disease 181, 145-147.<br />
Shneidman, E. S. (1996). The suicidal mind. Oxford University Press,<br />
New York.<br />
Shneidman, E. S. (1998). Suicide on my mind, Britannica on my table.<br />
American Scho<strong>la</strong>r 67, 93-104.<br />
Shneidman, E. S. (2004). Autopsy of a suicidal mind. (Tr. It: Autopsia<br />
di una mente suicida, Fioriti Editore, 2006). Oxford University Press,<br />
New York.<br />
Shneidman, E. S. (2005). Anodyne Psychotherapy: A Psychological<br />
View of Suicide. Clinical Neuropsychiatry 2, 7-12.<br />
Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1956). Clues to suicide. Public<br />
Health Reports 71, 109-114.<br />
Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1957). Some comparisons<br />
between genuine and simu<strong>la</strong>ted suicide notes in terms of Mowrer's<br />
concepts of discomfort and relief. Journal of General Psychology, 56,<br />
251-256.<br />
Contatti e informazioni visitando il sito:<br />
www.uniroma1.it/suicideprevention<br />
E-mail: prevenzionesuicidio@uniroma1.it<br />
ARETÆUS news<br />
3<br />
www.centrobini.it
aretaeusnews@centrobini.it<br />
<strong>scientology</strong> (dal<strong>la</strong> prima pagina)<br />
attualmente a disposizione. La quantificazione dei costi di<br />
frequentazione e di illuminazione è comunque estremamente<br />
difficile, in quanto molto dipende dal “caso” del soggetto.<br />
L’“auditing professionale”, o assistenza spirituale, (venduto a<br />
pacchetti di 12 ore e mezza) può andare da un minimo di 110/120<br />
euro orarie fino a 1000 o più dol<strong>la</strong>ri l’ora, a seconda del<strong>la</strong> qualifica<br />
dell’auditor o del prestigio del<strong>la</strong> “chiesa” in cui viene<br />
amministrato. La quantità di ore necessarie per risolvere un<br />
partico<strong>la</strong>re problema (anche di etica) o per sottoporsi a una<br />
revisione dipende naturalmente dal soggetto. Oltre<br />
all’elevamento spirituale in quanto tale, le Chiese di Scientology<br />
organizzano periodicamente grandi eventi che si concludono<br />
inevitabilmente con raccolte di fondi per l’attuazione di progetti.<br />
Le testimonianze par<strong>la</strong>no di forti pressioni a versare ingenti<br />
somme di denaro, o all'acquisto di materiali e gadget vari, ad<br />
esempio il braccialetto in argento per Clear: 370 euro; il busto in<br />
bronzo di Hubbard -misura picco<strong>la</strong>- 3200 euro. Infine c’è<br />
l’International Association of Scientologist (IAS), <strong>la</strong> cui tessera da<br />
450 dol<strong>la</strong>ri l’anno è obbligatoria dopo i primi sei mesi, e che a sua<br />
volta dispone di personale specializzato in raccolta di donazioni.<br />
Secondo Impact, <strong>la</strong> rivista del<strong>la</strong> IAS, esistono diverse categorie di<br />
donatori: Sponsor (5.000$); Crociato (10.000$); Honor Roll<br />
(20.000$); Patrono (40.000$); Patrono con Onore (100.000$);<br />
Patrono Meritorio (250.000$); Silver Meritorious (500.000$); Gold<br />
Meritorious (1 milione di $), P<strong>la</strong>tinum Meritorious (2,5 milioni di<br />
$). I nomi dei donatori (da Patrono in su) vengono rego<strong>la</strong>rmente<br />
pubblicati sul<strong>la</strong> rivista. Nel 2004 l'unico P<strong>la</strong>tinum Meritorious<br />
elencato era Tom Cruise. Esiste poi il WISE (World Institute of<br />
Scientology Enterprises), che raduna le imprese legate al<br />
movimento religioso. Sono 235 le aziende che compaiono<br />
nell’annuario 2006: catene di<br />
negozi d’abbigliamento,<br />
<strong>la</strong>vanderie, commercialisti,<br />
avvocati, medici. Per associarsi<br />
serve una tessere annuale che va<br />
dai 500 ai 6 mi<strong>la</strong> euro. Lo scopo è<br />
“assistere e unire le attività<br />
commerciali che utilizzano <strong>la</strong><br />
tecnologia di Hubbard”. Secondo<br />
molti <strong>la</strong> finalità sarebbe fare nuovi adepti e far sì che questi<br />
guadagnino abbastanza denaro da investire, poi, nel<strong>la</strong> chiesa<br />
stessa (in Italia Scientology si sta ancora preparando a richiedere<br />
il riconoscimento di religione).<br />
Ma a dare grande visibilità pubblica a Scientology ha<br />
sicuramente contribuito l’ossessiva battaglia che, sin dagli inizi,<br />
ha intrapreso contro gli psichiatri e <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>. Qualcuno<br />
potrebbe aver avuto <strong>la</strong> tentazione di liquidare le recenti<br />
esternazioni di Tom Cruise contro <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> come i deliri di<br />
una star eccitata ed egocentrica. L’attore ha rimproverato Brooke<br />
Shields, colpevole, secondo lui, di avere assunto psicofarmaci per<br />
affrontare <strong>la</strong> depressione post-partum. Cruise ha poi tenuto una<br />
lezione a Matt Lauer, padrone di casa del programma Today,<br />
sostenendo che <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> è una pseudo-scienza e gli<br />
antidepressivi sono farmaci indegni in quanto “non esiste una<br />
cosa chiamata squilibrio chimico”. “No?” Ha commentato<br />
spiritosamente Lewis B<strong>la</strong>ck al Daily Show osservando il filmato<br />
di Cruise che redarguiva Lauer, “Allora come chiameresti quello<br />
che ti sta succedendo adesso?”.<br />
Ma <strong>la</strong> guerra del<strong>la</strong> Chiesa di Scientology contro <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong><br />
non è uno scherzo. Da decenni gli scientologisti sostengono che <strong>la</strong><br />
nozione stessa di ma<strong>la</strong>ttia mentale è una truffa. Essi basano <strong>la</strong><br />
loro convinzione sui dettami di L. Ron Hubbard che proc<strong>la</strong>mò<br />
che <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> era un’impresa malvagia, una forma di<br />
terrorismo e <strong>la</strong> causa del crimine. E adesso stanno cercando di<br />
fare iscrivere <strong>la</strong> loro visione del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> nelle leggi di molti<br />
stati americani.<br />
4 ARETÆUS news<br />
In Florida, Utah e New Hampshire gli scientologisti hanno<br />
recentemente promosso proposte di legge che cercano di<br />
screditare <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> e le terapie farmacologiche, in partico<strong>la</strong>re<br />
per i bambini. Le leggi avrebbero penalizzato, addirittura<br />
criminalizzato, gli insegnanti che avessero raccomandato<br />
trattamenti di salute mentale a studenti o genitori.<br />
In realtà medici, psichiatri e scienziati si sono trovati concordi<br />
nel dire che l’approccio di Scientology al<strong>la</strong> salute mentale non ha<br />
alcun fondamento medico e può essere pericoloso per chi si trovi<br />
in necessità di trattamento. Il 27 giugno 2007, a seguito<br />
dell’apparizione di Cruise a Today, <strong>la</strong> American Psychiatric<br />
Association ha emesso un comunicato per ricordare ai<br />
telespettatori che “<strong>la</strong> scienza ha dimostrato che le ma<strong>la</strong>ttie<br />
mentali sono dei disturbi medici reali”, e che i farmaci sono stati<br />
parte essenziale e salvavita dei programmi terapeutici di milioni<br />
di persone. “È irresponsabile da parte di Mr. Cruise usare gli<br />
spazi mediatici riservati al<strong>la</strong> pubblicità del suo ultimo film per<br />
promuovere <strong>la</strong> sua ideologia e dissuadere chi soffre di ma<strong>la</strong>ttie<br />
mentali dall’intraprendere le cure di cui ha bisogno” ha detto<br />
Steven S. Sharfstein, allora presidente dell’Associazione.<br />
La guerra mondiale del<strong>la</strong> Chiesa di Scientology contro <strong>la</strong><br />
<strong>psichiatria</strong> scaturisce dal suo ze<strong>la</strong>nte fondatore. Per motivi noti<br />
solo a lui, (ma forse ben intuibili leggendo <strong>la</strong> sua biografia),<br />
Hubbard, scrittore di fantascienza e gioviale leader religioso,<br />
concepì un odio violento verso <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>. Forse <strong>la</strong> sua<br />
animosità ebbe origine quando <strong>la</strong> American Psychological<br />
Association, dopo <strong>la</strong> pubblicazione nel 1950 di “Dianetics”, il suo<br />
trattato di auto-aiuto, dissuase i propri membri dall’usare le<br />
tecniche psicologiche di Hubbard sui pazienti.<br />
In un articolo pubblicato nel 1969 su una rivista di Scientology<br />
e intito<strong>la</strong>to “Today<br />
Terrorism”, Hubbard<br />
“Non esiste una cosa come lo<br />
squilibrio chimico in un corpo.”<br />
-Tom Cruise<br />
affermava che “lo<br />
psichiatra e i suoi gruppi<br />
di facciata operano<br />
direttamente in base ai<br />
manuali di terrorismo.<br />
La mafia, al confronto di<br />
questi gruppi terroristici, sembra una conventico<strong>la</strong> di maestre<br />
del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> parrocchiale”. Lo psichiatra, proseguiva Hubbard,<br />
“rapisce, tortura e assassina senza <strong>la</strong> minima interferenza del<strong>la</strong><br />
polizia, o alcuna azione delle forze di sicurezza occidentali”. In<br />
seguito Hubbard scrisse che, nel<strong>la</strong> società, “esiste un unico<br />
rimedio contro il crimine–sbarazzarsi degli psichiatri! Sono loro<br />
che lo provocano”.<br />
Oggi negli Stati Uniti <strong>la</strong> Chiesa di Scientology gode<br />
dell’esenzione fiscale, il che le impedisce di fare lobbismo politico<br />
importante. Ma gli scientologisti restano attivi in politica e<br />
nell’arena pubblica grazie ai propri gruppi di facciata. Lo stesso<br />
anno in cui Hubbard pubblicava il suo articolo “Terrorism<br />
Today”, gli scientologisti fondarono il Citizens Commission on<br />
Human Rights (CCHR), Comitato dei Cittadini per i Diritti<br />
Umani (CCDU in Italia), organizzazione che, secondo il suo sito<br />
Web, si interessa di “investigare e denunciare le vio<strong>la</strong>zioni<br />
psichiatriche dei diritti umani”. Sul sito si legge che “non è stata<br />
dimostrata l’esistenza medica di alcuna “ma<strong>la</strong>ttia mentale”.<br />
Nell’enfatizzare che il CCHR è un “comitato <strong>la</strong>ico”, David<br />
Figueroa, presidente del capitolo del<strong>la</strong> Florida del gruppo e<br />
scientologo praticante, sostiene che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale come<br />
definita dal<strong>la</strong> comunità psichiatrica non esiste. Dice ad esempio,<br />
sfogliando libri di testo medici: “Il numero di prove che <strong>la</strong><br />
schizofrenia sia una singo<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale è pari a zero”. Si<br />
inalbera in partico<strong>la</strong>re quando si cita il disturbo da deficit di<br />
attenzione e iperattività. “La nostra disputa, fin dall'inizio, è che<br />
tali disturbi mentali siano una truffa. Sappiamo che non è mai<br />
esistita alcuna prova biologica per nessuna di queste cosiddette
ma<strong>la</strong>ttie mentali con cui vengono etichettati i bambini, che si tratti<br />
di ADD o di ADHD. Non esistono. È una truffa al cento per<br />
cento”.<br />
Nel mondo scientifico, gli psichiatri sono ben lontani<br />
dall’affermare di aver trovato risposte adeguate a ogni quesito<br />
inerente <strong>la</strong> patologia psichiatrica. Tutt’altro. Lo studio e <strong>la</strong> ricerca<br />
nell’ambito delle patologie psichiatriche è molto attivo. Clinici e<br />
ricercatori impegnano quotidianamente tempo ed energie al fine<br />
di migliorare <strong>la</strong> diagnosi e rendere più efficace <strong>la</strong> terapia, ma allo<br />
stesso tempo i primi ad affermare che se molto si è fatto nel<br />
campo del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>, molto ancora c’è da fare.<br />
Il fine di Scientology, invece, è l’annientamento totale del<strong>la</strong><br />
<strong>psichiatria</strong>. Nel 1995 David Miscavige, attuale leader del<br />
movimento, tenne un discorso al<strong>la</strong> International Association of<br />
Scientologists a Copenhagen. In quell’occasione disse ai fedeli che<br />
per il nuovo millennio <strong>la</strong> chiesa aveva due obiettivi,<br />
accuratamente riportati da International Scientology News:<br />
“Obiettivo Uno: collocare Scientology esattamente al centro del<strong>la</strong><br />
società. Obiettivo Due: eliminare <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> in ogni sua forma”.<br />
Secondo Hubbard <strong>la</strong> “setta degli psichiatri” esisterebbe sin<br />
dall’inizio dei tempi (75 milioni di anni fa secondo le sue idee). La<br />
<strong>psichiatria</strong> sarebbe una falsa scienza che vuole l’asservimento a sé<br />
delle masse, che spersonalizzerebbe senza alcuna pietà e che<br />
avrebbe inventato dolore e sesso all’unico scopo di rendere<br />
schiavi. La vera conoscenza dianetica–si asserisce–salverà <strong>la</strong> terra<br />
(e, in seguito, anche l’intero universo) estirpando piaghe sociali<br />
come (secondo il movimento) l’omosessualità, <strong>la</strong> psicologia, il<br />
comunismo, l’abuso di alcolici e stupefacenti, l’eccessiva<br />
promiscuità sessuale. La “setta degli psichiatri” e i nemici di<br />
Scientology sarebbero strumenti di Xenu (secondo <strong>la</strong> dottrina,<br />
Xenu era un crudele governatore del<strong>la</strong> ga<strong>la</strong>ssia vissuto 75 milioni<br />
di anni fa; per limitare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e accrescere il suo potere<br />
ordinò ai suoi ufficiali di catturare esseri del<strong>la</strong> natura più svariata<br />
da vari pianeti, conge<strong>la</strong>rli in alcol e glicole e <strong>la</strong>sciare miliardi di<br />
questi “grappoli” di esseri sul<strong>la</strong> Terra). Il sentimento antipsichiatrico<br />
di Scientology è talmente radicato nel<strong>la</strong> sua dottrina<br />
che il movimento rifiuta di dare <strong>la</strong> sua speciale assistenza<br />
spirituale a chi in passato si sia avvalso di terapie psichiatriche o<br />
abbia fatto uso di psicofarmaci. Secondo <strong>la</strong> dottrina, infatti, gli<br />
psicofarmaci e le pratiche psichiatriche in genere<br />
danneggerebbero irrimediabilmente lo spirito o thetan, rendendo<br />
inutile qualsiasi intervento di Scientology, “unica speranza per<br />
l'umanità”, e condannando irrimediabilmente l’individuo<br />
“all’oblio”. Un notevole documento scritto da Hubbard nel 1968<br />
mostra come egli pensasse di essere, assieme al<strong>la</strong> sua<br />
organizzazione, in guerra con <strong>la</strong> professione mentale di tutto il<br />
mondo. In una direttiva intito<strong>la</strong>ta “The War”, Hubbard<br />
proc<strong>la</strong>mava: “Psichiatria e salute mentale furono scelte come<br />
veicolo per minare e distruggere l’Occidente! E noi ci siamo messi<br />
di mezzo”. In quel<strong>la</strong> lettera annunciava che lo scopo di<br />
Scientology era diventato “l’eradicazione del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>”. A<br />
proposito del<strong>la</strong> sfida <strong>la</strong>nciata da Scientology contro <strong>psichiatria</strong> e<br />
salute mentale, Hubbard affermò che “è una guerra dura. Tutte le<br />
guerre sono dure. E non è finita”, e ancora: “Il nostro errore è<br />
stato quello di non aver assunto il controllo totale di tutte le cure<br />
mentali dell'Occidente. Bene, faremo anche quello”. Dopo due<br />
anni annunciò: “Sto <strong>la</strong>vorando per mettere insieme tutte le<br />
persone sinora formate in associazioni professionali di ogni<br />
paese, e per organizzare le cose in modo da prendere il controllo<br />
delle strutture di cura mentale e degli stanziamenti sociali del<br />
Pianeta”.<br />
L’odio ossessivo e indiscriminato nei confronti del<strong>la</strong> Psichiatria<br />
ha condotto a dei livelli di specu<strong>la</strong>zione paranoica che ha<br />
dell’incredibile. La <strong>psichiatria</strong> diventa responsabile di tutte le<br />
malvagità del mondo. Nel Museo “Industria del<strong>la</strong> Morte”, si<br />
apprende come <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> sia <strong>la</strong> vera chiave per comprendere<br />
Hitler, non il nazionalismo estremo (“nessun uomo nel<strong>la</strong> storia è<br />
stato più importante per il sogno psichiatrico di dominazione<br />
mondiale...”). E ancora come sia <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> <strong>la</strong> vera responsabile<br />
dell’apartheid, del col<strong>la</strong>sso degli standard educativi degli Stati<br />
Uniti, dell’aumento dei premi assicurativi delle polizze sanitarie,<br />
del<strong>la</strong> esplosione di sparatorie nelle scuole. L’esplosione di<br />
violenza al liceo Columbine viene attribuita alle lezioni di<br />
“gestione del<strong>la</strong> rabbia” che i due killer Dy<strong>la</strong>n Klebold e Eric<br />
Harris si dice frequentassero. La <strong>psichiatria</strong> è responsabile anche<br />
dell’11 settembre. “I kamikaze sono... assassini costruiti grazie<br />
alle droghe e ai metodi psicopolitici” si legge su uno dei<br />
cartelloni. “Accurato indottrinamento e trattamento psichiatrico<br />
possono far sembrare razionale anche l’atto più barbarico”.<br />
Considerato l’elevato numero di adepti, non sorprende come<br />
spesso tali idee abbiano conseguenze tragiche. Famoso, in<br />
America, il caso di Lisa McPherson. In un pomeriggio di<br />
Novembre 1995, <strong>la</strong> scientologa 36enne rimase coinvolta in un<br />
piccolo incidente automobilistico. Non riportò ferite, ma<br />
inspiegabilmente si spogliò completamente e iniziò a camminare<br />
nuda per <strong>la</strong> strada. Un infermiere <strong>la</strong> caricò immediatamente in<br />
ambu<strong>la</strong>nza e le chiese perché si fosse denudata. La Sig.na Mc<br />
Pherson rispose: “Cercavo aiuto… Cercavo aiuto”. Fu condotta a<br />
un vicino ospedale per un controllo<br />
psichiatrico, ma sopraggiunsero<br />
diversi scientologisti che spiegarono<br />
come <strong>la</strong> loro religione si opponga<br />
al<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>. “Costringere uno<br />
scientologa a ricevere servizi<br />
psichiatrici sarebbe come<br />
costringere un ebreo ortodosso a<br />
mangiare carne di maiale, o<br />
costringere una devota cattolica ad<br />
abortire” scriveranno gli<br />
scientologisti Kendrick Moxon e<br />
Helena Kobrin in una memoria<br />
legale per conto dei membri del<strong>la</strong><br />
chiesa. “È semplicemente<br />
inaccettabile e impensabile per <strong>la</strong><br />
nostra fede religiosa e per <strong>la</strong> nostra<br />
coscienza”. Lisa McPherson chiese<br />
di andarsene e, contro il parere<br />
medico, venne consegnata alle cure<br />
degli Scientologisti. Passò in<br />
iso<strong>la</strong>mento i suoi ultimi giorni, nel<strong>la</strong><br />
camera 174 sul retro del Fort<br />
“Se vuoi poco denaro, scrivi un libro. Se ne vuoi<br />
molto, crea una religione.”<br />
-L. Ron Hubbard<br />
Harrison Hotel. All’inizio un legale del<strong>la</strong> chiesa descrisse a un<br />
reporter locale il soggiorno di Lisa come un periodo di riposo e<br />
disse che non aveva ricevuto cure mediche. Ma 33 pagine di diari<br />
scritti a mano raccontano una storia ben diversa. Sono stati tenuti<br />
dai membri dello staff che control<strong>la</strong>vano <strong>la</strong> Mc Pherson 24 ore al<br />
giorno, e le note descrivono una donna le cui condizioni mentali<br />
si stavano rapidamente deteriorando, e <strong>la</strong> cui salute iniziò a<br />
peggiorare ben prima del<strong>la</strong> morte. Già nei primi due giorni di<br />
soggiorno, raccontano i diari, <strong>la</strong> Mc Pherson sputava il cibo e<br />
vomitava. Il quarto giorno era pallida come un cencio e<br />
febbricitante. Fu spesso descritta come violenta, picchiava chi <strong>la</strong><br />
accudiva e sbatteva contro le pareti. Se <strong>la</strong> faceva addosso e aveva<br />
allucinazioni e deliri in cui diceva di essere Hubbard. Uno dei<br />
diari racconta che cercò di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> stanza, nonostante i legali<br />
del<strong>la</strong> chiesa dicano che non vi era tenuta contro <strong>la</strong> sua volontà.<br />
ARETÆUS news<br />
5<br />
www.centrobini.it
aretaeusnews@centrobini.it<br />
<strong>scientology</strong> (dal<strong>la</strong> pagina precedente)<br />
Tra coloro che si presero cura di lei c’era <strong>la</strong> Dott.sa Janis Johnson<br />
dell’ufficio medico del<strong>la</strong> chiesa. La dottoressa, medico, non aveva<br />
una licenza per <strong>la</strong> Florida e nel 1993 aveva patteggiato restrizioni<br />
sul<strong>la</strong> sua licenza in Arizona dopo che due ospedali avevano<br />
criticato l’uso che faceva di ricette per farmaci. Il 1° Dicembre<br />
1995 <strong>la</strong> dottoressa somministrò a Lisa Mc Pherson dei sonniferi<br />
che richiedevano prescrizione medica, e <strong>la</strong>sciò istruzioni scritte<br />
che al risveglio le fossero dati due litri di liquidi. La sera del 5<br />
Dicembre le condizioni di Lisa Mc Pherson deteriorarono al<br />
punto che <strong>la</strong> Dott.sa Johnson cercò aiuto esterno. Venne<br />
accompagnata in un ospedale distante 45 minuti, ma all’arrivo,<br />
come dimostrano verbali e documenti legali, <strong>la</strong> Mc Pherson non<br />
aveva più battito e venne dichiarata morta dopo 20 minuti di<br />
tentativi di rianimar<strong>la</strong>. Naturalmente si è svolto un processo che è<br />
durato 8 anni, al termine del quale <strong>la</strong> famiglia del<strong>la</strong> Lisa<br />
McPherson avrebbe accettato <strong>la</strong> quinta proposta di transazione<br />
offerta da Scientology.<br />
L’atteggiamento persecutorio nei confronti del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>,<br />
degli psichiatri e dei pazienti è una continua potenziale fonte di<br />
opinione<br />
a Cagliari<br />
SALUTE MENTALE: AL DI LÀ DEI PREGIUDIZI E RECIPROCHE DISCONFERME<br />
L<br />
’attuale discussione sul<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> sarda ospitata sulle<br />
pagine dell’“L'Unione Sarda”, dischiude interessanti<br />
prospettive di dibattito e di riflessione. Premetto che il sottoscritto<br />
ha accolto con interesse il confronto con l'esperienza triestina,<br />
anche perchè, <strong>la</strong>vorando in periferia, non si è imbattuto con <strong>la</strong><br />
radicalità di posizioni che ha caratterizzato il <strong>la</strong>voro dei colleghi<br />
cagliaritani.<br />
Va detto però, che, seppure all'interno di errori strategici che<br />
hanno dato” fuoco alle polveri”, <strong>la</strong> proposta dell' Assessorato<br />
tenta di risolvere le <strong>la</strong>cune organizzative dei Servizi di Salute<br />
Mentale, sintetizzabili in una scarsa produzione di percorsi<br />
riabilitativi, di inclusione sociale e nell'assenza di una<br />
organizzazione dipartimentale degli stessi.<br />
Se è vero che gli psichiatri sardi “sanno da tempo che<br />
l'intervento non si esaurisce in una ricetta” va anche detto che<br />
proprio dopo <strong>la</strong> ricetta iniziano le difficoltà; si cade subito in un<br />
mondo di condizionali: “si dovrebbe..., si potrebbe... se<br />
avessimo...” Quante volte, colleghi, ci siamo detti queste cose?<br />
Certo, non si può negare qualche successo, prima di questa fase e<br />
con altri assessori, ma non si è mai riusciti a creare una abitualità<br />
dei percorsi di riabilitazione, con i fondi che si perdevano nei<br />
misteriosi meandri dei bi<strong>la</strong>nci aziendali, con le difficoltà<br />
burocratiche, coi nostri limiti culturali. L’unico modello sardo, che<br />
accomuna tutti, è quello che io chiamo <strong>la</strong> Dignitosa Psichiatria<br />
delle Precarietà: fare i salti mortali con scarsissime risorse.<br />
In fondo, intervenire sul sociale vuol dire accompagnare chi<br />
chiede aiuto dal ruolo passivo di paziente a quello più attivo di<br />
utente (che usa le risorse dei nostri servizi), a cittadino (che usa le<br />
risorse del<strong>la</strong> comunità), per diventare protagonista del<strong>la</strong> propria<br />
vita sociale, <strong>la</strong>vorativa, affettiva. Per dir<strong>la</strong> con le parole di Pier<br />
Paolo Pani: una prospettiva di cura o meglio una cura di<br />
prospettiva.<br />
Per quest'ultimo passaggio non basta <strong>la</strong> buona volontà degli<br />
Operatori ma è necessaria <strong>la</strong> presenza di altri attori (Servizi<br />
Sociali, Volontariato, Cooperazione, etc.).<br />
Quando <strong>la</strong> Prof. Nereide Rudas inaugurò <strong>la</strong> Clinica<br />
Psichiatrica, in un commosso intervento ci ricordò che :”Tutti i<br />
pazienti sono soli... ma i pazienti psichiatrici sono i più soli tra i<br />
pazienti”. Un paziente grave che esce dal ghetto del suo disturbo,<br />
6 ARETÆUS news<br />
tragedie. Come medici, prima ancora che come psichiatri, sentiamo<br />
l’obbligo di opporci con ogni mezzo al di<strong>la</strong>gare di menzogne e infamie<br />
proferite da Scientolgy e dai suoi adepti. Dobbiamo sottolineare<br />
l’assoluta mancanza di ogni minima base scientifica ai loro modi di<br />
cosiddetta cura, nonché <strong>la</strong> mancanza di totale verità storica delle loro<br />
ricostruzioni.<br />
La scienza medica, cui <strong>la</strong> Psichiatria fa parte a pieno titolo, si fonda<br />
su un accurato e rigoroso metodo scientifico, grazie al quale vi è un<br />
continuo progresso delle nostre conoscenze e un miglioramento dei<br />
nostri metodi diagnostici, pur con tutti i limiti a esso connaturati.<br />
Ogni affermazione non suffragata da robuste prove non ha alcun<br />
valore scientifico. Ci piace ricordare: “Crediamo in Dio, tutti gli altri<br />
devono fornire dati”. Noi ci occupiamo di questo.<br />
Gabriele Sani, Psichiatra<br />
Ospedale Sant'Andrea, Università “La Sapienza”, Roma<br />
<strong>Centro</strong> Lucio <strong>Bini</strong>, Roma<br />
E-mail: gabriele.sani@justmail.it<br />
riprende a <strong>la</strong>vorare e a vivere con gli altri, contribuisce, col suo<br />
esempio, al<strong>la</strong> riduzione del pregiudizio sociale sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
mentale… e facilita l'accesso ai servizi di altri sofferenti psichici e<br />
con questo l'intervento precoce, che è il futuro del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>: il<br />
solo modello che coniuga massima efficacia clinica con il<br />
massimo contenimento del<strong>la</strong> spesa. Ebbene colleghi, quante volte<br />
siamo riusciti a rompere questa solitudine?<br />
Perché tanta ostilità a questo progetto? Io credo che gli<br />
psichiatri sardi siano stati disconfermati, anziché gratificati per<br />
“aver resistito”, colpevolizzati per il funzionamento dei servizi,<br />
per il numero dei suicidi o per l’uso (irrisorio) del<strong>la</strong> contenzione.<br />
Di contro: un numero di accessi superiore al<strong>la</strong> media nazionale<br />
con organici di poco superiori al<strong>la</strong> metà; una legge<br />
assistenzialista, regalia delle precedenti gestioni del<strong>la</strong> Sanità (che<br />
giustamente l’attuale Assessorato ha cambiato) che, unica al<br />
mondo, è riuscita a modificare l’entità degli accessi e <strong>la</strong> prognosi<br />
dei disturbi, oltre che depauperare le risorse per <strong>la</strong> salute<br />
mentale. Diciamocelo: quando i servizi sono congestionati dalle<br />
richieste, <strong>la</strong> strategia più usata è anche <strong>la</strong> più pragmatica: il<br />
farmaco, con buona pace, purtroppo, dei modelli integrati.<br />
Dal<strong>la</strong> disconferma è facile scivo<strong>la</strong>re nelle comunicazioni<br />
simmetriche e nel<strong>la</strong> radicalizzazione identitaria (fra modelli sardo<br />
e triestino), sino al<strong>la</strong> formazione degli pseudo-partiti. Tremendo<br />
potere, quello del<strong>la</strong> disconferma, che trita tutto e tutti: <strong>la</strong><br />
centralità del<strong>la</strong> Salute Mentale nel Piano Sanitario Regionale, i<br />
cospicui finanziamenti, i miglioramenti delle strutture, un collega<br />
serio e competente in Regione (<strong>la</strong> prima volta), e forse anche<br />
questa mia riflessione.<br />
Non è poi quello che accade nel<strong>la</strong> politica in Italia? A<br />
differenza dei politici però noi psichiatri non possiamo<br />
permetterci di misconoscere certi meccanismi, pane quotidiano<br />
del nostro <strong>la</strong>voro.<br />
Coraggio, colleghi: usciamo da questo corto circuito.<br />
Riprendiamo a discutere senza pregiudizi. Facciamolo per i<br />
nostri pazienti, ma anche un po’ per noi.<br />
Enrico Perra, psichiatra<br />
CSM Iglesias DSM ASL7<br />
<strong>Centro</strong> Lucio <strong>Bini</strong>, Cagliari
CHARLES DARWIN:<br />
UNA PERSONALITÀ VULNERABILE<br />
Charles Darwin nasce in<br />
Inghilterra il 12 febbraio 1809 a<br />
Shrewsbury nel<strong>la</strong> Contea dello<br />
Shropshire. A 16 anni viene “obbligato”<br />
dal padre medico a iscriversi al<strong>la</strong> Facoltà<br />
di Medicina dell’Università di Edimburgo:<br />
dopo due anni abbandona medicina e –sempre su<br />
decisione del padre– studia teologia e prende i voti, unica<br />
alternativa per evitare di diventare, secondo il genitore, un buono a<br />
nul<strong>la</strong>. Segue svogliatamcnte gli studi e si dedica come per il<br />
passato al collezionismo e in partico<strong>la</strong>re si concentra sui coleotteri;<br />
entra a far parte di un gruppo di studenti e professori appassionati<br />
di scienza e spera di coltivare i suoi interessi scientifici mediante<br />
viaggi e spedizioni. Nel 1831 l’Ammiragliato britannico sta<br />
equipaggiando una picco<strong>la</strong> imbarcazione, il famoso “Beagle”, per<br />
esplorare le coste orientali e occidentali dell’America Meridionale;<br />
il capitano, Robert FitzRoy, è pronto a dividere <strong>la</strong> sua cabina con<br />
un giovane disposto ad accompagnarlo, senza nessun compenso,<br />
in qualità di naturalista. Con l’aiuto di uno zio materno, Charles<br />
riesce a ottenere dal padre il permesso di partecipare al<strong>la</strong><br />
spedizione. Il viaggio dura 4 anni e mezzo, durante i quali Darwin<br />
raccoglie reperti di ogni genere: rocce, pesci, insetti, uccelli,<br />
mammiferi, piante, fossili. Al ritorno in Inghilterra nel 1836, viene<br />
accolto con molto interesse da autorevoli esponenti del<strong>la</strong> comunità<br />
scientifica locale che, insieme a lui, esaminano con notevole<br />
entusiasmo i campioni raccolti dal giovane scienziato durante <strong>la</strong><br />
spedizione, Per oltre nove anni egli si occupa di riordinare <strong>la</strong><br />
straordinaria mole di reperti raccolti durante il suo viaggio;<br />
pubblica molte monografie e innumerevoli articoli per riviste<br />
specializzate e si impegna, in privato, a cercare di formu<strong>la</strong>re una<br />
teoria in grado di spiegare i processi che avevano portato il mondo<br />
naturale ad assumere <strong>la</strong> sua attuale configurazione. Essendo<br />
colpito dalle variazioni che gli animali e le piante presentano in<br />
domesticazione, per effetto del<strong>la</strong> selezione praticata dagli<br />
allevatori, Darwin pensa che un analogo meccanismo debba agire<br />
in natura, quindi par<strong>la</strong> di “selezione naturale” come conseguenza<br />
del<strong>la</strong> “lotta per <strong>la</strong> vita” a cui sopravvivono i più adatti, mentre i<br />
meno adatti soccombono. Queste variazioni possono essere<br />
determinate sia da cause interne, che oggi chiameremmo<br />
genetiche, sia da cause esterne, ambientali.<br />
Nel 1839 Charles sposa sua cugina Emma Wedgwood e insieme<br />
hanno dieci figli, fonte di tanta gioia, ma anche di tanta ansia.<br />
Lavoratore instancabile fino al<strong>la</strong> fine, egli muore nel 1882 all’età di<br />
73 anni. Quel<strong>la</strong> di Darwin è una vita intensissima, piena di<br />
soddisfazioni e gioie notevoli, di ansie e angosce profonde, sia nel<br />
campo professionalc che in quello familiare, con alternanze, nel<strong>la</strong><br />
sua esistenza, di lunghi periodi di depressione, in cui era<br />
assolutamente incapace di studiare, ed altri di felice iperattività<br />
<strong>la</strong>vorativa. Egli stesso nel<strong>la</strong> sua “Autobiografia” (<strong>la</strong> nuova versione<br />
è curata dal<strong>la</strong> nipote Nora Barlow e pubblicata nel 1958) ci dà<br />
notizie sul<strong>la</strong> sua salute: ci racconta di aver sofferto di una ma<strong>la</strong>ttia<br />
cronica dai 30 ai 60 anni, i cui sintomi erano palpitazioni,<br />
f<strong>la</strong>tulenza, dolori gastrici, tremori, nausea, vomito, eczema e<br />
depressione. È interessante cercare di individuare le cause di<br />
questo suo stato di salute.<br />
Nel<strong>la</strong> vita timiliare l’influenza esercitata dal padre su Charles è<br />
enorme. Egli vive sempre nel timore di quest’uomo formidabile, il<br />
quale combina insieme gentilezza, generosità, ma anche durezza e<br />
aspra disapprovazione, quando in casa le cose non funzionano<br />
come lui vuole. E nel figlio vi è sempre il dubbio se ciò che sta<br />
facendo è bene o male. Forse è proprio a questa situazione che si<br />
deve <strong>la</strong> sua costante paura delle critiche e il suo ardente desiderio<br />
di rassicurazione.<br />
Anche le sorelle maggiori hanno una notevole influenza su<br />
Charles; dopo <strong>la</strong> morte del<strong>la</strong> madre, avvenuta quando egli aveva<br />
bipo<strong>la</strong>ri famosi<br />
solo otto anni, esse non par<strong>la</strong>no quasi mai di questo evento<br />
luttuoso, forse per evitare al padre il dolore del ricordo. Certo è<br />
che, molto probabilmente, il muro di silenzio che le sorelle erigono<br />
intorno al<strong>la</strong> madre morta non è positivo per <strong>la</strong> psiche del bambino<br />
che non non riesce a “e<strong>la</strong>borare” quel lutto in modo naturale.<br />
La stessa Emma, <strong>la</strong> moglie con <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> vita scorre felice ed<br />
armoniosa, forse contribuisce con il suo carattere protettivo a far<br />
radicare su Charles quell’ipocondria che lo ha sempre afflitto. Le<br />
continue ansie per <strong>la</strong> nascita dei figli, per <strong>la</strong> loro salute, per <strong>la</strong> loro<br />
futura vita professionale contribuiscono certamente ad aumentare<br />
<strong>la</strong> sua angoscia. La morte di tre dei suoi dieci figli produce in lui<br />
grandissimo dolore con conseguente depressione.<br />
Oltre all’influenza esercitata su di lui dai membri del<strong>la</strong> sua<br />
famiglia bisogna considerare quei tratti del<strong>la</strong> personalità che lo<br />
rendono partico<strong>la</strong>rmente vulnerabile alle avversità e che gli<br />
procurano grande sofferenza psicologica. Charles fin<br />
dall’adolescenza è considerato un compagno piacevole dalle<br />
persone più anziane, rispettoso di ogni tipo di autorità, pronto alle<br />
scuse se non era d’accordo con loro, concentrando <strong>la</strong> sua attenzione<br />
sui difetti del proprio carattere. Nello stesso tempo le critiche ostili<br />
lo sconvolgevano e se non fosse stato per gli amici e gli ammiratori,<br />
numerosissimi, esse lo avrebbero annientato.<br />
Anche nel<strong>la</strong> vita professionale ci sono ansie e angosce. Prima, al<br />
momento del<strong>la</strong> scelta del campo di studio, poi al momento del<strong>la</strong><br />
partenza con il “Beagle” avversata dal padre, poi ancora <strong>la</strong><br />
convivenza, per quattro anni e mezzo, col capitano FitzRoy, uomo<br />
generoso ma collerico e depresso. Dopo <strong>la</strong> spedizione, durante<br />
l’e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> teoria sull’evoluzione, egli è in conflitto con <strong>la</strong><br />
sua innata religiosità. Dopo <strong>la</strong> pubblicazione dell”Origine delle<br />
specie”, un’amara delusione ricevuta da un collega più anziano, di<br />
cui egli desiderava il sostegno alle sue teorie, lo fa sprofondare in<br />
una grave depressione. Per Darwin questi sono anni senza dubbio<br />
di grande eccitazione intellettuale, ma caratterizzati anche dal<strong>la</strong><br />
presenza di un’angoscia immensa.<br />
Molti illustri medici vengono consultati dal nostro illustre<br />
paziente, ma nessun rimedio efficace viene trovato: anche<br />
l’idroterapia che, Charles inizia con molto entusiasmo, non ha<br />
alcun esito rilevante.<br />
Le ipotesi moderne sul<strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia sono molte: chi par<strong>la</strong> di<br />
una colecistite cronica, o forse di un’ernia iatale, o di una forma di<br />
tripanosomiasi, comune in Sud America, trasmessa dal morso di<br />
cimici infette durante il suo viaggio. Ma un’attenta analisi del<strong>la</strong><br />
sintomatologia e delle circostanze in cui i sintomi compaiono fa<br />
propendere piuttosto verso un’origine psicologica dei suoi disturbi:<br />
per capire qualcosa bisogna spiegare <strong>la</strong> sua ipersensibilità agli<br />
eventi stressanti. Alcuni medici (A. Keith, I.P. Atkins, W.C. Alvarez)<br />
invocano una forte predisposizione ereditaria: <strong>la</strong> madre con<br />
depressione post-partuin; il padre con disturbi dell’alimentazione,<br />
depresso e iperattivo; un fratello con forti sbalzi di umore e oppiodipendente;<br />
uno zio suicida; <strong>la</strong> nonna paterna alcolista. Altri<br />
psichiatri (E.J. Kempf, D. Hubble) avanzano l’ipotesi che i sintomi<br />
di Darwin siano il risultato dello stress enorme subito a causa del<strong>la</strong><br />
sua intensa vita professionale e familiare. Gli eventi stressanti<br />
generano ansia e angoscia in qualsiasi essere umano, tuttavia solo<br />
in una minoranza di individui si verifica l’incapacità di affrontare<br />
<strong>la</strong> vita quotidiana, quindi una teoria che invochi lo stress come<br />
fattore capace di contribuire al crollo psicologico deve anche<br />
spiegare perché una persona è vulnerabile a tale evento mentre<br />
un’altra non lo è. Come spesso accade, il modello dei disturbi<br />
psichici è multifattoriale: fattori genetici e ambientali possono<br />
insieme determinare una situazione per cui <strong>la</strong> vita diventa difficile.<br />
Se ancora oggi siamo incapaci di trovare soluzioni sicure e<br />
definitive a questo problema, quanto più difficile deve essere stato<br />
il tentativo di soluzione del caso Darwin per i medici del suo<br />
tempo!<br />
Lidia Spadafora Lombardi<br />
ARETÆUS news<br />
7<br />
www.centrobini.it
aretaeusnews@centrobini.it<br />
ancora sul<strong>la</strong> TEC<br />
Avrei tanto voluto scrivere questo articolo a quattro mani, con<br />
Giorgio Gaber che considero il più grande cantautore che<br />
l'Italia abbia avuto, colto, sensibile, raffinato e soprattutto un<br />
“profeta” che ha descritto sentimenti e anche realtà italiane del<br />
momento anticipando quelle del futuro.<br />
Ora che lui non c'è più, prenderò in prestito le sue canzoni che<br />
mi aiuteranno, a scrivere come tanto mi hanno aiutato nel<strong>la</strong> vita:<br />
E l’Italia giocava alle carte e par<strong>la</strong>va di calcio nei bar...<br />
E l’Italia rideva e cantava...<br />
In Italia, alcuni battaglieri psichiatri facenti capo all'AITEC<br />
(Associazione Italiana Terapia Elettroconvulsiva ) hanno<br />
presentato una petizione al Ministero del<strong>la</strong> Salute Pubblica. Si<br />
chiede l'apertura in Italia di nuove strutture psichiatriche, dove<br />
un paziente possa essere trattato con <strong>la</strong> TEC, terapia <strong>la</strong>rgamente<br />
utilizzata nelle strutture di tutta Europa (O<strong>la</strong>nda 35, Belgio 32,<br />
Danimarca 35, Germania 159, Svezia 65, Norvegia 44, Fin<strong>la</strong>ndia<br />
40, Ungheria 34, Scozia 27, Ir<strong>la</strong>nda 16, nel Regno Unito 16, in<br />
Italia 9 e addirittura uno anche in Groen<strong>la</strong>ndia).<br />
Ne è nata una complessa disputa.<br />
...ma come? Lei, Prof. Xxx (il nome, di un noto psichiatra è stato<br />
omesso, NdR), boccia sbrigativamente <strong>la</strong> TEC, definendo<strong>la</strong><br />
“inutile”, e l'iniziativa dell'AITEC definendo<strong>la</strong> “stupida”. Lei<br />
spiega poi che “a volere una maggiore considerazione del<strong>la</strong> TEC,<br />
sono quegli psichiatri che non riescono a entrare “in contatto” con<br />
i loro pazienti. È vero che “elettroshock” è una paro<strong>la</strong> difficile da<br />
capire, e il non capir<strong>la</strong> <strong>la</strong> rende ancora più paurosa; ma “l'agito<br />
contro-transferale” dove lo vogliamo mettere? Io per ora non ho<br />
avuto il tempo materiale di andare a sfogliare il suo testo “La<br />
depressione: conoscer<strong>la</strong> per guarir<strong>la</strong>”, ma lo farò e lo leggerò con<br />
molto interesse, perchè invece, leggendo i titoli di altri suoi <strong>la</strong>vori<br />
non mi sembra, posso sicuramente sbagliare, ma non mi sembra<br />
proprio che lo studio sull'elettroshock sia un argomento da Lei<br />
sceverato, e lo dico non ironicamente, ma con molta umiltà e<br />
curiosità di capire.<br />
Io che <strong>la</strong> TEC l'ho fatta nel 1968, non sono mai uscita, come dice<br />
lei, dal<strong>la</strong> terapia “intontita” e “un po’ euforizzata”, gravemente<br />
colpita nel<strong>la</strong> MEMORIA, e poi, rendendomi conto di quello che<br />
mi era successo (“era successo”?... ma se l'avevo chiesto io, come<br />
lo chiedono molti depressi gravi) e quindi, come dice Lei,<br />
rendendomi conto di ciò, non sono andata immediatamente ad<br />
uccidermi, come Lei ha ipotizzato in questo suo intervento.<br />
“Come dice Professore?” L'elettroshock è una delle cose che<br />
più piacciono (che strano concetto del piacere ha Lei,<br />
Professore–di che stiamo par<strong>la</strong>ndo, di un ge<strong>la</strong>to–?) ai<br />
“pitecantropi” del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> (pitecantropo, dal greco pithekòs<br />
(scimmia) e anthropos (uomo), tipo fossile partecipe delle<br />
caratteristiche fisiche delle scimmie antropomorfe e dell'uomo i<br />
cui resti furono rinvenuti in isole dell'Indonesia)… ma io sarei<br />
tentata di dirle “Come vi permettete, Lei e il suo collega<br />
americano Jay Haley, quando si sta conducendo una battaglia così<br />
importante per <strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong> e per i ma<strong>la</strong>ti affetti da disturbi<br />
psichici, di ironizzare chiamando scimmie e offendendo chi<br />
ancora “crede”? Questi pitecantropi del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>, come<br />
8 ARETÆUS news<br />
Koukopoulos o Bersani e altri non diventano certo Presidenti<br />
dell' AITEC per ottenere gloria, onori o emolumenti, ma perché<br />
sono medici che non dormono sugli allori e sulle conoscenze<br />
conquistate nel<strong>la</strong> loro vita di <strong>la</strong>voro, ma ancora si aggiornano,<br />
cercano, sperimentano e soprattutto “studiano” con molta umiltà<br />
anche di notte, dopo aver finito l'ultima visita e risposto (anche se<br />
stanchi morti) a TUTTE LE CHIAMATE DEI LORO PAZIENTI<br />
SUI LORO TELEFONINI.<br />
Come dice Professore? “Quando sento par<strong>la</strong>re di queste<br />
petizioni, mi vergogno di essere psichiatra”. La prima risposta<br />
che mi verrebbe da darLe, leggendo questa enormità, è: “...e fa<br />
bene, Professore, a vergognarsi”. Perché <strong>la</strong> figura dello psichiatra<br />
(come quelli che ho avuto <strong>la</strong> fortuna di incontrare io), dovrebbe<br />
essere quel<strong>la</strong> di una persona speciale, superiore al<strong>la</strong> media,<br />
umana e soprattutto umile, di quel<strong>la</strong> umiltà di cui par<strong>la</strong>va<br />
Socrate… (si RICORDA, Professore, quando Socrate diceva ai<br />
suoi allievi “L'unica cosa che so, è di non sapere”?).<br />
Perché, lo/<strong>la</strong> psichiatra è per il ma<strong>la</strong>to (specie se grave, come<br />
quelli di cui si par<strong>la</strong> in questo numero del<strong>la</strong> newsletter) <strong>la</strong><br />
persona più importante del mondo; per un ma<strong>la</strong>to che sta per<br />
mettere in atto un suicidio. Si RICORDI, Professore, lo<br />
PSICHIATRA, e non lo Psicoterapeuta (che avrà in seguito, o avrà<br />
avuto in passato <strong>la</strong> sua importanza nel<strong>la</strong> storia di questo ma<strong>la</strong>to, e<br />
nessuno lo nega), ma per quel ma<strong>la</strong>to lì (come per LE DONNE IN<br />
GRAVIDANZA, o gli ANZIANI che non possono assumere altre<br />
“Consapevole dell'importanza e del<strong>la</strong> solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: di<br />
esercitare <strong>la</strong> medicina in libertà e indipendenza di giudizio, e di comportamento; di perseguire come scopi<br />
esclusivi <strong>la</strong> difesa del<strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo del<strong>la</strong> sofferenza, cui<br />
ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale...”<br />
-dal Giuramento di Ippocrate<br />
medicine per curare <strong>la</strong> depressione) servono interventi immediati,<br />
che solo un bravo medico, uno di quelli consapevoli, informati,<br />
decisionisti, che di comune accordo (“consenso congiunto”)<br />
appunto con il ma<strong>la</strong>to e i suoi familiari, può decidere di ricorrere<br />
al<strong>la</strong> TEC, e salvarlo. E io penso che, se anche si sarà riusciti a<br />
salvare quell'unica vita umana, ne sarà valsa <strong>la</strong> pena.<br />
Non si vergogni, Professore. C'è ben altro di cui vergognarsi.<br />
Si informi meglio, si tenga aggiornato, magari trovi il tempo di<br />
fare, ad esempio, quello che ha fatto l'ottimo giornalista<br />
Forcignanò, (del quotidiano “Il Giornale”) che ha voluto assistere<br />
di persona a una seduta di TEC e l'ha descritta minuziosamente,<br />
facendo un atto di vera informazione (vedi numero precedente di<br />
Aretaeus Newsletter).<br />
E magari, RICORDI/RIPASSI attentamente il Giuramento di<br />
Ippocrate.<br />
Si RICORDA, Professore, il Giuramento di Ippocrate?<br />
Io ne conoscevo l'esistenza, ma non lo avevo mai né sentito né<br />
letto. In questa occasione, ho voluto leggerlo e farlo conoscere:<br />
“Consapevole dell'importanza e del<strong>la</strong> solennità dell'atto che<br />
compio e dell'impegno che assumo, giuro: di esercitare <strong>la</strong><br />
medicina in libertà e indipendenza di giudizio, e di<br />
comportamento; di perseguire come scopi esclusivi <strong>la</strong> difesa del<strong>la</strong><br />
vita, <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo<br />
del<strong>la</strong> sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante<br />
impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto<br />
professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare<br />
deliberatamente <strong>la</strong> morte di un paziente; di attenermi nel<strong>la</strong> mia<br />
attività, ai princìpi etici del<strong>la</strong> solidarietà umana, contro i quali, nel<br />
rispetto del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> persona, non utilizzerò mai le mie
conoscenze; di prestare <strong>la</strong> mia opera con diligenza, perizia e<br />
prudenza, secondo scienza e coscienza e osservando le norme<br />
deontologiche che rego<strong>la</strong>no l'esercizio del<strong>la</strong> medicina, e quelle<br />
giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi del<strong>la</strong> mia<br />
professione; di affidare <strong>la</strong> mia reputazione esclusivamente al<strong>la</strong><br />
mia capacità professionale e alle mie doti morali; di evitare, anche<br />
al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento<br />
che possano ledere il prestigio e <strong>la</strong> dignità del<strong>la</strong> professione. Di<br />
rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di<br />
curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno,<br />
indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano, e<br />
prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità,<br />
condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza<br />
d'urgenza a qualsiasi infermo, che ne abbisogni, e di mettermi, in<br />
caso di pubblica ca<strong>la</strong>mità, a disposizione dell'Autorità<br />
competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del<br />
ma<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> libera scelta del suo medico, tenuto conto che il<br />
rapporto tra medico e paziente è fondato sul<strong>la</strong> fiducia e in ogni<br />
caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che<br />
mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito<br />
nell'esercizio del<strong>la</strong> mia professione, o in ragione del mio stato; di<br />
astenermi dall'accanimento diagnostico e terapeutico.<br />
RICORDIAMOCI tutti che l'Italia ha bisogno di capire. I ma<strong>la</strong>ti<br />
di depressione hanno bisogno di capire e di guarire,<br />
possibilmente. Siamo stanchi di balletti di persone che, per <strong>la</strong> loro<br />
disinformazione e i loro “io credo, io non credo”, finiranno per<br />
spedirci tutti in Groen<strong>la</strong>ndia: <strong>la</strong> Groen<strong>la</strong>ndia costerebbe troppo, e<br />
i depressi spesso sono persone non abbienti. Che tutti cerchino di<br />
non par<strong>la</strong>re a vanvera su questo argomento: <strong>la</strong> conoscenza non si<br />
butta così a vuoto.<br />
(Buttare lì qualcosa)<br />
Ho visto aiutare chi sta male<br />
sperare in un mondo più civile<br />
ho visto chi si sa sacrificare<br />
chi è sensibile al dolore<br />
ed ho avuto simpatia.<br />
[...]<br />
ma non ho visto mai nessuno<br />
buttare lì qualcosa<br />
e andare via<br />
[...]<br />
Diffondere e insegnare <strong>la</strong> conoscenza<br />
imporre a tutti i costi <strong>la</strong> propria esperienza<br />
guidare, guidare per farsi seguire<br />
opporsi al potere<br />
e infine riuscire a cambiare<br />
il potere.<br />
[...]<br />
e non ho visto mai nessuno<br />
buttare lì qualcosa<br />
e andare via.<br />
Ma Lei, Professore, a parte il problema del contatto si è mai<br />
posto il problema di “compatire” un suo paziente (compatire nel<br />
senso <strong>la</strong>tino di cum patio)?<br />
Gli psicoterapeuti che ho conosciuto io no, gli psichiatri che<br />
ancora frequento e ammiro io, sì. E quanto patiscono, lottano e<br />
incoraggiano i loro pazienti! Gli psichiatri che ho conosciuto io<br />
utilizzano <strong>la</strong> TEC con molta competenza e circospezione e spesso<br />
con ottimi risultati (come molte persone che ho conosciuto io che<br />
l'hanno fatta con successo e stanno bene come continuerò a<br />
raccontare nei prossimi articoli).<br />
NON FACCIAMO CAMPAGNA DISINFORMATIVA<br />
Lettera firmata: Cagliari<br />
Ho sofferto in passato di disturbo bipo<strong>la</strong>re e, per anni, alternavo a<br />
lunghi periodi di depressione, stati di eccitazione maniacale che<br />
spesso sfociavano in terribili deliri di colpa. Gli antidepressivi<br />
peggioravano <strong>la</strong> situazione, dato che facevano ciclicamente virare<br />
il mio umore dal<strong>la</strong> depressione al<strong>la</strong> mania. Ho iniziato <strong>la</strong> terapia<br />
con <strong>la</strong> TEC che ha spezzato questa catena infernale. Da allora sto<br />
molto bene; non prendo più farmaci e nel frattempo mi sono<br />
potuta creare una famiglia con due splendidi bambini. La TEC è<br />
tutt’altro che dannosa, anzi rivitalizza i neuroni atrofizzati dal<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia. Il vero scandalo è che nessuno si preoccupi di questo<br />
silenzioso olocausto che avviene ogni giorno sotto gli occhi<br />
distratti di tutti, sicuramente pronti a lottare per l’abolizione del<strong>la</strong><br />
pena di morte e nel contempo a infligger<strong>la</strong>, facendo campagna<br />
disinformativa ai più sfortunati, in nome di un passato che non<br />
c’è più.<br />
DALL’INGHILTERRA<br />
Da: Il Sardegna, 1 aprile 2008<br />
Cari colleghi,<br />
ho seguito il recente dibattito sul<strong>la</strong> petizione dell’AITEC con<br />
molto interesse e ho sentito il dovere di contribuire con <strong>la</strong> mia<br />
opinione sull’argomento. Devo dire che rimango sempre stupito<br />
dalle forti posizioni ideologiche che in Italia si assumono su quasi<br />
ogni argomento. Rimango ancora più stupito sul<strong>la</strong><br />
disinformazione che spesso guida e determina opinioni forti su<br />
temi delicati e importanti. Attualmente <strong>la</strong>voro in Gran Bretagna,<br />
dove <strong>la</strong> pratica del<strong>la</strong> TEC è accettata come un’ulteriore opzione<br />
terapeutica che ha una robusta evidenza scientifica per quanto<br />
riguarda <strong>la</strong> sua efficacia. Poiché <strong>la</strong> Gran Bretagna è un paese<br />
pragmatico, il Royal College degli psichiatri ha pubblicato un<br />
documento con precise linee guida sull’uso del<strong>la</strong> TEC e le sue<br />
indicazioni, documento a cui è possibile accedere attraverso<br />
internet (www.rcpsych.ac.uk).<br />
Qualcuno ha menzionato quanto sia etico ricevere un<br />
trattamento come <strong>la</strong> TEC. Io assumo <strong>la</strong> posizione opposta e<br />
provoco ulteriormente <strong>la</strong> discussione affermando che trovo<br />
alquanto dubbia l’etica di chi è pronto a privare di una terapia<br />
valida un gruppo di pazienti sofferenti che potrebbero<br />
beneficiarne. Durante <strong>la</strong> mia esperienza come psichiatra, ho<br />
prescritto <strong>la</strong> TEC molto raramente (probabilmente un caso ogni<br />
due anni), ma quando è successo il paziente mi ha sempre<br />
ringraziato. Inoltre, qual è l’alternativa nei casi più gravi di<br />
depressione catatonica o resistente al trattamento? Probabilmente<br />
un’agonia prolungata inutilmente per il paziente stesso e per chi<br />
gli sta vicino e talvolta persino il suicidio.<br />
La <strong>psichiatria</strong> ha fatto molti progressi e continua a farne.<br />
Oggigiorno i trattamenti sono supportati da una ricerca che deve<br />
passare attraverso lo scrutinio di commissioni etiche molto rigide<br />
e penso che il tempo degli esperimenti e abusi sia passato,<br />
perlomeno nei paesi più progrediti come accade in Europa. Non<br />
credo che nazioni come <strong>la</strong> Germania e <strong>la</strong> Gran Bretagna siano<br />
incivili, eppure contano il maggior numero di centri che offrono<br />
<strong>la</strong> TEC. Qualche motivo ci sarà.<br />
Personalmente sono contento di <strong>la</strong>vorare in un paese che può<br />
offrire un più ampio spettro di trattamenti per i pazienti più<br />
difficli e bisognosi. Per di più, questi trattamenti sono disponibili<br />
quasi sotto casa.<br />
Dott. Alberto Salmoiraghi<br />
Primario Wrexham Maelor Hospital<br />
Senior Lecturer in Psychiatry, University of Liverpool<br />
ARETÆUS news<br />
www.centrobini.it<br />
9
aretaeusnews@centrobini.it<br />
con parole mie<br />
Dedicato ai ma<strong>la</strong>ti di mente<br />
...che purtroppo, nonostante <strong>la</strong> 180, Legge Basaglia, vedo<br />
continuamente camminare inebetiti o eccitati per le strade di<br />
Roma, strapar<strong>la</strong>ndo e dormendo sotto i ponti.<br />
[Dall'altra parte del cancello - G.Gaber]<br />
Ho visto un uomo matto<br />
è impressionante come possa fare effetto<br />
un uomo solo, dimenticato, abbandonato<br />
dietro le sbarre sempre chiuse di un cancello<br />
Noi fuori dal cancello<br />
noi che siamo normali, noi possiamo far tutto<br />
noi che abbiamo <strong>la</strong> fortuna di esser sani<br />
noi ragioniamo senza perdere <strong>la</strong> calma<br />
col controllo di noi stessi, senza orribili visioni.<br />
Noi siamo sani, noi siamo normali<br />
noi siamo fuori dai problemi del<strong>la</strong> psiche<br />
sempre in pace col cervello e con i nostri sentimenti<br />
così normali, i nostri gesti equilibrati<br />
non danneggiano nessuno, sempre lucidi e coscienti.<br />
Noi siamo sani, noi siamo normali<br />
noi che sappiamo di contare sul cervello<br />
siamo sicuri, siamo forti, siamo interi<br />
e noi dall'altra parte del cancello…<br />
Un uomo, lo sguardo fisso<br />
un uomo solo al<strong>la</strong> ricerca di se stesso<br />
un uomo a pezzi, così impaurito, così bloccato<br />
dietro le sbarre sempre chiuse di un cancello<br />
Noi fuori dal cancello noi che siamo normali<br />
Noi possiamo far tutto….<br />
Noi che sappiamo di contare sul cervello<br />
noi prepariamo in nostri figli per domani<br />
E noi da quale parte del cancello<br />
da quale parte del cancello..<br />
Noi siamo sani, sì, noi siamo sani<br />
noi siamo fuori dai problemi del<strong>la</strong> psiche<br />
sempre in pace col cervello e con i nostri sentimenti<br />
così normali, i nostri gesti equilibrati<br />
non danneggiano nessuno, sempre lucidi e coscienti.<br />
Noi siamo sani, noi siamo noi siamo normali<br />
Noi siamo sani, noi siamo sani,<br />
noi siamo ....<br />
[Goal!!]<br />
10 ARETÆUS news<br />
Vi racconto una storia da matti<br />
Dacia Maraini da l'Unità - 13 Maggio 2008<br />
Questa sera all'Aqui<strong>la</strong> va in scena un testo che <strong>la</strong> Maraini ha scritto<br />
trent'anni fa mentre crol<strong>la</strong>vano i manicomi.<br />
“È <strong>la</strong> storia di ex degenti che tornano a casa e ne escono per dar<br />
vita a una picco<strong>la</strong> comune. “L'ho scritta poco dopo l'entrata in<br />
vigore del<strong>la</strong> legge 180, proprio mentre si aprivano i manicomi e i<br />
‘matti’ tornavano al<strong>la</strong> vita normale. Quanti anni sono<br />
passati? Allora mi occupavo di questa rivoluzione<br />
istituzionale molto da vicino e mi pareva e mi pare<br />
una cosa grande. Così provai ad immaginare cosa<br />
sarebbe accaduto agli ex degenti psichiatrici, una<br />
volta fuori dalle mura di quelle orrende<br />
prigioni…”<br />
Intito<strong>la</strong>i il testo “Stravaganze” e mi permisi di<br />
cogliere l'aspetto umoristico del<strong>la</strong> sofferenza<br />
mentale proprio mentre le si restituiva <strong>la</strong> dignità<br />
negata dal<strong>la</strong> contenzione. Gran bei tempi, bel<strong>la</strong><br />
cultura…” Sarà ben vero che non conviene farsi<br />
governare dal<strong>la</strong> nostalgia, è comunque dura non Franco Basaglia<br />
subire il fascino di quel<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re ‘atmosfera italiana’<br />
che consentì a Franco Basaglia di far passare in Par<strong>la</strong>mento una<br />
legge che distruggeva i manicomi. Che si potesse compiere, sotto<br />
il profilo istituzionale, un passo tanto radicale era certamente<br />
merito di quel ‘professore veneziano’ geniale e coraggioso ma<br />
anche di un paese che, nei suoi gangli vitali, aveva sufficiente<br />
adrenalina culturale per mettere definitivamente in crisi<br />
istituzioni e re<strong>la</strong>zioni di potere . In questa pièce mi interessava il<br />
dopo: mi pareva che <strong>la</strong> legge fosse magnifica ma che le mancasse<br />
una ‘casa’...<br />
Toni Jop:<br />
– “Conoscevi Franco Basaglia? Hanno detto di lui che era un<br />
umanista ma non uno scienziato, che negava l'esistenza del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia mentale…”<br />
– Personalmente era una persona deliziosa, con lui si stava<br />
bene, era molto disponibile. Ne hanno dette di tutti i colori su di<br />
lui, ma era, è stato un grande scienziato e non ha mai negato <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia mentale, semmai ha sempre accusato l'istituzione<br />
manicomiale di impedire di riconoscer<strong>la</strong> per quel che era, senza<br />
creare altra sofferenza.<br />
– Del resto non era compito del manicomio curare i sofferenti…<br />
– E si vedeva. Ne ho visitati tanti, allora. Luoghi mostruosi di<br />
segregazione totale in cui i reclusi venivano azzerati<br />
sistematicamente come esseri umani…<br />
Purtroppo le istituzioni hanno tradito <strong>la</strong> legge 180, non hanno<br />
attuato ciò che <strong>la</strong> legge annunciava: il trasferimento<br />
dell'assistenza sul territorio. Troppi ex-degenti <strong>la</strong>sciati soli ad<br />
affrontare il dramma delle re<strong>la</strong>zioni con le famiglie, troppe<br />
famiglie <strong>la</strong>sciate sole ad affrontare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il disagio<br />
mentale… Hanno consentito che in molti casi <strong>la</strong> liberazione fosse<br />
vissuta come un accidente: i pazienti che tornano a casa con<br />
entusiasmo ma non trovano quello che si aspettavano, sono stati<br />
sostituiti, le loro esistenze pressoché cancel<strong>la</strong>te. Il fastidio, <strong>la</strong><br />
diffidenza scavavano attorno a loro una nuova solitudine. Allora i<br />
miei ‘matti’ decidono di tornarsene al vecchio manicomio<br />
dove <strong>la</strong> prigione non c'è più, restano i muri; ciò che basta per<br />
inventarsi una nuova vita, una picco<strong>la</strong> comune…<br />
– Chissà come andrebbero oggi le cose….<br />
– Non sono pessimista ma avvilita sì. Oggi governa <strong>la</strong> paura a<br />
molti livelli e <strong>la</strong> paura è proprio ciò che è stato messo in scacco<br />
con quel<strong>la</strong> legge ma per fortuna non si torna indietro, ai<br />
manicomi.<br />
– Ai manicomi no, ma ci sono altre realtà in cui <strong>la</strong> contenzione
o il ghetto, magari tradotti con le dovute cautele, non vengono<br />
fatti apparire poi così terribili…<br />
– Pensi agli anziani? Certo, ai cronicai in cui raccoglierli come<br />
vuoti a perdere, alle case di cura in cui dimenticare esistenze che<br />
sono diventate un peso. È proprio così: stiamo attraversando una<br />
fase di regressione culturale, ma voglio credere che il futuro non<br />
ci sarà così ostile.<br />
Le istituzioni dovrebbero dare finalmente ai servizi territoriali<br />
ciò di cui hanno bisogno: case-alloggio, équipe mobili e<br />
culturalmente preparate, assistenza 24 ore su 24… Si capisse che,<br />
come diceva Basaglia, tutti noi abbiamo un granello di follia che<br />
può venire a gal<strong>la</strong> in qualunque momento. E che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
mentale non è un’altra razza, è <strong>la</strong> nostra.<br />
Lettera firmata<br />
1. Siamo una moltitudine. Affolliamo le sale d'attesa avvolti<br />
nell'imbarazzo di chi vorrebbe nascondere ma sa che ormai<br />
sarebbe sciocco farlo. Mentre le nostre vite roto<strong>la</strong>no e il mondo si<br />
rovescia, ci accorgiamo del<strong>la</strong> nostra banalità, del<strong>la</strong> nostra non<br />
unicità. Ripetibile è ogni paro<strong>la</strong> che proferiamo, interscambiabile<br />
è <strong>la</strong> nostra sofferenza. Vite si mesco<strong>la</strong>no davanti ai vostri occhi<br />
sonnacchiosi, vite che un vostro sbadiglio rende ancora più<br />
banali. Siamo tanti, ma se ci stringiamo l'uno all'altro riempiamo<br />
<strong>la</strong> vostra ombra, non abbiate paura. Avrei voluto non esserci mai<br />
stata nel suo studio, quel<strong>la</strong> prima volta e tutte le altre volte. Nel<strong>la</strong><br />
moltitudine, io, non vorrei esserci mai stata. Prima che il cielo si<br />
spezzasse ero fuori dal<strong>la</strong> moltitudine, a volte ero fuori da me, ma<br />
andava bene così. Tutto era possibile e probabile, ogni paro<strong>la</strong><br />
viveva nel<strong>la</strong> luce, ogni nota mi attraversava senza<br />
deformarsi, pura, perfetta,<br />
piena. Poesia. Il cielo si è<br />
spezzato, sono caduta<br />
nel<strong>la</strong> moltitudine. Sei<br />
nel<strong>la</strong> moltitudine<br />
quando sei ma<strong>la</strong>to e<br />
soffri e capisci che nel<strong>la</strong><br />
sofferenza non sei poi così<br />
originale. Sei nel<strong>la</strong><br />
moltitudine quando ti<br />
curi e <strong>la</strong> chimica ti<br />
omologa e il DSM-IV ti<br />
c<strong>la</strong>ssifica più di quanto tu<br />
non lo sia già. Sei nel<strong>la</strong><br />
moltitudine quando ti<br />
suicidi e le statistiche banalizzano<br />
il tuo gesto, tu che volevi rivendicare <strong>la</strong><br />
tua unicità, sciocco!<br />
Sciocco...<br />
2. La “Folìa” è un'antica danza nata in Portogallo nel XIV secolo,<br />
<strong>la</strong> cui musica consiste in un tema ripetuto più volte in forma di<br />
variazioni sia melodiche che ritmiche. Sono proprio questi<br />
bruschi cambiamenti di andamento ritmico, <strong>la</strong> reiterazione di<br />
schemi melodici fissi e il fatto che <strong>la</strong> danza raggiunga momenti<br />
partico<strong>la</strong>rmente concitati (una sorta di frenesia corporea), a<br />
contribuire ad accostare il tema allo stato mentale del<strong>la</strong> follia.<br />
Insieme a Sarabande, Ciaccone e Passacaglie, <strong>la</strong> Folìa appartiene a<br />
quelle danze proibite, bersaglio dei moralisti per il loro<br />
inquietante e demonico fascino, per le quali fu istituita una<br />
punizione di duecento colpi di frusta per chi le cantasse o<br />
bal<strong>la</strong>sse. Nel suo ritmo ternario si nasconde un che di fatalistico,<br />
un senso di triste presagio, un dominante senso di malinconia, di<br />
ineluttabilità, da rintocco del destino. La “folìa” e <strong>la</strong> “follia”...<br />
“Folìa” come sinonimo di “fuori le righe”, di insania strumentale;<br />
“follia” come perdita del<strong>la</strong> ragione. Perché racconto tutto ciò?<br />
Forse perché ci sono momenti in cui il mio cervello simu<strong>la</strong> in terra<br />
l'Infinito e danza al ritmo vorticoso e assordante delle linee<br />
melodiche di questa musica rinascimentale-barocca, ma non<br />
creda alle mie parole, è solo poesia.<br />
3. Questa mattina ho nuotato per due ore, ininterrottamente.<br />
Lungo 7000 metri d’acqua ho attraversato gli universi possibili<br />
che, girando molto più velocemente del nostro, consentono di<br />
viaggiare nel tempo. Ho pensato a Gödel e al<strong>la</strong> sua paranoica<br />
paura del<strong>la</strong> morte e al fatto che probabilmente avesse intravisto <strong>la</strong><br />
possibilità di continuare a vivere in questo strano modo. Ho<br />
pensato che l’uomo possiede un’esperienza del tempo e dello<br />
spazio piuttosto limitata, ma non io. Bracciata dopo bracciata mi<br />
sono trovata di fronte al<strong>la</strong> possibilità di cambiare il passato per<br />
impedire il presente. Pertanto, io potrei uccidere un mio antenato<br />
in modo da escludere <strong>la</strong> mia nascita... E poi, le implicazioni<br />
matematiche del<strong>la</strong> musica, <strong>la</strong> sordità di Beethoven aggravata da<br />
farmaci sbagliati e da apparecchi meccanici introdotti da medici<br />
incapaci, i problemi renali di Mozart, i dentisti incompetenti che<br />
estrassero a Paganini tutti i denti del<strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> inferiore, il<br />
tumore di Gershwin e tutta <strong>la</strong> musica che abbiamo perso. Ho<br />
pensato che era meglio fermarmi, che era inutile cercare di dare<br />
un senso a ciò che mi stava succedendo. Ho pensato che durante<br />
<strong>la</strong> nostra prossima visita Lei sarà sicuramente in grado di<br />
spiegarmi se <strong>la</strong> chimica è il principio delle mie ansie e depressioni<br />
o <strong>la</strong> conseguenza di un mio io mal strutturato.<br />
ARETÆUS news ospita lettere spedite al<strong>la</strong> rivista oppure ricevute dai medici<br />
dei Centri Lucio <strong>Bini</strong>. In ogni caso le lettere vengono pubblicate in modo<br />
anonimo (se richiesto) e soltanto dopo autorizzazione scritta al<strong>la</strong> loro<br />
pubblicazione da parte del mittente . Le lettere vengono redatte e, se<br />
necessario, i nomi di persone o luoghi sono resi irriconoscibili.<br />
<strong>editoriale</strong> (dal<strong>la</strong> prima pagina)<br />
ma<strong>la</strong>ti. La riflessione allora va spostata dalle mura, innocenti,<br />
verso i veri colpevoli del<strong>la</strong> vecchia assistenza psichiatrica: il<br />
personale medico e non, spesso non all’altezza dei compiti.<br />
Medici che entravano in servizio e uscivano subito dopo per<br />
<strong>la</strong>vorare fuori, infermieri che passavano il tempo a giocare a carte.<br />
Alcuni, interpretando a modo loro l’idea che il <strong>la</strong>voro fosse<br />
un’ottima terapia, portavano i ma<strong>la</strong>ti giovani e volenterosi a<br />
dissodare giardini e campagne in cambio di remunerazioni<br />
simboliche o di un pacchetto di sigarette. Ecco, <strong>la</strong> 180 contribuì<br />
moltissimo a mettere un punto fermo a tutto quello e l’operazione<br />
più concreta e positiva fu il trasferimento dei pazienti psichiatri<br />
da quegli ospedali ai servizi negli ospedali generali. Per dire,<br />
quello che oggi si vorrebbe smantel<strong>la</strong>re riaprendo centri di salute<br />
mentale al di fuori degli stessi ospedali. Motivo? Per non<br />
considerare il ma<strong>la</strong>to psichiatrico come tale, come se ci si dovesse<br />
vergognare di esserlo tanto che nel lessico neopsichiatrico è<br />
diventato di volta in volta un utente, come quello del<strong>la</strong> Telecom o<br />
un ospite, come fosse in albergo. Miracoli del politicamente<br />
corretto che nasconde <strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> sofferenza cercando di<br />
guarir<strong>la</strong> con un’operazione di facciata. Il linguaggio può anche<br />
influenzare il pensiero, come i linguisti sanno e i termini che<br />
dovrebbero proteggere i pazienti dallo stigma, in realtà negano il<br />
loro stato. A meno che non si voglia negare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
psichiatrica tout court, <strong>la</strong> cui dignità viene rispettata proprio<br />
quando se ne riconosce <strong>la</strong> presenza. Sul<strong>la</strong> stessa scia di pensiero<br />
anche lo psichiatra, lo psicologo, l’infermiere e l’assistente sociale<br />
sono diventati tutti operatori. Ma per livel<strong>la</strong>re le differenze in una<br />
interpretazione eccessivamente democratica dei rapporti sociali o<br />
per diminuire le singole responsabilità?<br />
Leonardo Tondo<br />
ARETÆUS news<br />
11<br />
www.centrobini.it
tanti auguri paolo girardi!<br />
ARETAEUS news ringrazia per tutte le donazioni sin ora ricevute.<br />
Direttore responsabile<br />
Leonardo Tondo<br />
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Con <strong>la</strong> pubblicazione e distribuzione di ARETÆUS news speriamo di raggiungere pazienti, psichiatri e psicologi con notizie, curiosità<br />
e aggiornamenti legati al mondo del<strong>la</strong> <strong>psichiatria</strong>.<br />
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